sabato 23 febbraio 2019

Ciro IMMOBILE


Il gioco di parole è scontato – scrive il giornalista Paolo Rossi, su “Hurrà Juventus” del marzo 2010 – già abusato nei titoli di giornale che giustamente sono stati utilizzati per celebrare la sua capacità realizzativa. Se c’è un attaccante che merita di essere celebrato per il suo movimento alla ricerca del goal è proprio Ciro Immobile. A dispetto del suo cognome, il centravanti della Primavera ama caracollare in campo con un passo caratteristico e apparentemente lento, per poi accendersi d’improvviso appena intuisce lo spazio dove colpire (peraltro la sua qualità non si limita solo alla finalizzazione: Ciro è uno che si impegna su ogni pallone, fa salire la squadra e lavora di sponda).
Al recente e trionfante Torneo di Viareggio, Immobile ha stracciato ogni record storico e si è laureato capocannoniere con dieci reti. L’insieme, oltre a contribuire al successo finale, va considerato alla stregua di un volume (leggero, data la giovane età) e insieme ricco di informazioni sull’arte del goal.
Scomodando Josè Altafini, il manuale di Ciro prevede innanzitutto grande capacità nello smarcarsi. Laddove c’è una respinta del portiere o una minima amnesia difensiva, Ciro si fa trovare pronto, esempio perfetto di tempismo e fiuto nella lettura delle situazioni. Non stiamo parlando di un attaccante abile a nascondersi, bensì di un ariete che fa valere anche il suo fisico per impedire al diretto controllore di anticiparlo sul tempo.
In Toscana, Ciro ha segnato anche di sinistro, sebbene non sia il suo piede, evidenziando grandi doti coordinative nel calciare, in virtù anche di un controllo di palla rapido, che gli permette di piazzare la botta in condizioni agevoli. La potenza si abbina alla precisione, così come una certa naturalezza nel gioco aereo, tanto di testa quanto al volo (dopo uno stop di petto ha sorpreso la difesa con una rovesciata dall’appoggio morbido, quasi un paradosso per la grammatica di questo gesto tecnico). Infine, particolare non trascurabile, Immobile rafforza il suo score con i calci di rigore. Il portiere viene spesso spiazzato da conclusioni a incrociare, forti e rasoterra, senza troppi fronzoli.
Il ragazzo ha stoffa. E fame di calcio importante, con la giusta umiltà appresa in questi anni bianconeri e nella precedente militanza sui terreni di provincia.

«Sono un ragazzo semplice, come molti altri – si racconta sulla stessa testata ufficiale bianconera qualche mese dopo – dopo l’allenamento vedo la fidanzata, alla sera passo delle mezzore al telefono con i miei genitori, che in realtà si fanno sentire tre o quattro volte al giorno, mentre nei momenti liberi esco con i compagni di squadra, Terrazzino e De Paola su tutti, e naturalmente con Annabella, che da un anno e mezzo è al mio fianco. Sono un napoletano tipicissimo, più della pizza. Anche se non avessi l’accento, mi sgamerebbero in una frazione di secondo. Dentro il rettangolo di gioco, invece, cerco di aiutare i compagni, di dare sempre il massimo, di incitare la squadra nei momenti difficili. A volte parlo e protesto troppo nei confronti dell’arbitro. Poi sono particolarmente geloso e permaloso. Me lo ripete spesso anche mia madre. Devo tutto alla Juve, in bianconero sono cresciuto come individuo e come sportivo».

Strana storia d’amore mai sbocciata, quella fra la Juventus e Immobile. Dopo la trafila nel settore giovanile, Ciro esordisce in Prima Squadra nel febbraio del 2009, nella rotonda vittoria casalinga contro il Bologna per 4-1, sostituendo Del Piero negli ultimi minuti del match. L’altro Ciro bianconero, mister Ferrara, tiene molto in considerazione l’attaccante campano, tanto è vero che lo utilizza nella stagione successiva (sempre come subentrante) ben cinque volte.
Con l’esonero di Ferrara e l’arrivo di Zaccheroni, per Immobile si chiudono definitivamente le porte del campo. Sarà ceduto al Siena, per poi trovare gloria con il Pescara di Zeman, vincendo la classifica cannonieri di Serie B. Sembra tutto fatto per il ritorno in bianconero ma, inaspettatamente, i dirigenti juventini cedono la metà del suo cartellino al Genoa e Ciro si trasferisce in rossoblu.
Nell’estate del 2013 la Juve riscatta la propria metà dai Grifoni e la cede al Torino: Immobile ritorna quindi in riva al Po, ma sulla sponda granata. La sua stagione è trionfale: vince la classifica cannonieri e conquista la maglia della Nazionale. Conte vuole assolutamente l’attaccante campano, ma la richiesta del Torino per la metà del cartellino è troppo alta e l’offerta del Borussia Dortmund troppo allettante per le due società piemontesi.
Ciro viene così definitivamente ceduto ai tedeschi, cominciando una repentina quanto inaspettata parabola discendente, che lo porterà alla deludente esperienza al Siviglia e al ritorno al Torino.

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