DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO:
Come i purosangue che qualche volta s’impigriscono ma sanno
reagire con prontezza alle sollecitazioni, la Juve riprende con gli interessi,
dominando campionato e Coppa Italia, la sua supremazia sul calcio italiano.
Nell’agosto il presidente Umberto Agnelli ha accettato anche di condurre la
Federcalcio e la squadra meglio non potrebbe fargli onore. A dare le
sollecitazioni giuste al purosangue è tornato un’altra volta dall’Argentina il
simpatico Cesarini con le sue idee geniali, anche se prudentemente,
conoscendone il carattere molto estroso, la società gli ha affiancato come
braccio destro Carletto Parola, il classico centromediano di dieci anni
prima.
Sivori, con Cesarini in panchina, si sente decisamente a suo
agio, libera tutta la genialità del suo repertorio, gioca il suo campionato più
bello. Una serie di tunnel, di finte, di reti che fanno impazzire i tifosi;
alla fine del torneo è capocannoniere con 28 goal, che assommati ai 23 del
sempre utilissimo Charles danno un totale di 51. Proprio come due anni prima,
nel primo torneo vittorioso della strana coppia, per amalgamare la quale
continua ad essere fondamentale il contributo di capitan Boniperti.
I bianconeri partono bene, subito alla prima giornata si
dimostra azzeccato l’acquisto di Cervato, difensore dalla staffilata che non
perdona, pronto a difendere ed altrettanto pronto a segnare su rigore o punizione.
A fine anno saranno 6 le reti di questo veneto che aveva conquistato quattro
anni prima lo scudetto con la Fiorentina, poi per un malanno ad un piede
sembrava ormai perso per il grande calcio. Ma la fiducia che la Juve gli
concede sarà ben ripagata. Bianconeri subito in testa dunque, con una sarabanda
di goal. Pensate che bisogna andare alla decima giornata per vedere
quell’attacco segnare non più di un goal in una partita, e bisogna andare alla
diciannovesima per registrare il suo primo 0-0, contro l’Atalanta.
C’è un momento soltanto di incertezza, quando all’ottava
giornata i bianconeri vanno a giocare a Bologna: 13 punti la capolista, 11 i
rossoblu che con la loro giovane squadra dei Fogli e dei Pivatelli riescono a
battere i giganti. Parità in testa, il momento è delicato. Ma è proprio un
momento, la Juve riparte ed il Bologna si ferma subito, dalla nona a fine
campionato nessuno affiancherà più i lanciatissimi uomini di Cesarini.
A fine andata 28 punti contro i 24 del Milan ”catenacciaro”
di Viani, che invano cerca di difendere lo scudetto; poi 23 punti l’Inter, 22
la Fiorentina. Il successo matematico arriva con grande anticipo, quando a metà
maggio i bianconeri ricevono il Milan al Comunale: lo battono, è il passaggio
delle consegne, a quel punto ci sono otto punti di margine sulla seconda, le
ultime tre giornate diventano una bella e trionfale passeggiata.
Tante erano state le giornate trionfali, in cui quel magico
attacco aveva espresso tutto il suo repertorio e la parola travolgente veniva
usata senza parsimonia nei titoli dei giornali. Ad esempio un 7-0
all’Alessandria il 18 ottobre, «con la squadra grigia travolta dal rullo
compressore bianconero», scrive Ettore Berra, «ed inesistente all’attacco,
fatta eccezione per alcuni momenti in cui l’attenzione si è concentrata sul
giovane centravanti Rivera per la facilità e l’intelligenza di palleggio dimostrata».
Rivera quel giorno impegna molto Mattrel, autore di un paio
di prodezze. Ma dopo la sconfitta di Bologna alla quale abbiamo accennato,
Cesarini comincia a preferirgli Vavassori, ed andrà alternando i due fino alla
fine, prediligendo però il secondo.
Il periodo migliore dei bianconeri va da dicembre a
febbraio, con otto successi consecutivi e 25 goal all’attivo, fra i quali sei
alla Spal e cinque al Padova. Curioso, questo incontro. I patavini erano stati
salvati dalla nebbia quando perdevano al Comunale per 4-2, ma nella
ripetizione feriale non potevano evitare un’ancor più pesante goleada. I
mediani Emoli e Colombo, il classico terzino Sarti acquistato dal Padova anni
prima e prestato poi alla Sampdoria, gli arcigni Garzena e Castano possono pur
distrarsi qualche volta, con quell’attacco che si ritrovano.
Così lo scudetto
numero 11 arriva in carrozza!
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