5 novembre 1922 – Campo di Corso Marsiglia di Torino
JUVENTUS-SPEZIA 0-0
Juventus: Combi; Bruna e Novo; Bigatto, Monticone e Giriodi; Gallo, Blando, Ferraris, Beccuti e Sereno. Allenatore: Karoly.
Spezia: Bartolazzi; Maggiani e Caiti; Sarti, Cassanelli e Pagni; Calzolari, Rossetti I, Gallotti, Rossetti II e Pagano. Allenatore: Viola.
Torna la pace e l’unità e viene scelta una formula di compromesso fra le varie esigenze: 36 squadre in tre gironi, finale fra le tre vincenti per la Lega Nord; la vincitrice affronterà poi la migliore della Lega Sud. La Juventus è inserita nel Girone B, per il secondo anno consecutivo viene a mancare il tradizionale e sentito derby col Torino, che gioca in un altro girone. Alla terza giornata di campionato (con un bel 4–0 al Modena e tripletta di Pio Ferraris) avviene l’inaugurazione del nuovo campo di Corso Marsiglia, non lontano dalla zona di Piazza d’Armi. Quello della Juventus è un campionato buono ma senza il salto di qualità necessario per poter ambire allo scudetto: belle vittorie e qualche scivolone improvviso permettono solo il raggiungimento del 5° posto, nonostante i ragazzi bianconeri abbiano ottimi mezzi tecnici e agonistici; lo dimostra la partita contro il Genoa che, imbattuto, andrà a vincere il suo 8° titolo: la Juventus sfiora lo sgambetto ai rossoblu, che solo a quattro minuti dalla fine trovano il pareggio. Una partita che la compagine juventina aveva meritato ampiamente di vincere.
“LA STAMPA” DEL 6 NOVEMBRE 1922
Gli aquilotti spezzini, quantunque scesi tra noi preceduti da ottima forma, non davano l’impressione di poter tenere testa ai concittadini, in crescendo di forma. Invece, pur inchinandosi all’indiscutibile superiorità avversaria, essi hanno fermamente voluto e saputo impedire agli Juventini una vittoria a loro spese. Merito soprattutto della difesa in genere e del portiere in ispecie, che non ostante le sue incertezze e i suoi paurosi ratès, ha sempre trovato modo di arginare qualsiasi minaccia per preoccupante che fosse. Come squadra, presa complessivamente, lo Spezia non oltrepassa i limiti della mediocrità, e difficilmente crediamo ch’essa sappia condurre a termine un’azione fruttifera, ma gli elementi che la compongono giuocano con tale impegno e decisione, che le deficienze organiche scompaiono, sino al punto da impedire le velleità marcatrici di avversari anche forti.
Ne sanno qualcosa i bianco-neri a striscioni, che, specialmente nei primi minuti del secondo tempo, si sono visti frustrare, in corner, una decina di azioni, una più pericolosa dell’altra. Eppure la squadra concittadina non ha giuocato male; anzi, possiamo dire che ha sostenuto il più bel incontro della stagione. Impeccabile la difesa, veloci e redditizi i mediani, insidiosissimi gli avanti. Per i tre quarti dei novanta minuti ha stretto come in una morsa gli avversari, relegandoli nella loro area di rigore dopo una fitta serie di passaggi tra gli halfs e i forwards, oppure tra questi stessi, ora alti, ora bassi, ora veloci, ora lenti e ponderati, tutti rispondenti a un buon concetto di giuoco d’assieme; ma quando sembrava che il frutto di tante fatiche stesse per cadere maturo, la decisione di Caiti, l’impetuosità di Maggiani o l’abilità di Bartolazzi venivano a togliere ogni speranza. E fu fortuna per gli juventini non aver perduta la calma in circostanza così difficile per qualsiasi undici dominatore, perchè poche, ma fulminee puntate degli ospiti, per lo stesso modo con cui erano condotte, potevano benissimo provocare qualche dolorosa sorpresa.
Nel primo tempo, iniziatosi sotto la direzione del signor Trezzi, del Bologna, entrambe le squadre svolgono un giuoco poco appariscente. Le offese e le difese reciproche si susseguono a ritmo accelerato, senza creare preoccupanti situazioni ai portieri, dei quali il più impegnato è quello dello Spezia. Un solo corner registriamo e a favore della Juventus. Il primo time ha termine senza beneficio d’alcuno dei contendenti. Nei primi minuti del secondo tempo assistiamo invece ad uno spettacolo piuttosto raro ed elettrizzante per i supporters della Juventus. Al 1.o, 2.o, 3.o, 4.o, 5.o minuto lo Spezia è in corner. L’attacco juventino in questo breve scorcio di tempo è così rapido e preciso, che i bianchi, disperatamente a ridosso uno dell’altro, non possono fare altro che salvarsi come possono. E si salvano. Al 13.o, 15.o, 17.o, 19.o minuto la ridda dei corners si ripete, ma l’esito è uguale. In questi istanti gli animi degli spettatori sono tutti protesi per la passionalità della lotta, ed è qui che Bartolazzi, il portiere spezzino, si rivela. Tiri bassi, tiri alti, a mezza altezza, da lontano, da vicino, forti e diritti, lenti e insidiosi, sono da lui attanagliati o respinti, con un consenso di calorosi applausi dagli stessi juventini.
Eppure noi crediamo che il goal forse sarebbe venuto se Gallo, giuocatore di classe senza dubbio, anziché imprimere tanta velocità alla palla nei calci d’angoli, avesse seguito l’esempio di Sereno. Al 29.o minuto un forte tiro di Monticone è parato miracolosamente in plongeon. Poco dopo un corner contro gli spezzini è ancora arrestato al volo. Al 32.o minuto abbiamo un’altra spettacolosa duplice parata di Bartolazzi. Da questo momento lo Spezia si rianima, scende ora a sua volta verso la rete di Combi, a folate, con traversoni lunghi, potenti, ma i forwards, sempre abbandonati a loro stessi, non riescono a concludere una sola azione. La fine si approssima e con essa l’incubo del match nullo per i concittadini si accentua. La minaccia riprende, si addensa, si accanisce, sino a strappare un altro corner al 42.o minuto, ma ormai non vi è più nulla da sperare. La difesa spezzina è inesorabile, come l’attacco Juventino.
Degli ospiti i migliori furono, oltre al portiere, Maggiani, Caiti, Sarti e Rossetti 2.o: della Juventus, Bruna. Monticone, Giriodi, Blando, Gallo e Sereno.
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