giovedì 23 maggio 2013

22.6.1952: SCUDETTO

DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO:
E nove! La Juve è ancora una volta Campione d’Italia, realizza una tappa storica: raggiunge a quota nove appunto quel Genoa che aveva accumulato tanta gloria e tanti titoli ai tempi eroici. Da questo momento nessuna squadra ha vinto più scudetti dei bianconeri, nessuna squadra ne vincerà più dei bianconeri nel futuro. Eppure le premesse di questo nuovo trionfo non erano state delle migliori, in estate ed in autunno.


In estate c’era stata una tournée un po’ troppo turbolenta nell’America del Sud, Brasile per la precisione, dove il divampante tifo locale non tollerava in quel Torneo dei campioni il successo dei bianconeri, che si erano permessi di sconfiggere subito il Palmeiras. Così un incontro con l’Austria Vienna, soltanto perché i giocatori della Juve avevano protestato vivacemente per un rigore contrario, finiva addirittura con un’invasione di campo e con Muccinelli e Viola, rei di essersi difesi, in prigione per una notte. In finale la Juve ci arrivò lo stesso, ma il fattore campo, l’arbitro ed il pubblico non le consentirono più di un eccellente secondo posto, date le circostanze, ancora contro il Palmeiras (una sconfitta per 1-0 ed un pareggio per 1-1 con rete chiaramente irregolare degli avversari, nel doppio incontro).
Dopo questa nube estiva, una nube autunnale: l’allenatore inglese Carver in un’intervista critica aspramente i dirigenti bianconeri, la loro mentalità che fa di ogni sconfitta una tragedia, suggerisce di cambiare totalmente la squadra licenziando i giocatori stranieri poco attaccati ai colori sociali. Ahi, potenza della stampa e delle parole poco soppesate! Sembra di leggere una storia dei giorni nostri. La Juve preferisce tagliar corto, e visto che si è creato un clima di tensione fra tecnico, giocatori e società prega Carver di andarsene.
Tornano a mettere insieme le fila i fedelissimi Combi e Bertolini, sempre pronti a dire “Obbedisco”, ma queste nubi sembrano difficili da diradare. Ed alla prima giornata di campionato se ne ha la controprova: la Spal di Ferrara, neopromossa dalla B, viene a pareggiare al Comunale, nella tana di quel lupo che l’anno prima ha segnato 103 reti.
Subito ci si ricorda che l’anno precedente il campionato della Juventus era cominciato con un pareggio con la Triestina e non era approdato poi al preventivato scudetto. Su “La Stampa” Paolo Bertoldi elenca le attenuanti dei bianconeri, che hanno segnato per primi, si sono visti annullare un goal di Muccinelli valido secondo tutte le apparenze; mancavano di Bertuccelli; hanno avuto Mari inutilizzato per metà gara; non è stato concesso loro un rigore evidente allorché Macchi ha falciato Præst a due metri dall’area di porta, ed infine la rete subita è stata la conseguenza di un mezzo infortunio di Parola. Aggiunge però Bertoldi: «Con tutto questo la Spal ha meritato il pareggio e la Juventus ha lasciato capire che avrà bisogno di molto lavoro».
Sta di fatto che i giornalisti sono perplessi, il pubblico al Comunale ha emesso con la sua passionalità già un affrettato giudizio fischiando sonoramente la sua squadra ed applaudendo invece i ferraresi, che a fine partita restano a lungo in campo a farsi fotografare per immortalare la storica impresa. Il mediano Nesti, che andrà nei due campionati successivi a fare doppietta di scudetti con l’Inter, continuava a ripetere negli spogliatoi prima della partita: «Chissà quanti goal prenderemo oggi; come faremo a giocare contro quei cannoni?»
Ed invece va a finire come si è detto, con tutte quelle scusanti per la Juve, alle quali va aggiunta la prestazione dell’eccellente portiere volante Bugatti, uno di cui la storia del campionato italiano parlerà molto. Scusanti ma tante perplessità, anche. Sui giornali del giorno seguente, insieme ai commenti e alle perplessità, si legge però una notizia che risulterà determinante per il futuro prossimo dei bianconeri: «Il dottor Giorgio Sarosi, famoso nazionale ungherese un tempo e poi allenatore in Italia del Bari e della Lucchese sarà il nuovo allenatore della Juventus. Egli subentrerà entro la corrente settimana a Combi e Bertolini, che data la situazione lasciata scoperta dal “caso Carver” avevano accettato per amore dei colori sociali di curare la squadra. La trattativa si è conclusa dopo una telefonata fra l’avvocato Agnelli e il dottor Sarosi, che attualmente si trova negli Stati Uniti. Il nuovo allenatore ha assicurato che farà il possibile per partire oggi stesso in aereo».
Così questa Juventus accompagnata da tanti timori, questa Juventus che per fortuna si è ben guardata dal seguire i consigli di Carver ed ha tenuto compatta la sua intelaiatura inserendovi deliziosi talenti come Corradi e Vivolo e grintosi lottatori come Ferrario, dalla domenica successiva alza la testa e come i cavalli di razza punti nell’orgoglio fa immediatamente il vuoto. Sette vittorie consecutive la lanciano in testa, ed alcune sono sonanti come uno storico 7-1 all’Atalanta.
Come un orologio di gran marca, la Juve avanza con precisione tale da annichilire gli avversari che pure si chiamano Inter e Milan, sono gli squadroni che l’anno precedente hanno fatto faville. I nuovi si mostrano assai preziosi per tenere in piedi l’impalcatura, Vivolo all’occorrenza copre tutti i moli dell’attacco, peccato solo che gli manchi un po’ di grinta, Ferrario sa sostituire egregiamente quel Parola che ogni tanto ha dei guai fisici, Corradi si inserisce quando è l’ora. E l’orologio di gran marca segna 30 punti alla fine del girone d’andata, ne fa segnare altri 30 al ritorno per un totale di 60, con il Milan a 7 lunghezze e l’Inter addirittura a 11. A metà campionato le due milanesi erano staccate di 4 punti, ma non sono state in grado di resistere, di tener dietro a questa compagine equilibrata e armoniosa.
All’inizio del ritorno la Juventus va a vendicarsi a Ferrara con un 3-0 di quella gran paura che la Spal le aveva fatto passare; ma il nono posto finale della matricola dimostrerà che quel giorno di settembre non era poi stata solo colpa dei bianconeri, cominciare in sordina.

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