giovedì 3 dicembre 2020

Andreas ISAKSSON

 

GIORGIO PAGLIANO, “HURRÀ JUVENTUS” DEL LUGLIO 1999
Andreas Isaksson, il ragazzo che non finisce mai. Quando lo hanno fotografato al Vecchio Comunale è bastata una minima inclinazione della Nikon per farlo apparire alto come una porta e lui, subito dopo aver posato, ha pure scherzato sui suoi tantissimi centimetri: «Sono alto 1 metro e 97, esattamente come Van der Sar. Ma io non ho ancora diciotto anni e il medico della mia squadra in Svezia mi ha detto che ho ancora qualche margine di crescita. Punto così ai due metri».
E così batterà Edwin. «In centimetri può darsi, ma prima di avvicinarlo come campione ho l’idea che debba passare parecchio tempo. Lui, infatti, è formidabile. In TV mi ha spesso impressionato. Acchiappa sempre tutto...».
E lei cosa acchiappa oltre a un contratto con la Juventus? «Già il fatto di essere stato scelto dalla squadra più conosciuta al mondo è un fatto che mi onora tantissimo. Adesso devo lavorare tanto, correggere alcuni difetti, osservare bene i miei compagni di ruolo per carpire loro qualche segreto. Avrò la possibilità di giocare nella squadra dei giovani e se poi ci fosse bisogno di me per la prima squadra cercherò sempre di farmi trovare prontissimo».
Ecco dunque un ragazzo con la volontà di ferro, vagamente mascherata da un’autentica faccia d’angelo, un’espressione del viso molto simpatica che lo farà diventare, non ci sono dubbi, l’idolo dei ragazzi della nuova frontiera bianconera. Andreas infatti è giovanissimo e ha mezzi fisici straordinari. Ha due mani, per esempio, che gliene basta una sola per bloccare il pallone. Chi lo conosce meglio per averlo visto giocare in Svezia sostiene che ha una tecnica di base molto raffinata e ha, soprattutto, un carattere che gli permette di occupare un ruolo così impegnativo con tantissima freddezza.
Ma qual è la sua Svezia? La sua carta d’identità dice che è nato nel Sud, a Trelleborg, una città di mare che si affaccia sulla Danimarca ed è molto vicina, una ventina di chilometri, alla più importante Malmoe. Anche la sua Svezia calcistica ha origini qui, perché il neo juventino ha cominciato a giocare nel Trelleborgs e, iniziando dai pulcini o come diavolo si chiamano gli adolescenti-calciatori da quelle parti, è riuscito in un lampo a scalare tutte le posizioni dell’organico della società. Al punto che nella stagione appena conclusa ha giocato ben 11 partite da titolare nella prima squadra (sesta in classifica) ed è stato prescelto per difendere la porta della Under 21 della Nazionale gialloblu. Un grande inizio, insomma. Tutto il resto lo potrà ottenere con gli anni nella Juventus. Lavorando, imparando da Rampulla e Van der Sar e, magari, superando i... due metri. Se ci riuscisse, diventerebbe di certo il gigante dalla statura record del calcio italiano.
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Il gigante svedese, purtroppo per lui, non avrà mai l’onere e l’onore di vestire la maglia numero 1 bianconera. Avrà l’unica soddisfazione di sedere in panchina nel match inaugurale del campionato ’99-2000 contro la Reggina. Poi un lungo girovagare per il mondo che lo porterà a vestire la maglia della propria nazionale con successo.

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