martedì 5 dicembre 2017

OLYMPIAKOS - JUVENTUS


Atene, 20 settembre 1967 – Georgios Karaiskákis Stadium
OLYMPIAKOS–JUVENTS 0–0
Olympiakos: Vallianos; Gaitatzis e Zanteroglou; Pavlidis, Polychroniou e Aganian; Vasiliou, G.Sideris, N.Sideris, Jutsos e Botinos. Allenatore: Bukovi.
Juventus: Anzolin; Gori e Leoncini; Bercellino, Castano e Salvadore; Simoni, Del Sol, Depaoli, Cinesinho e Menichelli. Allenatore: Herrera.
Arbitro: Horváth (Jugoslavia)

giovedì 21 settembre 2017

Giuseppe Ferruccio VIANI

Non tutti ricordano come quando e perché Gipo Viani – si legge su “Hurrà Juventus” del febbraio 1969 – il popolare tecnico stroncato da infarto in un albergo di Ferrara la mattina del 6 gennaio, venne a Torino per vestire la maglia della Juventus. Gipo aveva militato nelle file dell’Inter e, con la casacca neroazzurra aveva vinto il titolo di Campione d’Italia nel primo campionato a girone unico (1929-30). Poi, passato alla Lazio, per cinque anni era stato il perno della mediana della società biancoceleste: un giocatore elegante, pratico, senza fronzoli; dominatore sui palloni alti che attraversavano la sua area di rigore, grintoso, ma non falloso, atletico, ma sufficientemente veloce.

lunedì 11 settembre 2017

Josè MAGLIO


«Dabon?» – scrive Guido Vaciago su “Tuttosport” del 22 settembre 2017 – che significa «Ma davvero?», ma con un miracolo che solo i dialetti sanno compiere riesce a metterci dentro molta più incredulità e lo scetticismo di chi teme di essere preso per i fondelli. «Dabon?», aveva detto Giampiero Boniperti poco più che maggiorenne al leggendario Giampiero Combi.

mercoledì 6 settembre 2017

Giuseppe GASPARI


Il primo dei portieri marchigiani della Juve è Giuseppe Gaspari da Ascoli Piceno, classe 1932. Tra i protagonisti della promozione del Catania in Serie A nel 1961, viene acquistato dalla Juve che vuole farne l’alternativa al più giovane Anzolin, appena prelevato dal Palermo.
Gaspari non ha, però, il talento del giovane compagno veneto, e finisce stabilmente tra le riserve. Gioca appena quattro partite in prima squadra, in una stagione incredibilmente negativa per tutta la formazione juventina.

venerdì 18 agosto 2017

Gianfranco BOZZAO



«Villoso venezianino – scrive Caminiti – non riuscì a coprire molto il ruolo nella Juventus e ne fu scartato. Riprendeva a correre con discreti risultati in provincia, chiudendo alla Spal da libero». Gianfranco Bozzao arrivò alla Juve, via Ferrara, nell’estate del 1961 in cambio di Cervato e della comproprietà di Dell’Omodarme. Terzino tutto mancino, non riesce a ottenere la fiducia dell’allenatore Carlo Parola che gli preferisce Benito Sarti. Bozzao scende in campo raramente e quasi sempre in Coppa dei Campioni, manifestazione nella quale la Juventus era solita schierare le riserve. Al termine del campionato, Gianfranco ritorna alla Spal.

lunedì 14 agosto 2017

Dino BAGGIO


Due sole stagioni nella Juventus – scrive Nicola Calzaretta sul suo libro “Tutti gli uomini che hanno fatto grande la Juventus F.C.” – eppure c’è il suo timbro sull’unico trofeo conquistato dalla Juve del Trapattoni bis, la Coppa Uefa del 1993. Una squadra in cerca d’autore quella bianconera, sebbene gli attori siano da Oscar. C’è Roby Baggio, nel suo anno migliore. C’è Andy Möller, tedesco atipico, fantasioso e leggero. C’è Luca Vialli, costosissimo acquisto boom dell’estate. Quindi il baffo di Kohler, il dinamismo di Conte, la sicurezza di Peruzzi, l’irruenza del primo Ravanelli, le geometrie di Marocchi.

sabato 29 luglio 2017

Corrado GRABBI

Nasce a Torino il 29 luglio 1975; nipote di Giuseppe, giocatore juventino degli anni Venti, cresce nella squadra bianconera, facendo tutta la trafila delle squadre giovanili. Diventa anche capitano della Primavera, nella quale sta muovendo i primi passi Alessandro Del Piero. Nella stagione 1994-95, Lippi lo promuove in prima squadra e il suo esordio in Serie A non tarda ad arrivare. È l’11 dicembre 1994 e la Juventus è di scena allo stadio Olimpico di Roma, contro la Lazio. La Juventus è sotto di un goal, quando viene espulso il laziale Cravero, autore di un bruttissimo fallo. Lippi ha un colpo di genio, toglie un difensore (Carrera) e inserisce Ciccio. La Juventus si trasforma; pareggia Del Piero dopo un minuto e, nel secondo tempo, prima Marocchi e poi lo stesso Ale (con uno splendido goal, uno di quelli che saranno chiamati “alla Del Piero”) portano la Juventus sul 3-1. A nove minuti dalla fine, Corrado è lanciato da solo contro Marchegiani; con una freddezza da consumato bomber Ciccio mette la palla in rete, realizzando la sua prima rete in Serie A. Poi, ci saranno i goal laziali di Casiraghi e di Fuser, ma la Juventus riuscirà a espugnare l’Olimpico, iniziando una favolosa cavalcata che la porterà a vincere lo scudetto. Grabbi è schierato anche nella partita successiva, contro il Genoa; la sua prestazione è buona ma non riesce a segnare. Scenderà in campo anche in Champions League, contro gli austriaci dell’Admira Waker e in Coppa Italia, sempre contro la Lazio. Alla fine di quella stagione, è ceduto alla Lucchese.

domenica 16 luglio 2017

Carlo GALLINA



«Carlo Gallina, detto Pipì, è monopede, non calcia con la sinistra il che non gli impedisce di sparare certe cannonate che non auguriamo a nessun portiere amico». Così, il sommo Vladimiro Caminiti, descrive questo pioniere che, col piede sinistro, riesce a malapena a fare le scale di casa. Ogni grazia gli si era concretata nel poderoso arto di destra. Di origine novarese, disputa in bianconero solamente qualche gara nella stagione 1913-14.

martedì 11 luglio 2017

Aredio GIMONA


Nato a Isola d’Istria il primo febbraio 1924, Aredio Gimona era un giocatore strano, ma di indubbio talento. Aveva un viso pallido, due occhi timorosi, un’espressione compunta e vereconda. In una squadra come il Livorno, dal temperamento così lontano dalla natura di abatino di Aredio, il nostro amico scrisse il primo capitolo del suo romanzo di avventure.

martedì 27 giugno 2017

FELIPE MELO


ENRICA TARCHI, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2009
NemiciAmici. La prima volta che Felipe Melo e Diego si incontrano è in un confronto al vertice che vale il titolo brasiliano. Ha la meglio il Flamengo, che batte il Santos di Diego grazie a un proprio a un gol di Felipe Melo, che pure attaccante non è, ma che da centrocampista di gol ne realizza parecchi. Ora le strade di Felipe Melo e Diego si incrociano di nuovo, ma i sogni e gli obiettivi sono comuni. A unirli, poi, c’è la passione del popolo bianconero che li ha travolti, in un’estate carica di aspettative e di voglia di vincere.

lunedì 19 giugno 2017

Pasquale BRUNO


In coincidenza col battesimo del nuovo anno – scrive Federica Bosco su “Hurrà Juventus” del febbraio 1988 –, in molti individui si riscopre una vena astrologica e si sprecano le previsioni che in qualche modo, benché facciano semplicemente sorridere il pubblico, condizionano la vita di coloro che ricercano nelle stelle la risposta ai loro problemi. Lo stesso Dalla cantava «L’anno che verrà», inno ormai incontrastato del prossimo futuro italiano, che puntualmente accompagna quel processo di presagio che coinvolge ogni settore di cronaca del nostro Paese, alla sfrenata ricerca di conoscere con un margine d’anticipo gli eventi che condizioneranno il 1988.

sabato 17 giugno 2017

Lodovico DEFILIPPIS


Nato ad Ancona nel 1915. Ala e mezzala di buon livello, affermatosi nell’Alma Juve di Fano, passa al Bologna dove nel 1937 contribuisce alla conquista dello scudetto. Di lì alla Juve il passo è breve: l’attaccante anconetano è uno dei punti di forza di una Juve forzatamente di transizione, che cerca di farsi largo in Italia e in Europa. Lodovico Defilippis si ferma due stagioni e mette la sua firma sulla conquista della prima Coppa Italia della Signora, nella stagione 1937-38. Alla fine del biennio, con sessantacinque presenze e tredici reti, il suo ruolino di marcia è tutt’altro che di secondo piano. Buono in particolare il suo cammino in Coppa Europa: gioca sei partite e segna tre reti. Prosegue la carriera nel Venezia per poi chiuderla nella Triestina e nel Brescia.

martedì 13 giugno 2017

Ouasim BOUY


L’avventura bianconera di Bouy dura una sola partita, in Coppa Italia il 18 dicembre 2013 contro l’Avellino, per sostituire Asamoah a una ventina di minuti dalla fine. Poi, il trasferimento in Germania, ad Amburgo.

domenica 11 giugno 2017

Lorenzo ARIAUDO


Il post Calciopoli non è sempre stato fortunato, ma ha permesso di lanciare giovani che hanno avuto alterne fortune lontano da Torino. Come la stagione 2008-09, iniziata con Ranieri e terminata con Ciro Ferrara in panchina, che ha visto indossare la maglia bianconera (oltre ai già “esperti” Giovinco, Marchisio e De Ceglie) a giovani virgulti di nome Castiglia, Ekdal, Immobile, Esposito, Daud. Fra questi c’è anche Lorenzo Ariaudo, prestante difensore torinese, che esordisce in Prima Squadra dopo aver percorso tutta la trafila delle giovanili bianconere. Per lui, solo sei presenze, e il trasferimento al Cagliari.

venerdì 9 giugno 2017

Alberto MERCIAI


Nato a Livorno, disputa in bianconero solamente la stagione 1929-30, totalizzando sei presenze. Fa il suo esordio contro la Pro Vercelli il 3 novembre 1929 in una roboante vittoria per 6-1. «Spostato Munerati alla mezz’ala sinistra – scrive “La Stampa” inserito Varglien alla mezz’ala destra, e immesso nella linea Merciai, la prima linea prese un’andatura sciolta che la portò subito a farla da padrone sul campo. V’erano in questa linea la classe di Orsi, le buone doti di Merciai, l’impeto di Varglien e le eccezionali condizioni di forma di Munerati che influivano sul tono del giuoco: ma vi era principalmente il giuoco basso che faceva sentire il suo effetto».

giovedì 8 giugno 2017

Fabio BONCI


Pochi spiccioli di gloria per l’attaccante modenese arrivato alla corte bianconera nell’estate del 1967, via Reggio Emilia, “aprendo” la strada per i vari Padovano e Ravanelli (anche loro provenienti dalla squadra della Città del Tricolore) che avranno maggior fortuna di lui una trentina di anni dopo. Il buon Bonci, attaccante di razza, solcherà i campi della cadetteria, facendosi sempre ben volere e ben valere, vincendo tre campionati con le maglie di Varese, Mantova e Genoa.

lunedì 5 giugno 2017

Gaetano GALLO


Piccolo, stupendo atleta, esuberante di entusiasmo e di carica agonistica, Gallo era arrivato giovanissimo alla Juventus, nel periodo immediatamente dopo la fine della prima Guerra Mondiale, proveniente dal Carignano. Giudicandolo ora, a tantissimi anni di distanza, viene da pensare che Tano possedesse un pochino delle doti di molte altre celebri ali juventine; lo scatto di Sernagiotto, il tiro improvviso di Præst, la scaltrezza di Muccinelli, la velocità di Menichelli. In più, il buon Gallo possedeva una decisione incredibile nei contrasti con l’avversario e, purtroppo, questa sua abitudine di non fermarsi mai, anche quando la prudenza glielo avrebbe consigliato, gli costò la frattura di una gamba.

venerdì 2 giugno 2017

MC QUEEN


Un paio d’anni dopo il primo scudetto, nella Juve tornata a giocare in Piazza d’Armi dopo la gloriosa parentesi al Motovelodromo, gioca lo scozzese Mc Queen, terzino sinistro di grande astuzia, rapido nel contrastare e rilanciare. Non ha molto tempo per farsi notare. Il campionato della Juventus dura lo spazio di venti giorni e due sole partite, contro il Torino. Che le vince entrambe, il 13 gennaio e il 3 febbraio 1907, rimandando la Juve e Mc Queen a occasioni migliori.

mercoledì 31 maggio 2017

RÔMULO


18 maggio 2015. Con un comunicato ufficiale, la Juventus ha reso note le condizioni di Rômulo, centrocampista italo-brasiliano che si è nuovamente infortunato nella gara contro l’Inter: «Il laterale bianconero Rômulo, sceso in campo per la partita contro l’Inter a San Siro, al termine della gara con l’Inter ha riferito dolore alla coscia sinistra ed è stato quindi sottoposto a risonanza magnetica dallo staff medico della Juventus. L’esame ha evidenziato una lesione miotendinea del retto femorale tale da non consentirgli il recupero prima della fine del campionato».

Tom Gordon SAVAGE


Forse il primo dei pionieri, certamente il più importante. Non più giovanissimo, nel 1896, con alcuni connazionali, si ritrova in Piazza d’Armi, il sabato, per giocare a football, con un pallone originale, di vero cuoio. È già stato professionista per alcuni anni in Inghilterra, nelle file del Nottingham Forest e qui, naturalmente, spopola e fa scuola. Veloce, dotato di un buon dribbling, gioca a più riprese nella prima Juventus in camicia rosa, nel ruolo di mezzala sinistra. Nel 1903, insieme all’amico Goodley, gli viene l’idea di far venire dall’Inghilterra, e in particolare da Nottingham, delle divise da gioco più moderne. Il fornitore, che ha in magazzino le maglie destinate al Notts County, spedisce quelle che sono a strisce verticali bianco e nere. Nasce, così, la leggenda juventina.

venerdì 26 maggio 2017

Guido ONOR


«Vedevi milioncini, non miliardi – racconta ad Andrea Aloi sul “Guerin Sportivo” del 21-27 marzo 2001–. Si lavorava come disperati e chi non aveva la passione, andava a ramengo. C’erano giocatori incredibili, io ho esordito con la Juve, a Mantova, nel gennaio del ‘68, perché Salvadore aveva la febbre a trentanove. Bene: Sandro voleva partire lo stesso, Heriberto Herrera ci mise del bello e del buono per convincerlo a restare a casa. Certi calciatori sarebbero scesi in campo anche storpi, zoppi. Non esagero: a quei tempi lì un Edmundo si sarebbe preso dei gran calci in culo, dopo dieci minuti Heriberto lo avrebbe appeso all’attaccapanni». Già. Ma Edmundo è un capitale, la bilancia pende troppo dalla parte del valore, non dei valori, e molto resta impunito.

giovedì 18 maggio 2017

Marco MOTTA


Parlantina sciolta, linguaggio forbito, un vasto vocabolario e uno sguardo che promette serietà e dedizione al lavoro – racconta Giulio Sala su  “Hurrà Juventus” dell'agosto 2010 – Marco Motta incarna perfettamente lo stile che deve avere un giocatore della Juventus. Non a caso la sua strada e quella della società bianconera dovevano già incontrarsi un anno e mezzo fa: il suo arrivo, nel gennaio 2009 sembrava cosa fatta. Poi, come spesso accade, gli dei del pallone decisero che si dovesse attendere ancora. E l’attesa ha permesso a Marco di farsi ancor più apprezzare, giocando nella Roma, e di crescere ancora, umanamente e professionalmente. E ora che alla Juve è arrivato davvero, si gode ogni singolo istante, guardandosi intorno ammirato e soddisfatto, con quegli occhi acuti e ancora un po’ sorpresi.

lunedì 15 maggio 2017

Ernesto BOREL

Padre di Aldo e di Felice Placido, classe di ferro 1889, entrato a far parte della gloriosa storia juventini agli albori del Novecento, come avanti di riserva, è testimone del primo storico scudetto del 1905. Milita in bianconero fino al 1914, prima di trasferirsi in Francia. «Commerciante in tessuti, parente e socio dei De Matteis – ricorda Caminiti – con negozi in Via Roma angolo Piazza Carlo Felice, Piazza Castello, Porta Palazzo, partecipa alla Juventus dei ragazzi del D’Azeglio, oramai adulti, che lo accolgono con scappellotti, snello, alto uno e settantatré, audace centrattacco di ventura, velocissimo, «tre volte più scattante di me», dice il figlio celebre di tutta la sua gloria scudettata, vive una vita tranquilla, riflessiva, dopo i trent’anni gioca con baffo signorile arguto le partite dei vecchi Besozzi, Capello, Maffiotti, Malvano, Hister, Ajmone e Marsan Riccardo, Collino, Alex, Hess, Durante, un calcio inamidato come i colletti, spericolatamente giovane nella divisa arieggiante quella dei tempi futuri, nonostante i primi acciacchi, amico di Mazzonis futuro stalinista della società, finiva la carriera a Nizza, in Francia».

venerdì 12 maggio 2017

Antonio NOCERINO


Cresce nelle giovanili della Juventus, prima di trasferirsi all’Avellino, con il quale esordisce in serie B, l’11 settembre 2003 contro il Palermo. Lasciata l’Irpinia, gioca con le maglie di Genoa, Catanzaro, Crotone e Messina; nel frattempo, viene anche convocato nella Nazionale Under 20, con la quale disputa il Mondiale del 2005, prima di arrivare al Piacenza, nell’estate del 2006. Nella squadra emiliana trova la sua consacrazione: infatti, si rende protagonista di una stagione esaltante, nella quale mette in mostra le sue qualità di incontrista. Nocerino non è solamente un ladro di palloni ma si distingue per la continuità del rendimento e per gli inserimenti nell’area avversaria, che gli permettono di realizzare cinque reti. Logico che la Juventus, ancora detentrice della metà della proprietà del giocatore, ne riscatti l’altra parte.

giovedì 11 maggio 2017

Alfredo TRAVIA


È il primo isolano a vestire di bianconero. Terzino, da Siracusa, classe 1924, ha fatto carriera nel Como e nella Pro Patria a cavallo tra i Quaranta e i Cinquanta, e quando arriva alla Juve trova una squadra solida ancorché in declino rispetto ai trionfi del 1950 e del 1952. Non male per grinta e continuità, fa la riserva di lusso, giocando un po’ a destra e un po’ a sinistra, così mettendo insieme, tra il 1953 e il 1955, ventidue presenze. Viene ceduto all’Alessandria, dove si farà onore. Una curiosità: Travia non poté giocare la partita Juve-Milan disputatasi a Milano il 15 maggio 1955, in quanto fu arrestato il giorno precedente nel suo bar di Torino, per oltraggio a pubblico ufficiale, e tradotto nelle Carceri Nuove.

lunedì 8 maggio 2017

Gioacchino ARMANO


Flemmatico, alto e biondo – racconta Renato Tavella – prossimo a laurearsi in ingegneria, controlla con vera signorilità la sua grande carica agonistica ed è sempre in guardia, non appena entra in campo. Ha aderito a dare concretezza all’idea Juventus e nel ruolo di back destro, contribuisce fortemente alla conquista del campionato 1905, il primo in assoluto. Nel periodo buio della Grande Guerra, assieme a Nizza e Zambelli, assume la direzione del club tenendolo a tutti i costi in vita.

venerdì 5 maggio 2017

IL 5 MAGGIO 2002


È terminato il campionato 1999–2000 e il calcio italiano è dominato dalle squadre romane; la Roma di Capello ha appena vinto lo scudetto, strappato ai cugini laziali, vincitori l’anno precedente. Juventus, Milan e Inter sono le grandi sconfitte e meditano una pronta riscossa. La Juventus è la più furiosa di tutte; i due campionati appena trascorsi, sono finiti fra mille polemiche, errori arbitrali, “diluvi universali”, passaporti falsi e decreti pro giocatori extracomunitari dell’ultimo secondo. La triade juventina (Moggi–Giraudo–Bettega, con la supervisione di Umberto Agnelli) decide di tornare all’antico, scaricando il tecnico Ancelotti e recuperando Marcello Lippi, l’allenatore degli ultimi successi, che viene dal fallimento interista.

mercoledì 26 aprile 2017

Federico GIAMPAOLO

Trequartista dal talento sopraffino, arriva alla Juventus alla fine degli anni ‘80 e viene aggregato alla Primavera di Cuccureddu. Senza avere mai la fortuna e l’onore di vestire il bianconero della Prima Squadra, inizia a girovagare per tutta la penisola con alterna fortuna, per poi cominciare la carriera di allenatore.

martedì 25 aprile 2017

Fausto ROSSI


Fausto Rossi – scrive Giuseppe Giannone su Tuttojuve.com del 27 maggio 2016 – centrocampista classe 1990 attualmente in forza alla Pro Vercelli, ma ancora di proprietà della Juventus, parla, intervistato da “Stopandgoal.net”, del suo futuro, ma anche dell’esperienza vissuta al club bianconero: «A giugno scadrà il contratto con la Juventus, sarà la fine di un’esperienza durata quindici anni. Dal primo luglio valuterò il mio futuro con la Pro Vercelli: ho altri due anni di contratto, vedremo quale sarà la soluzione migliore per tutti. La scorsa estate ho scelto di scendere in Serie B soprattutto per mettermi nuovamente in gioco. In ogni caso, sono felice di quello che ho fatto finora ma non mi accontento: spero di risalire in Serie A al più presto. L’esperienza alla Juve? Quando giocavo in Primavera, la Juve era appena ritornata in Serie A: c’era Ranieri come allenatore, stava facendo anche abbastanza bene. Perché non mi hanno mai dato fiducia? Non ne ho idea, probabilmente in quel momento non ero abbastanza pronto. Hanno avuto i loro motivi, le circostanze non mi hanno permesso di entrare in campo quando venivo convocato e portato in panchina. Rimpianti? È stato un grande privilegio anche solo esserci, va bene lo stesso. Sono contento dell’esperienza, mi dispiace solo di non aver esordito. Sarebbe stata sicuramente una cosa da ricordare, però adesso si guarda avanti. Il giocatore che mi ha colpito di più? Che emozione allenarsi con grandi campioni come Buffon, Del Piero, Nedved, Chiellini, Marchisio. Il calciatore che mi ha colpito di più è stato sicuramente Alex, sia come giocatore che come persona. Era molto umile e aveva tanta stima e affetto nei miei confronti. Aveva un atteggiamento stupendo con tutti, anche con i miei compagni che salivano dalla Primavera. È un esempio in tutto e lo dimostrava con gli atteggiamenti, non solo con le parole. Non era una persona che parlava molto, ma ti trasmetteva comunque tanto».

sabato 22 aprile 2017

Lelio COLANERI

Classe 1917, da San Vito Romano. Ala come si era ali nei primi anni Quaranta, veloce e guizzante a cercare di gabbare il terzino di giornata per poi crossare in mezzo alla buona ventura. Colaneri, in una Juve di transizione che non ha più gli estri romantici del quinquennio glorioso, ha però la fortuna di arrivare in un momento buono, l’anno della conquista della seconda Coppa Italia. Gioca un bel po’, ventitré partite e sei reti in tutto, prima di fare le valige e passare alla Salernitana.

sabato 15 aprile 2017

Elio RINERO

Due stagioni in bianconero per un totale di dodici presenze. Tutto qui il carnet di Elio Rinero, vero e proprio “jolly”, come si diceva una volta di un giocatore capace di disimpegnarsi in molteplici ruoli. Qualche spicciolo di gloria nella Juventus scudettata di Heriberto (contro il Mantova schierato con la maglia numero dieci al posto di Cinesinho) e sei presenze (con due apparizioni in Coppa delle Fiere contro i bulgari del Locomotiv Plovdiv) nella “Vecchia Signora” targata prima Carniglia e poi Rabitti. Nel mezzo due prestiti, poi il definitivo trasferimento a Genova sponda rossoblu.

“HURRÀ JUVENTUS” GIUGNO 1964
È nato nella famosa cinta protettiva di Torino, molto affollata negli ultimi tempi, Rinero Elio da Beinasco. Il giovane centromediano torinese è un po’ il perno della squadra Allievi, anche se in fatto di popolarità altri compagni di squadra e di età lo hanno sopravanzato, come Roveta, Puletti, Zandoli.

PESCARA - JUVENTUS


27 gennaio 1980 – Stadio Adriatico di Pescara
PESCARA-JUVENTUS 0-2
Pescara: Pinotti; Chinellato e Prestanti; Lombardo (dal 69’ Di Michele), Pellegrini e Ghedin; Cerilli, Repetto, Silva, Nobili e Cinquetti. In panchina: Pirri e Domenichini. Allenatore: Giagnoni.
Juventus: Zoff; Cuccureddu e Cabrini; Furino, Gentile e Scirea; Marocchino, Causio, Bettega, Tavola (dal 49’ Brio) e Virdis. In panchina: Bodini e Verza. Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Longhi di Roma.
Marcatori: Virdis 14’, Brio 89’.

venerdì 14 aprile 2017

LA JUVE DI HERIBERTO


Estate 1964: i continui risultati di medio livello ottenuti dalla Juventus dopo il ritiro di Boniperti, fanno sì che Gianni Agnelli riprenda, anche se non in veste ufficiale, le redini della società. La priorità è quella di identificare un allenatore capace di riportare ordine nello spogliatoio e dare un volto chiaro e deciso all’impostazione tecnica della squadra. La scelta cade su un paraguayano che allena in Spagna: ha un cognome che va di moda, Herrera, ma di nome fa Heriberto. È un sergente di ferro: fa del lavoro, della disciplina e del sacrificio il proprio credo assoluto. Porta un verbo nuovo nel calcio italiano: il “movimiento”, antenato del “calcio totale” olandese. Non vuole primedonne, solo operai disposti a sudare. Lo scontro con la stella Sivori è inevitabile.  L’avrà vinta Heriberto e il grande Omar emigrerà a Napoli. Ma il resto della squadra è con lui, nonostante i lunghi ritiri, le multe per chi rincasa dopo le ventidue, l’incubo della bilancia. In quegli anni di totale dominio milanese, riempie la bacheca juventina con uno scudetto e una Coppa Italia. Raggiungerà anche una finale in Coppa delle Fiere e una semifinale in Coppa dei Campioni, battuto dal Benfica del divino Eusébio. Si gettano i semi di quella che sarà una caratteristica determinante della Juve e non l’abbandonerà più: serietà, disciplina, impegno. Lo dimostrano in campo anche i risultati. Contro la Juve che applica per prima in Italia concetti nuovi, movimento totale e concezione diversa dei ruoli, per chiunque è sempre battaglia. Il gigante bianconero, in attesa di ritrovare l’antica grandezza, ha ripreso il gusto alla lotta e non farà più regali a nessuno.

La recensione dell'amico Carlo Martinelli


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mercoledì 22 marzo 2017

REYNERT

1911, anno della guerra di Libia; anno difficile per la Juventus imbevuta di giovani entusiasti e non sprovveduti a tecnica. Reynert, svizzero, di ruolo fa il centravanti e non è colpa sua se, di goal, la squadra bianconera ne segna pochini, subendone molti di più. Accade così che la sua prima rete in campionato, il 15 ottobre 1911 a Genova, salvi a malapena l’onore di una Juventus che il Genoa domina e travolge per 5-1. Ci sono pomeriggi migliori, come quello del 19 novembre, Juventus batte Piemonte 4-1; tripletta del centrattacco, che ci ha preso gusto.

mercoledì 1 marzo 2017

Pio MARCHI


Era approdato alla Juventus nel 1913, dopo aver giocato in molte squadrette anche contemporaneamente, insieme al fratello Guido – scrive Piera Callegari sul suo libro “La Juventus” – I fratelli Marchi furono, per la Juventus, molto più che validi giocatori, specialmente Pio, il primo, chiamato Velivolo o Aviatik per le bande del paraorecchie che gli svolazzavano ai lati della testa mentre correva.

venerdì 17 febbraio 2017

JUVENTUS - PALERMO

15 aprile 1973, Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS – PALERMO 4-0
JUVENTUS: Zoff; Spinosi e Marchetti; Cuccureddu, Morini e Longobucco; Haller, Causio, Anastasi (Altafini dal 46’), Savoldi e Bettega. Allenatore: Vycpálek
PALERMO: Girardi (Ferretti dal 46’); Fumagalli e Pasetti; Arcoleo e Viganò, Landini; Favalli, Vanello, Troja, Reja (Vallongo dal 70’) e Ballabio. Allenatore: Biagini
Arbitro: Lenardon di Siena
Marcatori: Bettega al 2’, Landini autorete al 13’, Ballabio al 18’, Causio al 45’ e Haller al 47’

lunedì 13 febbraio 2017

Massimo ORLANDO

Veneto di San Donato di Piave, dove nasce il 26 maggio del 1971, veste la maglia bianconera in sole due occasioni: «Ho fatto la prima esperienza da calciatore nel Conegliano Veneto, campionato Interregionale. Avevo diciassette anni quando fui acquistato, insieme a tredici compagni dì squadra, dalla Reggina, che doveva rinforzare il settore giovanile. Credo di essere stato uno dei pochi di tutta quella “covata” a proseguire la carriera nel professionismo. Fu Nevio Scala a farmi esordire in Serie B nell’ottobre del 1988, nel derby con il Cosenza. Rimasi titolare fisso, sia con Scala, sia con Bolchi nel campionato successivo. I due anni trascorsi a Reggio Calabria sono stati splendidi. Nell’estate del 1989 fui ingaggiato dalla Juventus, credo per sei miliardi, una grossa cifra almeno a quei tempi per un giocatore di Serie B. Allenatore era Maifredi. Aveva tanti campioni ai suoi ordini, non poteva perdere molto tempo con un ragazzino come me.

giovedì 9 febbraio 2017

Davide LANZAFAME


ENRICO ZAMBRUNO, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2010
La maglia della Juventus è la mia seconda pelle. Lo dice con convinzione e con un filo di emozione, Davide Lanzafame. La squadra di Delneri vuole mettere le ali? E allora lui è il giocatore giusto, uno che conosce qualsiasi angolo dell’emisfero bianconero, avendoci trascorso 14 anni prima di lasciare Torino, per Palermo, Bari e Parma. Ora però è tornato con un obiettivo preciso: imporsi nella squadra per la quale ha sempre tifato e giocato. Fascia destra o sinistra, pur di giocare si adatterebbe a tutto. Sulle corsie, fin dalle prime amichevoli, ha dimostrato di poter rendere al meglio. Avanti e indietro, senza fermarsi mai. Questo vuole mister Delneri. E Davide è pronto ad accontentarlo.