Alla fine dell’estate 1948, la società bianconera acquistò dal Freni Copenaghen, la rivelazione olimpica John Hansen, il quale consigliò al presidente Gianni Agnelli il connazionale Præst, che con lui aveva entusiasmato ai Giochi di Londra, appena conclusi. Purtroppo, il danese comunicò di non essere disponibile per un immediato trasferimento e, così, la Juventus cambiò obiettivo, pur mantenendosi sul mercato danese, poco costoso e ricco di talenti. Hansen, a quel punto, fece il nome di Johannes Pløger, furetto di un metro e settantadue che poteva vantare una grossa esperienza, maturata in otto anni di incontri a livello europeo con la maglia della Nazionale.
Anche il Milan, però, era interessato al giocatore: la società rossonera era avvantaggiata rispetto ai bianconeri, avendo già inviato a Copenaghen il proprio segretario Giannotti, per far firmare un pre-contratto. Il dirigente milanista convinse Pløger al passaggio nelle file della sua squadra e, alla fine di dicembre, il danese si mise in viaggio per l’Italia.
Durante il tragitto, a Domodossola, John Hansen incontrò l’ex compagno e gli fece presente che la Juventus era disposta a riconoscergli un ingaggio superiore a quello del Milan. Pløger nicchiò, consigliato dal suo legale (che, guarda la combinazione, si chiamava Hansen), in attesa degli sviluppi della situazione. Giunto a Milano, il giocatore trovò il dirigente milanista Busini e il collega juventino Giordanetti. Si scatenò, tra i due club, una battaglia senza esclusione di colpi: Busini offrì una cifra notevole (venticinque milioni), la Juventus rilanciò alzando il tiro di cinque milioni. Il Milan, irretito per l’indebita intrusione, in realtà perfettamente legale, dato che non esisteva ancora un impegno scritto, abbandonò l’asta, lasciando campo libero ai rivali.
Il giorno di Capodanno del 1949, Pløger firmò il contratto e il 9 gennaio scese in campo contro la Lazio, mettendo a segno una rete di pregevole fattura. «È un’ala davvero brava – Paolo Bertoldi su “La Stampa” commenta la sua prestazione contro i biancocelesti – questo atteso calciatore di Copenaghen, che al suo giungere nel nostro paese ha fatto sorgere tante discussioni. Ha un gioco sbrigativo e veloce. Non indugia nei personalismi, tanto da suscitare l’impressione di avere poco dribbling, mentre, in realtà, il suo stile tende soprattutto alla praticità. Pløger tocca bene la palla con entrambi i piedi e dimostra un senso del goal. (Oltre alla rete segnata, ha pure colpito un palo). Pur essendo un’estrema, egli si vale della consuetudine anche al ruolo di centro attacco, cosicché non esita a chiudere al centro, ogni qual volta se ne presenti l’occasione. Insomma è un acquisto riuscito, e ieri da Depetrini a Parola, da Gola a Combi, a Chalmers, dirigenti, giocatori e allenatore bianconeri, esprimevano la soddisfazione per averlo In squadra. Il pubblico poi dimostrò la sua soddisfazione con ripetuti applausi».
Il suo gioco era scarno, privo di fronzoli: sapeva ancora interpretare il ruolo dell’ala classica, tutta dribbling e cross dalla fascia. La società e i tifosi si aspettavano da lui goal e assist per Boniperti: in realtà, Pløger si mostrò un po’ troppo fragile per il ruolo di attaccante e assai poco adatto a fare l’ala, tanto più che il posto era saldamente presidiato dall’intoccabile Muccinelli. A fine stagione, i conti per lui non furono esaltanti: giocò sedici partite e segnò un solo goal. Venne ceduto al Novara, dove si ambientò meglio, prima di dimostrarsi comunque un buon professionista con le maglie del Torino e dell’Udinese.
Particolare da non dimenticare: per non guastare i rapporti con il Milan, la società comunicò ai colleghi milanesi di aver ricevuto dalla Svezia un messaggio di Gunnar Nordahl, centravanti del Norrköping e della Nazionale gialloblu, che offriva i suoi servigi alla Juventus. Quasi per scusarsi dello sgarbo, la Juventus si adoperò per far venire in Italia il famoso Pompiere, da noi ribattezzato Bisonte. Nel cambio ci guadagnarono, senza ombra di dubbio, i rossoneri; Nordahl si dimostrerà, infatti, uno dei più forti attaccanti stranieri che abbiano mai calcato i nostri campi di gioco.
Nessun commento:
Posta un commento