DA “LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO:
Terza doppietta della Juve di Boniperti, come nel 1972 e nel 1973, come nel 1977 e nel 1978: questo scudetto accende la seconda stella nel firmamento bianconero, sulle maglie a strisce viene appuntato il simbolo incancellabile di 20 successi conquistati in ottantadue anni di storia. È destino però che questa Juve “bonipertiana” per arrivare prima al traguardo debba pedalare come una forsennata fino all’ultimo. Un anno prima la volata con la Roma di Liedholm, questa volta un testa a testa spasmodico con la Fiorentina di De Sisti che si è rinforzata con gente torinese, il gladiatore bianconero Cuccureddu e due tradizionali avversari della Juve in maglia granata, Pecci e Graziani.
Così in un solo colpo i bianconeri escono dalla Coppa, dove continua il sortilegio nel torneo al quale Boniperti tiene tanto, e perdono dopo sette giornate il classico Bobby-gol, che si era adattato a fare il centravanti regista, per mettere ordine a quell’attacco un po’ scapestrato. In campionato i bianconeri, al contrario degli ultimi anni, quando avevano effettuato rincorse incredibili dopo partenze stentate, infilano 6 successi consecutivi (4 dei quali per 1-0, a dimostrazione della solidità difensiva) e volano in testa senza problemi.
Ma c’è quella Roma dal dente avvelenato che blocca la corsa della Juve alla settima giornata al Comunale, e la domenica successiva c’è da abituarsi all’assenza di Bettega. Insomma un attimo di sbandamento, 2 sconfitte consecutive che costano il primato. Ma i bianconeri, pur con qualche difficoltà ad andare in goal, non perdono i contatti. L’emergente Fiorentina va a chiudere il girone di andata in testa con 22 punti, ma la Juve è seconda a una lunghezza soltanto, davanti all’Inter ed alla Roma (20) che non sa approfittare del passo poco spedito della grande rivale.
Girone di ritorno: dopo tre giornate gli uomini di Trapattoni raggiungono la Fiorentina in vetta, la domenica successiva 3 reti dell’opportunista, rapidissimo Galderisi, fanno sperare che i problemi dell’attacco siano risolti; proprio un largo successo sulla Roma all’Olimpico zittisce i giallorossi e dà ai bianconeri il primato in solitudine con un punto sui viola alla ventiduesima. Non è affatto finita, però: ci si attende la fine della corsa per la squadra del portierino Galli, del roccioso Vierchowod, dell’argentino Bertoni, ma i viola reggono il ritmo a denti stretti. Basta un mezzo passo falso, un pareggio interno con l’Ascoli alla ventiseiesima e la Fiorentina è di nuovo addosso.
Comincia a 4 giornate dalla fine una incerta volata. Alla terzultima va segnalato un fatto rilevante: esordisce nella Juve a Udine, dove segna anche una rete, quel discusso, amato, criticato Paolo Rossi, acquistato dalla società bianconera in estate ed ora “purificato” dallo scandalo delle scommesse dopo una lunga squalifica. Ma non sarà Rossi a decidere questo incerto campionato, bensì la freddezza di una squadra abituata a cavarsela in situazioni ad alta tensione.
All’ultima giornata, quando lo spareggio per il titolo sembra ormai inevitabile, la Fiorentina cede a Cagliari il punto decisivo, mentre Brady a Catanzaro mette dentro su rigore un pallone che scotta, il pallone della seconda stella. Esemplare la concentrazione di quel Brady che sa già di aver chiuso la sua carriera con la Juve.
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