sabato 8 settembre 2012

BARI - JUVENTUS

Il torneo antecedente al Campionato del Mondo 1998, che si giocherà in Francia, comincia il 31 agosto 1997, chiudendo un’estate caratterizzata dal clamoroso trasferimento del brasiliano Ronaldo dal Barcellona all’Inter. L’arrivo a Milano del Fenomeno scatena un incredibile entusiasmo nel popolo nerazzurro e la compagine di Massimo Moratti diventa la squadra favorita a combattere la leadership della pluridecorata Juventus.

L’Inter, sulle ali dell’entusiasmo, parte alla grande, totalizzando quattro vittorie nelle prime quattro gare conquistando la testa della classifica. La squadra di Gigi Simoni rimane in vetta per molte domeniche consecutive, controllando a vista le dirette inseguitrici, in particolare la Juventus ed il Parma.
Prima della sosta natalizia, la sconfitta dei nerazzurri ad Udine, propone i friulani di Alberto Zaccheroni come possibili outsider nella corsa al titolo, grazie anche ai goal del tedesco Oliver Bierhoff, che diventerà il capocannoniere del torneo con 27 realizzazioni. Il 4 gennaio 1998 c’è lo scontro diretto a San Siro, fra la Juventus e l’Inter. Vincono i nerazzurri, grazie ad una rete di Djorkaeff, ma la compagine bianconera gioca una grande partita, recriminando anche su un netto rigore a favore non concesso dall’arbitro, per fallo di Taribo West su Pippo Inzaghi.
La squadra di Simoni, però, non riesce a gestire il discreto vantaggio accumulato; la clamorosa sconfitta interna contro il neopromosso Bari ed il risicato pareggio di Empoli rilanciano la Juventus che, il 25 gennaio, si laurea Campione d’Inverno.
All’inizio del girone di ritorno la Juventus allunga ancora, resistendo anche dal grande ritorno della Lazio di Sven-Göran Eriksson. I biancocelesti, battendo l’Inter all’Olimpico (il 22 febbraio), raggiungono il secondo posto, a soli quattro punti dalla Juventus. L’inesperta Lazio regge fino al 5 aprile, quando la Juventus sbanca l’Olimpico grazie ad una rete del solito Inzaghi.
L’Inter, che nel frattempo ha approfittato di una serie di poco entusiasmanti pareggi della capolista, si presenta allo scontro diretto di Torino del 26 aprile 1997, quartultima di campionato, con un solo punto di svantaggio sui bianconeri. La gara è decisa da un bellissimo goal di Alessandro Del Piero nel primo tempo e dalla contestata scelta dell’arbitro Ceccarini, che sorvola su un contrasto in area fra Ronaldo e Iuliano, a metà ripresa. La squadra di Marcello Lippi, battendo il Bologna per 3-2, il 10 maggio 1997, conquista il venticinquesimo scudetto della sua storia.
Il Milan, allenato nuovamente da Fabio Capello, prosegue la crisi totalizzando solamente un punto in più della stagione precedente. Classificandosi decimo, non riesce ad entrare in Europa per la seconda stagione consecutiva, dopo aver perso anche la finale di Coppa Italia contro la Lazio.
Retrocedono in serie B il Brescia (neopromosso) e l’Atalanta, insieme al Lecce (altra neopromossa) e ad un Napoli alla deriva: i partenopei chiudono all’ultimo posto un campionato in cui conquistano solamente 14 punti. Gli azzurri lasciano la Serie A a trentatre anni di distanza dall’ultima retrocessione e dopo aver cambiato ben quattro tecnici nel corso del campionato (prima Mutti, poi Mazzone, poi Galeone e infine Montefusco).
Si salvano il neopromosso Empoli, il Piacenza ed un Vicenza in calo rispetto all’anno precedente ma impegnato, nel corso del torneo, dal sorprendente cammino in Coppa delle Coppe, dove raggiunge la semifinale, persa contro il Chelsea di Gianluca Vialli e Gianfranco Zola.

Il 19 ottobre 1997 la Juventus si presenta a Bari. La partita non ha storia: la squadra bianconera si impone per 5-0, mettendo in mostra un grandissimo Zinedine Zidane, che realizza un goal da antologia.
Agli ordini dell’arbitro Ceccarini, si schierano le seguenti formazioni:
BARI: Mancini; Garzya, Sala (dal 46’ Ventola), Neqrouz, Manighetti (dal 46’ Bressan) e De Rosa; Volpi, Ingesson e Giorgietti; Masinga (dal 59’ Ripa) e Zambrotta.
A disposizione: Gentili, Sordo, Sassarini e De Ascentis.
Allenatore: Fascetti.
JUVENTUS: Peruzzi; Montero, Birindelli, Pessotto (dal 50’ Dimas 6) ed Iuliano; Di Livio, Conte (dall’87’ Pecchia), Deschamps e Zidane; Inzaghi (dal 69’ Amoruso) e Del Piero.
A disposizione: Rampulla, Fonseca, Torricelli ed Aronica.
Allenatore: Lippi

I commenti dei giornali dell’epoca:

“IL TIRRENO”:
Un prologo doveroso: la Juve passa largamente a Bari, resta dunque nell’orbita del fenomeno Inter, ma sul piano del gioco i problemi della Juve, almeno in parte, restano tutti. Così come restano molte riserve su alcune decisioni del direttore di gara Ceccarini.
È bene cominciare, questa volta, dalla fine del primo tempo. O meglio dei tre minuti di recupero. La Juventus (poco fluida sino a quel punto la manovra bianconera) tenta un affondo non troppo convinto dalla fascia di destra. Del Piero batte a rete in diagonale, la palla viene deviata leggermente da Ingesson (buona la sua prova) e termina la corsa in fondo al sacco. Si va al riposo, quindi, con la Juve in vantaggio. Risultato giusto? Forse no, tenuto conto di quel che sino a quel momento è successo in campo, con il Bari molto bravo a punzecchiare di rimessa e la Juventus compassata e non troppo incisiva.
Il via del Bari ha lasciato ben sperare i cinquantamila del San Nicola. Gioco veloce e spigliato, squadra ottimamente assemblata dal solito lucidissimo Fascetti. Nei primi sette minuti anzi, è stato il Bari ha reclamare qualche cosa dal bilancio della partita. Ingesson, di testa, (2’) ha impegnato a terra Peruzzi e, cinque minuti dopo, Masinga ben lanciato si è presentato solo soletto dalle parti di Peruzzi, ma ha pasticciato ed ha perso l’attimo buono per colpire a rete. Nuovamente in evidenza Peruzzi (15’) quando di piede ha salvato la porta dopo un incauto retropassaggio di un difensore.
E la Juventus? In ombra Inzaghi e Del Piero, la manovra bianconera è stata condotta da Zidane e Di Livio. Inzaghi si è messo in evidenza solo per una girata alta e da favorevole posizione ma nulla di più o di meglio. Ed, infatti, nella ripresa Lippi lo sostituirà con Amoruso.
Il secondo tempo è aperto ancora col Bari deciso a riequilibrare i conti. Infatti, Fascetti ha fatto entrare il baby-bomber Ventola. I pugliesi hanno graffiato e la Juventus ha giocato per difendere soltanto il prezioso vantaggio. Ma ecco, la svolta della ripresa. Neqrouz, lo stopper marocchino del Bari, si è fatto ammonire da Ceccarini per una spinta ai danni di Inzaghi, forse bravo nell’ingigantire l’accaduto. Un minuto dopo lo stesso Neqrouz ha commesso un fallo da tergo su Di Livio: giusto nella seconda occasione il cartellino giallo che si è assommato al precedente e quindi il tutto fa rosso. Tutto più facile, quindi nella Juventus, in vantaggio e superiorità numerica.
Da quel momento la partita non ha avuto più storia, anche perché Zidane è riuscito con un eurogoal a portare a due le reti juventine. Il Bari ha trovato il modo di protestare nei confronti Ceccarini per un intervento di Montero su Ventola, forse meritevole del cartellino rosso. Il doppio svantaggio, ovviamente, ha mandato il morale del Bari sotto i tacchi, mentre la Juventus ha trovato in contropiede delle vere e proprie autostrade in cui proiettarsi. E così il finale per il Bari è stato un vero e proprio calvario.
Sospinta dai suoi tifosi, la Juventus ha affondato a suo piacimento ed ha trovato prima il terzo goal (39’) con Zidane (sicuramente il migliore dei suoi), Del Piero (44’), cresciuto solo nella ripresa dopo un primo tempo in sordina, ed un minuto dopo, la sfortuna si è abbattuta di nuovo sui pugliesi sotto forma di un autogol: è stato Garzya ha battere involontariamente Mancini ed a suggellare il clamoroso 0-5.
Indubbiamente la squadra di Lippi è stata avvantaggiata dal goal in chiusura di primo tempo, una rete per la verità piuttosto casuale.


“REPUBBLICA”:
La Juve continua a correre verso sé stessa, forse tra poco si raggiunge. Anche se resta meno grande del suo risultato, una vittoria in trasferta che mancava da maggio, un 5-0 come uno scatolone che contiene di tutto: le due autoreti del Bari, l’ingiusta espulsione di Neqrouz, la cristallina doppietta di Zidane, il contropiede fluido di Del Piero. Più ricco il punteggio della partita, che per metà è sembrata addirittura in equilibrio: fino a quando Ingesson non ha deciso di arpionare un innocuo assist di Del Piero toccato corto da Mancini e di spedire la palla nella propria porta.
L’ipotesi di confronto tra l’organizzazione bianconera ed il marasma pugliese è scomparsa al 12’ della ripresa, quando Neqrouz (già assurdamente ammonito) ha fatto saltare in aria Di Livio, nonché la partita del Bari. Fuori il marocchino (il suo nome, Rashid, significa altruista: la Juve è d’accordo) ecco che i Campioni d’Italia hanno sfondato il muro di cartapesta. Ci sono riusciti grazie alla bellezza geometrica dei palloni toccati, scaraventati, carezzati da Zinedine Zidane. Che fino a quel momento aveva mostrato la consistenza di una mozzarella scaduta. Poi gli è scattata la magia, così ha cominciato a schiaffeggiare la gara.
Il 2-0 è una stangata sotto la traversa, il 3-0 un sinistro al volo di scientifica precisione. Il Bari ha ceduto di schianto e la Juventus l’ha finito con crudeltà: contropiede di Del Piero al 43’, poi un’altra corsa del fantasista con cross al centro ed ecco la seconda autorete, stavolta di Garzya. Entrambe provocate dal numero dieci, capace di segnare pure di sponda telepatica. Forse i baresi avrebbero dovuto partecipare al raduno nazionale degli sfigati d’Italia, tenutosi a Carignano (Torino) lo scorso venerdì 17. Gli avrebbero consegnato la tessera di legno che non da diritto a nulla e sfonda le tasche.
Eppure non è tutta sfortuna. La sconfitta si spiega parzialmente con la sindrome di Paperino, molto di più con la totale assenza di idee, a parte quella di seguire ad ombra l’avversario. Calcio vecchio ed Juve seminuova, almeno nell’intenzione di cercarsi. L’obbiettivo era Ronaldo, bisognava tenerlo vicino e non lasciarlo fuggire dopo la vittoria di Napoli: missione compiuta, anche se il poco gioco (produttivo) dei bianconeri somiglia parecchio a quello dei nerazzurri. Si vede che in testa alla classifica (solo due punti separano Inter ed Juve) si può restare anche così.
Senza Ferrara, ancora malato, i bianconeri hanno recuperato Inzaghi che, tuttavia, ha giocato da convalescente cronico, col termometro sotto l’ascella e la sciarpina attorno al collo. A scoppio ritardato il risveglio di Zidane, però fantastico. Ed il francese è anche un’ottima spalla comica quando il guardalinee gli leva il pallone da sotto il piede, mentre Zinedine sta calciando un corner. Esilarante.
Intanto, migliora Del Piero, sempre bene Conte e Deschamps, attenta la difesa nonostante i soliti, inutili raptus di Montero che stavolta riesce ad infortunarsi prendendo a gomitate Ventola. L’uruguaiano (distorsione al ginocchio) è in dubbio per Kosice, così come Pessotto (contusione al costato) e Amoruso (distorsione alla caviglia). Ed in Slovacchia mancheranno pure gli squalificati Ferrara e Deschamps. Considerando che Tacchinardi sarà sottoposto oggi ad una gastroscopia, la tessera di legno degli sfigati potrebbero regalarla pure a Lippi.

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