giovedì 11 luglio 2013

JUVENTUS - NOVARA

25 dicembre 1927 – Campo di Corso Marsiglia
JuventusUVENTUS: Combi; Patti e Rosetta; Barale II, Volta e Bigatto; Munerati, Vojak, Bonivento, Cevenini III e Barisone. Allenatore: Viola.
Novara: De Giovanni; Rabaglio e Bonenti; Pestarini, Roggia e D’Aquino; Grabbi, Testa, Gianelli, Crotti e Rosina.
Arbitro: Osti di Ferrara.
Marcatori: Munerati al 15’ e al 75’, Rosina al 20’, Bonivento al 33’, Gianelli al 49’ e al 69’, Vojak al 78’.

Estate 1927: la compagine bianconera perde il suo cannoniere, il funambolico Hirzer, a causa delle leggi fasciste e cerca di rimpiazzarlo con un uomo altrettanto estroso, Zizì Cevenini III, grandissimo giocatore considerato sul viale del tramonto, avendo già compiuto trentadue anni. Invece, Zizì dimostrerà di essere ancora in piena forma e risulterà il miglior marcatore juventino, con una dozzina di reti all’attivo. La Juventus chiude il girone di qualificazione al secondo posto (alle spalle del Bologna) mentre si classifica terza (alla pari con l’Alessandria) in quello finale. Il titolo andrà ai “cugini” granata, forti del formidabile trio offensivo composto da Baloncieri, Libonatti e Rossetti.


VITTORIO POZZO, “LA STAMPA”
Nel volgere di novanta minuti, la Juventus ha avuto nelle mani e si è lasciata sfuggire due volte consecutive il successo, si è trovata viso a viso con la sconfitta, ha riportato ancora una volta la situazione alla pari e si è assicurata definitivamente la vittoria. Partita vivace e movimentata quindi, come da punteggio. La Juventus aveva modificata in misura notevole la struttura della sua squadra. Volta era ritornato al centro della seconda linea, Barisone aveva spodestato Marucco all’ala sinistra, e Vojak aveva ripreso il suo antico posto mezz’ala destra.
La Juventus dominò nel primo quarto d’ora. In dieci minuti il palo e l’indecisione degli attaccanti già avevano fatto mancare un paio di facili occasioni ai torinesi. Al 15° minuto, Munerati ricevuta la palla a seguito di una bella avanzata al centro, penetrava rapido nell’area di rigore, e di colpo, mentre ognuno si attendeva un passaggio, sparava forte nell’angolo sinistro basso della porta novarese. Il tiro batteva nettamente De Giovanni che non aveva tempo che ad accennare a un gesto di sorpresa. Uno a zero per la Juventus. Cinque o sei minuti più tardi Grabbi riusciva ad avere la migliore in un lungo e ostinato duello con Bigatto, e centrava proprio dalla linea di fondo. Due, tre, quattro difensori juventini fallivano il rimando o non riuscivano ad allontanare la minaccia: a decidere la cosa e a mettere d’accordo tutti interveniva energicamente l’ala sinistra novarese Rosina che con un tiro a pochi passi infilava la rete di Combi. Equilibrio ristabilito: uno a uno. Al 33° minuto la Juventus riprendeva il perduto vantaggio. Un’avanzata in profondità veniva condotta isolatamente da Cevenini e Bonivento. Il primo lanciava il secondo con lungo passaggio in profondità in mezzo ai terzini. Giunto sul limite dell’area di rigore Bonivento spediva il pallone sulla porta novarese con una forte e precisa puntata. De Giovanni, impantanato, tardava a muoversi e la palla penetrava nella rete, proprio alla confluenza dei due pali sulla destra del portiere. Due a uno in favore della Juventus.
Quattro minuti della ripresa non erano passati, che già il Novara aveva pareggiato. Un bel attacco a trama larghissima degli ospiti, vedeva servire la palla con un lungo passaggio trasversale a Rosina. Nello scatto per mettersi in azione e intercettare, Barale scivolava e cadeva. L’ala sinistra novarese aveva così campo di eseguire con relativa calma, un magnifico centro, che veniva ripreso da Gianelli, a sua volta lasciato completamente libero da Patti. Combi veniva battuto senza mercé dal tiro scaraventatogli da pochi passi. Pari nuovamente: due a due. Una ventina di minuti durante i quali i bianconero si accaniscono, si esauriscono in un giuoco stretto e minuto che non conduce assolutamente a nessun risultato pratico, e poi il Novara segna ancora. È Rosetta che questa volta scivola e manca un rimando lasciando completamente scoperto tutto un fianco della difesa. Gianelli fila via a tutta velocità e giunto nell’area di rigore batte Combi con un forte tiro dall’alto in basso. Tre a due in favore del Novara.
Scossa dallo smacco, la Juventus reagisce finalmente e si decide questa volta a ricorrere al giuoco largo. E poi Munerati, dopo un lungo periodo di inoperosità, riceve lavoro. E i risultati non tardano a farsi sentire. A un quarto d’ora dal termine, i bianconero fruiscono di un calcio d’angolo sulla sinistra. Sul tiro, tre difensori novaresi hanno un attimo di indecisione. Mentre l’uno intralcia confusamente l’opera dell’altro, Barale piomba su di essi e tira decisamente in porta. La palla colpisce il palo laterale e rimbalza in giuoco, dove Munerati, rimasto tutto solo davanti alla porta, non ha alcuna difficoltà a spedirla nella rete. De Giovanni, al momento in cui il punto fu segnato, ancora non s’era rialzato dal tuffo in cui s’era gettato a seguito del tiro di Barale. Ancora una volta le due squadre vengono a trovarsi alla pari: tre a tre. L’equilibrio della situazione dura poco però. Ché sullo slancio stesso con cui la Juventus aveva ripreso il terreno perduto, essa ritorna in vantaggio. Qualche minuto dopo il terzo punto, infatti, Cevenini serve un bel pallone lungo in avanti, verso il centro. Vojak segue l’azione, si intrufola fra i terzini, e in piena corsa spara basso nell’angolo destro della porta novarese. De Giovanni è lento nel gettarsi in tuffo e la palla sfiorando il palo va a finire nella rete. Quattro a tre per la Juventus. Qualche minuto di gioco disordinato, con la Juventus che ha rinforzato la difesa a mezzo di Vojak, e l’arbitro fischia la fine.
Questa è la storia dei sette punti che costellarono la partita. La quale vide un primo tempo molto migliore della ripresa dal punto di vista della tecnica. Il terreno della Juventus si presentava ieri nelle stesse condizioni in cui era quello del Torino otto giorni or sono. Gelato sul fondo e viscido alla superficie. I ventidue giuocatori si trovarono quindi uniti nella lotta contro le difficoltà straordinarie che il campo di giuoco creava. Come risultato, si assistette a una serie impressionante di capitomboli e di errori. Rosetta stesso, che s’è creato una fama speciale per la facilità con cui egli sa adattarsi ai terreni più difficili, fu posto ieri in imbarazzo; quando la partita giungeva al suo ultimo minuto, nemmeno da parte sua il problema di stare in equilibrio in corsa aveva trovato una soluzione positiva.
La riesumazione di Volta nella posizione di maggior responsabilità di tutta la squadra, non può essere considerata come un successo. Il comportamento dell’ex casalese fu quanto di più incerto e indefinibile si possa immaginare. Volta manca di personalità. La bella energia di cui egli dava prova nelle file del Casale, è scomparsa. Il suo modo di affrontare l’avversario denota l’uomo che non è sicuro di se stesso. I suoi passaggi agli avanti son imprecisi. Le sue idee, per inscenare un attacco sono molto povere. E la squadra soffre di questa mancanza di una mente direttiva proprio nel suo punto più vitale. Nel primo tempo l’attacco funzionò conseguentemente un po’ come un settore isolato, cercandosi il pallone, iniziando le azioni e portandole a compimento tutto da solo. Nel secondo, viceversa, esso giuocò in ombra per lungo tempo. Per circa mezz’ora il giuoco, per principale iniziativa di Cevenini, venne tenuto sulla sinistra, senza che Munerati, l’uomo che pareva meglio disposto di tutta la linea, ricevesse lavoro. Non fu che al momento in cui il Novara segnò il suo terzo punto, che si volle ricorrere al giuoco poggiato sulle ali a base di lunghi e improvvisi traversoni in avanti. E il giuoco largo era ieri il solo che le condizioni del campo consigliassero e permettessero. Per necessità di cose i terzini, e in genere coloro che avevano mansioni difensive, doveva trovarsi in difficoltà su un fondo di terreno così infido. Lo scattare, il fermarsi di colpo, il girarsi prontamente su se stessi, erano compiti tutt’altro che facili. Farsi un alleato di queste condizioni occorreva, ricorrendo a quella larga distribuzione del giuoco e a quelle imperiose avanzate che proprio costringessero i terzini a fare quello che essi avevano difficoltà di fare. Questo comprese nel secondo tempo l’attacco del Novara: e difatti le due veloci incursioni che portarono al secondo e al terzo punto degli ospiti, trovarono la via spianta da due errori della difesa torinese.
Questo avrebbe dovuto comprendere pure l’attacco della Juventus, che già usufruiva del vantaggio di trovarsi di fronte due terzini energici nell’intervento e sicuri sulla palla, ma non troppo felici come scelta di posizione. L’attacco della Juventus dispone, nella formazione di ieri, di eccellenti mezzi. È la distribuzione del giuoco, è la coordinazione delle azioni quella che fa in un certo qual modo difetto. Munerati parve l’uomo della Juventus più a punto di tutta la squadra. Barale, Vojak, Bonivento e Bigatto lavorarono con costanza e continuità per tutti i novanta minuti. Per il Novara, Roggia come centro di seconda linea e i due uomini dell’ala destra dell’attacco, Grabbi e Testa si comportarono in modo egregio. Malgrado la mancanza di trams, un pubblico numeroso assisteva all’incontro. Presenti erano fra altri i giuocatori del Paris Université Club che disputeranno oggi a Torino un incontro di propaganda per la diffusione del giuoco del rugby.

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