sabato 12 dicembre 2020

Pierluigi GABETTO

 

ENZO SASSO, “HURRÀ JUVENTUS” DEL LUGLIO 1967
«Sono stato per alcuni anni nella squadra ragazzi della Juve. Perché? Non lo so. Certo è strano che proprio io, figlio di Gabetto, abbia iniziato la carriera di calciatore con la maglia bianconera».
In realtà è strano, ma non troppo a pensarci bene. Pierluigi è un giovane di venticinque anni, simpatico e gentile. Come calciatore è stato sino a oggi poco fortunato. Non è un campione ma è un centravanti di spicco, un attaccante deciso, altruista, sempre attento. L’allenatore Mazzetti ad esempio dice che Gabetto è stato tra gli artefici principali della promozione del Perugia in serie B. L’interessato, quando gli riferimmo le parole del tecnico si strinse nelle spalle. «Non mi lamento – ci confidò parlando con molta sincerità – anche se, forse, con un po’ di fortuna sarei arrivato a traguardi più ambiziosi. Gioco al calcio perché mi piace, non certo perché mi chiamo Gabetto. Comunque non ho mai trascurato gli studi. Ci tengo a prendere la laurea».
Gli chiediamo della Juventus e di come gli capitò di arrivare nelle minori bianconere.
«Ripeto – rispose – che non lo ricordo. Quando mio padre morì avevo appena sette anni. Fu un grave colpo, questo non l’ho dimenticato. Andai in Collegio a Santelice e lì cominciai a giocare. Me la cavavo bene sul campetto del Collegio, mi piaceva segnare, ero fiero della maglia con dietro il numero 9, la stessa che indossava mio padre. Poi venni preso dalla Juventus. Non lo nego, ero tifoso del Torino ma il poter militare in una così grande società era per me un onore. Feci il mio dovere. La Juve aveva in formazione formidabili campioni, delle minori si occupava Parola. Ce la misi tutta per non deludere».
Perché non andò nei ragazzi del Torino?
«Vorrei saperlo pure io. Certo è destino che noi che portiamo il nome dei giocatori del «grande» Torino, abbiamo indossato tutti maglie diverse. Così i fratelli Mazzola, così Maroso, così Ossola anche se, per la verità, solo io e i due Mazzola siamo figli di Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetto».
Cosa ricorda della Juve?
«Ebbi occasione di giocare insieme a Leoncini e Bercellino. Leo era fortissimo, Bercellino già allora era una roccia. Ero convinto che avrebbero sfondato».
Sperò di far carriera nella stessa Juventus?
«Ci speravo ma non mi facevo illusioni. Nell’estate del 1962 mi chiese l’Imperia. Avevo vent’anni, studiavo e mi spiaceva di dover lasciare Torino, mia madre, mio fratello. Comunque il trasferimento mi dava l’opportunità di continuare nella carriera di calciatore e accettai. Alla Juve furono gentili con me e lasciai con rimpianto la società bianconera anche se, nell’intimo, sono sempre stato tifoso del Toro. A Imperia mi andò bene. Riuscii a segnare quindici gol. Tutto sommato pensai che valeva la pena continuare».
La modestia di Gabetto junior è esemplare. Da Imperia passò ad Arezzo, poi a Cesena dove rimase due campionati. Finalmente nell’estate del 1966 Mazzetti lo portò a Perugia. È uno studente modello e questo certo ha contribuito a frenare la sua carriera di calciatore. Frequenta il terzo anno della Facoltà di Scienze Politiche ed è in regola con gli esami. Vuol fare il diplomatico, è una aspirazione che ha sempre coltivato, sin da quando aveva dieci anni. 
«Proprio perché a Perugia c’è una magnifica Università – aggiunse Gabetto – sono felice di giocare nel Perugia. E poi l’ambiente è ideale, il pubblico cordialissimo. Non potevo sperare di meglio».
La promozione del Perugia in B ha accresciuto l’entusiasmo di una folla che nel tifo è pittoresca e scatenata. E non solo tifo per il Perugia ma anche per la Juventus, la squadra che in tutta l’Umbria continua ad avere un seguito clamoroso, come Gabetto e il segretario Enzo Rossi ci confermano.
«Il fatto che Pierluigi – dice Rossi – abbia giocato nei ragazzi della Juve aumenta la simpatia che i tifosi perugini hanno per lui».


1 commento:

Anonimo ha detto...

Secondo me non è tanto strano che Pierluigi Gabetto abbia iniziato la carriera di calciatore proprio nella Juventus. Suo papà, il leggendario Guglielmo Gabetto, iniziò alla Juventus nel 1934 e ci rimase fino al 1941, vincendo uno Scudetto e una Coppa Italia, segnando più di 100 reti. Anche nella Juventus ha scritto la sua parte di Storia il grande Gabetto.
Ciro