Piccolo, stupendo atleta, esuberante di entusiasmo e di carica agonistica, Gallo era arrivato giovanissimo alla Juventus, nel periodo immediatamente dopo la fine della prima Guerra Mondiale, proveniente dal Carignano. Giudicandolo ora, a tantissimi anni di distanza, viene da pensare che Tano possedesse un pochino delle doti di molte altre celebri ali juventine; lo scatto di Sernagiotto, il tiro improvviso di Præst, la scaltrezza di Muccinelli, la velocità di Menichelli. In più, il buon Gallo possedeva una decisione incredibile nei contrasti con l’avversario e, purtroppo, questa sua abitudine di non fermarsi mai, anche quando la prudenza glielo avrebbe consigliato, gli costò la frattura di una gamba.
L’infortunio avvenne sul campo di Corso Marsiglia, il 30 marzo 1924, in una gara contro il Padova vinta per 3-0 con ben due rigori parati da Combi. Gallo si precipitò su un pallone, mentre dai pali della porta avversaria, usciva alla disperata il portiere patavino Lodolo. Lo scontro fu assai duro e la peggio toccò proprio al povero Gallo. «Su una rapida puntata in avanti dei juventini – si legge su “La Stampa” – uno degli avanti bianconeri veniva atterrato fuori dell’area di rigore da un padovano. L’arbitro fermava il giuoco, concedendo il calcio di punizione, ma, portato dal proprio slancio, Gallo proseguiva e si scontrava violentemente con Lodolo uscito dal goal. Nel fraterno amplesso in cui i due uomini cadevano l’uno sull’altro, il torinese riceveva una tal carezza a un ginocchio da dover esser trasportato fuori del campo. Il fatto provocava un piccolo tentativo di invasione del campo con scambio delle cortesie di rito fra giuocatori e borghesi. Poi la pace ritornava in famiglia coll’espulsione di Lodolo».
Dovette stare fermo per oltre un anno e, quando riprese a giocare, non era più lui. Rimase ancora alla Juventus, la società che egli adorava e poi, nel 1925, si trasferì al Casale, dopo aver indossato per sole quarantadue volte la maglia bianconera e realizzato sette goal.
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