mercoledì 18 ottobre 2023

Eugenio CANFARI


Socio fondatore e primo presidente – scrive Renato Tavella sul suo libro “Dizionario della grande Juventus” – nato a Genova il 16 ottobre 1878. Eletto alla presidenza per la sensibilità del fratello maggiore Enrico, il più vecchio e autorevole dell’intera compagnia, ma anche come segno di riconoscimento da parte dei giovanissimi fondatori, per la disponibilità dimostrata nel mettere a disposizione l’officina di biciclette come punto di riferimento del club. Dopo un anno di reggenza lascia l’incarico per dedicarsi in maniera esclusiva al nascente mondo dell’automobile che gli sta a cuore.
Fondata nel 1902 insieme a due soci la Taurinia, fabbrica d’auto che in qualità di pilota lo segnala anche rappresentante nei primi Gran Premi motoristici, all’inizio degli anni ‘20 rimane gravemente ferito nel corso di un episodio mai ben chiarito che vede una decina di Guardie Regie – ritenute ubriache – sparare e uccidere l’autista della sua vettura. Causa la vicenda perde un occhio e un braccio. Benché mutilato riprende a vivere con grande coraggio e non poca intelligenza. Muore a Torino il 23 marzo 1962, quando oramai l’idea Juventus è conosciuta nel mondo.

DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO
Eugenio Canfari, Enrico Canfari: la prima Juventus è legata ai nomi dei suoi due primi presidenti, convertiti al calcio nascente dai giovani entusiasti studenti del Massimo d’Azeglio che, sulla mitica panchina, avevano posto le basi, coltivato l’idea della squadra. I due Canfari erano appassionati di ginnastica, ed anche di ciclismo (il padre era il proprietario di un negozio-officinetta di vendita e riparazione di biciclette in corso Re Umberto 42 a cento metri dal d’Azeglio), I Canfari si appassionano a questa storia del pallone. Nel 1897 concedono la loro bottega come primissima sede, Eugenio assume la presidenza con un’impegnativa dichiarazione programmatica: «Chi indossa la nostra divisa, le rimarrà fedele malgrado tutto e la terrà come prezioso ricordo».
Il primo atto di Eugenio Canfari presidente provocò una scissione. La sua richiesta di una tassa di una lira provocò alcune partenze. E poco dopo, essendo troppo stretta la bottega, dovette pensare lui alle 6 lire dell’affitto di quattro camere e servizi che qualcuno descrisse allora come -poco più di una stalla». Segretario fu eletto Enrico Piero Molinatti, toccava a lui firmare le tessere, tenere la modesta cassa, provvedere all’acquisto del primo pallone scovato in un negozietto di via Barbaroux, nel cuore della città, dove un certo Jordan vendeva stoffe e vestiti «principe di Galles».
Eugenio Canfari resse un anno la presidenza: il passaggio delle consegne al fratello Enrico non fu certo traumatico, ma una semplice successione fra due persone che alla fin dei conti avevano sempre lavorato (per il negozio e per la nascente società) fianco a fianco.

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