lunedì 1 dicembre 2025

Salvatore SCHILLACI


Nasce a Palermo il primo dicembre del 1964 da una famiglia povera. Il calcio è la sua passione e dopo un campionato nella categoria Dilettanti, approda al Messina, dove gioca dal 1982 al 1989 segnando un’infinità di goal. La Juventus lo nota e lo acquista nel 1989 insieme con un altro attaccante semisconosciuto, Pierluigi Casiraghi, e lo fa esordire in Serie A il 27 agosto 1989. Da quel momento inizia la favola di Totò, che realizza il sogno da bambino, giocando nella squadra per la quale ha sempre fatto il tifo.

domenica 30 novembre 2025

Sandro SALVADORE


Sandro Salvadore era uno dei pochissimi difensori, se non l’unico, che teneva i calzettoni arrotolati sulle caviglie, come Omar Sivori. All’epoca non era obbligatorio portare i parastinchi, a lui davano fastidio e li metteva solo in casi eccezionali. Mostrava gli stinchi nudi agli avversari, senza timore. Detto Old Billy, soprannome proveniente dalla grande ammirazione per Billy Wright, mitico centromediano dell’Inghilterra che sconfisse 4-0 l’Italia di Valentino Mazzola allo Stadio Comunale di Torino, il 16 maggio 1948. Billy fu adottato come nome di battaglia da Salvadore: «Potenza del nome, suonava bene, e poi apparteneva a un gran regista difensivo, un pilastro dell’Inghilterra dei maestri».

sabato 29 novembre 2025

JUVENTUS - CAGLIARI


15 marzo 1970 – Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS-CAGLIARI 2-2
Juventus: Anzolin; Salvadore e Furino; Roveta, Leoncini e Cuccureddu; Haller, Vieri, Anastasi, Del Sol e Zigoni (dal 55’ Leonardi). Portiere di riserva: Piloni. Allenatore: Rabitti.
Cagliari: Albertosi; Martiradonna e Mancin (dal 74’ Poli); Cera, Niccolai e Nenè; Domenghini, Brugnera, Gori, Greatti e Riva. Portiere di riserva: Reginato. Allenatore: Scopigno.
ARBITRO: Lo Bello di Siracusa.
MARCATORI: Niccolai autorete al 29’, Riva al 45’, Anastasi su rigore al 66’, Riva su rigore all’82’.

venerdì 28 novembre 2025

Alessandro ALTOBELLI


In fondo la faccia, o meglio, l’espressione di quella faccia, è la stessa – afferma Tony Damascelli sul “Guerin Sportivo” del 3 agosto 1988 –. «Scusate il ritardo» non è soltanto il titolo di un film, ma lo slogan che accompagna la vita di Alessandro-Massimo Altobelli-Troisi, uno che a trentatré anni («vi prego, dite trentadue», ci corregge) ricomincia dalla Juventus, tanto per restare in film, anzi in tema. Non è un colpo di sole estivo, nemmeno un’illusione ottica, Altobelli che veste alla bianconera: ma sì, è proprio lui, l’ex garzone di macelleria a Sonnino, lo Spillo di Brescia, l’incompreso di Milano, il «mundial» di Madrid, il capocannoniere azzurro in Messico, insomma tutte queste cose insieme, confuse e arruffate come i capelli suoi, su quel viso piccolo e triangolare, buffo e un po’ afro, vispi ha gli occhi anche se certi giorni Altobelli-Troisi sembra piovuto dal cielo, passante per caso attraverso il mondo nostrano, comune e mortale o, se preferite, appena caduto dal letto.

giovedì 27 novembre 2025

Lionello MANFREDONIA


Lionello Manfredonia: uno, nessuno, centomila – scrive Nicola Calzaretta sul “Guerin Sportivo” del 25-31 agosto 2009 –. Difensore, centrocampista, giocatore universale. Dalla Lazio alla Roma, passando per la Juventus dell’ultimo Platini. Precocemente avviatosi al calcio sorretto da un talento non comune, per il biondino nato ai Parioli. Scudetto Primavera e la Serie A con la Lazio, la Nazionale maggiore: tutto d’un fiato, intorno ai vent’anni. Poi, sul più bello, l’entrata sbagliata proprio sotto il naso dell’arbitro: rosso inevitabile. Un’ingenuità che lo ha condotto dritto nel girone dei calciatori maledetti, con tanto di squalifica per una brutta storia, forse più grande di lui.

mercoledì 26 novembre 2025

Gianfranco ZIGONI


«Quello è un “musso”, è un “figlio de puta” e poi ha troppe donne che lo sfiniscono, ma quando vuole è un purosangue». Queste parole, pronunciate da Saverio Garonzi, presidente di Gianfranco Zigoni nei suoi anni a Verona, riassumono perfettamente la personalità e il carattere del nostro. Pare di vederlo ancora, Zigo, che si toglie pelliccia e cappello, il suo abbigliamento da panchina, saluta il suo pubblico e, se gli gira bene, porta a casa la partita con un paio di prodezze.

martedì 25 novembre 2025

RUI BARROS


È stato il Porto, squadra dall’andatura ubriacante, di bassotti rapaci, a incrementare in Italia la conoscenza del calcio portoghese – afferma Vladimiro Caminiti su “Hurrà Juventus” del settembre 1988 –. Personalmente ricordo certe grandi prestazioni della Nazionale lusitana contro tedeschi e francesi, i suoi scatenatissimi puffi hanno sempre riscosso la mia simpatia. In verità, in Portogallo i giocatori non vengono misurati in altezza, nemmeno i portieri, come succede ahimè in Italia, tranne che da parte di addetti ai lavori coscienti e preparati. E la storia della Juventus è qui ad ammonirci, coi vari Sernagiotto, Bo, Muccinelli, per non citare il solito ruggente Furino, che la statura nulla ha da dividere e condividere con la vera classe. E poi c’è quel tal proverbio, in botte piccola con quel che segue...

lunedì 24 novembre 2025

Sergej ALEJNIKOV


Un po’ Boniek e un po’ Goria – scrive Adalberto Scemma su “Hurrà Juventus” dell’ottobre 1989 –. Di Zibì ha i riccioli cespugliosi color carota; di Goria (Amedeo, naturalmente, quello della Ruta) ha il baffo pendulo in similpelle, il naso arguto a frangiflutti e il sorriso in missione speciale, un sorriso così veloce da consolidargli di colpo anche la fisionomia. Di suo, senza la presunzione del copyright, Sergej Alejnikov ci mette tutto il resto, compresi gli scampoli di curiosità sempre innescata. Curiosità per un mondo non soltanto calcistico che gli mostra l’altra faccia della sua luna. Curiosità, anche, per quelle vibrazioni nuove che lo carezzano sottili; e che dovrà ascoltare e catalogare con pazienza e con cura, senza fretta, per non correre i rischi di Sasha, per non interrompere il filo nevrile della sintonia.

sabato 22 novembre 2025

Vincenzo IAQUINTA


Quaranta goal in 109 presenze nella Juventus – si legge su www.Juventusnewsradio.,it del 18 novembre 2012 – questa è la media di Vincenzo Iaquinta in quattro stagioni passate nella rosa juventina, all’ombra della Mole. Un’ottima media per una prima punta, specie trovandosi come terza scelta al fianco della storica coppia Del Piero-Trézéguet. Sebbene sia ancora membro dentro la società della Vecchia Signora, l’ex bomber bianconero di Crotone è già da considerarsi un ex, poiché non rientra minimamente nei progetti di Antonio Conte per la sua nuova Juventus, e già da oltre un anno non scende più in campo in partite ufficiali con la maglia bianconera, essendo utilizzato giusto in qualche amichevole interna a Vinovo e vivendo da separato in casa, quello che probabilmente è il suo ultimo anno nella squadra Campione d’Italia.

FIORENTINA - JUVENTUS


24 gennaio 1971, Stadio Comunale di Firenze
FIORENTINA – JUVENTUS 1-2
FIORENTINA: Bandoni; Galdiolo e Longoni; Brizi (dal 45’ D’Alessi), Ferrante e Berni; Ghiandi, Esposito, Mariani, De Sisti e Chiarugi. In panchina: Superchi. Allenatore: Pesaola
JUVENTUS: Tancredi; Spinosi e Furino; Cuccureddu, Morini e Salvadore; Haller, Causio, Anastasi, Capello e Bettega. In panchina: Ferioli e Novellini. Allenatore: Picchi
ARBITRO: Toselli di Cormons
MARCATORI: Ferrante al 22’, Bettega al 36’, Causio su rigore al 49’

venerdì 21 novembre 2025

Ferenc HIRZER


È bravo e intelligente – scrive Renato Tavella sul libro “Il romanzo della grande Juventus” –, il suo gioco taglia come rasoiate il campo e va a incidere, con particolare precisione, nelle difese avversarie. I tifosi si rallegrano. La sua capigliatura rosseggiante volteggia sul prato, la testa alta del campione di razza, il tiro saettante e improvviso, il goal come naturale conseguenza. La Gazzella han preso a chiamarlo, per come si muove sulla corsa lineare e potente, volando a pelo d’erba. L’ungherese, non solo si distingueva per le doti di scattista, ma riusciva a fermare l’attenzione dei tifosi anche al termine di ogni sgroppata quando, con noncuranza, estraeva dal pantaloncino un piccolo pettine e, guadagnato un angolo del campo, riordinava la chioma ondeggiante. Manco fosse un attore, come il compagno di squadra Pastore.

giovedì 20 novembre 2025

Antonio VOJAK

 

Le mezze ali del secondo scudetto (1925-26) – scrive Alberto Fasano su “Hurrà Juventus” del luglio 1965 – furono Vojak e Hirzer. Vojak era un fiumano di eccellenti doti atletiche, magro e ossuto, ma resistentissimo alle fatiche di un torneo, generoso oltre ogni limite, sufficientemente tecnico per imporre i diritti di una certa classe, forte stoccatore a rete, anche se non eccessivamente preciso. Non mi pare che il virtuosismo fosse la qualità peculiare di Vojak, ma possedeva un enorme senso tattico, e ciò si spiega con il fatto che il senso tattico è qualcosa di meditato, derivante dall’applicazione dell’intelligenza sportiva ai fini dell’impostazione e dello sviluppo della carriera. Vojak ha giocato in bianconero dal 1924 al 1929, disputando 78 partite e realizzando 24 reti.

mercoledì 19 novembre 2025

Kurt HAMRIN


Figlio di un imbianchino, il piccolo Kurt nasce come calciatore già a cinque anni, quando entra nei pulcini dell’AIK Solna, squadra di un sobborgo della capitale svedese Stoccolma. È vispo, astuto e intelligente; sul campo, gli spunta una minuscola cresta dì capelli: da pulcino si trasforma velocemente in galletto. Kurt è sempre l’ultimo a lasciare lo stadio; rivestiti i panni borghesi, si ferma per ore e ore ad ascoltare i racconti degli anziani, che parlano di geni del football emigrati in Italia per formare un trio leggendario, il GRE-NO-LI.

martedì 18 novembre 2025

Darko KOVACEVIC


«Sono un ambizioso». È la spezia che Darko Kovacevic mette sul piatto della conversazione ogni tre frasi pronunciate – scrive Matteo Marani sul “Guerin Sportivo” del 9-15 febbraio 2000 –. Una piacevole ossessione che lo sta spingendo a essere la sorpresa più importante della Juve 2000 e dell’intero campionato. Darko si alza di continuo il bavero del cappotto, quasi come avesse un tic. E così abbigliato, simile a un eroe poliziesco o a una guardia del corpo, riparte spedito: «No, non mi accontento di dire che sono nella Juve o di guadagnare i soldi che una squadra come la Juve ti può offrire. Io voglio giocare, fare tante reti e trionfare. Sono un ambizioso».

lunedì 17 novembre 2025

Nico GONZALEZ

 

Dalla vecchia foto con il nonno Manolo – scrive Stefano Chioffi sul “Guerin Sportivo” dell’ottobre 2024 – scattata sul prato di Villa General Mitre e inserita nel diario di Instagram, ai consigli di Rodrigo Lista, il suo primo allenatore. Dallo stadio Pedro Muito, a Parana, provincia di Entre Rios, dove ha aperto la sua collezione di gol (23 aprile 2017), agli schemi di Thiago Motta. Dal Club Esportivo Escobar alla maglia della Juve. Dalla fidanzata Paloma al tatuaggio sul braccio sinistro con l’immagine di Gesù. Ogni lettera, una storia legata a Nico Gonzalez.

Pedro SERNAGIOTTO


A soli cinquantasette anni – scrive Umberto Maggioli su “Hurrà Juventus” dell'aprile 1965 – è mancato improvvisamente a San Paolo del Brasile, dove era nato nel novembre 1908, Pietro Sernagiotto, calciatore che ha onorato lo sport sui campi di gioco del vecchio e del nuovo continente, italiano di stirpe, brasiliano di nascita, juventino di adozione. Di lui nell’ambiente bianconero è stato e sarà sempre vivo il ricordo: sia di uomo che di giocatore.

domenica 16 novembre 2025

DOUGLAS LUIZ


In Brasile c’è un proverbio – scrive Stefano Chioffi sul “Guerin Sportivo” dell’agosto 2024 – i pensieri positivi devono volare in libertà come le farfalle. Ottimismo e speranza: è il consiglio che Douglas Luiz, «o pescador dos sonhos», il pescatore di sogni, continua a dare ai ragazzi di Nova Holanda, dove tanti tetti delle case sono di lamiera e immaginarsi un futuro diverso sembra solo una bugia. Suo padre Edmilson Soares gli ha insegnato che la volontà, può avere l’energia del vento e spianare le dune. Ha un soprannome curioso: «o bigode», il baffo. Di notte aiutava il panettiere in un forno di Rio de Janeiro e la mattina faceva le consegne in bicicletta. Ogni tanto per arrotondare scaricava da un furgone la carne nei supermercati e collaborava con una ditta di taxi, portando i clienti a bordo di un pulmino, un vecchio Volkswagen Kombi di seconda mano. Così ha mantenuto la famiglia e quattro figli. Douglas Luiz ha due modelli: il suo papà, nato nello stato di Paraiba, a Sape, una zona famosa per le piantagioni di ananas, e sua mamma Maria Leda, che da ragazza aveva seguito un corso da parrucchiera.