Quello della Coppa Italia è stato un torneo che per anni non ha riscosso né fortuna né giusta considerazione. La prima edizione venne disputata nel lontano 1922 e, ad aggiudicarsi il trofeo fu il Vado Ligure.
Per anni quella vittoria non venne presa in considerazione perché la competizione si svolse nella stagione 1921/22 ovvero quella che è considerata della scissione in campo federale: la prima Guerra Mondiale aveva causato forti ripercussioni sui bilanci di tutti i club ed il gruppo delle squadre più titolate preferì formare una lega ed uscì dalla federazione. Ecco perché ancor oggi resta il dilemma se inserire o meno il Vado nell’albo d’oro della Coppa Italia.
A tale riguardo si ricorda che la rivista “Il calcio illustrato” per anni non menzionò la vittoria del Vado che vinse comunque quel torneo, grazie soprattutto alla classe ed all’abilità del suo campione Levratto.
A tale riguardo si ricorda che la rivista “Il calcio illustrato” per anni non menzionò la vittoria del Vado che vinse comunque quel torneo, grazie soprattutto alla classe ed all’abilità del suo campione Levratto.
Il trofeo ritornò ad essere ufficiale a partire dalla stagione 1935/36. La Juventus venne eliminata nei quarti di finale della prima edizione e, nell’edizione successiva, non ebbe miglior fortuna venendo eliminata negli ottavi.
La stagione 1937/38 portò invece, per la prima volta, il trofeo in casa bianconera: il torneo iniziò nel settembre 1937 con le qualificazioni delle squadre partecipanti alla serie C d’allora; poi ci furono tre giornate eliminatorie tra i club rimasti in lizza; infine, a partire dai sedicesimi di finale, entrarono in lizza i club di serie A.
Il sorteggio abbinò la Juventus e l’Aquila: l’allenatore bianconero dell’epoca, Viri Rosetta, mise in campo una squadra sperimentale senza vari titolari così che l’Aquila sorprese la Juventus con un avvio veloce ed incisivo che portò gli abruzzesi in vantaggio dopo solo cinque minuti di gara. La Juventus non riuscì a prendere il comando delle azioni ed il primo tempo terminò con il vantaggio dell’Aquila, nella ripresa gli ospiti crollarono di fronte agli attacchi bianconeri che andarono in goal con Borel II, due volte, poi con Monti, chiudendo la quaterna con il giovane Dante.
Gli ottavi di finale misero di fronte alla Juventus i grigi dell’Alessandria in una partita unica che si disputò al Comunale di Torino il 26 dicembre 1937. La Juventus si aggiudicò la partita con una rete della mezzala Tomasi. La partita si svolse di fronte ad un pubblico non numeroso con le cronache dell’epoca che raccontano di un terreno di gioco durissimo e gelato. Purtroppo, come tutti sanno, di questi problemi se ne parlerà anche dopo diversi decenni.
I quarti di finale si disputarono il 6 gennaio 1938 e gli accoppiamenti misero di fronte la Juventus all’Atalanta. Si giocò ancora sul terreno di casa dei torinesi che misero in risalto la loro buona forma e soprattutto l’ottima giornata di Borel II che realizzò due reti. Non da meno l’ala Defilippis, anche lui autore di una doppietta, mentre le altre due segnature furono di Varglien II e Borel I.
La semifinale abbinò alla Juventus l’Ambrosiana-Inter ed il sorteggio favorì ancora la Juventus: disputerà la partita unica sul terreno amico. La squadra bianconera affronta i nerazzurri il 21 aprile e si trova di fronte i freschi Campioni d’Italia (solo tre giorni prima del match si erano laureati campioni).
La Juventus in quel periodo, dopo aver dominato dal 1930 al 1935, stava patendo una flessione dovuta ai ricambi che, col passare degli anni, non erano più all’altezza di quel gruppo di giocatori che avevano creato il mito del quinquennio. Nonostante ciò la squadra allenata da Rosetta si comportò più che bene, in campionato, meritando, al termine del torneo, il secondo posto a soli due punti dall’Ambrosiana.
La partita di Coppa Italia fu a senso unico anche perché i neroazzurri si presentarono al Comunale di Torino senza sette titolari. L’impegno della Juventus fece il resto e la partita non ebbe problemi per i bianconeri che si imposero per 2-0 con goal di Tomasi e Foni su rigore.
La finale, disputata con partite di andata e ritorno, vide di fronte Juventus e Torino. I granata avevano eliminato il Milan dopo un doppio incontro nel quale avevano pareggiato il primo 2-2 per poi imporsi, nella ripetizione della gara, per 3-2 dopo i tempi supplementari.
La partita di andata della finale Coppa Italia si disputò al Filadelfia, in casa del Torino. La Juventus sfruttò la maggior freschezza non avendo dovuto giocare in settimana, come il Torino, per la ripetizione della semifinale, e riuscì a venir fuori alla distanza meritando il risultato di tre reti ad una nei confronti dei granata.
Aprì le marcature il bianconero Bellini, pareggiò il granata D’Odorico, riportò poi in vantaggio la Juventus l’ala Defilippis con un bolide da 25 metri che batté inesorabilmente il portiere granata Maina. Il Toro, nel finale di partita, si dovette arrendere nuovamente alla terza segnatura bianconera, opera ancora di Bellini.
La partita di ritorno si disputò dopo sette giorni, precisamente l’8 di maggio del 1938. Il Comunale di Torino vede così affrontarsi le due squadre della città per l’aggiudicazione del trofeo. La prima frazione di gioco è certamente la migliore della gara: il Torino passa in vantaggio con Baldi, poi la squadra granata si disunisce sotto l’incalzare dei giocatori juventini che, prima pareggiano, e poi passano in vantaggio sempre con Gabetto. Il primo tempo termina con il vantaggio bianconero, un vantaggio che resiste anche nella ripresa, fino al termine.
I 10.000 spettatori del Comunale tributano il meritato trionfo ai giocatori che vengono premiati con la coppa dal generale Vaccaro. Alla Juventus vanno anche le percentuali degli incassi ed il premio fisso che la federazione assegna alla società vincente. In totale la Juventus può contare circa 67.000 lire, cifra non certo da poco per l’epoca. Come si può notare, anche negli anni trenta i bilanci e gli incassi erano importanti, esattamente come oggi.
Questa vittoria è quasi sempre stata lasciata da parte e si è sempre poco ricordata questa prima Coppa Italia vinta dalla Juve. Eppure, dati gli abbinamenti e la doppia finale, il successo era stato a dir poco strameritato.
Per finire, una considerazione tecnica che riguarda proprio la squadra che all’epoca, senza aiuti da parte della scienza applicata allo sport, aveva ugualmente fiato da vendere. Una prerogativa di quella squadra allenata da Viri Rosetta, faceva sì che la fusione tra i giocatori portasse ad una voglia di vincere e di giocare fino al termine della gara senza risparmiare energie. È anche per questo che molte vittorie di quella Juventus arrivarono nel finale di gara, per esempio proprio come nella finale d’andata di quella Coppa Italia, la prima vittoria, alla quale ne seguiranno altre 7, anzi 8!
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