Danilo Luiz da Silva nasce a Bicas (Brasile) il 15 luglio 1991. Cresciuto nelle giovanili dell’America Futebol Clube, Danilo esordisce con la squadra di Belo Horizonte nel 2009, per poi passare al Santos nella stagione successiva. A San Paolo gioca due anni, e poi si apre per lui l’esperienza europea. Fino al 2015 gioca in Portogallo, al Porto, dopodiché la sua carriera si sviluppa al Real Madrid e al Manchester City.
La carriera di Danilo è costellata di successi, fin dagli esordi in Sudamerica. Al Santos vince un campionato Paulista, nel 2011, e alza la Copa Libertadores. Non solo, in quegli anni vince un campionato Mondiale Under-20 nel 2011 e un argento olimpico a Londra 2012. E poi i trionfi in Europa. Da quando è nel vecchio continente, Danilo ha sempre vinto almeno un campionato (due portoghesi, una Liga, due Premier. Non solo: con il Porto mette in palmarès anche due Supercoppe portoghesi, mentre con il Real Madrid il difensore alza due volte la Champions League, una volta la Supercoppa Europea e una volta vince il Mondiale per Club. Al City, invece, per lui arrivano, oltre ai campionati, una Coppa d’Inghilterra, due Coppe di Lega, altrettante Community Shields.
Giocatore eclettico, terzino destro che in caso di necessità può giocare anche a centrocampo, Danilo abbina doti di corsa a una grande tecnica individuale. E incisività sia in difesa che in fase offensiva.
LORENZO BETTONI, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 14 AGOSTO 2019
È alla Juve da una settimana ma Danilo si sente già uno di famiglia. Il nuovo terzino di Sarri si è presentato ieri, mostrandosi già a suo agio con il mondo bianconero che oggi si riunisce per l’abbraccio collettivo di Villar Perosa.
Sarà un altro capitolo da aggiungere alla sua nuova storia iniziata anche grazie a due amici e vecchi compagni di squadra come Alex Sandro e Cristiano Ronaldo, che gli hanno caldamente consigliato di unirsi alla famiglia bianco nera. «Cristiano è felice e motivato. Mi ha parlato molto bene del club e lo ha paragonato a una famiglia. È una cosa che mi ha attirato molto perché io mi identifico molto con questo stile. È l’aspetto più importante di cui mi ha parlato».
E che la famiglia per lui sia importante si è visto anche dalla presenza in sala stampa della moglie Clarice e dei figli Miguel, nato nel 2015, e Joao, nato a gennaio. Il primogenito è corso ad abbracciare il padre subito dopo la fine della conferenza stampa, mentre la madre osservava con orgoglio con il nuovo arrivato in braccio. C’erano anche il padre José e la madre Maria, tutti congedati con sorrisi e strette di mano da Pavel Nedved, che ha consegnato nelle mani di Danilo la maglia numero tredici prima di stringerlo in un caloroso abbraccio.
A proposito del numero di maglia, è lo stesso Danilo a spiegare la scelta: «Credo alla numerologia e la carta tredici parla della morte ma rappresenta il contrario. Il significato è rinnovamento, portare cose nuove e apertura verso tutto ciò che ci aspetta di nuovo. È un numero speciale ed io in questa fase della mia vita sono assetato di novità».
Speciale è anche l’accoglienza che gli ha riservato tutto l’ambiente e il rapporto che sta nascendo con Maurizio Sarri: «Un grande allenatore si vede anche da come gestisce il gruppo. In questi giorni ho visto che ha un bel modo di passare le proprie idee, abbracciando i calciatori e facendo in modo che si sentano bene. Ogni allenatore ha il suo stile ma vedo che lui come Guardiola ha un’idea precisa sulla gestione del pallone, anche a lui piace comandare il gioco».
In una squadra che diventa più brasiliana: «Se non c’è tradizione è il momento di cominciare», scherza…
La città lo ha conquistato: «Ho fatto solo una passeggiata e dal poco che ho visto le persone ti accolgono bene in strada come nei ristoranti. Si adatta molto alle mie origini. Ho sentito anche molto caldo e per un brasiliano è molto importante. Qui potremo essere felici».
Anche oggi a Villar Perosa i sorrisi non mancheranno: non potrebbe esserci appuntamento migliore per continuare a sentirsi in famiglia.
Il 31 dello stesso mese debutta in bianconero e segna il primo gol con la maglia della Juventus contro il Napoli, ventotto secondi dopo essere subentrato all’infortunato Mattia De Sciglio: diventa dunque il debuttante straniero più veloce a segnare nel campionato italiano. Segna un altro gol decisivo nella trasferta in casa del Sassuolo, il 15 luglio 2020, e a fine stagione conquista il suo primo scudetto italiano. Nella seconda stagione della sua avventura bianconera, il cambio di guida tecnica da Maurizio Sarri ad Andrea Pirlo giova al brasiliano, il quale, nella nuova veste di terzo centrale di difesa, inanella una serie di prestazioni convincenti, che ne fanno uno dei punti fermi della rosa bianconera e un jolly indispensabile a livello tattico.
TIMOTHY ORMEZZANO, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 12 GENNAIO 2021
Si chiama Danilo Luiz da Silva e risolve problemi, come il signor Wolf di Pulp Fiction. Problemi numerici di una Juventus falcidiata dai KO, specie nel (suo) reparto arretrato. Ma anche problemi realizzativi, visto che contro il Sassuolo ha risolto una partita ingarbugliata segnando l’1-0 e ispirando il 3-1 di Cristiano Ronaldo. Insomma, Danilo non è soltanto uno scudo da piazzare in tutte le posizioni della trincea: terzino destro, il suo mestiere, ma all’occorrenza anche terzi no sinistro o difensore centra le. È anche un’arma a sorpresa, nonché il soldato più impiegato da Pirlo. Alzi la mano chi si aspettava che lo stakanovista bianconero sarebbe stato l’ex-Manchester City. E lo è per distacco. All’attivo ventuno partite su ventidue, primato in condivisione con l’uruguaiano Bentancur. Ma l’esterno brasiliano non teme confronti quanto a minuti sul campo: 1.784, ben 153 in più di Bonucci che segue al secondo posto. Non solo quantità. L’ultima prestazione di Danilo, per niente appesantito dal minutaggio né intimorito dalla diffida che in caso di ammonizione lo avrebbe cancellato dal big-match di domenica in casa dell’Inter, è stata all’insegna della qualità. Quella che aveva in dosi massicce il suo predecessore Cancelo, le cui «vedove» tra i tifosi bianconeri ora sembrano più consolabili rispetto all’anno scorso. Domenica il ventinovenne di Bicas è stato il leader difensivo, più autorevole e affidabile di Bonucci e Demiral.
La perla è ovviamente il gol contro quel Sassuolo a cui lo scorso luglio aveva segnato l’ultima rete in bianconero. Una staffilata dalla distanza. Un tiro con le tres dedos, le dita più esterne del piede, specialità sudamericana importata in Italia una trentina di anni fa dal brasiliano Branco. E poi quel lancio preciso e potente a tutto campo, una genialata da regista occulto a innescare la fuga per la vittoria di CR7. Infine le dichiarazioni low-profile: «Ho eseguito male qualche passaggio e qualche uscita. Per come devo giocare adesso, ho meno occasioni per andare in avanti. Per fortuna è arrivato quel pallone e ho segnato».
Già, il 4-4-2 fluido di Pirlo gli impone di essere il terzino più bloccato dei due, spesso un terzo centrale aggiunto. Ma soprattutto Pirlo gli impone di non staccare mai. Al netto di qualche magheggio (Demiral o il baby Di Pardo a destra), Danilo giocherà almeno uno spezzone degli ottavi di Coppa Italia di scena domani allo Stadium contro il Genoa. E sarà imprescindibile contro l’Inter e nel successivo match in Supercoppa contro il Napoli. Il signor Wolf deve risolvere altri problemi.
Conquista il suo secondo trofeo italiano, aggiudicandosi la finale di Supercoppa Italiana per 2-0 contro il Napoli. Il 19 maggio vince la Coppa Italia, battendo in finale l’Atalanta.
Il campionato 2021-22 non inizia nel migliore dei modi e la Juventus è costretta, fin dalle prime giornate, a inseguire le dirette avversarie. In questo clima, ulteriormente complicato dalla cessione di Cristiano Ronaldo a stagione già iniziata nonché dal terzo cambio di allenatore in tre anni, con il ritorno in bianconero di Massimiliano Allegri, Danilo si conferma come uno degli elementi più importanti all’interno dello spogliatoio, vero e proprio senatore della squadra. Il 6 novembre 2021, in occasione della vittoria interna contro la Fiorentina per 1-0, nei minuti finali riceve, all’uscita dal campo di Paulo Dybala, la fascia di capitano della Juventus per la prima volta. Il 13 febbraio 2022 è di nuovo decisivo, segnando la prima rete stagionale nei minuti di recupero della gara esterna pareggiata contro l’Atalanta, mentre il 12 marzo seguente raggiunge le cento presenze in maglia bianconera in tutte le competizioni. Il suo bottino finale è di trentuno presenze e due reti, alla Fiorentina e all’Atalanta.
Nella stagione 2022-23, stanti le partenze di Chiellini e Dybala nonché i problemi fisici che condizionano il capitano designato Bonucci, Danilo, ormai riconosciuto quale leader carismatico dallo spogliatoio juventino, scende spesso in campo con la fascia al braccio.
NICOLA BALICE, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 3 MARZO 2023
Mancavano solo firma e annuncio, da ieri mattina ci sono anche quelle: Danilo ha rinnovato il contratto con la Juve, ora la scadenza è fissata al 30 giugno 2025. Una notizia nell’aria da tempo, diventata ufficiale durante l’allenamento, con il club bianconero che ha diramato un comunicato attraverso il quale ha descritto così l’importanza del difensore brasiliano: «Anima. Guerriero. Leader. Queste tre semplici parole descrivono il Danilo giocatore, ma anche e soprattutto il Danilo uomo».
Dal canto suo, Danilo, esprime la sua soddisfazione per questo accordo e lo ha fatto con un messaggio regalato al popolo bianconero via Instagram: «Alla Juventus mi sono sentito subito a casa. Ho sentito che sarei potuto rimanere sotto la Mole per tanto tempo e oggi, con orgoglio, posso dire che sarà così. Ringrazio il club, i miei compagni di squadra che sono sempre al mio fianco in ogni battaglia e anche tutti i tifosi che ogni giorno mi fanno sentire speciale. Quello che voglio è ricambiare tutto l’affetto che mi dimostrate riportando la Juve al posto che si merita: Forza Juve, fino alla fine, insieme».
È un accordo che ha radici lontane nel tempo questo prolungamento di contratto. La decisione di continuare insieme ancora a lungo, infatti, è stata presa già nell’estate del 2021: non è stato semplice dire di no al Bayern Monaco, ma Danilo ha preferito restare in bianconero e la Juve ha accettato di buon grado la sua permanenza pianificando da quel momento un progetto come quello che avrebbe di fatto legato il difensore brasiliano a vita alla Juve. Una trattativa fondata sulla reciproca volontà di andare avanti a lungo insieme, nonostante i tempi per riuscire ad arrivare a una fumata bianconera siano stati di volta in volta rimandati. Non troppo però, nemmeno la rivoluzione societaria e tutte le vicende extra-campo che si sono abbattute sul club bianconero hanno cambiato i piani della Juve e di Danilo: tanti i tavoli a cui il club non si è ancora potuto sedere, nessun dubbio invece sul fatto di arrivare comunque a una conclusione con lui.
Qualche rallentamento c’è stato forse a inizio stagione, normalissime schermaglie, ora il progetto di Danilo a vita alla Juve è realtà: la scadenza è stata posticipata dal 30 giugno 2024 al 30 giugno 2025, già presente un’opzione per il rinnovo automatico di un’altra stagione (nel 2026 Danilo avrà trentacinque anni), sempre alle attuali condizioni economiche (circa quattro milioni più bonus).
È quindi sempre più Danilo il leader di questa Juve, punto di riferimento indiscutibile di una Juve che nonostante le difficoltà ha collezionato fin qui ben sedici clean-sheet in ventiquattro giornate, solo il Barcellona ha fatto meglio nei cinque principali campionati. Leader e pure capitano, solo uno come Danilo poteva spezzare la tradizione di una gerarchia basata sull’anzianità di servizio, il titolare della fascia resta Leonardo Bonucci che in campo in realtà si vede e si vedrà sempre meno, a differenza del brasiliano che gioca sempre e comunque: è lui il più utilizzato da Allegri con 2.862 minuti in campo, dietro Danilo c’è Rabiot distante 474 minuti (più di cinque partite).
Il prossimo? Occhio al «gemello» Alex Sandro, in scadenza e inizialmente ritenuto a fine corsa: ma le condizioni per far scattare il prolunga mento automatico si avvicinano, lui vuole restare, non è esclusa una proposta per abbattere i costi di un ingaggio da sei milioni netti.
Termina la tribolata stagione bianconera con cinquantatré presenze e tre gol, all’Udinese, alla “solita” Atalanta e nel derby.
Campionato 2023-24: ancora Allegri al timone, ancora alti e bassi per la compagine bianconera e per il brasiliano.
FILIPPO BONSIGNORE, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 16 FEBBRAIO 2024
È l’ora del capitano. La Juve sballottata dalle onde della crisi si affida a una guida sicura per archiviare il periodo buio che ha portato soltanto un punto in tre partite. Domani a Verona torna Danilo, leader in campo e nello spogliatoio, e non può che essere una buona notizia visto il suo peso all’interno del gruppo.
La Signora si è fermata al pareggio con l’Empoli, anticamera dei due successivi passi falsi. E se con l’Inter si è evidenziato chiaramente un divario tecnico, contro l’Udinese si è registrato un passaggio a vuoto a livello di tenuta mentale. La squadra di Allegri ha subito il contraccolpo psicologico del risultato negativo contro i toscani e si è avvitata su sé stessa.
E l’ora del capitano, insomma. Danilo riprenderà nuovamente per mano la Juve dopo la squalifica che gli ha fatto saltare la sfida con i friulani e dovrà ridarle innanzitutto solidità a tutti i livelli. Forse non è un caso che la squadra di Allegri sia incappata in una sconfitta proprio quando lui era assente. Ci sono numeri inequivocabili a testimoniarlo: nelle ultime tre stagioni, dal 2021-22 ad oggi, i bianconeri hanno vinto il 62% delle partite giocate con Danilo in campo mentre senza il brasiliano la percentuale cala sensibilmente (46%). Ecco spiegato perché il tecnico non vi rinuncia praticamente mai.
Leadership, personalità, esperienza, carisma e quella duttilità che gli permette di giocare in tutti i ruoli della difesa: caratteristiche di cui non si può fare a meno e che Max sfrutta con continuità. Non c’è praticamente Juve senza il capitano, non a caso il più impiegato della rosa lo scorso anno, mentre in questa stagione è a quota diciannove presenze tra campionato e coppa Italia (diciotto delle quali da titolare) sulle ventisei partite fin qui disputate a causa del lungo stop di oltre un mese e mezzo per un infortunio patito a metà ottobre in Nazionale.
È sulle spalle di gente come Danilo che poggia fin dalla scorsa estate la ricostruzione della Juventus, reduce da due stagioni senza titoli e nel complesso non felici. «Da qualche anno il calcio italiano è in fase di rinnovamento e valorizza i giovani – sottolinea ai microfoni di Tnt Sports Brasil – e la Juventus sta seguendo la stessa linea ed è molto impegnata nella sostenibilità finanziaria; in altre parole, sta pensando a lungo termine. Sento che questo è l’anno zero, un nuovo inizio, in cui vogliamo tornare in Champions League e a essere rispettati in tutto il mondo del calcio. E, naturalmente, vogliamo lottare per il titolo fino alla fine, proprio come in Coppa Italia».
FILIPPO BONSIGNORE, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DELL’8 MARZO 2024
La Signora si scopre indifesa. Questo hanno detto le ultime sei giornate di campionato ed è una sorpresa per chi ha fatto della solidità uno dei suoi punti di forza. Nell’ultimo mese e mezzo, la storia è cambiata: la Juve ha perso una delle certezze su cui ha fondato la sua cavalcata stagionale. La difesa bianconera non è più imperforabile; la fase difensiva nel suo complesso non garantisce più l’impermeabilità di prima: meno intensità e più distanze tra i reparti; meno attenzione e più leggerezze. La fotografia del cambio di trend arriva dalle statistiche. La Juve delle prime ventuno giornate ha mantenuto la porta imbattuta in dodici occasioni e ha subito dodici gol. Il periodo si è chiuso con la vittoria a Lecce (3-0, lo scorso 21 gennaio); da quel momento è arrivata la svolta in negativo: nove reti incassate (1,5 di media a partita), zero clean-sheet, due gol al passivo in ognuna delle ultime tre gare con Verona, Frosinone e Napoli.
Qualcosa si è rotto, insomma. La soluzione è però a portata di mano ed è il ritorno di Danilo. Il capitano si era infortunato contro l’Hellas, ha saltato il Frosinone ed è rientrato per una manciata di minuti a Napoli. Ora è pronto a tornare titolare contro l’Atalanta, nello scontro diretto fondamentale per riprendere la marcia verso la Champions e non mettere a rischio l’obiettivo minimo stagionale, vitale sia dal punto di vista tecnico sia dal lato economico per il club. Allegri riparte dal brasiliano che, tra l’altro, alla Dea ha segnato due volte in otto incroci, l’ultima la scorsa stagione su punizione. La leadership del capitano sarà preziosa per ritrovare le certezze perdute. Nel frattempo, Danilo ha scelto i social per far sentire la propria voce, con un messaggio in cui riconosce che «la serie di risultati ottenuti di recente non è stata quella che ci aspettavamo e ne siamo tutti consapevoli». L’invito è a «raccogliere le forze, dentro e fuori dal campo, soprattutto per le prossime due partite in casa, vicino alla nostra gente, per guadagnare punti importanti per il prosieguo della stagione». Quello del capitano è anche un richiamo a recuperare i valori di sempre: «L’unità, l’umiltà e lo spirito di sacrificio sono sempre stati i tratti distintivi di questo gruppo! Andiamo avanti, senza mollare! Tutti insieme».
In veste di capitano, al termine della stagione solleva la Coppa Italia, la sua seconda in carriera, dopo la vittoria 0-1 sull’Atalanta nella finale di Roma.
L’avvicendamento in panchina tra Allegri e Thiago Motta nell’estate 2024, nonostante un avvio promettente, porta Danilo a scivolare man mano indietro nelle gerarchie del reparto difensivo bianconero.
TIMOTHY ORMEZZANO, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 25 SETTEMBRE 2024
Che fine ha fatto Danilo? L’ex-capitano della Juventus ha perso la fascia e il posto fisso. Di più: è uscito anche dalle rotazioni. La situazione è paradossale: titolare e capitano del Brasile, riserva nel suo club. Lo dicono i numeri di questo avvio di stagione. Il senatore bianconero destituito ha messo insieme appena trentotto minuti, divisi tra Champions (trentatré contro il Psv Eindhoven) e Serie A (cinque contro il Verona), accontentandosi di due spezzoni. Il più sostanzioso adattandosi al ruolo di centrale della difesa a quattro, sostituendo l’infortunato Gatti, ovvero colui che gli ha soffiato i gradi di capitano. Un’epifania tra l’altro rivedibile, se è vero che il gol del 3-1 olandese nasce soprattutto da un errore di posizionamento di Danilo.
Thiago Motta ama i terzini di spinta, predilige i giovani come la sempre meno Vecchia Signora e per adesso non “vede” nemmeno con il binocolo il suo connazionale brasiliano. Per dire, nell’ultima sfida con il Napoli l’infortunato Gatti è stato rimpiazzato dall’adattabile Kalulu. E per fronteggiare Kvaratskhelia, all’esperienza di Danilo il tecnico italo-brasiliano ha preferito la spensieratezza e l’esuberanza del giovane Savona. E non è detto che l’acciacco alla caviglia accusato dal classe 2003 possa restituire un po’ di spazio al senatore juventino nell’anticipo di sabato in casa del Genoa. Perché nel ruolo di esterno destro difensivo, oltre a Savona e prima di Danilo, ci sono due jolly come Kalulu e Cambiaso, entrambi molto convincenti in queste prime fasi dell’annata.
«Danilo è un giocatore importante per noi, come tanti altri che abbiamo in squadra – ha detto Thiago Motta –. Con il Brasile ha giocato da terzino un po’ più bloccato, in fase di costruzione quasi come un centrale: lo può fare anche da noi. Vedremo di cosa ha bisogno la squadra per essere competitiva ogni partita».
Thiago Motta non dà peso al curriculum, ha precise necessità di carattere tecnico e tattico (chiedere conferma a Chiesa, subito escluso dal progetto) e ama sorprendere. Lo ha ampiamente dimostrato lanciando senza paura dei debuttanti come Mbangula e Savona (entrambi in gol all’esordio da titolare) oppure schierando Weah nell’insolito ruolo di centravanti al posto di Vlahovic (esperimento fallito). Ma la sorpresa più grossa è probabilmente il riposizionamento di Danilo nelle gerarchie di un reparto arretrato che ha trovato i suoi titolari (Kalulu, Gatti, Bremer, Cambiaso) ed è l’unico d’Europa ancora non perforato. Il senatore, incredibile ma vero, è diventato uno dei tanti.
E adesso? Alla Continassa negano la presenza di un caso-Danilo, ma per lui questa nuova parte da attore non protagonista, anzi da comparsa, è molto strana se non inaccettabile. Il trentatreenne di Bicas starebbe considerando l’ipotesi di dire addio a gennaio oppure a giugno, quando andrà in scadenza di contratto. Il suo accordo prevede il rinnovo automatico di un’altra stagione nel caso in cui Danilo giochi il 50% delle partite. Un traguardo che al momento sembra complesso se non addirittura utopistico.
TIMOTHY ORMEZZANO, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 24 OTTOBRE 2024
La prima sconfitta dell’era Thiago Motta, l’umiliante 0-1 contro lo Stoccarda, rischia di creare un forte contraccolpo psicologico alla Juventus, attesa domenica dal big-match in casa dell’Inter. Di certo la sfida di Champions ha mandato in scena una delle peggiori prestazioni di capitan Danilo. La seconda uscita stagionale con i titolari, la prima in quella Champions che lui ha vinto due volte, è stata una galleria degli orrori. Impacciato, spaesato, irriconoscibile. Prima si perde Demirovic, che timbra il legno. Poi non chiude su Undav, nell’azione del gol annullato allo Stoccarda. E infine si fa pure espellere, abbandonando alla Schettino la nave che affonda, per un intervento goffo che consegna allo Stoccarda il rigore neutralizzato da Perin.
Una serataccia? Sì, ma c’è di più, perché Danilo non aveva convinto nemmeno nelle precedenti sporadiche uscite, soprattutto contro PSV Eindhoven e Cagliari. Le esclusioni in serie decise da Thiago Motta avevano fatto piuttosto rumore, visto lo status di intoccabile che aveva Danilo ai tempi di Pirlo e Allegri, ma ora appaiono molto più comprensibili. L’involuzione del senatore, scivolato in fondo alle gerarchie, è sotto gli occhi di tutti. Sia alla Juve che in Nazionale verdeoro, dove è sensibilmente cresciuto il partito degli oppositori, guidato addirittura dal presidente brasiliano Lula, del giocatore diventato capitano dallo scorso marzo.
Danilo Luiz da Silva in campo appare poco lucido, poco sereno. È la copia sbiadita del leader ammirato nelle scorse stagioni, con buona pace di un reparto costretto già a fare i conti con l’assenza pesantissima del lungodegente Bremer, per distacco il migliore difensore juventino.
Danilo è diventato un problema. Già perché il suo ruolo sempre meno centrale nell’economia juventina fa a pugni con l’ingaggio, il quinto più alto della rosa bianconera, da quattro milioni più bonus. L’accordo in scadenza nel 2025 con Danilo prevede inoltre un’opzione di rinnovo automatico fino al 2026, al conseguimento della metà delle presenze stagionali. Un traguardo lontano, visto l’impiego a intermittenza del jolly difensivo, ma non irraggiungibile. I dirigenti bianconeri e il difensore studiano la possibilità di togliere la clausola. In questo modo Danilo potrebbe giocare con maggiore continuità, senza blindarsi ulteriormente a un club orientato a dire addio al trentatreenne di Bicas. Non solo. La separazione, secondo voci sempre più insistenti, potrebbe arrivare già a gennaio, con sei mesi di anticipo sul contratto.
Ormai fuori dai piani futuri della società, il 27 gennaio 2025 risolve il contratto con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale: lascia la squadra bianconera dopo cinque anni e mezzo, durante i quali ha totalizzato 213 presenze e nove reti, vincendo un campionato, una Supercoppa italiana e due Coppe Italia.
GIOVANNI ALBANESE, DA GAZZETTA.IT DEL 29 GENNAIO 2025
L’uscita di scena di Danilo, venticinquesimo capitano della storia della Juventus, ha fatto rumore. Soprattutto per le parole utilizzate dal calciatore al momento dei saluti. Dopo aver parlato di «progetto fantasioso» nel videomessaggio con cui ha comunicato la risoluzione del suo contratto, poco prima della partenza dall’aeroporto di Caselle ha rincarato la dose dicendo che «la Juventus è stata sempre famiglia, quello che in questo momento sta venendo a mancare». Il calciatore avrebbe voluto salutare i tifosi allo Stadium, ma da fine dicembre è finito fuori rosa e dunque ha vissuto l’ultimo mese da separato in casa.
Il difensore ha contestualizzato il suo sfogo facendo riferimento a un preciso momento storico, precisamente alla partita di Maccabi dell’11 ottobre 2022, in cui la sconfitta per 2-0 azzerò per la prima volta nella gestione Andrea Agnelli la possibilità di accedere agli ottavi di finale di Champions League. «Qualche giorno dopo c’era il derby, ricordo che ci siamo messi in cerchio e ci siamo compattati. Poi è diventata quasi un’abitudine, perché la Juve è unità». Si trattava di un momento complicato per dinamiche strettamente legate al campo, nulla a che vedere con quanto avvenne subito dopo con le dimissioni del CDA societario e con le penalizzazioni che misero a dura prova la stabilità del gruppo. Danilo ha citato Agnelli anche nel videomessaggio, ricordando «alla gente della Juve che basterà uno sguardo per riconoscersi in qualsiasi angolo del mondo».
Più volte, nelle ultime occasioni in cui il calciatore ha avuto l’opportunità di parlare ai microfoni, Danilo ha fatto riferimento ai principi che ha voluto trasmettere da capitano dopo averli appresi da chi c’era prima di lui. Dopo l’ultima contestazione dei tifosi a fine dicembre, per esempio, chiarì che «da quando sono alla Juventus la squadra è sempre andata sotto la curva a ringraziare i tifosi, me lo hanno insegnato gli anziani del gruppo e fino a quando sarò io il capitano lo faremo sempre, anche prendendoci i fischi». Un nodo alla base al momento esiste proprio sulla gestione della fascia di capitano: Thiago Motta la sta affidando per merito come ha fatto nei suoi anni al Bologna, dunque per scelta tecnica; alla Juve però, storicamente, la fascia è andata al braccio di chi ha rappresentato la storia e i principi del club, insomma l’intero ambiente e non solo la squadra.
Danilo ha lasciato lo spogliatoio tra gli attestati di stima dei compagni, quelli che lo hanno vissuto negli ultimi anni e quelli che hanno condiviso con lui gli ultimi mesi. Da Perin a Fagioli a Koopmeiners, giusto per indicarne solo alcuni di quelli che hanno tenuto a salutare il capitano e a ringraziarlo pubblicamente per quanto ha fatto in questi anni per il gruppo. Il difensore si è lasciato male col club e soprattutto con l’allenatore: Thiago Motta, che in conferenza stampa lo ha ringraziato pubblicamente e gli ha augurato il meglio per il futuro – evitando altri discorsi sul suo conto – è colui che lo ha voluto fuori dalla squadra, trovando evidentemente sponda in società. Sul campo, Danilo non è mai stato centrale dall’estate scorsa: la presenza nello spogliatoio è stata ritenuta ingombrante dopo alcuni confronti interni che ci sono stati per le difficoltà nel raggiungere i risultati.
A non trovare riscontro, invece, sono state alcune voci di mercato. Sembrava che Danilo si fosse promesso al Napoli, che sul brasiliano è rimasto vigile sicuramente: l’ex-capitano della Juve, che ha rinunciato anche alla buonuscita, ha deciso invece di tornare in Brasile per indossare la maglia della squadra di cui era tifoso da bambino, quella del Flamengo. Che, tra l’altro, sarà il quarto club della sua carriera in cui troverà Alex Sandro, uno di quei senatori che gli avevano spiegato la Juve. Nell’estate del 2019, quando arrivò a Torino, Danilo aveva già vinto abbastanza nel Porto, nel Real Madrid e nel Manchester City: eppure, si presentò con la massima umiltà, affidandosi al gruppo storico per comprendere come calarsi bene nella realtà juventina. «È sicuramente la maglia più importante della mia carriera», ha detto. Prima di scattare di suo pugno un ultimo selfie con chi era presente in aeroporto per salutarlo prima della partenza.
Il suo saluto ai tifosi: «Non so nemmeno da dove iniziare. Sapevo che questo giorno prima o poi sarebbe arrivato, ma non si è mai pronti per gli addii. Sono passati cinque anni e mezzo, ma per me è come se fosse stata una vita intera. Non è mai facile separarsi da un amore, da un luogo che mi ha dato tanto, da una maglia che mi ha fatto provare grandi emozioni, da un club e una storia in cui ho ritrovato i valori che mi hanno accompagnato durante tutta la mia carriera e che ho imparato dai miei genitori. Quando sono arrivato, ho imparato dai grandi uomini dello spogliatoio e all’interno della Juventus, diventando anch’io insegnante e difensore di questi valori, con le unghie e con i denti, come fosse una parte di me, così come gli insegnamenti che passo ai miei figli, che peraltro hanno fatto di Torino la loro casa e sono diventati grandi tifosi di questi colori. Forse è per rispettare e lottare tanto per questi valori che non posso più fare parte di questo progetto. Quello che mi rende in qualche modo orgoglioso è non aver mai cambiato il mio modo di essere e il mio modo di difendere il club più importante della mia storia. Sento che ogni persona nel mondo Juventus fa parte della mia famiglia: ogni dipendente, ogni compagno, ogni persona che indossa questa maglia con orgoglio, senza pensare solo ai numeri, con onestà e, soprattutto, affrontando ogni sfida della Juventus come una sfida personale. Una scelta di vita.
Ai nostri tifosi chiedo scusa per i momenti in cui posso aver deluso. Mai per mancanza di impegno, di dedizione e di lavoro. E li ringrazio con tutto il cuore per il modo in cui sono stato accolto, rispettato e per il legame che abbiamo costruito durante il mio percorso, nel quale mi sono sempre sentito un vostro rappresentante in campo. Ogni volta che ascoltavo l’inno cantato da voi allo Stadium mi emozionavo, mi accendevo. Queste emozioni non si comprano con nessun “progetto” fantasioso. Per concludere, è giusto citare una frase che un certo signore di nome Andrea Agnelli disse una volta: “La nostra consapevolezza sarà la loro sfida. Essere all’altezza della storia della Juventus”. Ricordatevi, ci riconosceremo ovunque nel mondo, solo con uno sguardo. Siamo la gente della Juventus! Grazie di tutto.
Un abbraccio dal capitano, arrivederci».

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