lunedì 1 aprile 2019

Osvaldo NOVO


Perfetto gentiluomo, custode delle doti e virtù della gente del vecchio Piemonte, onesto fino allo scrupolo, cordiale e affettuoso se pure riservato e introverso, sino ad apparire timido. Era amico sincero e di pura e incrollabile fede juventina. Raramente prendeva parte alle gaie e festevoli brigate giovanili, ma si illuminava quando, con i compagni di squadra, otteneva una vittoria o un importante successo. Allora si trasformava, si metteva sul capo il cappello trasversalmente, si infilava nell’orecchio il dito mignolo della mano sinistra, si infilava il pollice della mano destra nel gilet e, con incedere solenne, esclamava: «Napoleon premier c’est moi!».
Atleta serio, generoso, corretto, dotato di ottima tecnica, arrivò alla Juventus nel 1913, proveniente dalla Vigor, una squadretta che giocava nell’antica Piazza d’Armi. Si affermò immediatamente e salì, in fretta, ai vertici della prima squadra e fu, per un decennio, titolare del ruolo di terzino destro. «All’inizio della sua carriera sportiva – si legge su un giornale dell’epoca – venivano cantate le sue virtù di centravanti. Pervenuto ai fastigi della prima squadra si ritirò in difesa, dove gioca con calma quasi esasperante ma con calcio sicuro e potente. È uno stilista. Per gli avversari è un OS duro».
Aveva un gioco pacato e ordinato, era solito fintare l’entrata sull’avversario in modo da sbilanciarlo; in un modo o nell’altro, il pallone rimaneva sempre nei suoi piedi. Era fisicamente assai solido, sufficientemente veloce nei recuperi e in possesso di un’estrema pulizia nel controllo della palla. Con l’amico Netu Bruna, formò una celebre coppia di terzini che tutto il mondo calcistico invidiò.
Fu convocato per le Olimpiadi di Anversa del 1920 ma, poco amante dei ritiri collegiali, decise di non presentarsi alla chiamata della Commissione Tecnica.


VLADIMIRO CAMINITI
«Novo è il nome gridato dal pubblico e stampato dai gazzettieri». «Osvaldo sospirano le damine incipriate che vengono in tribuna per vederlo e se ne beano (a uno degli ultimi matches ne contammo più di sette!)». «Os! Lo saluta familiarmente il cenacolo juventino». «Armonia di volumi e un sano equilibrio di muscoli caratterizzano i suoi maschi lineamenti. E poi è peloso, molto peloso!». «Novo è dei nostri, veterano del calcio, figlio prediletto della Juventus; quindi è buono sincero generoso…».
Chi scrive queste frasi su “Hurrà” del dicembre 1920 è Zambelli detto Zambo, un dannunziano procace. «Allievo fin dal 1913 dell'Istituto Sociale (vivaio meraviglioso di forze juventine) salutiamo e ricordiamo con ammirazione i nostri Bona, Besozzi, Berruti, Dalmazzo, Curti, Sertorio, Fanzio, Perrone, Beccuti, Paolucci; anzi, con Bona e Fanzio, convittore del Sociale, ascolta nel raccoglimento se non giungagli l'hurrà gioioso di tutta la scapigliata gioventù, che rallegra del suo empito calcistico, la Piazza d'Armi e i prati della periferia…».
Terzino dopo essere stato attaccante, anche azzurro, aveva un suo stile saltabeccante che Zambo descrive così: «Egli aborre i forti rimandi al volo, perché mancano di esattezza: preferisce i colpi di rimbalzo, che gli permettono di assegnare il pallone al compagno più propizio. Questo sistema scientifico di giuoco lascia talora sospeso lo spettatore. Sembra che Novo si faccia prendere il pallone o caricare da un avversario troppo veloce, prima di avere compiuto il suo giuoco. In quegli istanti molti trattengono il fiato, soffrono, si turbano, presentono la delusione, ansano per il pericolo; ma Novo giunge in tempo e, con disinvoltura allontana, e di molto, la minaccia, mentre gli amici tirano un sospirone…».
Il sospirone lo tirava soprattutto Zambo e ansimava, non vi pare? «Os, qua la fronte e senza fomentare gelosie, vi imprimo un fervido bacio a nome di tutta la Juventus…». Avesse badato quel dannunziano procace le damine incipriate anziché i pelosi campioni! Invece la sua prosa rivela i suoi ideali amorosi, le sue inclinazioni stravaganti.

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