domenica 21 marzo 2021

Pieraldo NEMO

 

Giocatore tutto estro e fantasia, Pieraldo Nemo è aggregato alla “Primavera” juventina nell’estate del 1973. Vestirà la casacca bianconera in una sola occasione, contro il Cesena in Coppa Italia; in questa partita giocata in Romagna il 1° maggio ‘74, vinta per 1-0 con rete di Musiello, esordisce un esile ragazzino con la maglia numero 7, di cui si sentirà parlare parecchio qualche anno dopo. Paolo Rossi è il suo nome. Per il buon Nemo, il passaggio alla Prima Squadra resterà un sogno ben chiuso in un cassetto. Dalla stagione successiva, infatti, si trasferirà al Catanzaro e, con la maglia giallorossa, si toglierà la soddisfazione di giocare in serie A.

ALBERTO REFRIGERI, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’APRILE 1974
Generalmente quasi tutte le pagine di «Hurrà Juventus» sono dedicate ai giocatori di prima squadra, ai cosiddetti «titolari», oppure alle vecchie glorie, a grosse partite del passato, alla Nazionale: insomma, lo spazio è sempre interamente o quasi occupato dai «grandi» del calcio, di oggi o di ieri.
Praticamente nulla è lasciato, (salvo che non vincano per lo meno un Campionato italiano di categoria) alle nuove leve, a coloro cioè che, in potenza almeno, hanno tutte le doti per poter sostituire, un giorno non poi tanto lontano, gli attuali giocatori della «rosa».
Proprio per loro, per questi ragazzi alla vigilia del grande balzo o della grande delusione, inizia da questo numero di aprile una nuova rubrica, dal titolo perentorio: «Ci siamo anche noi!».
Una rubrica che vede impegnati, tre alla volta, gli elementi che fanno parte della squadra «Primavera», tutti cioè sui 19-20 anni, e per i quali ho preparato alcune domandine che serviranno a inquadrare il personaggio sia dal punto di vista sportivo che da quello umano, dando la possibilità a questi ragazzi, curati dal non dimenticato Tino Castano, di esternare i propri convincimenti, le loro idee, le speranze, le ambizioni nascoste.
I primi tre a essere torchiati sono il portiere Enrico Massimiani, nato a Roma il 2 febbraio 1955, il «libero» Lorenzo Balestro, nato a Verona il 23 giugno 1954, e la punta Pieraldo Nemo, nato il 6 gennaio 1955 a Fondi di Latina ma residente a Torino.
Massimiani è il tipico ragazzo serio, posato, di poche parole, disciplinatissimo, un romano un po’ annacquato, senza cioè quella simpatica parlantina come ad esempio il suo connazionale Spinosi. È il tipico portiere di posizione, non plateale se non tirato per i capelli, non si emoziona. Sul tipo di Zoff per intenderci.
Balestro è il classico «timido» che in campo si trasforma; davanti ad un’intervista spesse volte arrossisce, prende tempo prima di rispondere, anche se poi lo fa a tono e le sue repliche sono sempre acute e intelligenti; in area invece e un’iradiddio, dirige la difesa, intercetta, ricucisce, di testa e di piede, con un talento al di sopra del normale.
Pieraldo Nemo è il Muccinelli della situazione; non molto alto di statura, fa impazzire i terzini, ha uno scatto bruciante e un dribbling stretto che mette sempre in difficoltà i difensori che volta a volta gli assegnano; buon tiro in porta, è cattivello quanto basta, prendendo e restituendo con gli interessi botte e affini. Simpaticissimo, tiene sempre allegra la compagnia con barzellette e con imitazioni varie, tra cui, particolarmente azzeccata, quella di un fantomatico e non meglio identificato pappagallo.
Sono stato con loro una mezz’oretta, ed ho occasione di vederli spesso in sede; posso dire che sono proprio ragazzi «stile Juventus», nella vita come nel gioco: intelligenti, non saputoni, consci delle proprie forze e delle debolezze, soprattutto educati, cose che nei giovani d’oggi rappresentano grosse, grossissime doti. Se non sfonderanno con la palla rotonda saranno sempre, in tutte le fasi della loro carriera, dei perfetti juventini.
Ma eccoci alle domandine:
– Per riuscire a emergere, quali doti secondo voi occorrono?
MASSIMIANI: Conta molto la fortuna, diciamo il cinquanta per cento: se il tuo celebre collega, titolare, non si fa mai male, è difficile che tu riesca a prendere il suo posto.
BALESTRO: Non sono d’accordo; cosa contano sono le doti naturali e lo spirito di sacrificio; se non ci sono, puoi avere anche la fortuna più sfacciata ma non combinerai mai nulla; voglio dire cioè che questa tanto decantata fortuna bisogna meritarsela; per me comunque non ha più valore di un trenta per cento.
NEMO: Sostanzialmente sono più d’accordo con Balestro; dipende però anche dal ruolo; ad esempio, giocando da attaccante, penso si abbiano maggiori possibilità di entrare nel gioco; per un portiere invece è logico che c’è un posto solo. Anch’io comunque sono per il trenta per cento di fortuna.
– I vostri genitori sono contenti dell’attività da voi adottata?
BALESTRO: I primi tempi erano piuttosto scettici, adesso sono d’accordo, approvano cioè la scelta fatta.
MASSIMIANI: Mio papà è sempre stato contentissimo in quanto è uno sportivo, mia madre aveva qualche dubbio; d’altra parte, andare via di casa a 14 anni…
NEMO: Papà e mamma sono d’accordo. 
– Se si fossero opposti, come vi sareste comportati? Avreste forzato la mano?
BALESTRO: Ci studia su, accarezzandosi più volte il mento prima di rispondere: Ma, il primo istinto sarebbe stato quello di buttarmi a tutti i costi contro ogni parere nell’avventura, poi forse ripensandoci dopo una notte, sarei rimasto a casa; sono molto attaccato alla famiglia e non potrei vivere in disaccordo con i miei.
MASSIMIANI: Non so; certo prima di arrendermi avrei parlato, avrei perorato la causa con tutti gli argomenti, forse avrei lasciato tutto; comunque è andata bene, tutti in armonia, per cui non andiamo a sottilizzare.
NEMO: Beh, io vivo a Torino, per cui non ho problemi; sto in famiglia c così posso accontentare babbo, mamma e calcio insieme.
– Quali sono i maggiori sacrifici fa cui deve sottoporsi un giovane calciatore?
BALESTRO: Secondo me il più grosso è quello di stare lontano da casa; alla sera prima di addormentarmi non dico proprio che ci scappa una lacrima ma siamo molto vicino; per il resto le piccole privazioni a cui siamo assoggettati non le ritengo degne della parola sacrificio.
NEMO: Posso dire che ci priviamo degli abituali divertimenti della nostra età; i quali, più che annullati, sono di certo mollo stemperati.
MASSIMIANI: No, nessun sacrificio grosso, piccole cose di cui è logico, avendo una meta da raggiungere, privarsi. Anzi, direi di più, i sacrifici maggiori li fanno i nostri genitori che hanno i loro ragazzi lontano.
– Cosa pensate di questa cosiddette «contestazioni»?
BALESTRO: Secondo me pochi credono veramente in un ideale, e a questi bisogna fare tanto di cappello, di qualunque ideale si tratti; gli altri, la massa, lo fa solo per distinguersi.
MASSIMIANI: Credo che la massa non abbia ideali precisi, va dietro ai più preparati.
NEMO: Concordo.
Perché secondo voi i giovani si fanno crescere i capelli, baffi e barba?
IN CORO: Non sappiamo; per quanto ci riguarda siamo stati dal parrucchiere da poco, quindi… Comunque non ci vediamo nulla di male, purché vi sia sempre un certo ordine.
– Trovate giusto che un allenatore pretenda dai giocatori una pulizia completa?
IN CORO: Non lo troviamo giusto; se in campo si rende, che abbia la barba, o i capelli sulla schiena non dovrebbe contare. Comprendiamo che forse, esteticamente, non è che facciano bella figura, però ciascuno e libero di acconciarsi come meglio crede.
– Cambiereste le attuali regole calcistiche? Si è parlato di abolire il fuori-gioco, di allargare le porte e così via.
IN CORO: No, lasciamo le cose come stanno, vanno bene così.
– C’è qualche giocatore a cui vi ispirate?
NEMO: Il mio idolo da ragazzo è sempre stato Sivori.
MASSIMIANI: Da piccolo mi piaceva da matto Cudicini: mi racconta ancora oggi mio papà, che di notte mi svegliavo e saltavo sul letto al grido di «Cudicini paratutto!». Ora ho sottomano nientepopodimeno che Zoff, e cche vvolete de più?...
BALESTRO: Da ragazzo al mio paese mi chiamavano Sivori, perché sapevo fare bene i tunnel.
– Cosa pensate di questa intervista?
IN CORO: Beh, è la prima volta; ci sentiamo un po’ imbarazzati; certo che ci fa piacere poter dire il nostro pensiero, vedere la foto sul giornale; in quattro anni che siamo alla Juve non ci era mai capitato. Questo numero andrà a ruba…
– Voi siete ragazzi intelligenti; se un giorno vi accorgeste di non avere abbastanza stoffa per fare il calciatore, che decisione prendereste?
MASSIMIANI: Sarebbe un triste giorno, ma comunque dovrei preoccuparmi dell’avvenire; se trovassi subito un lavoro smetterei di colpo, altrimenti, in attesa, mi arrangerei magari in qualche squadretta, tanto per far saltare fuori di che vivere.
BALESTRO: La penso come Massimiani.
NEMO: Non ne farei una malattia, non sarei il primo a smettere.
– Quali sono le vostre letture preferite? E i dischi? E i film?
MASSIMIANI: Leggo parecchio, libri dove vi sia qualcosa di vero, di umano, di vita vissuta, e che insegnino qualcosa sotto il profilo sociale. Preferisco i dischi di John Lennon e Francesco De Gregori. Vado spesso al cine, la mia attrice preferita è Jacqueline Bisset.
NEMO: Porca miseria, la Bisset sarà forte, ma vuoi mettere Laura Antonelli? Comunque, per rimanere ai libri, leggo quelli di avventure, fumetti di guerra e attualità. Ascolto musica pop e il mio cantante preferito è Elton John. 
BALESTRO: Leggo di tutto, soprattutto libri di sentimento: il mio autore preferito è Vasco Pratolini; adoro i complessi in genere e ammiro Francesco Guccini, anche se imita troppo Bob Dylan. Come attrice diciamo Ursula Andress.
E diciamo…


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