Nato a Genova il 25 ottobre 1997 – scrive il 5 ottobre 2020 il sito ufficiale juventino – Federico muove i primi passi calcistici nella Settignanese, squadra di Coverciano, passando alla Fiorentina all’età di dieci anni. Coverciano e Firenze sono le sue città: nella prima tornerà per rispondere alla chiamata della Nazionale, nel capoluogo toscano cresce giorno dopo giorno, dando il massimo in ogni allenamento e in ogni sfida, prima nel settore giovanile, poi in Prima Squadra, con cui esordisce il 20 agosto 2016. In pochissimo tempo diventa un elemento insostituibile, collezionando 137 presenze in Serie A, più di qualsiasi altro giocatore viola in quel periodo, guadagnandosi, come detto, anche la maglia dell’Italia. Ora, la chiamata della Juventus e l’aggiunta, nella mappa della sua carriera, di una terza città: da oggi, Torino è casa sua. Per scrivere insieme pagine importantissime.
Velocità fulminante, spesso semplicemente incontenibile per gli avversari, Chiesa ha colpito fin dalle sue prime apparizioni per la sua capacità nell’uno contro uno, tanto da essere, dalla stagione 2016-17, con 553 dribbling, tra i migliori della massima serie in questo fondamentale. Dall’inizio della scorsa stagione sono sette gli assist all’attivo e undici le reti messe a segno, con diciotto partecipazioni ai gol, più di qualsiasi compagno. Tra i giocatori di movimento con almeno 120 presenze in Serie A, inoltre, Federico è il più giovane, segno di una capacità di bruciare le tappe. Di corsa, come in campo, verso nuovi obiettivi, da puntare ora con la nostra maglia.
Benvenuto in bianconero, Federico!
MANLIO GASPAROTTO, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 31 OTTOBRE 2020
Quando gioca a calcio, Federico Chiesa si «mette a disposizione del mister, per fare quel che mi chiede, dove mi chiede di farlo». Testa bassa e pedalare, si direbbe. Anche se nel calcio si gioca meglio, molto, a testa alta.
Quando parla, Federico si muove nello stesso modo. Gioca come gli viene chiesto. La sua presentazione come nuovo giocatore della Juventus poteva accendere, riaccendere polemiche a Firenze. La città dove è diventato calciatore, dove ha conquistato la Nazionale. E la squadra cui ha detto no, scegliendo la Juve. «Avrei voluto fare questa conferenza stampa venti giorni fa quando si è concretizzato il mio arrivo, ma tra bolla e partite ravvicinate non si è potuto. Ci tengo oggi a ringraziare la Fiorentina e la città di Firenze per i quattordici anni passati tra vivaio e prima Squadra dove mi sono cresciuto come uomo e persona. Ringrazio inoltre i presidenti Della Valle e Commisso. E i tifosi che mi hanno sempre supportato nel bene e nel male».
Un’uscita preventiva, un messaggio chiaro: niente polemiche. Lo ripeterà a chi gli farà domande sulle frasi del presidente viola o le minacce e gli insulti web a lui e famiglia. «Ho sentito le parole del presidente e di Pradè, io sono stato sempre corretto nei confronti loro e della Fiorentina. Non voglio fare polemiche, anche per le offese web: non arrivano da tifosi viola o del calcio ma solo da chi usa i social con invidia e vuole offendere. Io guardo al futuro, alla Juventus».
Palla lunga e pedalare, quindi. Niente a che vedere con quel venerdì 18 maggio 1990, quando Baggio firmò per la Juventus: il giorno dopo lui e il suo procuratore, a Modena, organizzarono una conferenza per raccontare la loro verità. A distanza di trent’anni ancora se ne parla. Nell’estate 2017 toccò a Federico Bernardeschi, il suo non fu uno strappo lacerante ma Firenze, ancora una volta, in qualche modo ne soffrì. La Juventus lo presentò a Boston, il 28 luglio. Era un venerdì.
Come ieri. Presentazione ufficiale di Federico Chiesa, che in giacca e cravatta ma anche con un sorriso convinto racconta (a modo suo) il mercato: «Ho saputo della Juventus negli ultimi giorni di trattative e ringrazio il club per avermi cercato, per lo sforzo economico che ha fatto per avermi qui. Sono orgoglioso di vestire questa maglia».
Tutti quei soldi, sessanta milioni bonus compresi, seppur in tre anni, gli mettono un po’ di pressione. Ma lui ha una via di fuga: «Sento un po’ di responsabilità, vero, ma quando scendo in campo penso solo ad aiutare i compagni e a mettere in pratica quanto chiesto dal mister. Ora devo solo pensare al campo e alle prossime partite, fondamentali».
Chiesa pensa al futuro. A quello a breve, lo Spezia, ma anche a quello lontano: «Qui ci sono grandi giocatori. Spero di lasciare anche io un’impronta nel futuro. Che cosa mi ha detto papà Enrico? Di godermi l’avventura».
LORENZO BLOISE, DA ILFATTOQUOTIDIANO.IT DEL 28 AGOSTO 2024
Da tutto, a niente. Un’illusione, nulla di più. Questo è stato Federico Chiesa per la Juventus, i suoi tifosi. E se si vuole anche per la Nazionale italiana, ma su quello torneremo poi. Mentre Cristiano Giuntoli e la dirigenza completano la rosa con grandi nomi in queste ultime ore di calciomercato, l’esterno italiano prende il volo direzione Inghilterra, passando in sottofondo. Lasciando amarezza e rimorsi in quella stessa realtà che lo acclamava – al suo arrivo – come il «futuro del calcio italiano».
In quattro anni (o poco meno) a Torino, Federico Chiesa è stato tutto e niente. Come lo è la natura per Johann Goethe ne «I dolori del giovane Werther»: sarebbe potuto nascere qualcosa, è stato solo un miraggio. Per tutti. Tradito da sé stesso e da un ambiente che lo ha accolto, accudito fino ad accompagnarlo gentilmente alla porta d’uscita. Perché non ne vale più la pena. Il peso dei quaranta milioni (spesi dai bianconeri nel 2020), di quell’estate del 2021 al «centro del villaggio» e di quell’infortunio che non si è più lasciato alle spalle. Dopo mesi turbolenti e settimane da separati in casa perché fuori dai progetti tecnici di Thiago Motta, Chiesa si convince ad andare e salutare l’Italia, per soli tredici milioni di euro. Liverpool sarà la sua vera occasione di dimostrare di poter essere un top, cercando di battere una concorrenza spietata e con il «posto fisso» della fascia esterna che non è più scontato da diverso tempo.
Tradito da qualcosa che è stato, forse, più grande di lui. Un (dolce) lontano ricordo il Chiesa visto a Wembley. Uno degli eroi dell’Europeo vinto dall’Italia di Mancini. Poi, tutte le certezze si sgretolano in pochi secondi, in un freddo e inquieto 9 gennaio 2022: Chiesa si rompe il crociato. E da lì, comincia un’altra storia. L’estro e la fantasia del talento più grezzo si trasformano in attese, ripetitività e pensieri negativi. E anche al suo rientro in campo si vede, Federico Chiesa non è (e non sarà mai più) lo stesso.
In campo, ma poco funzionale perché non adatto alle caratteristiche che Massimiliano Allegri chiede. Voglioso di dare il suo contributo ma pasticcione, a testa bassa e con il paraocchi. Nonostante tutto i gol arrivano (raggiunge la doppia cifra nell’ultima stagione), ma sono più le prestazioni negative che quelle da protagonista. No, Chiesa non ha ritrovato sé stesso nemmeno all’Europeo che tre anni prima lo aveva esaltato e gli aveva dato un’identità. L’arrivo di Thiago Motta è la sentenza definitiva: «Grazie per tutto, Federico. Ma è meglio che tu possa trovare un’altra squadra».
Richieste folli (sue e dell’agente Ramadani) per il rinnovo del contratto, che si contrappongo a parole di amore per la società bianconera. Il punto d’incontro non c’è più e l’epilogo è un qualcosa che quattro anni fa era inimmaginabile. «Volevo salutare i tifosi bianconeri. Grazie per l’affetto e per questi anni, vi porterò nel cuore e grazie alla Juventus. Dispiace lasciare così», dice l’esterno azzurro poco prima di partire per l’Inghilterra. Un addio inquieto e preannunciato, ma per certi versi giusto così.
E ora c’è la Premier League. Una vera incognita: tornare titolare o rimanere in panchina? La concorrenza nei Reds, lì davanti, parla da sé: Luis Díaz, Cody Gakpo, Diogo Jota, Mohamed Salah e Ben Doak giusto per citarne alcuni. Ogni certezza è andata in frantumi, per colpa sua e degli altri, Liverpool è probabilmente l’ultima spiaggia. Rimanere un’illusione o diventare talento che rinasce, solo il tempo lo dirà. Se fino a due mesi la carriera di Federico Chiesa era un Cliffhanger, ora è una roulette. L’ultimo lancio, per l’ultima grande scommessa puntando sul colore Reds. E su sé stesso, per l’ennesima volta.
Ancora il sito ufficiale bianconero: «Quella in Inghilterra, per Federico, sarà la prima esperienza lontano dall’Italia dopo quelle alla Fiorentina prima e alla Juventus poi. Chiesa conclude l’avventura in bianconero con all’attivo oltre cento presenze tra tutte le competizioni – 131, per la precisione – costellate da trentadue reti e oltre venti assist. Oltre cento le partite disputate con la nostra maglia, dicevamo, con la centesima raggiunta nella stagione 2023-24, in occasione della sfida contro il Lecce del 26 settembre scorso, all’Allianz Stadium. Quella contro il Monza, invece, è stata l’ultima apparizione – con rete annessa – di Federico in bianconero. Dal primo giorno in cui è arrivato a Torino ha fatto emergere tutte le sue qualità. Il suo desiderio di alzare l’asticella, allenamento dopo allenamento e partita dopo partita, sono stati uno stimolo in più per tutti. Chiesa saluta il nostro Club avendo vinto una Supercoppa Italiana nella stagione 2020-21 e due Coppa Italia, rispettivamente nel 2020-21 – segnando anche la rete decisiva nella finale di Reggio Emilia contro l’Atalanta – e nel 2023-24. Grazie di tutto, Fede, e in bocca al lupo per il futuro!
Il saluto di Federico: «È giunto il momento di concludere questo percorso insieme a voi, tifosi bianconeri. Vorrei dedicare qualche parola per ringraziarvi del grande affetto che mi avete sempre dimostrato, affetto che porterò per sempre nel cuore. Con voi e con la Juventus sono cresciuto, sia come uomo che come calciatore. Mi avete sostenuto nei momenti belli e in quelli difficili, e per questo vi sarò sempre grato. In questi quattro anni ho avuto l’opportunità di lavorare con giocatori, staff e allenatori di altissimo livello. Siete stati come una famiglia per me e, anche nei momenti più complicati, mi avete aiutato a rialzarmi. Porterò sempre con me i ricordi di gioia che abbiamo condiviso. Ora, nel salutarvi, vorrei fare chiarezza sulla questione del rinnovo. Non ho mai ricevuto alcuna offerta di rinnovo da parte della Juventus e, di conseguenza, non c’è mai stata una richiesta da parte mia o del mio entourage riguardo a un aumento o a una riduzione del mio ingaggio. Mi è stato comunicato che non avrei fatto parte del progetto ancora prima dell’inizio degli allenamenti con la squadra. Vi ringrazio ancora una volta per il vostro costante supporto. Grazie, Juventus. Fino alla fine. Fede».
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