6 dicembre 1925 – Stadio Giovanni Zini
CREMONESE-JUVENTUS 0-0
Cremonese: Compiani; Ravani I, Ravani II; Puerari I, Cassanelli, Manfredi; Poli, Jeszmas, Bodini, Wilhelm, Tanzini. Allenatore: Paver.
Juventus: Combi; Rosetta, Ferrero; Viola, Barale I, Bigatto I; Munerati, Vojak I, Pastore, Hirzer, Torriani. Allenatore: Karoly.
DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO
Ed ecco, ventun anni più tardi, il secondo scudetto. La squadra, se non proprio rifatta, è stata ritoccata per metà. Uomini che hanno scritto belle pagine della storia bianconera, come Grabbi o Gianfardoni, sono ormai a mezzo servizio; arrivano Allemandi, terzino dalle ottime risorse, Torriani, un buon tornante, soprattutto l’ungherese Hirzer detto la Gazzella.
È una Juventus molto ungherese, che oltre alla gazzella conta su Viola e sull’allenatore Karoly. C’è poi un acquisto dell’ultima ora, Vojak, slavo di Pola che arriva dalla Lazio. Dopo aver patito una sconfitta salutare alla terza giornata, che fa comprendere come la concentrazione debba essere sempre massima, i bianconeri ingranano la quarta e staccano ben presto tutte le rivali. Giocano nel girone B della Lega Nord, conquistano il diritto a battersi per la finale addirittura con tre giornate d’anticipo, quando a metà maggio sconfiggono seccamente a Torino la concorrente diretta per la promozione, la Cremonese. Perderanno poi a Reggio Emilia, ma la mente è ormai concentrata sulla finale, sull’altro girone dove Bologna e Torino danno vita a una lotta serrata risolta a favore degli emiliani soltanto in extremis.
Siamo alle tanto attese finali, dunque. L’andata si disputa a Bologna l’11 luglio, con una gran folla che incita i rossoblu. In effetti si scatena la squadra di casa, si porta in vantaggio per 2-0, sembra irraggiungibile. Ma non ha fatto i conti con l’orgoglio bianconero e nella ripresa la velocità e la tecnica della Gazzella Hirzer fanno breccia due volte: è il pareggio. Hirzer è subissato di abbracci dai suoi, in effetti con le trentacinque reti messe a segno nel torneo sarà decisivo nella conquista di questo scudetto.
Partita di ritorno a Torino, campo di Corso Marsiglia, 25 luglio. Karoly, l’allenatore, ha qualche timore, esclude Pastore che pure è il secondo goleador bianconero (ventisette reti in totale, nell’anno) ma è anche un bel ragazzo e pensa a volte più alla carriera cinematografica (che infatti tenterà in seguito) che non al pallone. Così torna Rosetta all’attacco e non ne può sortire, dalle reciproche paure, che uno 0-0. Karoly si dispera, ha perso la grande occasione di chiudere il discorso con il fattore campo a favore, ora ci sarà la bella in campo neutro. Quest’uomo in passato così sereno è sofferente, abbattuto: quattro giorni più tardi la sua tragedia si compirà.
E la domenica, sul campo dell’Arena di Milano, la squadra gioca con rabbia e dolore anche e soprattutto per il suo allenatore. Proprio l’estroso e discontinuo Pastore segna la prima rete e Vojak metterà il sigillo a questa stagione dopo il pareggio di Schiavio. Quando i bianconeri tornano a Porta Susa c’è folla ad attenderli, c’è festa e amarezza insieme ricordando l’allenatore scomparso.
A.AYMONE-MARSAN, DA “LA STAMPA”
Onore a Cremona «ospitalissima», ha gridato nel suo hurrà la folla dei gitanti juventini quando, prima della partenza, l’on. Farinacci venne a portarle il saluto della città.
Ed è difatti con gioia che citiamo all’ordine del giorno questo pubblico di provincia, entusiasta per i suoi beniamini, ma sempre corretto, leale verso gli avversari: sportivo nel senso migliore della parola. In tanto peregrinare sui campi d’Italia mai ci occorse di trovare supporters più spassionati: non un grido incomposto turbò la magnifica battaglia.
Le squadre si piegarono docilmente alla ferrea disciplina di Pinasco. Furono degne dell’eletto ambiente. Si fece del football – chiaro, netto, velocissimo, ma del solo football – rara constatazione in sì ardenti contese. Tredici corners, otto contro la Cremonese, cinque contro la Juventus, dicono quale uragano si sia abbattuto sulle estreme difese.
La Juventus, indiscussa dominatrice nel primo tempo, svolse nel secondo le più pericolose azioni: due volte affidò al piede di Pastore la conclusione di perfette azioni in linea, ma due volte il pallone non fu calciato verso quell’unico spiraglio che poteva permettergli di segnare. La vittoria non sorride a chi le fa le beffe, così Pastore lasciò un punto a Cremona.
I grigio-rossi, evidentemente smarriti, furono per oltre mezz’ora inferiori alla loro fama di fronte alla classe e all’irresistibile tecnica dogli avversari. Poi salirono alle più felici altezze sul finire del primo tempo e prevalsero ancora, accanitissimi, per metà della ripresa, sfoggiando una tecnica di ottima fattura. Cassanelli si rivelò allora il loro migliore atleta, Tanzini brillò di viva luce. Non facciamo nomi di juventini. Titolari e riserve, tutti si buttarono generosamente nella battaglia, dalla quale, parve invece astrarsi Pastore, lento, assente, quasi ruota, arrugginita d’un magnifico ingranaggio.
Lotta palpitante, cavalleresca. Gli atleti in campo hanno fatto della magnifica propaganda per il nostro sport.
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