LORIS MARZOCCHI, “HURRÀ JUVENTUS” LUGLIO 1995
Enrico è l’alter ego di Grabbi. Se Ciccio è tecnica e istrionismo, Fantini è il prototipo dell’attaccante-atleta che fa della sua fisicità un’arma dirompente. Scattante e velocissimo, in progressione diventa un autentico “babau” soprattutto se riesce a buttarsi negli spazi che le diverse situazioni di gioco creano. La sua storia di giovane calciatore ha una chiave di pendolarità tra Cuneo e Torino. Alla Juventus è arrivato sette anni fa quando, appena dodicenne, fu pescato nei “baby” del Beinette e portato agli ordini di Maggiora nella squadra Giovanissimi. Era poco di più di un bimbo, fragile nel corpo e naturalmente nello spirito. Fu una stagione in cui non convinse troppo i tecnici bianconeri e il suo ritorno a casa fu una conseguenza quasi inevitabile. Ma dentro al ragazzino che stava crescendo, stava lievitando piano piano, il giocatore di calcio.
In tre stagioni al Cuneo, Fantini ha fatto progressi da gigante in ogni senso. Intanto il piccolo ragazzino che sgambettava nei Giovanissimi è diventato un giovanotto che denuncia oggi un’altezza di 184 centimetri intorno alla quale ha costruito un vero fisico da Marine. Non solo. Con il suo gioco di attaccante di razza, la sua mobilità di punta irrefrenabile, ha sviluppato doti tali da rendersi appetibile a diverse società. Quando era in “zona parcheggio” a Cuneo, gli si era fatto sotto anche il Milan che a lungo aveva insistito per portarlo a Milanello. Ma sulle piste del bomber era già tornata anche la Juventus con l’allora Direttore Sportivo delle giovanili Roncarolo. Toccò però a Furino l’opera di convincimento conclusiva. Un incontro a casa Fantini, presenti i genitori Pietro e Maddalena e il ritorno al Combi era cosa fatta. Con una clausola ben precisa: il ragazzo avrebbe fatto il pendolare, niente pensione con il resto dei giovanotti della Primavera e della Berretti. Più importante era la garanzia del focolare domestico, anche a discapito di grandi sacrifici e di ore a tremolare sul treno. Una scelta di principio non completamente condivisa dalla società che lo avrebbe voluto costantemente nel gruppo, ma che finora ha dato riscontri positivi.
Basta guardarlo negli occhi. Fantini è l’immagine della serenità giovanile, di colui che guarda avanti con fiducia senza mai cercare l’illusione-rifugio nel gioco-lavoro che in questo momento sta svolgendo (con grande profitto e serietà). Intanto si è messo le spalle al sicuro arrivando a conseguire il diploma di perito elettronico perché «se non va bene con il calcio, almeno ho un pezzo di carta su cui puntare». Parole sagge, di un ragazzo maturo dal sorriso quasi automatico, disarmante.
La vita gli ha insegnato a difendersi anche dalle critiche e a proteggere il proprio operato con legittima fermezza. Dai periodi non troppo brillanti ne è sempre uscito bene e alla fine ha sempre avuto ragione lui. La recente conquista della storica Coppa Italia porta a caratteri d’oro la sua firma. Nella doppia finale con il Bari è stato implacabile prima dal dischetto, nel match di andata al Combi, e poi in contropiede nello stadio mondiale di Bari. Due goal che, da soli, valgono una stagione tra l’altro già carica di soddisfazioni. L’anno scorso tra Berretti e Primavera raccolse un bottino di quindici reti; quest’anno, a tempo pieno con Cuccureddu, è già arrivato a dodici (compreso un goal all’Indonesia dal valore solamente statistico) e ci sono ancora da affrontare le fasi finali dei play-off.
In Fantini credono in molti, anche Lippi che lo ha più volte convocato in prima squadra e gli ha regalato uno spezzone di partita contro la Roma all’Olimpico. Un esordio in Serie A di venti minuti che ha dato modo di constatare di che pasta dura è fatto il ragazzo. Nel frattempo ha pure giocato nella Nazionale Under 19 di Giannini mettendo a segno un goal contro la Grecia.
La sua vita da pendolare proseguirà anche nella prossima stagione con il servizio militare (partenza a giugno destinazione Avellino). Nei suoi sogni c’è il Mondiale Militare che si svolgerà a Roma in settembre. Per ora non è tra i convocati ma è tra quelli in preallarme. La maglia azzurra con le stellette, magari in coppia con Del Piero sarebbe il massimo. Per il Settore Giovanile un motivo di orgoglio in più, per Fantini da Beinette una bella storia da raccontare in famiglia. Per ora l’elettronica può attendere.
La storia bianconera di Fantini sarà molto breve: lo spezzone di partita contro la Roma resterà l’unica presenza di Enrico nella Juventus. Nella stessa estate del 1995, infatti, sarà ceduto alla Cremonese.
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