Il Settore Giovanile della Juventus – scrive Enrico Zambruno su “HJ Magazine” dell’ottobre 2014 – è una solida e grande realtà. Forma i calciatori in erba, ognuno con i suoi sogni e i suoi obiettivi. Ma, soprattutto, forma uomini. La cosa più importante, per la crescita di ogni singolo talento. Uno di questi è Mattia Vitale, diciassette anni compiuti il primo ottobre, colonna della Primavera bianconera. Giovane, bravo e senza paura. Ha vissuto un'estate indimenticabile con la Prima Squadra, volando con i campioni d’Italia nella tournée a Giacarta, Sydney e Singapore e trovando il goal nel vernissage di Villar Perosa, schierato titolare tra i big da mister Massimiliano Allegri.
Vitale sogna a occhi aperti, così come tutti i suoi compagni pronti a spiccare il volo. La Primavera, grazie alla sapienza dei dirigenti bianconeri, quest’anno vanta un gruppo giovane (molto di più rispetto alle avversarie del girone A) e interessante. Il pilota è Fabio Grosso, al secondo anno sulla panchina dei nostri giovani, il primo dall’inizio, dopo che nella passata stagione aveva preso il comando in corsa al posto di Andrea Zanchetta.
Vitale ha cominciato presto a giocare a calcio. Nella sua città, a San Giovanni in Persiceto, situata a poco più di venti chilometri da Bologna. Dai cinque ai dodici anni alterna le due squadre locali, per passare poi nel vivaio del Bologna. A quattordici la svolta: la chiamata della Juventus.
«Me lo ricordo bene, il primo giorno – racconta Mattia – è stato bellissimo, spettacolare. Il primo allenatore è stato Claudio Gabetta, poi ho avuto due anni Ivano Della Morte e oggi Fabio Grosso. Prima di arrivare a Torino, pensavo al calcio solo come divertimento. Una volta qui è cambiato tutto. In tournée ho capito che questa squadra è qualcosa di unico, uno dei club più amati e importanti del mondo».
Già, la tournée. Un sogno per un ragazzo che è partito a sedici anni per Asia e Australia, in mezzo a campioni affermati che hanno vinto tantissimo in carriera. Massimiliano Allegri l’ha schierato spesso, dandogli anche una maglia da titolare, in mezzo al campo. «Tutti gli allenatori mi hanno fatto giocare mezzala sinistra, fin da quando avevo quattordici anni. È il mio ruolo per eccellenza, mi piace molto occupare quella posizione, soprattutto nella fase offensiva. Ma devo migliorare ancora tanto, soprattutto in quella difensiva. Le presenze nelle amichevoli in Prima Squadra sono state importantissime per la mia crescita. È stato un sogno poterle vivere, a Singapore sono addirittura partito negli undici titolari, le gambe mi tremavano».
Quelli che fino a qualche ora prima erano campioni irraggiungibili, sono diventati all’improvviso compagni di squadra. «Stentavo a crederci. Quando Pirlo mi dava dei consigli io rischiavo ogni volta di svenire. Lui è il mio idolo calcistico. Un modello da seguire, come Claudio Marchisio, che gioca proprio nel mio ruolo. Quando ho la fortuna di potermi allenare con lui lo guardo sempre con enorme attenzione».
Dopo l’esperienza estiva con i grandi, ora Mattia è concentrato sulla Primavera. Il suo primo campionato intero in questa categoria. «Mister Grosso ha una grande concezione del gruppo. Ci fa lavorare tanto e bene, con l’obiettivo di farci crescere come collettivo. Possiamo fare ottime cose. In campionato ce la giocheremo, almeno nella prima fase, con Torino, Fiorentina, Genoa e Parma. L’obiettivo per noi è arrivare primi e andare alle finali. Abbiamo due grandi punti di forza: il primo è che tra compagni ci conosciamo molto bene, essendo quasi tutti provenienti dagli Allievi Nazionali; e poi facciamo sempre le cose insieme, non ci limitiamo a vivere gli allenamenti, ma anche fuori dal campo passiamo tantissime ore a divertirci in compagnia. Sono legato a tutti, ma gli amici più stretti sono Udoh, Roussos e Pozzebon, che adesso è andato al Perugia».
Gli obiettivi stagionali non si limitano però al campionato. «Vogliamo fare bene anche in Coppa Italia e Uefa Youth League. In Europa possiamo andare avanti, è fondamentale confrontarsi con altre realtà calcistiche».
Ma cosa fa Mattia Vitale fuori dal campo? «Gioco alla Playstation, ma non a calcio, sono più un tipo da Call of Duty. Al di là dei videogames, sono un grande appassionato di storia. Una passione trasmessa da mio nonno, dai suoi racconti sulla guerra. Leggo molto, mi piace, sono attratto soprattutto dalla storia contemporanea».
La storia dello sport italiano nel 2014 l’ha fatta, eccome se l’ha fatta, Marco Belinelli. Con la maglia dei San Antonio Spurs ha vinto l'anello NBA nel basket, qualcosa di inimmaginabile fino a qualche anno fa. Bene. Belinelli è, come Mattia, di San Giovanni in Persiceto. «L’ho incontrato tante volte, sono un suo grande tifoso. Mi piace il basket, non mi perdo mai una sua partita. In Italia tifo Fortitudo Bologna: anche se adesso non è più nella pallacanestro che conta la porto sempre nel cuore. Nel calcio, invece, ho una simpatia per l’Avellino, perché è la squadra della città di mio papà».
Ma il più grande sogno, a breve, quale è? «Con la Primavera o con la Prima Squadra, vorrei giocare allo Juventus Stadium. Sarebbe qualcosa di pazzesco».
Mattia riuscirà a coronare il suo sogno il 9 maggio 2015, giocando l’ultimo quarto d’ora della partita di campionato contro il Cagliari. Ma il suo esordio assoluto con la maglia numero ventiquattro bianconera era avvenuto un mese prima a Parma, sostituendo a dieci minuti dalla fine Coman.
Poi una girandola di prestiti: Lanciano, Cesena, Venezia e Spal. Nel 2018 il cartellino diventa di proprietà degli estensi, mettendo così la parola “fine” alla breve avventura juventina di Mattia Vitale.
Nessun commento:
Posta un commento