domenica 5 giugno 2016

Massimiliano NOTARI


Bisognerebbe vestirli i suoi panni per capire bene – sostiene Andrea Aloi sul “Guerin Sportivo” dell’11-17 dicembre 2001 –. Leggere in controluce l’allegria un filo nervosa, gli auto-attestati di spirito pratico e distinguerci i segni di una frenata secca. Righe scure sulla strada che sembrava dritta invece piega in curva. Massimiliano Notari nel ‘93-94 era schizzato a ventuno anni dal Saronno in Interregionale alla Juventus, un anno dopo Torricelli della Caratese. Stesse lande, Moreno di Erba, lui di Como, stessa scommessa della grande Casa sul perfetto difensore venuto dal nulla. Chi sa mai, quel metro e novanta.
Bilancio: sei presenze da libero, cinque partite intere e un subentro, non schegge, perché Trapattoni non ha mai fatto gentili cadeaux. Oggi che gli anni sono ventinove, gioca nella Guanzatese, girone B dei Dilettanti, praticamente a casa, per colpa – anche – di un ginocchio destro rimasto in panne. E cause, effetti, righe scure precipitano in parole piombate. «Alla fine del campionato con la Juve mi hanno mandato in prestito all’Acireale in B. Era cambiata la società, come amministratore delegato era venuto Giraudo ed essendo io uomo di Trapattoni e Boniperti non rientravo nei piani di Moggi. Avessero puntato su di me, mi avrebbero dato a una società di B che puntava a salire in A: è diverso giocare per non retrocedere e giocare per vincere. Se sei un giocatore tecnico, in una squadra di qualità ti metti più in mostra. A ogni modo il ‘94-95 con Silipo, che ci metteva a zona, è stato un gran campionato, nonostante la retrocessione in C1. I dirigenti erano contentissimi e mi avevano sponsorizzato per l’Avellino, appena promosso in B».
Dal Delle Alpi al “Tupparello” di Acireale. Se si deve, si fa. Notari passa a uomo nella Pistoiese ‘95-96, con Campolo e Pergolizzi, in panchina Clagluna e poi Vitali. Retrocesso di nuovo, ma i segni della frenata risalgono a qualche mese prima. «Alla 22ª mi sono infortunato in casa, contro il Perugia. Io mi ricordo una brutta entrata, l’assicurazione dice che il ginocchio si è rovinato non per un trauma, ma per usura.  Intanto si era gonfiato. Dalle visite risultò un buchino nel condilo-femorale, poco alla volta si creò un baffetto nel menisco. Avevo un altro anno di contratto con la Juve e ci tornai. Non riuscivo a guarire. Per fortuna ho incrociato Aldo Esposito, l’attuale fisioterapista della Juve, che mi ha seguito tanto, e soprattutto Roberto Morosi, fisioterapista del Milan. Ci sono stati momenti che veniva con me in piscina tutte le mattine. Quando stai fermo un anno intero ti fai delle ragioni, però se cominci a ventiquattro anni coi guai è sicuro che vengono fuori problemi psicologici».
Qui cominci e non vedi la fine, Massimiliano: «Visto che non miglioravo sono andato per i cavoli miei dal professor Martens, in Olanda, quello di Van Basten. Mi ha operato e rimesso in sesto, nel ‘97-98 quattordici partite con la Triestina in C2 le ho giocate. Così. Dalle stelle alle stalle in un minuto. Un conto è un presidente umano, che crede in te e ha voglia di aspettare, altrimenti non ti cagano più. Mi ha aiutato tanto avere una famiglia salda, papà Fulvio e mamma Lella. Il calcio è questo. Mio fratello Mattia, che ha ventidue anni e gioca in C2 a Novara, a inizio stagione doveva essere il vice- capitano e l’hanno lasciato fuori due mesi. Adesso va forte».
Cosa manca fra Triestina e Guanzatese? «Con la Triestina mi sono lasciato male, mi rinnovavano il contratto solo se salivano in C1. Per altri sei mesi non ho fatto niente, avevo richieste dal Sud e le ho lasciate perdere. Poi mi sono preso due o tre rivincite. Nel gennaio del ‘99 mi ha preso l’Alzano e siamo saliti dalla C1 alla B, eravamo un bellissimo gruppo, col centravanti Ferrari, con Madonna. E cacchio, stavo talmente bene che non ho curato abbastanza la parte muscolare, saltavo senza starci attento. Un altro anno fermo. La stagione passata ero alla Guanzatese, ho vinto il campionato d’Eccellenza e quest’anno sono nei Dilettanti. Eravamo partiti per salvarci, siamo davanti».
Il ruzzolo all’incontrario si è fermato. Notari è ragioniere, con la partita doppia non va a nozze, ma il dare e l’avere gli vengono facili. «Guadagno bene, come un direttore di banca o giù di lì e sono uno dei pochi. In proporzione a quello che avrei potuto prendere in B sono cifre irrisorie. Diciamo che ho fatto risparmiare quattro o cinque miliardi al calcio italiano».
Oratorio, settore giovanile del Como percorso per intero dagli undici ai diciotto anni, una stagione con l’Oggiono in Promozione e due a Saronno nei Dilettanti. La partenza era stata decisa, il decollo normale, l’occasione favolosa. «Da bambino stavo a centrocampo, poi mi sono trovato arretrato di qualche metro, difendere mi è sempre piaciuto. Già non avevo problemi perché mio padre ha uno studio di disegni per tessuti, in più a Saronno guadagnavo due milioni al mese».
Difensore fisico coi piedi buoni, da piazzare al centro. Discreto di testa, non veloce, ma con senso della posizione: un regista del reparto arretrato da tenere d’occhio. «Mi seguivano squadre di C, quell’anno pescarono Vanoli dal Corsico, Maltagliati dalla Solbiatese, c’era stata la storia di Torricelli e il suo procuratore era venuto a vedermi. Ero conveniente, in Interregionale il parametro massimo è molto inferiore a quello di C e al termine della stagione provai dieci giorni a Torino con Trapattoni. Pensavo mi girassero in prestito: mi portarono in ritiro. Sono belle sensazioni. Lontane ma belle. Io poi, juventino dalla nascita. Te ne accorgi dopo, quando sei lì non riesci a essere lucido, ti sembra una cosa irreale».
Insieme a Notari, classe ‘72, la Juve del ‘93-94 mette alla prova altri difensori giovani, il libero Francesco Baldini, prelevato dalla Lucchese, e il terzino- mediano Gianluca Francesconi, chiamato dalla Reggiana. Destino in azione: Francesco in tutta la stagione subentrerà tre volte, Gianluca giocherà una partita ed entrerà a lavori in corso in tre occasioni. Massimiliano tra la l4ª e la 21ª si farà cinque match pieni. Eppure dei tre la meteora sarà lui. «Trapattoni adoperava il libero e in quel ruolo non puoi subentrare, o giochi dall’inizio o non giochi. Ero la riserva di Julio Cesar e di Carrera. Ha rischiato la prima volta e, visto che andava, ha continuato a rischiare».
Contro Napoli, Piacenza, Roma, Samp e Foggia un gol soltanto al passivo: score per nulla sorprendente con una Juventus farcita di ottima crema, da Conte a Dino e Robi Baggio, da Kohler a Di Livio, Vialli, Marocchi, comunque pestare la cacchina in A è un attimo. Massimiliano la sfanga. «Si ricordi pure Andrea Fortunato, uno dei miei migliori amici, avevamo fatto la trafila insieme nelle giovanili del Como. Era bello stare dentro quella cosa, non vedevo l’ora di andare agli allenamenti. Da giovani, un anno con questi campioni ne vale cinque in situazioni diverse. Osservando, lavorandoci insieme, riesci a carpire segreti che nessun altro ti può insegnare. Come curare l’avversario, che distanza tenere. Möller, ad esempio, potevi solo anticiparlo, se ti puntava era un casino. E Baggio che batte le punizioni, indescrivibile. Del Piero, che faceva vedere di che stoffa era fatto. Uno nasce fuoriclasse».
L’ultima scena bianconera è un secondo posto dietro al Milan, masticato con disagio da una Juve senza scudetto dall’86. Si cambia, via Trap per Lippi eccetera. «Se una grossa società ti fomenta l’interesse attorno, vengono dieci osservatori a vederti. È normale, non si può puntare su tutti, ci vuole fortuna e qualcuno che ti segnali. Poi quando firmi un contratto importante ti devono dare a una squadra che possa pagarti».
Notari non è un ragazzo col portafogli vuoto, la sua è ostinazione profumata di stizza: «Ho le cause in corso per i soldi delle mie assicurazioni. Dicono che per il ginocchio si tratta di usura. E no, è un trauma. Da un miliardo vogliono darmi cinquanta milioni. Ma come? Potevo farmi dieci anni di B da trecento-seicento milioni l’anno e invece sono stato disoccupato tre anni e gioco in Interregionale. Ha presente Torbidoni, ex terzino della Roma? Ha smesso a ventuno anni e ha vinto la causa: aveva problemi di cartilagine e gli hanno riconosciuto il trauma. Sta aspettando l’appello, intanto fa il barista a Roma a un milione e quattro al mese. Aspetto anch’io. Un giorno sì e un giorno no chiamo il mio avvocato».
Impressione: Massimiliano si aggrappa al motivo finanziario con una certa rabbia perché è l’unico risarcimento che il calcio può ancora dargli. E lo sente. «La gente si chiede: Notari sarà buono o no? Sto bene, sto bene, tengo pompata la gamba, coi muscoli a posto. Le ambizioni sono tramontate a livello di B e anche di C, e dire che il calcio di oggi è meno qualitativo sul piano tecnico e per me sarebbe un vantaggio. Ma in C il posto manca, puntano sui giovani. Spero di giocare fino a trentacinque-trentasei anni. Se venisse fuori qualcosa di economicamente importante qui in zona Como, ci starei».
A Pistoia Notari aveva aperto un punto internet, si era buttato in Borsa ed era andata bene: «Ho rischiato denaro mio, non ho la stoffa del broker, serve un bel pelo sullo stomaco».
Ora si è lanciato con un amico in un’altra avventura: «Ho investito in una discoteca qui a Como, l’Extreme. È la classica città provinciale, un po’ di movimento ci vuole. In prima fila rimane il calcio. Ho fatto l’allenatore in campo, nel futuro chi lo sa».
In un’istantanea (mai nome fu più adatto) dell’anno juventino, Massimiliano corre coi capelli biondi appiccicati alla fronte dal sudore. È da solo sul “quadro” a sfondo verde. «Nei momenti difficili ho avuto vicino mio padre, mia madre e Daniela. Era la mia fidanzata ma è finito tutto, per colpa mia. Quando hai il chiodo fisso del calcio diventi egoista, pensi solo a quello. Io non riuscivo più a dormire».

1 commento:

Christian ha detto...

devo dire che questo giocatore proprio non lo ricordo...