Purtroppo nell’ultimo anno di permanenza alla Lazio il suo rendimento si fece saltuario. Forse c’erano anche ragioni extra sportive a renderlo preoccupato e meno diligente nella preparazione atletica. Alla fine della stagione 1938-39 i dirigenti della Lazio decisero di metterlo in lista di trasferimento.
Viani venne a Torino. Andò da Borel II, al quale era legato da buona amicizia e Farfallino perorò la causa di Gipo: la Juventus, a quell’epoca, si trovava priva di un forte centromediano e forse Viani avrebbe potuto risolvere i problemi della seconda linea bianconera. Invece il giocatore non riuscì a convincere appieno i tecnici juventini. Sotto certi punti di vista Viani, allegro, spensierato, pazzerellone, amante delle carte e del biliardo, poteva essere paragonato a Renato Cesarini.
Alla Juventus Viani non ebbe fortuna. Giocò in prima squadra una sola partita, quella della prima domenica di campionato; per il resto della stagione militò nelle riserve e si può dire che, come giocatore, Viani fini alla Juventus la sua carriera. Tornò grande dopo la guerra, quando andò ad allenare la Salernitana. Da quel momento iniziò la sua ascesa come tecnico: in quella veste egli poté dimostrare che il gioco del calcio non aveva per lui alcun mistero.
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