venerdì 25 dicembre 2020

Abdoulay KONKO

 

MAURIZIO TERNAVASO, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’APRILE 2003
È probabilmente una delle grandi rivelazioni della Primavera di quest’anno che, oltre a primeggiare in campionato, si è aggiudicata per la terza volta il torneo di Viareggio, la più prestigiosa vetrina del calcio giovanile del mondo.
Stiamo parlando di Abdoulay Konko, una sorpresa... doppia sia per il rendimento di assoluta eccellenza sin qui messo in mostra, sia per l’inaspettato arrivo a Torino a stagione inoltrata, quando ormai la compagine di Gasperini sembrava aver trovato la propria quadratura.
Le cose hanno presto preso, per lui e per la squadra, una piega insperata: prima partita in panchina, alla seconda uno spezzone di incontro, dalla terza in poi titolare inamovibile come difensore esterno, abile nel gioco di contenimento e nel proporsi in avanti. E i risultati si sono visti.
Ma chi è questo diciannovenne che qualcuno ha addirittura paragonato a Lilian Thuram? Ce lo facciamo raccontare, in un italiano impeccabile, direttamente da lui. «Sono nato a Marsiglia nel marzo ‘84 da madre marocchina e da padre senegalese, e ho sempre avuto una forte passione per il calcio. Anzi, praticamente non ho mai fatto altro che giocare sui selciati delle viuzze e delle piccole piazze vicino al porto della mia città, come un certo Zinedine Zidane. Verso i 10 anni sono entrato a far parte di una squadretta vicino a casa, poi, sino ai 15, ho militato nella ASPTT Marseille, società con una discreta tradizione nel calcio giovanile che mi ha consentito di crescere adeguatamente. Così, dopo una stagione nella formazione juniores del Martigue, squadra che milita nella serie B transalpina, sono approdato al Genoa».
Dove il simpatico francese dallo sguardo intelligente e dagli occhi che parlano quasi da soli ha faticato un po’ ad ambientarsi. «D’accordo, c’era il mare e non ero neanche troppo distante dalla mia città natale: però a 16 anni mi sono ritrovato a vivere da solo in albergo in un paese straniero di cui non conoscevo neppure la lingua. E pensare che il mio procuratore aveva una richiesta anche da Parigi: con il senno di poi posso proprio dire di aver fatto bene a scegliere l’Italia».
A Genova, Konko disputa due ottimi campionati, il primo con gli Allievi professionisti, il secondo con la Primavera. Tra l’altro sul finire della scorsa stagione Abdoulay è andato qualche volta in panchina con la prima squadra, impegnata in Serie B. Poi, all’improvviso, qualcosa si è rotto. «All’inizio dell’estate sono stato per un mese in prova con il Blackburn, quindi, quando la società inglese non ha trovato l’accordo con il Genoa, il mio procuratore mi ha portato a Torino per il provino che è andato a buon fine. E ora eccomi qua, lontano dal mare ma in una società di grande tradizione. La nostalgia l’ho ormai superata: un po’ perché ogni tanto faccio una capatina con l’automobile a Marsiglia, un po’ perché, abitando a casa da solo, ho spesso la possibilità di ospitare genitori, parenti e amici che vengono a tenermi compagnia».
– Ma quali sono le principali caratteristiche di questo elegante e longilineo difensore dal rendimento costante capace di impressionanti volate sulla fascia?
«Mi trovo particolarmente a mio agio come laterale destro, dal momento che quello è il mio piede preferito, anche se me la cavo a sufficienza anche con il mancino. Credo di essere un giocatore piuttosto tecnico e grintoso, per di più dotato di una grande volontà, che ha dalla sua una discreta velocità di base, con o senza palla. Però, visto che milito in Primavera, so nel complesso di avere ancora molto da migliorare. E spero di farlo in fretta».
– Appena arrivato in Juve, la squadra ha consolidato la prima posizione in campionato, poi è arrivato il successo viareggino e qualche allenamento con Del Piero e compagni, a loro volta in piena lotta per scudetto e Champions League. Che effetto ti ha fatto entrare in un meccanismo vincente?
«Sto vivendo un gran bel momento. Per di più le due settimane del torneo di Viareggio mi hanno consentito di integrarmi al meglio con compagni e società, per cui d’ora in avanti tutto dovrebbe essere ancora più facile. I miei obiettivi? Arrivare in serie A, ma in Italia e non altrove: qui ho perfezionato il mio gioco calandomi a poco a poco nella mentalità professionistica, qui vorrei dimostrare quanto ho imparato in questi ultimi 2-3 anni».
– Quali sono i compagni con cui hai legato maggiormente? Cosa pensano i tuoi genitori di quello che stai facendo?
«All’inizio, per ovvie ragioni di lingua, ho stretto un certo rapporto con Bertin e con Bonnefoi. Poi il gruppo mi ha accolto con grande calore: al Viareggio ero in camera con Fumasoli e Boudianski, al di fuori degli allenamenti mi capita di uscire con chiunque di loro. A Marsiglia i miei sono molto felici per il poco che ho fatto sinora, anche perché non ci speravano. Papà mi dice di continuare così, e che quando mi vedrà alla televisione vivrà il giorno più bello della sua vita. Spero davvero di non deluderlo».

ROMEO AGRESTI, GOAL.COM DEL 16 LUGLIO 2020 
Gian Piero Gasperini la Juventus la conosce alla perfezione. L’ha prima vissuta da calciatore e, successivamente, da allenatore nelle giovanili. Tanti i talenti lanciati dal tecnico grugliaschese, con una fotografia, tra le altre, a impreziosire un percorso ricco di emozioni: Torneo di Viareggio. Edizione 2003.
Vinto, appunto, dalla Vecchia Signora. Una squadra di livello assoluto, formata dai vari Mirante, Cassani, Paro e Gastaldello. Con un autentico motorino prestato alla fascia dal nome Abdoulay Konko. Classe 1984, nato a Marsiglia, approdato in Italia dalle giovanili del Martigues.
Prima un’esperienza al Genoa, poi la chiamata di Madama. Insomma, un’offerta impossibile da rifiutare. Vuoi per questione di blasone, vuoi per questione di prospettive. Che, per l’appunto, hanno portato il calciatore francese a costruire le basi di una carriera di ottimo livello.
Dalla Juve, passando per il Crotone, il Grifone e l’Atalanta. Da una parte sempre Gasp, dall’altra sempre Konko. Feeling totale, con meccanismi tecnico-tattici assimilati nel tempo. Il tutto, aspetto da sempre apprezzato dall’allenatore piemontese, all’insegna della massima professionalità.
Perché ad Abdoulay, fin dalla tenera età, nessuno ha mai regalato nulla. Tanto sudore, tanta gavetta. Ingredienti, questi, che hanno portato il francese a crescere in maniera esponenziale di partita in partita, tanto da ottenere il massimo tra le fila della Lazio: 92 presenze e 1 goal. Vantando, inoltre, anche un’avventura in Spagna con il Siviglia.
Nitido esempio di abnegazione, a suon di chilometri macinati, Konko ha sempre espresso pareri lusinghiere sul conto di Gasperini. E non potrebbe essere altrimenti, considerando come sotto i suoi insegnamenti il ragazzo sia diventato uomo: «Gasp era bravo già ai tempi di Torino, poi si è completato e lo si vede nel gioco delle sue squadre. Gli anni nel calcio hanno completato il suo bagaglio di esperienza nella lettura della partita».
Gian Piero, ora, si gode un’Atalanta extra lusso. Una delle formazioni più divertenti d’Europa, capace di dare spettacolo nello spettacolo. Un collettivo sontuoso, impreziosito da individualità eccelse, perfettamente plasmate da un mister preposto sempre e costantemente al calcio offensivo ma organizzato.
E Konko, in questa filosofia, ha sempre avuto il suo (ottimo) perché. Solido in fase difensiva, ma con una buona gamba in tono propositivo. Proprio come piace a Gasperini che, infatti, per anni se l’è sempre portato con sé. «È un giocatore duttile che può giocare a tre dietro, nei quattro come esterno e mediano o in fascia a centrocampo». 
Un legame indissolubile, che spiega alla perfezione come esistano pedine perfette per determinati schemi. Musica per le orecchie di Konko che, alla Juve, ha avuto modo di conoscere colui che gli ha cambiato la vita. Nessun debutto con la prima squadra zebrata. Ma poco importa. Conta Gasp. Scusate se è poco.

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