Vive il suo momento di gloria nell’estate 2008, quando è al centro di una vicenda di calciomercato tra Juventus e Torino, entrambe interessate al suo acquisto. Le due società torinesi se lo litigano manco fosse Maradona e la disputa propone situazioni al limite del grottesco. Il presidente del Livorno Spinelli (detentore del suo cartellino) firma un accordo di cessione con la società granata ma, nella notte del 30 giugno 2008, il direttore sportivo juventino Secco e quello labronico Signorelli, raggiungono un accordo sulla base di un prestito annuale con diritto di riscatto a favore della società bianconera.
Il presidente granata è furioso ma Spinelli lo rassicura: «Non permetterò a Knežević di sostenere le visite mediche per la Juventus». Cairo decide allora di schiacciare l'acceleratore sulla trattativa e definire l'offerta da sottoporre al croato. Poi, la svolta. «Knežević giocherà in una delle prime quattro squadre del campionato», aveva detto Spinelli a Secco. Prima di cedere a Cairo la metà del difensore, vietare le visite mediche, fare marcia indietro e consegnare il difensore croato alla Juventus. «Non credo che si possa vendere un giocatore due volte – sono le parole del presidente granata – è una questione di buona fede». Nessun caso, invece, per Alessio Secco: «Dieci giorni fa mi sono accordato verbalmente con il presidente Spinelli, il giocatore non ha firmato nessun altro contratto oltre al nostro, dal punto di vista federale ogni altro accordo è da ritenersi nullo. La Juve depositerà il contratto oggi o domani. Siamo sereni, perché abbiamo le tre firme: quella di Knežević, quella del Livorno e la nostra. È un prestito oneroso con opzione di riscatto della metà a fine stagione». Il presidente labronico cerca di fare chiarezza: «Il Torino si era impegnato molto per prendere il giocatore. Cairo lo voleva ma sui contratti la cosa più importante è la firma del giocatore, che invece si è accordato con la Juventus».
Deciso il suo futuro, Dario va tranquillo a giocare gli Europei in Svizzera e Austria ma, durante la partita contro la Polonia, in uno scontro con il proprio portiere, Vedran Runje, si procura uno stiramento ai legamenti del ginocchio sinistro. Dopo il giudizio positivo dello staff medico, diventa a tutti gli effetti un giocatore della Juventus. «Le visite mediche hanno avuto un esito positivo – afferma Agricola, medico bianconero – è stata riscontrata un'infiammazione a livello osseo del ginocchio, per guarire sono necessari trenta-trentacinque giorni di inattività e lavoro differenziato, ma è una situazione risolvibile a breve. A fine luglio dovrebbe iniziare ad allenarsi con la squadra».
Esordisce in maglia bianconera il 30 settembre 2008 nella gara di Champions League pareggiata 2-2 contro il Bate, a Borisov. È schierato anche nelle due partite di campionato, contro il Palermo e il Napoli; le prestazioni di Dario e dei suoi compagni, sono disastrose e la squadra bianconera subisce due clamorose sconfitte. E non finisce qui, perché la malasorte è in agguato. Nella gara disputata il 29 ottobre contro il Bologna, infatti, subisce un nuovo infortunio al ginocchio sinistro con relativo distacco di un frammento cartilagineo; è operato il 2 novembre e non ha più nessuna possibilità di scendere nuovamente in campo. Il 15 giugno 2009 torna ufficialmente al Livorno.
FABIO ELLENA, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2008
Sembra esserci un filo speciale che unisce la Juventus e i difensori croati. Dal 1991 (anno in cui l’ex stato jugoslavo ha ottenuto l’indipendenza calcistica) a oggi sono già stati in quattro ad aver indossato la maglia della Juventus. Una tradizione iniziata con Robert Jarni, proseguita con Igor Tudor, arricchita con Robert Kovač e adesso completata con Dario Knežević, che giunge quindi a Torino forte delle esperienze positive dei connazionali che lo hanno preceduto. Knežević arriva dopo due anni passati già in Italia, a Livorno, e lo fa in punta di piedi, come ogni giovane che sa di approdare nel club giusto per il grande salto. Un ragazzo che vuol far parlare di sé per le prestazioni sul campo e non per questioni esterne. Come successo, suo malgrado, prima del suo ingaggio. Messo al centro di un fantomatico derby di mercato, in realtà mai esistito. «Rispetto il Torino, ma il mio sogno fin da bambino era quello di giocare in un grande club e la Juventus è il più grande di tutti. Per questo non ho mai avuto dubbi su cosa scegliere».
Parole che fanno meritare a Dario subito un posto speciale nell’affetto dei tifosi, in attesa di poter mostrare le qualità che hanno convinto la società bianconera a ingaggiarlo e aspettarlo, in attesa della guarigione dall’infortunio patito agli Europei. Una carta comunque importante, quella della rassegna continentale. Tre gare giocate con la maglia della Croazia, a detta di tutti una delle formazioni che più hanno impressionato, prima di incappare in un finale mozzafiato con la Turchia. Infortunio a parte, un’esperienza che Knežević si tiene stretta e che potrà far fruttare anche in bianconero.
Inutile nasconderlo. La chiamata della Juventus rappresenta il top della carriera per il ventiseienne di Fiume, che solo nel 2006 ha lasciato il suo paese per approdare a Livorno. In Toscana si è fatto notare non solo in fase difensiva, ma anche per le sue incursioni in zona goal. Quattro reti in due stagioni sono un biglietto da visita in più da presentare. Il ragazzo croato completa una zona, quella centrale di difesa, in cui potrà imparare tanto da gente del calibro di Chiellini, Legrottaglie e Mellberg. «So di arrivare in un gruppo dove giocano tanti campioni – ha confessato – e tra questi alcuni grandi difensori. Ma la concorrenza non mi spaventa, Sono qui per imparare e a ogni allenamento avrò modo di farlo».
Maestri importanti a Torino, proprio come in Nazionale lo è stato l’ex juventino Robert Kovač. «Lui è sempre stato il mio idolo e giocargli insieme con la Croazia mi è servito tanto. Mi ha parlato molto bene dell’esperienza qui alla Juve, mi piacerebbe poter fare bene quanto ha fatto lui».
Parole che fanno meritare a Dario subito un posto speciale nell’affetto dei tifosi, in attesa di poter mostrare le qualità che hanno convinto la società bianconera a ingaggiarlo e aspettarlo, in attesa della guarigione dall’infortunio patito agli Europei. Una carta comunque importante, quella della rassegna continentale. Tre gare giocate con la maglia della Croazia, a detta di tutti una delle formazioni che più hanno impressionato, prima di incappare in un finale mozzafiato con la Turchia. Infortunio a parte, un’esperienza che Knežević si tiene stretta e che potrà far fruttare anche in bianconero.
Inutile nasconderlo. La chiamata della Juventus rappresenta il top della carriera per il ventiseienne di Fiume, che solo nel 2006 ha lasciato il suo paese per approdare a Livorno. In Toscana si è fatto notare non solo in fase difensiva, ma anche per le sue incursioni in zona goal. Quattro reti in due stagioni sono un biglietto da visita in più da presentare. Il ragazzo croato completa una zona, quella centrale di difesa, in cui potrà imparare tanto da gente del calibro di Chiellini, Legrottaglie e Mellberg. «So di arrivare in un gruppo dove giocano tanti campioni – ha confessato – e tra questi alcuni grandi difensori. Ma la concorrenza non mi spaventa, Sono qui per imparare e a ogni allenamento avrò modo di farlo».
Maestri importanti a Torino, proprio come in Nazionale lo è stato l’ex juventino Robert Kovač. «Lui è sempre stato il mio idolo e giocargli insieme con la Croazia mi è servito tanto. Mi ha parlato molto bene dell’esperienza qui alla Juve, mi piacerebbe poter fare bene quanto ha fatto lui».
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