giovedì 20 giugno 2013

29.6.1963: COPPA DELLE ALPI

DI GIANNI GIACONE, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL MARZO 1986:
Intercontinentale, dei Campioni, delle Coppe, Uefa, Supercoppa, Mundialito Club: quando si parla del blasone della “Signora” e si recita tutto lo scibile calcistico delle Coppe internazionali vinte dalla Juve, si finisce, fatalmente, per dimenticare qualcosa. Inevitabile, se la dimenticanza, oltre che risalire a un bel po’ di anni fa, si riferisce ad una manifestazione che da tempo non viene più disputata.Alludiamo alla Coppa delle Alpi, e l’anno, non preistorico ma poco ci manca, è il 1963. Confessiamo: era da tempo che ci premeva di ricordare quella conquista, ma sino ad oggi mancava l’occasione propizia.Come spiegare tanto interesse per una manifestazione, una conquista, quando l’albo d’oro ancora difetta dei fondamentali trionfi? Ora che la questione è felicemente sistemata, con l’incameramento della Coppa dei Due Mondi, ultima assente, ci piace fare un paio di passi indietro, e ricordare, romanticamente, dove è iniziata la lunga, sofferta, talora drammatica scalata della Juve ai vertici del calcio internazionale.

La Coppa delle Alpi, negli anni Sessanta, era una manifestazione di fine stagione, rivolta alle migliori squadre svizzere ed italiane. Una sfida dall’innegabile valore tecnico, ma ancor più dal profondo significato umano, visto che si giocava in città svizzere dove la presenza di lavoratori italiani rendeva ogni sfida un vero e proprio derby.
Dunque, giugno 1963. Otto squadre al via, quattro italiane ed altrettante svizzere. Due gironi all’italiana, di quattro squadre ciascuno. Nel secondo, Juventus con Basilea, Grasshoppers e Roma. Chi vince il girone va direttamente in finalissima, mentre la seconda si gioca il terzo posto.
Il debutto ha un nome che è tutto un programma, per il tifoso juventino di oggi: Basilea. La prima partita si gioca infatti al St.Jakob, stadio destinato a diventare mitico per i nostri colori, visto che nel 1984 i bianconeri ci vinceranno la Coppa delle Coppe.
Al timone di quella Juve, finita seconda in campionato alle spalle dell’Inter di Herrera, il brasiliano Pablo Amaral, che fa praticare alla squadra un 4-2-4 adattato alle esigenze del gioco italiano. La Coppa è vista come importantissimo test sulle possibilità future della squadra, visto che vengono schierati tre nuovi acquisti, da cui ci si attende molto: il difensore Adolfo Gori e gli attaccanti Carlo Dell’Omodarme e Giampaolo Menichelli.
Ma torniamo a Basilea. I locali si schierano con: Jecker; Fueri e Michaud; Stocker, Weber e Kifer; Baumann, Burri, Pfirter, Blumer e Gatti.
La Juve oppone: Anzolin; Castano e Salvadore; Gori, Sacco e Leoncini; Dell’Omodarme, Del Sol, Miranda, Sivori e Menichelli.
Arbitra l’italiano Francescon. La partita non ha storia. La Juve, che gioca praticamente in casa tant’è nutrita la rappresentanza di nostri tifosi, parte all’attacco e va al riposo già sul 2-0, in virtù di una doppietta del nuovo acquisto Menichelli. Nella ripresa, Dell’Omodarme, Gori e Miranda completano il bottino, mentre il Basilea riesce a segnare con Weber il punto della bandiera 5-1.
Decisamente più ostico il secondo impegno. Sulla strada di Sivori e compagni, al Letzigrund di Zurigo, c’è la Roma, e basta dare un’occhiata alla formazione dei giallorossi per capire l’importanza, anche psicologica, dell’incontro.
Giocano infatti: Matteucci; Ardizzon e Corsini; Guarnacci, Losi e Frascoli; Leonardi, Fontana, Charles, Angelillo e De Sisti. La Juve conferma lo schieramento che ha battuto il Basilea.
Stimolato forse dal confronto a distanza con l’amico e compagno di cento battaglie, l’indimenticabile John Charles, Sivori gioca una partita stupenda, andando in goal una volta per tempo e facendo in pratica la differenza di valori in campo. È un 2-0 che apre alla Juve le porte di una finale.
Ma c’è l’ultimo ostacolo da superare, ed è anche il più duro. Sempre a Zurigo, infatti, la squadra di Amaral deve affrontare i campioni svizzeri dei Grasshoppers.
Si gioca il 25 giugno, in notturna, e gli zurighesi scendono in campo con questa formazione, imbottita di nazionali: Elsener; Hummel e Faccin; Wintherhofen, Ghilardi e Menet; Dimmeler, Wutrich, Kunz, Blatter e Duret.
Amaral rimescola un po’ le carte e schiera inizialmente: Anzolin; Bercellino e Castano; Gori, Sacco e Leoncini; Dell’Omodarme, Del Sol, Miranda, Sivori e Menichelli. Nel corso della gara, troveranno spazio anche Mattrel e Stacchini.
È partita incandescente, ricca di emozioni, bellissima. La Juve si ritrova subito in vantaggio per una autorete di Ghideli, ma Blatter pareggia dopo qualche minuto. Si scatena allora Miranda, il centravanti mobilia di quella Juve, capace di formidabili esecuzioni dalla distanza, e in breve si va sul 3-1 per la Juve. Nella ripresa, prima Blatter riduce le distanze, poi Menichelli e Sivori danno il colpo di grazia agli svizzeri, che nel finale riescono comunque a rosicchiare il vantaggio. Finisce 5-3, con il pubblico che non ha davvero lesinato gli applausi. La Juve è in finale per il primo posto.
La sede della finalissima è quanto di più internazionale possa offrire la Svizzera: Ginevra. Nello stadio del Servette, invaso da tifosi italiani, si affrontano Atalanta e Juve.Gli orobici, che hanno dominato nel loro girone, schierano: Pizzaballa; Pesenti e Nodari; Nielsen, Gardoni e Colombo; Domenghini, Da Costa, Calvanese, Christensen e Nova.La Juve oppone: Anzolin; Castano e Salvadore; Gori, Sacco e Sarti; Dell’Omodarme, Del Sol, Siciliano, Sivori e Menichelli.Arbitra Dienst, avviato a diventare il miglior arbitro internazionale. È il 29 giugno.
L’Atalanta, eccellente fusione di giovani speranze (come il portiere Pizzaballa e l’ala Domenghini) con esperti campioni (come Colombo, ex juventino, e Da Costa, che verrà alla Juve di lì ad un anno) non ha timori di sorta, e assume decisamente l’iniziativa. È proprio Da Costa a rompere il ghiaccio dello 0-0, alla mezzora. Replica immediata della Juve, che prima del riposo è in goal con Siciliano.
Ripresa al calor bianco, tra due squadre che vogliono la coppa ad ogni costo. Juve in vantaggio su rigore trasformato da Del Sol, Atalanta che pareggia con Magistrelli. Già si profila l’ombra dei supplementari quando, improvvisamente, riappare il miglior Sivori, l’asso capace di risolvere da solo qualunque partita. Il suo gol è stupendo, e chiude la gara.
È la vittoria, il 3-2 che assegna la Coppa delle Alpi alla Juve di Amaral, di Sivori più che mai capitano e trascinatore.

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