lunedì 27 agosto 2012

Felice PICCOLO


«Non torno a casa da Natale – racconta a Stefano Scacchi sul “Guerin Sportivo del 1-7 aprile 2003 – ormai i miei genitori, per sapere qualcosa di me, devono comprare il giornale». Scherza Felice Piccolo, diciannove anni, difensore della Lucchese (CIA), al suo primo anno da professionista dopo cinque stagioni nelle giovanili della Juventus: «Ma è meglio così, vuol dire che le cose stanno andando bene». A impedirgli di ritornare nella sua Pomigliano d’Arco, sono i continui impegni di una stagione dai mille colori: il rossonero della Lucchese si è alternato infatti al bianconero della Primavera juventina, dove ha fatto ritorno nel vittorioso Torneo di Viareggio, e all’azzurro della nazionale Under 20, con la quale è impegnato nel finora entusiasmante cammino del “Quattro Nazioni”. «Ci sono periodi in cui lo vedo davvero poco, me lo portano via anche per tre o quattro giorni – si lamenta Osvaldo Jaconi, allenatore della formazione toscana – sta facendo gli straordinari, temo che questi ritmi, alla lunga, possano sfiancarlo. E per noi è il momento decisivo della stagione».
Ma il diretto interessato, forte anche di un fisico da corazziere (1,87x83), attenua le preoccupazioni del suo tecnico: «Ho bisogno di giocare tanto per rendere meglio». E i tabellini dell’ultima parte del campionato, sembrano dare ragione alla teoria del difensore campano, impegnato a preparare la maturità scientifica. La Lucchese cerca disperatamente di evitare lo spettro dei playout e il contributo che Piccolo sta dando è tutt’altro che trascurabile: il 9 marzo, a Varese, ha segnato con un colpo di testa il gol-vittoria; la settimana dopo, ha propiziato una delle due autoreti degli avversari nel 3-l casalingo sul Cittadella. «Se la sta cavando bene – dice Jaconi. – in carriera ho visto tanti giovani al primo anno da professionisti, quando si è messi davanti alle prime vere responsabilità. E lui sta dimostrando di aver assorbito con naturalezza il salto».
 «Sì, siamo contenti di come è riuscito a calarsi in una realtà non facile come quella di Lucca» aggiunge Pietro Leonardi, responsabile del settore giovanile della Juventus. Proprio dopo un lungo confronto con Leonardi, Piccolo ha deciso di tentare l’avventura nel calcio dei grandi: «Sono stato io a chiedere di andare via alla fine della scorsa stagione, perché avevo voglia di farmi le ossa in un campionato più impegnativo».
Avrebbe potuto sistemarsi in Serie B con il Verona, nell’ambito dell’affare che doveva portare Mutu a Torino, poi il rumeno è andato a Parma e Piccolo, cercato anche dal Padova di Frosio, ha preso la strada di Lucca. Anche se dopo la vittoria del “Viareggio” Gasperini ha dichiarato che l’avrebbe tenuto volentieri un altro anno in Primavera: «Gasperini – chiarisce Leonardi – era convinto che Piccolo, se fosse rimasto, avrebbe trovato spazio in prima squadra, come è successo a Paro. Ma io credo che per lui sia stato meglio così, anche perché il ragazzo era già al quarto anno di Primavera».
A spianargli la strada nella Lucchese, qualche infortunio tra i difensori e l’idea di Jaconi di trasformarlo sulla fascia destra in terzino di spinta: «Felice aveva sempre giocato come centrale, sia a quattro che a tre – spiega l’ex allenatore del Livorno – ma un giovane, per migliorare, deve sapersi adattare anche in altre posizioni».
Specie quando la concorrenza è agguerrita. E in difesa la Lucchese può contare su giovani promesse quali Souleymane Diamoutene, diciannovenne nazionale del Mali, laterale destro prelevato dal Pisa, e Andrea Masiello, classe 1986, centrale cresciuto nel vivaio di casa («Ha fisico e personalità – commenta Jaconi – riuscirebbe a dormire anche se il giorno dopo dovesse affrontare il Milan...»). In avanti, invece, si stanno facendo largo Simone Masini (1984) e Cristian Romanelli (1985).
Dormire sugli allori, però, non è rischio che può correre chi fa dell’umiltà uno dei propri punti di forza: «È la prima cosa che ho imparato allenandomi con la prima squadra della Juventus» racconta Felice, che vanta undici minuti in Coppa Italia contro la Sampdoria e una panchina in Champions League a Glasgow contro il Celtic. Talmente umile da vergognarsi a dire che Nesta è il suo idolo: il nome del milanista esce solo alla terza riproposizione della domanda, come se bastasse quella risposta per passare da presuntuosi. Eppure la scalata di Piccolo offrirebbe più di un motivo per montarsi la testa. Quanti aspiranti calciatori rimarrebbero con i piedi per terra se, a nemmeno quindici anni, scoprissero che Milan e Juventus stanno facendo a spallate per acquistare il loro cartellino? Quanti non si illuderebbero, se vivessero le stesse emozioni che Felice ha provato il 18 gennaio 1998? Raccontiamo. Da tre mesi Felice era a Granarolo Faentino, in Romagna, dove una società satellite del Bologna lo aveva rilevato dalla Scuola Calcio Pomigliano, la squadra dove ha iniziato a giocare quando aveva sei anni: «Vivevo insieme a dodici ragazzi, tutti di Napoli, e mi alzavo alle sei di mattina per andare a scuola in treno» ricorda.
Dopo poche settimane, arriva la partita che cambia il destino della giovane promessa campana. Il Granarolo gioca contro la Primavera del Ravenna, Felice fa un partitone: in tribuna c’è Sacchi che, a fine gara, scende negli spogliatoi per fargli i complimenti con una tenera carezza. Ma c’è soprattutto Tiberio Cavalleri, procuratore di tanti difensori importanti come Panucci, Negro e Favalli, che decide di aggregare Piccolo alla sua scuderia, portandolo subito a Torino per un provino di tre giorni. Gli osservatori della Juventus rimangono colpiti, ma intanto si fa sotto anche Franco Baresi: a Granarolo arriva una telefonata da via Turati... E siamo al 18 gennaio 1998. Felice ha le valigie pronte, nell’appartamento tra Cotignola e Lugo di Romagna sono arrivati anche papà Domenico e mamma Santa. Il ragazzo crede di andare a fare una scampagnata di qualche giorno, i genitori invece sono convinti di puntare verso Milano per firmare il contratto con la società rossonera. All’improvviso, una telefonata cambia i programmi: l’ha spuntata la Juventus (pare per diretto interessamento di Luciano Moggi), per cui la famiglia Piccolo si dirige a Bologna, dove quella domenica sono di scena i bianconeri. Felice, completamente frastornato, si ritrova a tavola con il preparatore atletico della Juve, Gian Piero Ventrone, e l’allora responsabile del settore giovanile bianconero, Sergio Secco. Quando si alza dalla sedia, è a tutti gli effetti un giocatore della Juventus e dopo pochi mesi conquista lo scudetto Giovanissimi.
È anche l’inizio della carriera azzurra. In cinque anni ha saltato una sola convocazione per squalifica, vestendo la fascia di capitano dall’Under 15 all’Under 19. Rosario Rampanti è il CT di cui ha conservato il ricordo migliore («Con lui c’era un bellissimo rapporto»), così come un posto speciale nella sua memoria avrà per sempre il compianto Niccolò Galli («Tre giorni prima che se ne andasse abbiamo giocato insieme in Nazionale, fianco a fianco al centro della difesa»). Tre i gol messi a segno con la maglia dell’Italia e anche in Primavera ha lasciato il segno tra i marcatori: «Possiede un ottimo stacco di testa e un buon destro dalla distanza» spiega Jaconi. E Leonardi aggiunge: «Ha una struttura fisica imponente, una tecnica decisamente superiore alla media per essere un difensore, esce bene palla al piede, calcia in modo potente e pulito. In campo è bello da vedere».
Con simili premesse, il ritorno a Torino potrebbe avvenire in tempi assai brevi: «Dipende da lui – replica Leonardi – se riuscirà a concretizzare le sue potenzialità, ha un futuro ad altissimo livello. Ma è probabile che debba salire di categoria in maniera graduale. Comunque è ancora prematuro per parlare del suo futuro».
La Juve potrebbe decidere di parcheggiarlo in B (Messina, Ternana, Napoli) o in una A di seconda fascia (Bologna, Modena, Empoli). Dopodiché, al termine della stagione 2003-04, un napoletano doc libererà un posto al centro della difesa bianconera. E a quel punto potrebbe toccare a un altro campano recitare la parte del nuovo Ciro Ferrara.

DAVIDE LAZZERINI, DA TUTTOJUVE.COM DEL GIUGNO 2011
Molto spesso i confini italiani vengono varcati per cercare fortuna, per migliori opportunità professionali, per una nuova dimensione di vita. Affascinante e coinvolgente. In pratica quello che è successo all’ex bianconero Felice Piccolo, difensore arcigno e possente. Cresciuto calcisticamente nel Rapid Pomigliano, squadra della sua città natale, è acquistato dalla Juventus nel 1998. Completa tutte le trafili nelle giovanili bianconere, fino al debutto in prima squadra nel 2001-02. L’anno seguente è ceduto in prestito alla Lucchese, in Serie C1, dove disputa ventiquattro partite realizzando una rete.
Nel 2003 sale di categoria. Il Como lo rileva in prestito e lui disputa un’annata importante, condita da trentacinque gettoni. Il salto in serie A si ha ora da fare. Nel 2004-05 la Reggina lo rileva in comproprietà ma la stagione è avara di soddisfazioni. Solo otto presenze in campionato e due in Coppa Italia. Ancora Serie A, l’anno successivo. La Juventus lo cede in prestito alla Lazio ma Piccolo scende in campo solo in due occasioni.
Nel 2006, complice Calciopoli, la Juventus ne rileva la comproprietà dalla Reggina e il difensore entra a far parte in pianta stabile della rosa bianconera per il campionato di Serie B 2006-07. Si ritaglia un discreto spazio, scendendo in campo in sette occasioni. Nel 2007 l’Empoli lo acquista in comproprietà e l’anno seguente ne riscatta il cartellino. In due stagioni in Toscana scende in campo quarantadue volte e diviene un elemento cardine della retroguardia empolese. Nel 2009 il Chievo lo acquista in prestito dalla società toscana ma nel mercato di gennaio Piccolo decide di seguire Mandorlini al Cluj, in Romania. Nel 2010, per una cifra vicina al milione di euro, il Cluj lo riscatta definitivamente.

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