giovedì 17 marzo 2022

Luca BURGATO

 

In provincia di Cuneo c’è chi il compianto Paolo Rossi ha avuto la fortuna di conoscerlo non in un momento casuale, ma proprio in quell’estate 1982, che lo consacrò definitivamente in “Pablito mundial” – scrive Carlo Cerutti, su idealwebtv.it dell’11 dicembre 2020. Stiamo parlando di Luca Burgato, oggi tecnico dell’Azzurra in Promozione e, al tempo, giovane promessa del settore giovanile della Juventus, colpito come tutti dalla notizia della scomparsa a 64 anni del capocannoniere di Spagna 1982 e pallone d’oro in quell’anno: «Una notizia che mi ha scosso davvero, catapultandomi con la mente e con i ricordi a trentotto anni fa, quando lo conobbi».
Ricordi che partono, però, da qualche anno prima: «Approdai alla Juventus a tredici anni, nel 1977 – ricorda Burgato – Quindi, dopo due anni di “gavetta” nei settori giovanili di Trevigliese e Cremonese, iniziai il percorso in bianconero, tra il ‘79 e il 1982».
Proprio in quell’82 arrivò la prima esperienza con i grandi: «A maggio fui aggregato dalla primavera alla prima squadra, con cui disputai una tournée estiva. Lì, però, non conobbi tutti i campionissimi, che erano già in ritiro con la nazionale di Bearzot e che di lì a poco avrebbero vinto il Mondiale».
La conoscenza di Rossi, Scirea, Tardelli, Zoff, Cabrini e gli altri avvenne in agosto: «Quando tornarono dopo il trionfo fu qualcosa di magico. Nel ritiro non si parlava d’altro, tra aneddoti e ricordi. Io avevo diciotto anni e potete immaginare l’emozione di poter essere in quello spogliatoio».
Tra i più cercati dai giovani c’era ovviamente Pablito: «Era umile come se non avesse appena vinto un Mondiale da protagonista, e soprattutto simpatico come tutti i buoni toscani. In quelle settimane alla Juventus erano appena arrivati due fenomeni come Platini e Boniek, forse inizialmente un po’ spaesati. Fu proprio lui a fare loro i primi scherzi, così da inserirli rapidamente nel gruppo».
L’avventura di Burgato terminerà nel novembre 1983, non senza emozioni: «Nel 1982-83 sono stato convocato tre volte da Trapattoni ed ho vissuto l’emozione di una panchina europea nei quarti di finale di Coppa Campioni contro lo Standard Liegi. L’anno dopo, dopo un’altra preparazione con i campioni, ho lasciato a novembre, approdando alla Spal, dove ho iniziato la mia carriera a tutti gli effetti. I ricordi di quel biennio sono, però, unici».

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