venerdì 3 maggio 2013

SCEICCO SHOCK

ALEC CORDOLCINI, “GS” APRILE 2013:
Il 21 giugno 1982, allo stadio di Valladolid, la Francia è in vantaggio sul Kuwait. Ma il quarto goal transalpino non sta bene all’emiro Fahad. Che entra in campo e blocca la partita, finché l’arbitro annulla la rete. Il protagonista di quel giorno morirà nel 1990 nella guerra con l’Iraq.


All’inizio degli anni Ottanta lo sceicco è un personaggio puramente folcloristico per il mondo del pallone. Il classico ricco scemo di onestiana memoria. Sono ancora lontani i tempi in cui i suoi petrodollari diventeranno uno dei principali motori economici di tutto il sistema calcio, trasformando magicamente le risatine di scherno in riverenza. Quella che l’arbitro sovietico Miroslav Stupar mostrò in robuste dosi il pomeriggio del 21 giugno 1982 allo Josè Zorrilla di Valladolid nei confronti dello sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, dando vita uno degli episodi più bizzarri nella storia del calcio: un goal annullato da uno spettatore.
La presenza del Kuwait tra le ventiquattro nazionali qualificate al Mondiale di Spagna sembra essere la degna prosecuzione di quelle squadre esotiche provenienti dall’area asiatica che di tanto in tanto si affacciano alla fase finale della Coppa del Mondo. Quattro anni prima era toccato all’Iran volare in Argentina con una compagine composta da tassisti, venditori di automobili e produttori di tappeti, mentre in Italia è ancora vivo il ricordo dei “Ridolini” nord-coreani che nel 1966 scrissero la pagina più nera della storia degli Azzurri. Il Kuwait tuttavia non è sbarcato in Spagna per una fortunata serie di coincidenze, ma al termine di una fase di sviluppo del proprio movimento calcistico, al quale aveva dato il via in precedenza proprio lo sceicco Fahad, presidente della Federcalcio e del Comitato Olimpico locale, nonché membro del CIO e (particolare di importanza non secondaria) fratello maggiore dell’emiro del Kuwait.
Nel 1978 Fahad aveva ingaggiato a suon di petrodollari il tecnico brasiliano Carlos Alberto Parreira, ex insegnante di ginnastica che in carriera aveva già dimostrato la propria predilezione verso esperienze lontane da casa: un anno in Ghana alla guida della Nazionale, sei mesi in Germania per un aggiornamento professionale. In Medio Oriente, l’ex tecnico della Fluminense si trasferisce con la moglie e le due figlie. «L’impatto culturale è stato terribile», ricorda oggi la signora Leila. «Ci offrivano cene nel mezzo del deserto, il cibo faceva schifo e veniva servito direttamente sui fogli di giornale, senza piatti né posate».
Lo stimolo a rimanere arriva dal lavoro del marito, che va sempre meglio. Nel 1980 il Kuwait vince la sua prima (e finora unica) Coppa d’Asia, superando in finale, sul terreno amico del Sabah Al-Salem Stadium di Kuwait City, la Corea del Sud 3-0.
Nel biennio successivo si impone nei due gironi di qualificazione al Mondiale spagnolo per l’area asiatica, prevalendo nel primo caso su Corea del Sud, Malesia e Tailandia con un percorso netto di tre vittorie e zero reti subite, e nel secondo su Nuova Zelanda, Cina e Arabia Saudita. Prestazioni straordinarie che valgono a ciascun giocatore della squadra un omaggio speciale da parte di Fahad: una Cadillac, una villa con piscina, un appezzamento di terreno, un orologio d’oro e un motoscafo.
In Spagna, là dove l’Italia si consacrerà Campione del Mondo, il Kuwait alloggia a Tordesillas, cittadina nel cuore della comunità autonoma di Castiglia e Leon. In un assolato pomeriggio di metà giugno, si ritrova con un cammello in giro per le proprie strade. È infatti la mascotte della Nazionale di Parreira, spedita direttamente via mare e arrivata con qualche giorno di ritardo rispetto ai giocatori. Il portafortuna però funziona veramente, visto che all’esordio nella kermesse il Kuwait riesce a strappare un pareggio insperato alla Cecoslovacchia, passata in vantaggio con un rigore del mitico Panenka (questa volta però niente “cucchiaio”) prima di essere ripresa da Al Dakhil, il bomber sempre presente nei tabellini delle partite che hanno fatto la storia del Kuwait: dopo la doppietta nella finale di Coppa d’Asia, ecco la prima storica rete al Mondiale, che gli vale il soprannome Il Re. Quella di Parreira si dimostra tutt’altro che una squadra materasso, per la gioia dello sceicco. Ma per la prossima sfida, contro la Francia di Platini, Girasse e Six, il livello di difficoltà è destinato ad alzarsi ancora.
Francia-Kuwait non sarebbe mai passata alla storia se quel giorno sulle tribune non fosse stato presente il principe Fahad. Troppa è la disparità di forze in campo. Nonostante il tentativo di Parreira di impostare una partita di contenimento e l’ottima prestazione del portiere Al-Tarabulsi, palestinese naturalizzato e capitano dell’esercito, dopo quarantotto minuti di gioco i transalpini sono già sul 3-0 grazie a Genghini, Platini e Six.
A un quarto d’ora dalla fine, il diciannovenne Al-Buloushi accorcia le distanza infilando Ettori da pochi passi, scatenando un pittoresco balletto nella parte di tribuna occupata dai tifosi del Kuwait. La vittoria della Francia non è minimamente in discussione, ma gli uomini del Commissario Tecnico Hidalgo smettono comunque di fare accademia e si riversano in avanti, impiegando appena 180 secondi per mettere Giresse in condizione di gonfiare la rete araba per la quarta volta. La difesa del Kuwait? Immobile. Tutti fermi a guardare l’arbitro che, impassibile, convalida la rete e si dirige a centrocampo.
A quel punto i giocatori kuwaitiani si svegliano dal torpore e circondano il signor Stupar, sostenendo di essersi fermati perché avevano sentito un fischio. Il direttore di gara spiega a chiari gesti che lui non ha fischiato proprio nulla. “Play to the whistle” dicono gli inglesi. Il fischio però dovrebbe essere quello dell’arbitro e non provenire (come si pensa sia successo) dalle tribune. Proprio li scoppia il finimondo.
«Aspettate, ora scendo io», mima lo sceicco Fahad, che prima ordina alla squadra di abbandonare il campo e poi lascia a sua volta la tribuna d’onore, dirigendosi verso il terreno di gioco. Obiettivo: l’arbitro Stupar. Il faccia a faccia tra i due si protrae per cinque minuti abbondanti, con il campo invaso da una sessantina di persone tra militari della Guardia Civil, giocatori, ufficiali, tecnici e fotografi. Nella concitazione, il Commissario Tecnico Hidalgo viene colpito in faccia da una telecamera.
Dopo nove minuti di caos Stupar riesce a riportare l’ordine inventandosi un fuorigioco inesistente e annullando la rete di Giresse. Mentre lo sceicco torna in tribuna applaudendo, tocca ai francesi circondare l’arbitro lamentando non tanto l’annullamento del goal, quanto la natura “poco autonoma” della sua decisione. Indietro però non si torna: 3-1 e ripresa del gioco con un calcio di punizione per il Kuwait. Ma gli uomini di Parreira hanno finito la benzina e, proprio allo scadere, subiscono la rete del 4-1 firmata da Bossis. Questa volta in tribuna non si muove una foglia.
Il Kuwait esce dignitosamente dal Mondiale perdendo di misura 1-0 contro l’Inghilterra nel terzo incontro del girone, affrontato con buona parte dei giocatori in periodo di digiuno per il Ramadan. Stupar viene radiato dalla FIFA per direttissima, mentre lo sceicco Fahad se la cava con una multa di 10.000 dollari.
Nell’agosto del 1990 si torna a parlare di lui in occasione del volo 149 della British Airways sulla rotta Londra-Kuala Lumpur con scalo a Kuwait City, città nella quale atterra (per una clamorosa negligenza da parte della compagnia aerea) nonostante da poche ore il paese sia stato invaso dall’Iraq di Saddam Hussein. A bordo c’è proprio il principe, che viene catturato e ucciso dalle milizie irachene.
Nello stesso anno Carlos Alberto Parreira disputa, alla guida degli Emirati Arabi Uniti, il suo secondo Mondiale. Ne seguiranno altri quattro: 1994 con il Brasile (vincitore in finale contro l’Italia), 1998 con l’Arabia Saudita, 2006 ancora con il Brasile, 2010 con il Sudafrica. Ma a detta del tecnico: «il miglior momento della mia carriera l’ho vissuto alla guida del Kuwait».


http://blog.guerinsportivo.it./

Nessun commento: