JUVENTUS–ROMA 2-1
JUVENTUS: Carmignani; Spinosi e Marchetti; Furino, Morini e Salvadore; Haller, Causio, Anastasi, Capello e Bettega (Savoldi dall’86’). Secondo portiere: Piloni. Allenatore: Vycpálek.
ROMA: Ginulfi; Scaratti e Petrelli (Liguori dal 77’); Salvori, Bet e Santarini; La Rosa, Amarildo, Zigoni, Cordova e Pellegrini. Secondo portiere: De Min. Allenatore: Helenio Herrera.
ARBITRO: Lo Bello di Siracusa.
MARCATORI: Amarildo al 27’, Capello al 71’ e al 75’.
Il 7 novembre 1971 non è proprio una data storica, ma poco ci manca. In calendario, c’è Juventus-Roma. Sono le due squadre del momento. I bianconeri hanno liquidato in modo perentorio, il Milan a San Siro, rifilando alla squadra di Rocco un secco 4-1. Secondi a pari merito con i bianconeri, i giallorossi sono reduci da un probante successo sui campioni in carica dell’Inter. Che a loro volta, in quella domenica di sfide incrociate, stanno per mettere alla prova la consistenza della compagine granata capolista sfidandoli a San Siro. È una Roma forte come non si vedeva da molti anni, con in panchina un mito vivente di nome Helenio Herrera, grande allenatore dell’Inter europea e mondiale di metà anni Sessanta. Il vecchio Comunale ribolle di passione. Non c’è il tutto esaurito ma poco ci manca. La Curva Maratona pullula di supporter giallorossi. Insomma, è sfida vera. Tante bandiere e gran frastuono sugli spalti stipati in ogni ordine di posto. Il quadro tattico si disegna quasi dal fischio di inizio. Nella Juventus, davanti al libero Salvadore, Marchetti a destra su Pellegrini, Morini stopper su Zigoni, ex non tanto terribile, Spinosi (che, viceversa, è cresciuto calcisticamente con la Roma) a sinistra su La Rosa. Roma con Santarini libero, Scaratti a destra su Bettega, Bet stopper su Anastasi, Petrelli su Haller. A centrocampo, le coppie fisse sono Capello-Salvori, Furino-Amarildo, Causio-Cordova.
La Juventus è tutta slancio e ottimismo, sembra ancora ubriaca della gloria di San Siro. Attacca con grinta e accanimento contro giallorossi ben messi in mezzo al campo e ottimamente coperti dalle parti di Ginulfi. Bettega e Anastasi si fanno sentire dopo pochi minuti e sfiorano il goal in un paio di circostanze prima del quarto d’ora. Poi tocca a Haller, è il 23’, mangiarsi un goal quasi fatto: Anastasi lo lancia in area con un tocchetto geniale, ma il tedesco, che non si accorge di essere solo soletto, tira subito con precipitazione, graziando il portiere giallorosso felicemente piazzato. Sembra il preludio al goal bianconero e, invece, la Roma colpisce quando meno te lo aspetti. Amarildo, che con la maglia del Milan e poi con quella della Fiorentina ha raccolto trofei ed espulsioni con metodica regolarità, ma che resta fior di campione, raccoglie al limite dell’area un rinvio di Spinosi e batte a rete con rabbia. La palla rimbalza a terra proprio davanti a Carmignani, che la smanaccia, ma non riesce a impedirle di oltrepassare la linea.
Roma avanti di un goal: sarà dura, pensano i fan bianconeri venuti per fare festa. Ma la Juventus c’è, gli schemi schioccano, le occasioni pure. Manca semmai un briciolo di fortuna. Trentaseiesimo, ancora il furetto Anastasi in giornata di grazia si libera e crossa sotto porta, Haller è ad un passo dalla linea e colpisce al volo, alzando incredibilmente oltre la traversa. Al quarantatreesimo minuto tocca a Capello mangiarsi una rete già confezionata: solissimo agli undici metri esita a tirare e quando finalmente tira, trova uno stinco di difensore a deviare.
La Juventus cresce di determinazione e rendimento nella ripresa, ma la mira non è quella di sette giorni prima. Al 5’ Haller si ripresenta solo davanti al portiere e piazza ottimamente la palla nell’angolo, ma il portiere giallorosso ci arriva con un piede e devia fortunosamente. Al 9’ ancora il tedesco, in gran giornata in tutto tranne che nelle conclusioni, si libera di un paio di avversari e, dal vertice dell’area piccola, non trova il palo lontano. La pressione costante dei bianconeri trova finalmente il premio al 26’. Scende Marchetti in posizione di ala destra, converge leggermente al centro e crossa raggiungendo Capello smarcato in mezzo all’area. Controllo e gran destro che termina alle spalle di Ginulfi incolpevole: 1-1. La grande paura della beffa svanisce, lo stadio esulta, ma non è finita. Alla mezz’ora spaccata, il pressing bianconero a centrocampo raccoglie frutti copiosi. Causio e Anastasi riconquistano un pallone vagante, il centroavanti lancia Brazil, che avanza di qualche metro a suon di finte, finché vede Capello smarcato sul vertice sinistro dell’area. Cross preciso e altra secca conclusione dell’interno sinistro bianconero su cui Ginulfi tenta l’impossibile parata, riuscendo solo a sfiorare il pallone.
È il goal partita. Sugli spalti succede il finimondo, tanto più che arrivano via radio notizie dolci come il miele: il Toro perde secco a Milano con l’Inter. Se finisce così, la Juventus è prima in classifica. La Roma reagisce e Herrera ritocca il piano di partenza togliendo un difensore puro come Petrelli per inserire un centrocampista di sostanza come Liguori. Mossa in teoria azzeccata, ma non fortunata: Liguori al primo intervento duro su un Haller che gli sfugge da tutte le parti, è cacciato da Lo Bello per gioco pesante e lascia i suoi in dieci proprio nel momento di maggior bisogno. Facile per la Juventus controllare fino alla fine, con Titti Savoldi a far rifiatare un Bettega stravolto dalla fatica e vittima di una contrattura muscolare.
La vittoria bianconera ha una logica tattica e di cuore. Il cuore grande di Anastasi, protagonista umile quanto rabbioso della riscossa juventina. Al fianco di un Bettega schierato quasi per scommessa da Vycpálek, nonostante non sia al meglio della condizione per un infortunio che lo ha costretto a saltare parecchi allenamenti, Pietruzzo è l’anima delle offensive juventine, una vera spina nel fianco della difesa giallorossa. Suoi i passaggi più preziosi per i compagni in zona goal, non sfruttati per inezie. Al suo fianco, un Causio che, dopo un inizio non brillante di stagione, sta arrivando ai suoi livelli migliori di estro ed anche di continuità. Il suo pressing a centrocampo è spesso sfizioso e produce seri danni agli avversari. Indispensabile anche il contributo di Marchetti, ciondolante terzino di fascia, le cui sgroppate scardinano l’ingegnosa trappola difensiva predisposta dal Mago, che chiude ogni spazio nei sedici metri rinunciando all’iniziativa in mezzo al campo.
Anzalone, presidente giallorosso, non ha dubbi: «La Juve è forte, molto più forte dell’Inter campione in carica che abbiamo appena affrontato. Andrà lontano. Tra bianconeri e neroazzurri non c’è paragone, questi qui corrono a un ritmo forsennato». Anche Vycpálek concorda sul ritmo dei suoi: «Sì, la Juve ha giocato bene e corso benissimo. E vi raccomando l’orgoglio della squadra, che ha raddrizzato una situazione scabrosa. La Roma è forte, il suo contropiede è temibile. Abbiamo rischiato, perché i giallorossi sanno coprire bene tutto il campo». Causio gongola: «Dicono che giochiamo meglio di tutti in Italia? Chissà, non spetta a me dirlo. Penso solo alla Juve, non alla Nazionale. È la Juve la cosa più importante per me». Infine Haller: «Che pollo a sbagliare quei goal. In allenamento certi palloni li butto tutti dentro, incredibile come ho sbagliato. Meno male che ci ha pensato Capello, dopo tanta scalogna, a un certo punto ho avuto paura di perdere».
“STAMPA SERA”
La Juventus spettacolo ha superato anche la Roma, i tifosi cominciano a chiedersi sino a dove potranno arrivare questi scatenati bianconeri. Lontano, c’è da esserne certi, ma a patto che la squadra diventi un poco più razionale e non continui a sprecare il magnifico football che sa offrire nei momenti di vena e sono molti nel corso di una partita. Chi ha accusato la Juventus, a San Siro, di avere raccolto il massimo risultato con pochi tiri in porta, doveva essere ieri allo stadio Comunale: Haller da solo ha fallito (e non sempre per demerito) quattro occasioni da goal pulitissime, altre non sono state realizzate per un soffio da Bettega e Anastasi.
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