DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO:
E nove! La Juve è ancora una volta Campione d’Italia,
realizza una tappa storica: raggiunge a quota nove appunto quel Genoa che aveva
accumulato tanta gloria e tanti titoli ai tempi eroici. Da questo momento
nessuna squadra ha vinto più scudetti dei bianconeri, nessuna squadra ne
vincerà più dei bianconeri nel futuro. Eppure le premesse di questo nuovo
trionfo non erano state delle migliori, in estate ed in autunno.
In estate c’era stata una tournée un po’ troppo turbolenta
nell’America del Sud, Brasile per la precisione, dove il divampante tifo locale
non tollerava in quel Torneo dei campioni il successo dei bianconeri, che si
erano permessi di sconfiggere subito il Palmeiras. Così un incontro con l’Austria
Vienna, soltanto perché i giocatori della Juve avevano protestato vivacemente
per un rigore contrario, finiva addirittura con un’invasione di campo e con
Muccinelli e Viola, rei di essersi difesi, in prigione per una notte. In finale
la Juve ci arrivò lo stesso, ma il fattore campo, l’arbitro ed il pubblico non
le consentirono più di un eccellente secondo posto, date le circostanze, ancora
contro il Palmeiras (una sconfitta per 1-0 ed un pareggio per 1-1 con rete
chiaramente irregolare degli avversari, nel doppio incontro).
Dopo questa nube estiva, una nube autunnale: l’allenatore
inglese Carver in un’intervista critica aspramente i dirigenti bianconeri, la
loro mentalità che fa di ogni sconfitta una tragedia, suggerisce di cambiare
totalmente la squadra licenziando i giocatori stranieri poco attaccati ai
colori sociali. Ahi, potenza della stampa e delle parole poco soppesate! Sembra
di leggere una storia dei giorni nostri. La Juve preferisce tagliar corto, e
visto che si è creato un clima di tensione fra tecnico, giocatori e società
prega Carver di andarsene.
Tornano a mettere insieme le fila i fedelissimi Combi e
Bertolini, sempre pronti a dire “Obbedisco”, ma queste nubi sembrano difficili
da diradare. Ed alla prima giornata di campionato se ne ha la controprova: la
Spal di Ferrara, neopromossa dalla B, viene a pareggiare al Comunale, nella
tana di quel lupo che l’anno prima ha segnato 103 reti.
Subito ci si ricorda che l’anno precedente il campionato
della Juventus era cominciato con un pareggio con la Triestina e non era
approdato poi al preventivato scudetto. Su “La Stampa” Paolo Bertoldi elenca le
attenuanti dei bianconeri, che hanno
segnato per primi, si sono visti annullare un goal di Muccinelli valido secondo
tutte le apparenze; mancavano di Bertuccelli; hanno avuto Mari inutilizzato per
metà gara; non è stato concesso loro un rigore evidente allorché Macchi ha
falciato Præst
a due metri dall’area di porta, ed infine la rete subita è stata la conseguenza
di un mezzo infortunio di Parola. Aggiunge però Bertoldi: «Con tutto questo la Spal ha
meritato il pareggio e la Juventus ha lasciato capire che avrà bisogno di molto
lavoro».
Sta di fatto che i giornalisti sono perplessi, il pubblico
al Comunale ha emesso con la sua passionalità già un affrettato giudizio
fischiando sonoramente la sua squadra ed applaudendo invece i ferraresi, che a
fine partita restano a lungo in campo a farsi fotografare per immortalare la
storica impresa. Il mediano Nesti, che andrà nei due campionati successivi a fare
doppietta di scudetti con l’Inter, continuava a ripetere negli spogliatoi prima
della partita: «Chissà quanti goal prenderemo oggi; come faremo a giocare
contro quei cannoni?»
Ed invece va a finire come si è detto, con tutte quelle
scusanti per la Juve, alle quali va aggiunta la prestazione dell’eccellente
portiere volante Bugatti, uno di cui la storia del campionato italiano parlerà
molto. Scusanti ma tante perplessità, anche. Sui giornali del giorno seguente,
insieme ai commenti e alle perplessità, si legge però una notizia che risulterà
determinante per il futuro prossimo dei bianconeri: «Il dottor Giorgio Sarosi,
famoso nazionale ungherese un tempo e poi allenatore in Italia del Bari e della
Lucchese sarà il nuovo allenatore della Juventus. Egli subentrerà entro la
corrente settimana a Combi e Bertolini, che data la situazione lasciata
scoperta dal “caso Carver” avevano accettato per amore dei colori sociali di
curare la squadra. La trattativa si è conclusa dopo una telefonata fra l’avvocato
Agnelli e il dottor Sarosi, che attualmente si trova negli Stati Uniti. Il
nuovo allenatore ha assicurato che farà il possibile per partire oggi stesso in
aereo».
Così questa Juventus accompagnata da tanti timori, questa
Juventus che per fortuna si è ben guardata dal seguire i consigli di Carver ed
ha tenuto compatta la sua intelaiatura inserendovi deliziosi talenti come
Corradi e Vivolo e grintosi lottatori come Ferrario, dalla domenica successiva
alza la testa e come i cavalli di razza punti nell’orgoglio fa immediatamente
il vuoto. Sette vittorie consecutive la lanciano in testa, ed alcune sono
sonanti come uno storico 7-1 all’Atalanta.
Come un orologio di gran marca, la Juve avanza con
precisione tale da annichilire gli avversari che pure si chiamano Inter e
Milan, sono gli squadroni che l’anno precedente hanno fatto faville. I nuovi si
mostrano assai preziosi per tenere in piedi l’impalcatura, Vivolo all’occorrenza
copre tutti i moli dell’attacco, peccato solo che gli manchi un po’ di grinta,
Ferrario sa sostituire egregiamente quel Parola che ogni tanto ha dei guai
fisici, Corradi si inserisce quando è l’ora. E l’orologio di gran marca segna
30 punti alla fine del girone d’andata, ne fa segnare altri 30 al ritorno per
un totale di 60, con il Milan a 7 lunghezze e l’Inter addirittura a 11. A metà
campionato le due milanesi erano staccate di 4 punti, ma non sono state in
grado di resistere, di tener dietro a questa compagine equilibrata e armoniosa.
All’inizio del ritorno la Juventus va a vendicarsi a Ferrara
con un 3-0 di quella gran paura che la Spal le aveva fatto passare; ma il nono
posto finale della matricola dimostrerà che quel giorno di settembre non era
poi stata solo colpa dei bianconeri, cominciare in sordina.
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