giovedì 11 gennaio 2024

EMRE CAN


«Voglio dire grazie a tutta la Juventus per il supporto. Ai miei compagni di squadra, allo staff e a tutti dietro le quinte. È stato un onore rappresentare questo grande club e porterò i ricordi nel mio cuore. Grazie mille. Forza Juve».

LA MAGLIA DELLA JUVE DEL 31 GENNAIO 2020
Un lungo corteggiamento caratterizzato dalla reciproca determinazione a convolare a nozze: il matrimonio fra Emre Can e la Signora pareva destinato a durare molto più a lungo e a regalare ai congiunti ben altre soddisfazioni. Invece, a un anno e mezzo dal suo approdo sotto la Mole bianconera, il nazionale tedesco ha già lasciato l’Italia per tornare nella terra che gli ha dato i natali: Can si trasferirà al Borussia Dortmund con la formula del prestito oneroso con obbligo di riscatto. I gialloneri verseranno complessivamente nelle casse sabaude una cifra vicina ai 30 mln di euro, bonus compresi.
Emre, nel corso della sua prima annata bianconera, si era fatto notare positivamente, malgrado un problema alla tiroide lo avesse estromesso dai giochi lungo la prima parte della stagione. La sua eccellente prestazione contro l’Atletico nel retour match di Champions League, quando si esibì da centrale difensivo aggiunto, rimarrà a lungo nella memoria dei fan della Goeba, autrice, nella circostanza, di una rimonta leggendaria.
Terminata la sfida con i Colchoneros, la Vecchia pensava di aver trovato in lui un cardine per gli anni a venire. Invece, non è andata così. Con l’avvento di Sarri al posto di Allegri, il jolly ha perso considerazione in seno al club, finendo escluso dalla lista inerente gli arruolabili per la prima fase della Coppa Regina. Una volta appreso del taglio, l’ex Liverpool non ha mascherato il proprio risentimento, affermando di esser stato preso in giro dal tecnico: se avesse saputo a tempo debito di non poter far parte dell’arengo continentale, avrebbe preso in considerazione le offerte di altri club. Il calciatore, dopo esser tornato sui suoi passi ed aver sotterrato l’ascia di guerra, è rimasto nei ranghi.
La frattura fra l’atleta e il trainer del sodalizio piemontese era comunque avvenuta, una frattura non facile da ricomporre: si era salvata la forma ma non la sostanza. Il basso minutaggio riservato dal mister nel corso del campionato ha fatto sì che Can finisse per chiedere ed ottenere la cessione. La Juve intascherà una ricca plusvalenza, il ragazzo era stato a suo tempo arruolato a parametro zero: sul piano economico, un buon affare. Sul piano tecnico, invece, perdiamo un elemento che avrebbe potuto rivelarsi prezioso per una mediana non sempre intonata.
Nel complesso, Emre Can se ne va (con un ruolino di 45 presenze e 4 reti) da incompiuto, ed è palese che la sua questione avrebbe dovuto esser meglio gestita da tutti un po’. Dal canto suo, Emre ha palesato un attaccamento ai colori bianconeri di basso profilo: sappiamo che al giorno d’oggi la quasi totalità dei giocatori di medio/alto profilo pretendono di figurare in Champions League come condizione basilare al fine di legare i propri destini a una causa: ma sappiamo anche che esistono uomini come Lichtsteiner o Cuadrado, che hanno sempre anteposto agli interessi personali le volontà della Juventus. Facendo buon viso a cattivo gioco quando occorreva, continuando a faticare come e più di prima con lodevole professionalità, in nome di un ideale fondato nel 1897 e chiamato Gioventù.
Auf Wiedersehen, Emre.

LUCA MOMBLANO, JUVENTIBUS.COM 30 DEL GENNAIO 2020
Emre Can era un titolarissimo del Liverpool di Jurgen Klopp a ridosso dell’ultimo step che ha di lì a pochissimo posizionato i Reds ai vertici assoluti e definitivi del calcio europeo. Emre Can – un po’ come Coutinho, un po’ come Alberto Moreno – ha contribuito senza se e senza ma all’upgrade della creatura calcistica più chiacchierata e più invidiata del continente. Poi, però, Emre Can è passato alla Juventus. Seconda creatura più chiacchierata d’Europa, o forse prima, o forse è soltanto colpa di quella prematura eliminazione contro l’Ajax. Emre è il migliore dei peggiori nella gara più bruciante, dello Stadium che ha già capito, dello Stadium ammutolito e/o frastornato. Emre è il migliore dei migliori nella gara invece più esaltante – tolto Lui – quella gara in cui lo Stadium ha portato Bernardeschi, e viceversa, dalla Tribuna Est secondo anello fin dentro l’area di rigore.
Emre arriva nell’estate in cui arriva Lui. Entrambi finalisti di Champions. Uno fa legna e l’altro la brucia. Uno è giovane e ha tempo, ma ha un problema alla schiena, poi ha un problema alla tiroide, poi ha un problema di collocazione, poi ha un problema a togliere il posto a Khedira, poi ha un problema a convincere Sarri, infine ha un problema a capire perché. Perché è finito fuori dalla lista Champions. Alla Juve i perché si accettano, non si capiscono. E questo per qualcuno è un problema. Insormontabile.
Emre è un peccato, ma senza dubbio ci ha messo del suo. Mediano vecchio stampo, ma per vigoria moderno. Non per le due fasi, dove non ha convinto nella scalata delle gerarchie. Probabilmente un po’ musone, ma questo è l’aspetto che meno conta. A meno che tu non abbia un grosso problema. Emre non se n’è fatto una ragione e non si è sentito ascoltato. Nel frattempo giocava le sue peggiori partite. O spezzoni. Riusciva perfino a fare i peggiori riscaldamenti. La china era presa. Il Borussia ha soltanto allungato la mano. Per loro è oro che cola sulla carta. Per noi è un ramo secco sulla pianta. Comunque sia, è meglio non incontrarli. Non quest’anno. Non in finale. Non lui.
Emre ciao. Sappiamo che sarà un arrivederci detto male. Ciao lo si dice a chiunque. A cuor leggero. Dimenticandosi del volto e dei turbamenti pochi istanti dopo. È il destino dei jolly, che se non hai il più forte jolly di tutti te lo dimentichi pochi secondi dopo averlo liquidato.

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