mercoledì 30 ottobre 2013

JUVENTUS - CATANIA


Campionato 1963/64. Sono gli anni migliori del calcio lombardo, con il Milan che ha vinto, in maggio, la Coppa dei Campioni e l’Inter che si appresta a vincerla al termine di questa stagione. Ma per la società nerazzurra non sono tutte rose e fiori; infatti, pochi giorni dopo aver conquistato il massimo titolo europeo, perde lo spareggio per lo scudetto con il Bologna. Un Bologna frizzante condotto da quel maestro del calcio che è Fulvio Bernardini. Un Bologna che, a detta del suo tecnico: «Così si gioca solamente in Paradiso!»

E la Juventus? Il gigante si riposa, dopo tanti successi. Non dorme, è sempre nelle prime posizioni, fa capire che gli basterà poco per scuotersi, ma per ora sonnecchia. Quando, alla seconda giornata, i bianconeri perdono a Modena, Catella ed il suo vice Giordanetti, d’accordo col consigliere Boniperti, decidono di sostituire il cranio lucido di Amaral (che da l’impressione di non tenere in pugno la squadra) con lo stempiato Eraldo Monzeglio. Il neo allenatore juventino è stato un grande terzino, Campione del Mondo del 1934, fine diplomatico, che per anni ha prestato la sua opera a Napoli. Con Sivori genialoide e bizzoso che ogni anno continua a garantire la sua quindicina di goal, non è sempre facile dialogare.
Per la Juventus è decisamente migliore l’andata che il girone di ritorno. E spicca, nella fase centrale del campionato, un clamoroso 4-1 all’Inter con un Del Sol scatenato, che a tutti i costi vuole dimostrarsi più bravo del connazionale Suarez. Pur con qualche battuta a vuoto, i bianconeri virano al quarto posto (con 22 punti), alle spalle di Milan e Bologna (appaiati a quota 27) e dell’Inter (25).
Nel ritorno, il Bologna aumenta l’andatura e sarà raggiunto dall’Inter solo a tre giornate dalla fine, mentre i bianconeri perdono il ritmo: 16 punti conquistati contro i 22 della prima parte; è decisivo un periodo grigio fra i primi di marzo e metà aprile, tre punti in sei partite, con due sole reti all’attivo. Purtroppo, non c’è più la bacchetta magica di Boniperti a guidare la manovra; sono stati venduti Miranda e Siciliano ed anche Nicolé non ha mantenuto in pieno le promesse. E con Nenè, Da Costa e Menichelli non si fanno tanti passi avanti. Però il gigante pur assonnato è sempre lì, lo dice il quarto posto finale.

Il 24 maggio 1964 si gioca la penultima giornata di campionato. La Juventus saluta i propri tifosi affrontando il Catania. Agli ordini dell’arbitro Orlando, scendono in campo i seguenti schieramenti:
JUVENTUS: Anzolin; Gori e Leoncini; Castano, Salvadore e Sacco; Dell’Omodarme, Del Sol, Nenè, Sivori e Stacchini.
CATANIA: Branduardi; Alberti e Rambardelli; De Dominicis, Bicchierai e Magi; Danova, Cinesinho, Fanello, Turra e Battaglia.
ARBITRO: Orlando.


Ecco i commenti dell’epoca:

“HURRÀ JUVENTUS”:
Dopo appena cento secondi di gioco Danova aveva segnato per il Catania, riprendendo un suo tiro rimbalzato sulle ginocchia di Anzolin. Dopo altri centoventi secondi Battaglia andava nuovamente in gol ed il Catania si ritrovava al 4’ con due reti all’attivo. I giocatori della Juventus, passato il momento di sbigottimento, iniziavano a ragionare: piano piano si distendevano e sui campo s’instaurava un ordine tattico accettabile. La Juventus si mostrava più forte del Catania e, con il passare dei minuti, si delineava la scomposta, ma inesorabile rimonta juventina.
A dare comunque una mano ai bianconeri ci pensa il Catania al 29’ dopo che l’arbitro Orlando non aveva accordato un calcio di rigore per fallo commesso da Alberti su Sivori. Un fortissimo tiro di Dell’Omodarme su corto passaggio dl Nenè, mette in difficoltà il portiere Branduardi: a complicare le cose ci si mette Bicchierai che tocca la palla con un fianco, spiazza il portiere e segna un classico autogoal.
Sul 2-1 la Juventus riordina le file e nella ripresa vince la partita. Stacchini all’11’, riprendendo un traversone di Nenè con un abilissimo tocco di piatto realizza il pareggio. Al 18’ Del Sol scende ancheggiando sino alla linea di fondo e di esterno destro disegna una imprendibile parabola che sorvola Branduardi sgambettante per aria in contropiede: una rete alla Mortensen. La quarta rete arriva al 31’. È ancora Del Sol in azione, imprendibile prima per Alberti eppoi per De Dominicis: esce alla disperata Branduardi e lo spagnolo va lungo disteso: Orlando non ha esitazione ad accordare il calcio di rigore che Nenè trasforma.

“LA GAZZETTA DELLO SPORT”:
La vittoria della Juventus non fa una grinza ed il risultato rispecchia esattamente il bilancio delle forze contrapposte ed il rendimento generale delle due compagini in lizza. Il successo bianconero acquista maggior valore se si considera che dopo soli tre minuti di gioco già due goal di marca siciliana erano finiti nel sacco di Anzolin. Un paio di reti incassate a freddo in apertura rappresentano una doccia fredda che, come era accaduto in altre occasioni, avrebbe potuto demoralizzare Sivori e compagni, indurli a ritenersi vittime della sfortuna ed a togliere subito il piede dall’acceleratore, tanto impossibile pareva invertire le sorti della contesa iniziata sotto una cattiva stella.

“STADIO”:
La squadra bianconera si è lasciata sorprendere dall’avvio alla garibaldina dei rossoblu e specialmente dal guizzante Danova, smanioso di porsi in luce davanti al pubblico torinese. Fu infatti Danova ad approfittare di un corto passaggio di Del Sol ad Anzolin per realizzare la prima rete. Figuratevi, si era appena al primo minuto e tre minuti dopo giunse il secondo goal di Battaglia di testa su angolo calciato dal solito Pantera. Dunque Danova e Battaglia, un ex granata ed un ex bianconero. Vendetta era fatta, ma la Juventus oggi non intendeva assolutamente, al congedo dal proprio pubblico in campionato, lasciare battuta il Comunale per cm Sivori e soci si buttavano di buona lena all’attacco rosicchiando da principio faticosamente il margine a favore dell’avversaria, per sopravanzarla quindi nettamente. Ed il pubblico si è divertito principalmente perché tutto è bene quello che finisce bene. Ma sul 2-0 la situazione era grave.

“L’UNITÀ”:
Pensate. Dopo soli quattro minuti la Juventus perdeva 2-0. Un diabolico goal di Danova (al 2’), che aveva saputo approfittare di un errato passaggio di Del Sol ad Anzolin (rimpallo col portiere, aggiramento, ed ultimo tocco in extremis) e, dopo soli due minuti, su corner calciato da Danova, una capocciata dello juventino prestato Battaglia che insaccava per la seconda volta il pallone in rete. Dopo queste due mazzate la Juventus ha iniziato la sua gara ad inseguimento. Invece di afflosciarsi la vecchia Juve ha trovato l’orgoglio per accomiatarsi dal suo pubblico (per questa campionato) in modo dignitoso. Niente di esplosivo, di eccitante, degno dell’antologia del football, ma un’onesta partita diretta magistralmente a centrocampo da quel campioncino che si chiama Sacco, con Del Sol sempre pronto a ricucire i due tronconi della squadra.

“STAMPA SERA”:
Ha vinto la Juventus per 4-2, ma poteva anche andare male per i bianconeri: sarebbe bastato che il Catania insistesse nel ritmo iniziale perche i due goal di vantaggio trovati (non certo costruiti) da Danova e da Battaglia nei primi minuti di gioco diventassero determinanti per il risultato. Invece i siciliani, dopo le due facili reti, considerando il piccolo trotto dei torinesi, si sono anch’essi accontentati di passeggiare anziché di correre, e poiché il calcio se non è dinamico diventa pura espressione di classe, logico che la Juventus (batti e ribatti) sia riuscita a rimontare lo svantaggio ed a conquistare l’intera posta.

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