domenica 16 giugno 2013

20.5.1973: SCUDETTO


DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO:

Boniperti anno secondo, Boniperti secondo scudetto, che per la Juventus, in totale, significa 15! Ma se nella prima stagione di gestione presidenziale dell’abile Giampiero il titolo era arrivato difendendo con le unghie all’ultima giornata un punticino di vantaggio, questa volta per i deboli di cuore va ancora peggio: la Juve vince il campionato a tre minuti dalla fine del campionato! Raccontiamo dall’inizio un torneo che meriterebbe un libro a sé, tante sono le emozioni ed i colpi di scena che riserva ai tifosi.

Il 24 settembre, quando con il fiammante scudetto al petto i Campioni d’Italia si presentano in campo a Bologna, c’è un lungo applauso per un giovane che ha vinto il suo scudetto personale sconfiggendo la malattia, Roberto Bettega. La squadra è cambiata dall’A alla Z, se ci si consente la battuta; e cioè sono arrivati da Napoli Altafini e Zoff, un vecchio leone trentaquattrenne ed un portiere non più ragazzino (trent’anni) che però in bianconero prolungherà la sua giovinezza per oltre un decennio.
Boniperti ha già le idee molto chiare in testa. Oltre alla gloria nazionale vuoi affacciarsi da protagonista in quell’Europa che ha sempre respinto le ambizioni bianconere. Forse anche per questo, con i primi turni di Coppa dei Campioni superati soffrendo assai, la Juve perde un pochino di vista il campionato. Così, dopo il successo iniziale di Bologna, per 6 partite consecutive si attende invano una vittoria. C’è il derby perso Contro il Torino di Giagnoni e Pulici, c’è Carmignani, l’ex, andato a Napoli in cambio di Zoff, che para un rigore a Capello e compie la sua piccola vendetta.
Così, dopo 7 giornate, la Juve è staccata di 5 punti dalla Lazio. Davvero troppo. Ma la sospensione invernale della Coppa dei Campioni permette agli uomini di Vycpalek di concentrarsi meglio e 15 punti su 16 nelle ultime otto partite dell’andata consentono ai bianconeri di approdare a metà campionato in testa a quota 22 alla pari col Milan, un punto avanti abilità dei genoano Da Pozzo (746 minuti). Arriverà a 903’ la domenica successiva a San Siro, quando un rigore di Rivera metterà fine a quella serie eccezionale e forse ineguagliabile. Proprio a San Siro però Zoff perde l’imbattibilità e la Juve perde la sua sicurezza.
È primavera, torna la Coppa, torna il derby con quel Giagnoni dal colbacco che intimidisce un po’, un derby in cui Causio si fa espellere per un applauso sarcastico all’arbitro. Così, in coincidenza con la partita stracittadina (è la ventesima giornata) i bianconeri perdono la testa del torneo. Non franano, ma il loro passo sembra troppo insicuro per contrastare quel Milan che guidato da Schnellinger nelle retrovie e da Rivera avanti, col mantice Benetti a proteggerlo, sembra davvero imbattibile. Altafini non più ragazzino viene utilizzato a singhiozzo, fa sovente staffetta con Anastasi, Haller ha ormai un po’ troppa pancetta, Bettega sta risalendo ma non è ancora lui.
Quando a sei giornate dalla fine la Juve perde a Firenze, il distacco dal Milan sale a 5 punti. Soltanto i tifosi di fede più sicura covano ancora nel cuore qualche speranza. Ma in quest’annata profondamente legata a filo doppio colle sorti del torneo europeo la Juve elimina gli inglesi del Derby County e conquista per la prima volta nella sua storia la finale di Coppa dei Campioni. Il traguardo raggiunto sblocca definitivamente una formazione fino a quel momento un po’ incerta, che comincia l’impossibile rimonta.
Sette goal rifilati a Palermo e Vicenza (delicato questo secondo successo, con gli ospiti che erano andati in vantaggio 2-1) significano due punti riguadagnati sui rossoneri che improvvisamente danno segni di stanchezza. Un altro bel successo a Terni, dove però Spinosi si rompe un paio di costole, chiude il campionato e non potrà giocare la finale di Coppa; è comunque un altro punto sottratto al Milan, siamo a meno due. Attenzione però, c’è a spalla la Lazio, che a sua volta sta finendo alla grande. Alla terzultima, con questa Juve ormai abbonata al successo, il Torino dopo aver vinto due derby restituisce qualcosa, bloccando il Milan: un punto di distacco!
Alla penultima Milan, Juve e Lazio battono in casa rispettivamente Bologna, Inter e Verona: quando mancano 90 minuti alla fine i rossoneri hanno 44 punti, bianconeri e laziali 43. Già nel 1967 la Juve di Heriberto Herrera aveva operato un sorpasso da brivido all’ultima giornata sull’Inter, ma ora chi ci crede più? Il Milan di Rocco deve andare a giocare a Verona contro una squadra piuttosto modesta, la Juve è attesa a Roma, la Lazio a Napoli.
A metà settimana, il 16 maggio, il Milan va a vincere a Salonicco la Coppa delle Coppe contro il Leeds, rete di Chiarugi. Anche il successo internazionale potrebbe dare più euforia la domenica successiva ai rossoneri. Ed invece avviene tutto il contrario: la stanchezza di quell’incontro, la tensione, i misteri del calcio fanno autenticamente franare la squadra milanista a Verona, che prende uno, due, tre, cinque goal. Quando a inizio ripresa “Tutto il calcio minuto per minuto” si collega con i campi c’è la sensazionale notizia che il Milan sta crollando, ma a che serve? Anche la Juve sta perdendo a Roma, e la Lazio pareggia a Napoli.
Ma il leone Altafini con il suo nono goal stagionale mette di nuovo in corsa i suoi, riaffiora una timida speranza; e quando a tre minuti dal termine quel guerriero mai domo di Cuccureddu spara un tiraccio imprendibile per Ginulfi, la voce eccitata di Sandro Ciotti fa esplodere la gioia bianconera, mentre i tifosi del Milan mestamente arrotolano le bandiere sulle quali avevano già appuntato la stella per festeggiare il probabile decimo scudetto. Tre lunghi minuti, la Lazio potrebbe ancora vincere a Napoli ed arrivare allo spareggio. Macché, la Lazio anzi in extremis perde, nella frenesia di tentar tutto. Mai scudetto è stato vinto con una volata così pazzesca!
E pazienza se nella finale di Coppa l’Ajax respinge ancora le ambizioni bianconere, con un piccolo 1-0.

Nessun commento: