venerdì 16 agosto 2013

William CHALMERS



Passerà alla leggenda dei tipi balzani – scrive Vladimiro Caminiti nel suo monumentale libro “Juventus ‘70” pubblicato nel 1967 – come uno dei più balzani. Negli alberghi allenava i portieri con palle di carta. Sentimenti IV era costretto a far sfoggio della sua agilità tra le poltrone delle anticamere.


REMO GANDOLFI, STORIEMALEDETTE.COM DEL 5 SETTEMBRE 2018
È una storia strana. Particolare e pazza. È la storia di William Chalmers.
“Billy” Chalmers è un allenatore scozzese quasi sconosciuto che dopo una dignitosa carriera in squadre come il Newcastle e il Notts County intraprende la carriera di allenatore. Ed è su una panchina che lo troviamo pochissimi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Una panchina tutt’altro che prestigiosa e ambita: quella del Ebbw Vale, piccola squadra del Galles. Con risultati discreti ma non certo eclatanti. Questo accade nella stagione 1947-1948.
In quella successiva invece William “Billy” Chalmers si andrà invece a sedere su un’altra panchina e non in Galles, in Inghilterra o nella sua Scozia natia. No. Andò in Italia. Sulla panchina della Juventus. Avete letto bene. JUVENTUS.
La squadra della famiglia Agnelli che, dopo quasi un lustro di sconfitte e umiliazioni in serie inflitte dai concittadini del Torino, decide di affidarsi a un Manager proveniente dalla terra che il calcio lo aveva inventato. La leggenda (o almeno una delle leggende…) racconta che fu proprio il giovane rampollo Gianni a prendere questa decisione sull’onda dell’entusiasmo e dell’ammirazione che avevano suscitato in lui i “maestri inglesi” capaci di annichilire la Nazionale Italiana di calcio con un perentorio 4 a 0 pochi mesi prima.
Ora, che esistessero nella terra d’Albione almeno un centinaio di allenatori più accreditati (e capaci) del povero Chalmers è un dato di fatto assolutamente inconfutabile. E che la scelta del giovane Agnelli sia stata quanto mai bizzarra lo è altrettanto. Chissà, probabilmente il fatto che Chalmers fosse nato nello stesso paesino scozzese (Bellshill, a uno sputo da Glasgow) che diede i natali a Sir Matt Busby (per quei pochissimi che non lo sapessero è colui che portò il Manchester United di Best, Charlton e Law sul tetto d’Europa nel 1968) potrebbe aver mandato in confusione il povero Gianni.
Fatto sta che in quella stagione “la vecchia signora” si affidò a questo carneade per tentare di contrastare lo strapotere di quella che fu con ogni probabilità la squadra di Club più forte che si sia mai vista cimentarsi nel gioco del Foot-ball nel nostro Paese: il grande Torino di Valentino Mazzola, di Gabetto, Bacigalupo e Loik.
Come andò a finire è facile immaginarlo. Il Torino (colpito sul finire di quella stagione dalla tragedia di Superga) vinse comunque quel campionato. La Juventus si piazzò al 4° posto e Chalmers, oltreché a lasciare un ricordo indelebile in Boniperti e compagni per i suoi stravaganti metodi di allenamento (amava far allenare i suoi giocatori anche nei corridoi dei treni o nelle hall degli alberghi) entrò comunque nella storia della Juventus.
Non per meriti sportivi, tutt’altro. Ma come l’unico allenatore nella storia dei bianconeri ad aver giocato almeno due derbies “della Mole” ed essere riuscito a perderli entrambi! Un record.
E, come se non bastasse, nella stagione successiva la Juventus vinse lo Scudetto… con un allenatore inglese sulla panchina, Mr. Jesse Carver.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Fiat sponsorizzò il Torino..durante il campionato di guerra 1943 44
I giocatori del Torino lavorarono per la Fiat e furono esentati dal servizio militare al fronte