venerdì 5 maggio 2017

IL 5 MAGGIO 2002


È terminato il campionato 1999–2000 e il calcio italiano è dominato dalle squadre romane; la Roma di Capello ha appena vinto lo scudetto, strappato ai cugini laziali, vincitori l’anno precedente. Juventus, Milan e Inter sono le grandi sconfitte e meditano una pronta riscossa. La Juventus è la più furiosa di tutte; i due campionati appena trascorsi, sono finiti fra mille polemiche, errori arbitrali, “diluvi universali”, passaporti falsi e decreti pro giocatori extracomunitari dell’ultimo secondo. La triade juventina (Moggi–Giraudo–Bettega, con la supervisione di Umberto Agnelli) decide di tornare all’antico, scaricando il tecnico Ancelotti e recuperando Marcello Lippi, l’allenatore degli ultimi successi, che viene dal fallimento interista.
L’operazione ritorno, che ha visto di recente dei personaggi del calibro di Trapattoni, Sacchi e Capello fallire miseramente, non spaventa il tecnico viareggino, che progetta una squadra rifondata in difesa e potenziata atleticamente a centrocampo. La campagna acquisti è vistosa; arrivano il portiere Buffon e il campione del Mondo Thuram, gioielli del Parma, per 175 miliardi di lire complessivi. Dalla Lazio viene ingaggiato il nuovo pilastro di centrocampo, il ceco Pavel Nedved, infaticabile e illuminato trascinatore, per settanta miliardi. L’esborso è compensato da due addii eccellenti; sua maestà Zidane al Real Madrid, per l’incredibile cifra di 150 miliardi e Filippo Inzaghi, al Milan, per ottanta.
Lippi costruisce una squadra raramente brillante, ma molto compatta, specie dopo qualche aggiustamento tattico: il portiere della Nazionale, Buffon, è una sicurezza, nonostante un avvio incerto; davanti a lui l’assetto definitivo prevede Thuram a destra (dopo l’avvio al centro, posizione che predilige) col recupero del formidabile grande “vecchio” Ferrara accanto a Montero (oppure Iuliano) nel cuore del reparto difensivo, mentre a sinistra Pessotto è sempre molto affidabile. A centrocampo la diga Tacchinardi al centro, il veloce incursore Zambrotta a destra e il coriaceo Davids a sinistra coprono la straripante vitalità di Nedved, spostato sulla trequarti dopo l’avvio a sinistra, con strepitosi esiti. L’infaticabile Conte completa un reparto atleticamente superbo. In avanti, Trezeguet, un animale da goal che partecipa poco alla manovra, ma infila reti in continuazione e che sale sul trono dei bomber grazie anche all’aiuto del mobile Del Piero, recuperato a grandi livelli, anche sotto rete. Poco fortunato il cileno Salas, alternativa di lusso, presto emarginato da un grave incidente.
Anche il Milan pensa in grande; terminato sesto nella stagione precedente, dopo aver alternato tre allenatori (Zaccheroni, Tassotti e Maldini), si affida al turco Fatih Terim, che ha dato spettacolo con la Fiorentina. Arrivano Filippo Inzaghi e Rui Costa e tanto basta per far sognare i tifosi rossoneri.
Dopo il fallimento Lippi e il disastro Tardelli (che ha dalla sua un derby perso per 0–6) anche l’Inter si affida a un tecnico straniero; è l’argentino Héctor Cúper che fatto benissimo in Spagna, sia con il “piccolo” Maiorca che con il Valencia. È soprannominato l’eterno secondo, perché non ha vinto niente d’importante (con la squadra delle Baleari ha perso la Coppa delle Coppe, sconfitto dalla Lazio in finale, con il Valencia è arrivato secondo in campionato ed ha perso due finali di Champions League, contro il Bayern Monaco e il Real Madrid) ma i tifosi neroazzurri non sono superstiziosi. Finalmente si è ricomposta la grande coppia dei sogni; un allenatore argentino e un Moratti come presidente, come nell’epoca della Grande Inter del Mago Herrera. Come sempre, la campagna acquisti è faraonica; arrivano Toldo, Materazzi, Georgatos, Coincençao, Cristiano Zanetti, Dalmat, Kallon, Ventola, Fontana, gli argentini Guglielminpietro, Sorondo e Vivas, i turchi Emre e Buruk. Ma lo sforzo più imponente è l’ennesimo tentativo di recuperare Ronaldo, per permettere al Fenomeno di formare la coppia da sogno con Christian Vieri.
La Lazio, perso Eriksson, si affida a Dino Zoff e si presenta ai blocchi di partenza con molti volti nuovi; Stam, Fiore, Liverani, Giannichedda, Mendieta e Kovacević, scambiato con Salas, finito alla Juventus.
Fabio Capello, invece, non cambia; la sua Roma è fortissima e bastano un paio di acquisti ben mirati. Il primo è il più roboante e riguarda il gioiellino del calcio italiano, Antonio Cassano, grandissimo talento ma caratterialmente impossibile da gestire. Il ragazzo della Bari vecchia costa al presidente Sensi ben sessanta miliardi di lire, ma ha solamente diciannove anni e un futuro radioso davanti a lui. Arriva anche, dal Monaco, il pupillo di Don Fabio, quel Christian Panucci che ha seguito il tecnico friulano sia Milano che a Madrid. Per il resto, la squadra capitolina si affida all’estro di Francesco Totti e ai goal del Re Leone Batistuta.
Ma la squadra rivelazione del campionato sarà il Chievo, squadra di un quartiere di Verona; uscita dal limbo dei dilettanti nel 1986, approda in Serie B nel 1994 e, da quest’anno, si affaccia nel campionato di Serie A. Il miracolo porta la firma del giovane presidente Luca Campedelli e del tecnico Luigi Delneri, abile a costruire un meccanismo di gioco spettacolare ed efficace, con giocatori di secondo livello o quasi. Il portiere è Lupatelli, la linea difensiva rigorosamente a quattro, è composta da Moro, D’Angelo, D’Anna e Lanna. Davanti a loro, il regista Corini che risulterà uno dei migliori giocatori del campionato, assistito dal poderoso pistone Perrotta. Il gioco diventa arioso e ficcante sulle fasce laterali, dove corrono il velocissimo brasiliano Eriberto, a destra, e l’agile Manfredini sulla fascia mancina. In avanti la torre Corradi, l’efficace Marazzina e il sempre valido Cossato, garantiscono gioco e goal.
Partono bene le tre grandi deluse; dopo quattro giornate, sono in testa alla classifica con dieci punti. Secondo è il Chievo con solo un punto da recuperare; i campioni d’Italia della Roma sono in netto ritardo, avendo appena cinque punti. Ma proprio la squadra di Capello dà il primo scossone al campionato, andando a vincere al Delle Alpi, contro la Juventus; reti di Batistuta, con grandi responsabilità di Buffon, e Asunçao. Così, l’Inter rimane sola in testa alla classifica, perché anche il Milan comincia a perdere terreno; ma proprio la squadra rossonera, giocando una partita memorabile, sconfiggerà i cugini interisti, nel primo derby della stagione, con un netto 4–2. A proposito di derby; in quello della Mole, la Juventus dilapida un vantaggio di tre goal, permettendo la rimonta al Torino e fallendo pure un calcio di rigore nel finale, con il cileno Salas.
Ma presto si capisce che il Chievo sarà la squadra rivelazione del campionato; i clivensi, infatti, alla dodicesima giornata si trovano da soli al comando, con un punto di distacco dall’Inter (che perde nuovamente Ronaldo, infortunatosi contro il Lecce), tre dalla Roma, quattro dal Milan (che nel frattempo ha esonerato Terim, sostituendolo con Carletto Ancelotti e che perde Inzaghi per tre mesi) e sei sulla coppia Juventus e Lazio.
I bianconeri giocano male, Lippi non ha ancora trovato l’assetto definitivo della squadra; i problemi nascono sulla fascia sinistra. Infatti, Nedved e Davids si pestano i piedi, senza considerare l’abitudine di Del Piero di iniziare la propria azione da quella fascia. Perdendo a San Siro contro il Milan, il Chievo perde la testa della classifica, proprio a favore dei neroazzurri, ma i clivensi, due giornate dopo torneranno a San Siro e ne usciranno vittoriosi, proprio nel giorno della scomparsa dell’interista per eccellenza, l’avvocato Peppino Prisco. Sono giornate decisive anche per la Juventus; Nedved è tolto dalla fascia sinistra e lasciato libero di esprimersi secondo il suo estro. Lippi sposta anche Thuram sulla fascia destra, rispolverando Ciro Ferrara; la squadra bianconera ne ha un immediato beneficio e infila una serie di risultati positivi che la porteranno a effettuare una grandissima rimonta.
Alla fine del girone di andata la Roma è Campione d’inverno con trentasei punti, seguono l’Inter e il Chievo a una lunghezza, la Juventus a quattro e il Milan a cinque. Alla ventiduesima giornata è sempre la Roma a comandare, ma seconda è la Juventus con solamente un punto da recuperare; l’Inter è a meno due, il Chievo a meno otto, il Milan a meno undici!
Dalla giornata successiva l’Inter si riprende la testa della classifica; la Roma e la Juventus faticano a tenere il passo dei neroazzurri, il Chievo e il Milan sono sempre molto staccate, nonostante, in casa rossonera, si sia corso ai ripari con gli ultimi acquisti Josè Mari e Javi Moreno. Ancora spettacolo nel derby di Torino; i bianconeri e i granata si danno battaglia a viso aperto e la partita termina 2–2, con un goal di Maresca nel finale che, facendo il verso all’attaccante granata Ferrante, mostra le corna alla panchina del Torino. L’Inter vince il secondo derby della Madonnina, con un goal di Vieri negli ultimi minuti e mantiene la vetta della classifica, con una lunghezza di vantaggio sulla Juventus e due sulla Roma. Finisce 2–2 anche il Derby d’Italia, con un grandissimo goal di Seedorf negli ultimi minuti della partita, dopo che le reti di Trézéguet e Tudor avevano ribaltato il goal iniziale dello stesso olandese; la Roma, vincendo per 5–1 il derby, balza nuovamente in testa alla classifica.
L’Inter batte nettamente la Roma, alla ventottesima giornata, grazie alla doppietta di Recoba e al goal di Vieri e si porta in testa, con tre punti sui giallorossi, La Juventus esce sconfitta dal Tardini di Parma, subendo la rete decisiva di Lamouchi nella ripresa. Vincono anche il Milan e il Chievo, quest’ultimo nel derby contro il Verona, grazie a due reti del bomber Cossato.
A sei giornate dalla fine la Juventus, pareggiando al Delle Alpi con la Lazio, scivola a sei punti dall’Inter e sembra tagliata fuori definitivamente dallo scudetto; ma mai dare per morta la Vecchia Signora. Già dalla domenica successiva dimezza i punti di svantaggio, grazie alla larga vittoria per 4–0 a Perugia e all’incredibile sconfitta casalinga dei neroazzurri contro l’Atalanta. Pareggia anche la Roma a Venezia, dopo essere stata in svantaggio per 2–0; grande protagonista l’arbitro Collina, che regala due rigori inesistenti ai giallorossi.
A tre giornate dalla fine la rimonta bianconera è quasi compiuta; ma che sofferenza! A pochi minuti dalla fine, l’Inter sta vincendo a Verona contro il Chievo, mentre la Juventus pareggia a Piacenza; la squadra neroazzurra avrebbe cinque punti di vantaggio a due giornate dalla fine, in pratica lo scudetto in tasca. Ma non finirà così; Nedved segna un goal favoloso, mentre il Chievo pareggia in una delle sue ultime azioni. La classifica dice: Inter sessantasei punti, Juventus sessantacinque, Roma sessantaquattro. La penultima giornata è interlocutoria; i neroazzurri battono 3–1 il Piacenza, i bianconeri 5–0 il Brescia e i giallorossi battono il Chievo con lo stesso risultato, 5–0.
Tutto si decide all’ultima giornata; è il 5 maggio 2002, una data che rimarrà nella storia del calcio italiano. L’Inter è di scena a Roma, contro la Lazio; i tifosi biancocelesti sono in conflitto con il loro presidente e, per protesta, promettono di tifare per l’Inter. Tantissimi sono i tifosi giunti da Milano e lo Stadio Olimpico è completamente vestito di neroazzurro. Atmosfera completamente diversa a Udine; certo, il colore predominante è il bianconero, ma solo perché sono i colori sociali dei padroni di casa. Tanti tifosi juventini, è vero, ma lo stadio non tifa certamente per la Vecchia Signora. La Roma è di scena a Torino, con la squadra granata che non ha più niente da chiedere al campionato. «So già come andrà a finire – dice Capello, allenatore romanista – vinceranno tutte e tre e la classifica non cambierà».
Ore 15:00 si parte. Nemmeno il tempo di controllare le formazioni e la Juventus è già passata in vantaggio; preciso cross di Conte e zuccata decisiva di Trézéguet, capocannoniere insieme al piacentino Hübner. Dopo nemmeno dieci minuti, lo stesso attaccante francese lancia in contropiede Del Piero; diagonale preciso di Ale e la Juventus ha già chiuso la pratica Udinese. Non resta, per i tifosi bianconeri, che rimanere attaccati alla radio per avere buone notizie da Roma; notizie che arrivano subito, ma non sono quelle sperate. Infatti, grazie a un clamoroso errore del portiere laziale Peruzzi, Bobo Vieri porta in vantaggio l’Inter; lo Stadio Olimpico ribolle di entusiasmo, i tifosi juventini sono in un mesto silenzio.
Ma il pomeriggio è ancora lungo, dopotutto non sono che passati pochi minuti dall’inizio delle partite. Diciannovesimo minuto, un brivido scuote le due tifoserie; il ceco Poborsky, approfitta di una dormita colossale della difesa interista e realizza il goal del pareggio laziale. A Udine è il finimondo, a Roma è una marcia funebre; ma i tifosi juventini non possono festeggiare a lungo, perché quattro minuti dopo Di Biagio riporta avanti l’Inter. Questa volta è davvero finita, pensano gli juventini; si sbaglieranno di grosso. Manca pochissimo alla fine del primo tempo; a Udine non succede niente, la partita è finita dopo il goal di Del Piero. Ancora un brivido di gioia scuote i tifosi juventini; di nuovo Poborsky, con l’involontario aiuto del suo connazionale Gresko, gonfia la rete neroazzurra e porta il risultato sul 2–2. Fine dei primi tempi; la classifica dice Juventus Campione d’Italia, Inter seconda, Roma (ancora ferma sullo 0–0) terza.
Inizia la ripresa. Le gambe dei giocatori neroazzurri, già di legno, diventano di marmo e il pallone è una bomba che fa paura solo a sfiorarlo; la tattica non conta più, la confusione e la rabbia sono le uniche cose che servono in questi momenti. Cúper fuma l’ennesima sigaretta, Massimo Moratti è di pietra; al suo fianco Tronchetti Provera perde la proverbiale abbronzatura. Il trionfo annunciato inizia a trasformarsi sempre di più in una sconfitta storica. Al decimo minuto la tragedia neroazzurra ha la faccia impassibile di Simeone, l’ex interista, che di testa batte Toldo e non esulta. Adesso tutto diventa impossibile, assurdamente impossibile; tra la squadra neroazzurra e lo scudetto ci sono due goal da realizzare, in poco più di mezzora. Allo stadio di Udine, logicamente, si respira tutta un’altra aria; i tifosi, ma anche i giocatori stessi, cominciano a crederci. Lippi cerca di mantenere la calma, ma è quasi impossibile; i tifosi bianconeri cantano, qualcuno piange, il grande sogno si sta avverando.
A Torino, intanto segna Cassano e l’Inter scivola al terzo posto, scavalcata anche dalla Roma. La lotta disperata di Vieri, i lampi di classe impotente di Ronaldo e le corse di Dalmat non riescono a spostare il risultato; il cronometro che prima sembrava bloccato, ora nella testa degli interisti corre veloce come mai. L’ultima spallata è di Simone Inzaghi; cross da sinistra e goal di testa per il 4–2 che regala lo scudetto alla Juventus e gela lo Stadio Olimpico.
La partita più strana del mondo è finita; piangono i tifosi interisti, festeggiano quelli juventini. Allo Stadio Olimpico Vieri è immobile, Ronaldo al suo fianco si copre la faccia con le mani e piange disperato. Materazzi impreca contro i giocatori laziali; «Due anni fa vi avevamo fatto vincere, vi avevamo fatto vincere».
Gresko singhiozza, Moratti è attonito, Héctor Cúper fuma da solo la millesima sigaretta, ripensando alla sua fama di eterno secondo. A Udine, invece, è gioia allo stato puro; capitan Conte urla tutta la sua rabbia: «Qualcuno che era a Perugia e rideva, oggi piange… ed io godo, godo, godo».
Lippi è raggiante; l’avevano definito una minestra riscaldata, ora è un gladiatore che saluta la folla dopo l’ennesimo trionfo.
Finisce il campionato 2001–02; come quel giovedì del 1967, la Juventus supera sul filo di lana l’Inter. Come tante altre volte, sono i tifosi juventini a gioire; come tante altre volte, i tifosi neroazzurri rincasano sconfitti, piangenti con la bandiera arrotolata, quella con stampato sopra il 14° scudetto, che qualcuno gli regalerà a tavolino qualche anno dopo.
Ma questa, è tutta un’altra storia.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

che bello rileggere e rivivere il mitico campionato 2001/2002 e che goduria. Grazie Bidescu

Anonimo ha detto...

il campionato 2001/2002 e' stato il piu' bello che ricordo... grazie bidescu che mi hai fatto rivivere quel bellissimo successo!!!

Matteo d'Alessio ha detto...

Bell'articolo complimenti!!!

http://neverinoffside.blogspot.it/

Anonimo ha detto...

sono passati 10 anni e io godo ancora come allora!!! 5 maggio 2002 - 5 maggio 2012, per non dimenticare, mai!

5maggio2002 ha detto...

da tifoso juventino,lo scudetto piu' bello;è stato il risarcimento della partita di Perugia...grande Antonio bello vedere Materazzi in quella situazione....

Anonimo ha detto...

2 anni fa vi abbiamo fatto vincere....."materass"
o mai indagato....