giovedì 6 giugno 2013

5.6.1960: SCUDETTO

DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO:
Come i purosangue che qualche volta s’impigriscono ma sanno reagire con prontezza alle sollecitazioni, la Juve riprende con gli interessi, dominando campionato e Coppa Italia, la sua supremazia sul calcio italiano. Nell’agosto il presidente Umberto Agnelli ha accettato anche di condurre la Federcalcio e la squadra meglio non potrebbe fargli onore. A dare le sollecitazioni giuste al purosangue è tornato un’altra volta dall’Argentina il simpatico Cesarini con le sue idee geniali, anche se prudentemente, conoscendone il carattere molto estroso, la società gli ha affiancato come braccio destro Carletto Parola, il classico centromediano di dieci anni prima.


Sivori, con Cesarini in panchina, si sente decisamente a suo agio, libera tutta la genialità del suo repertorio, gioca il suo campionato più bello. Una serie di tunnel, di finte, di reti che fanno impazzire i tifosi; alla fine del torneo è capocannoniere con 28 goal, che assommati ai 23 del sempre utilissimo Charles danno un totale di 51. Proprio come due anni prima, nel primo torneo vittorioso della strana coppia, per amalgamare la quale continua ad essere fondamentale il contributo di capitan Boniperti.
I bianconeri partono bene, subito alla prima giornata si dimostra azzeccato l’acquisto di Cervato, difensore dalla staffilata che non perdona, pronto a difendere ed altrettanto pronto a segnare su rigore o punizione. A fine anno saranno 6 le reti di questo veneto che aveva conquistato quattro anni prima lo scudetto con la Fiorentina, poi per un malanno ad un piede sembrava ormai perso per il grande calcio. Ma la fiducia che la Juve gli concede sarà ben ripagata. Bianconeri subito in testa dunque, con una sarabanda di goal. Pensate che bisogna andare alla decima giornata per vedere quell’attacco segnare non più di un goal in una partita, e bisogna andare alla diciannovesima per registrare il suo primo 0-0, contro l’Atalanta.
C’è un momento soltanto di incertezza, quando all’ottava giornata i bianconeri vanno a giocare a Bologna: 13 punti la capolista, 11 i rossoblu che con la loro giovane squadra dei Fogli e dei Pivatelli riescono a battere i giganti. Parità in testa, il momento è delicato. Ma è proprio un momento, la Juve riparte ed il Bologna si ferma subito, dalla nona a fine campionato nessuno affiancherà più i lanciatissimi uomini di Cesarini.
A fine andata 28 punti contro i 24 del Milan ”catenacciaro” di Viani, che invano cerca di difendere lo scudetto; poi 23 punti l’Inter, 22 la Fiorentina. Il successo matematico arriva con grande anticipo, quando a metà maggio i bianconeri ricevono il Milan al Comunale: lo battono, è il passaggio delle consegne, a quel punto ci sono otto punti di margine sulla seconda, le ultime tre giornate diventano una bella e trionfale passeggiata.
Tante erano state le giornate trionfali, in cui quel magico attacco aveva espresso tutto il suo repertorio e la parola travolgente veniva usata senza parsimonia nei titoli dei giornali. Ad esempio un 7-0 all’Alessandria il 18 ottobre, «con la squadra grigia travolta dal rullo compressore bianconero», scrive Ettore Berra, «ed inesistente all’attacco, fatta eccezione per alcuni momenti in cui l’attenzione si è concentrata sul giovane centravanti Rivera per la facilità e l’intelligenza di palleggio dimostrata».
Rivera quel giorno impegna molto Mattrel, autore di un paio di prodezze. Ma dopo la sconfitta di Bologna alla quale abbiamo accennato, Cesarini comincia a preferirgli Vavassori, ed andrà alternando i due fino alla fine, prediligendo però il secondo.
Il periodo migliore dei bianconeri va da dicembre a febbraio, con otto successi consecutivi e 25 goal all’attivo, fra i quali sei alla Spal e cinque al Padova. Curioso, questo incontro. I patavini erano stati salvati dalla nebbia quando perdevano al Comunale per 4-2, ma nella ripetizione feriale non potevano evitare un’ancor più pesante goleada. I mediani Emoli e Colombo, il classico terzino Sarti acquistato dal Padova anni prima e prestato poi alla Sampdoria, gli arcigni Garzena e Castano possono pur distrarsi qualche volta, con quell’attacco che si ritrovano.
Così lo scudetto numero 11 arriva in carrozza!


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