sabato 30 aprile 2016

Marcel BUCHEL


FABIO ELLENA, “HURRÀ JUVENTUS” DEL DICEMBRE 2010
I colori più di moda nella Primavera 2010-11? Il bianco e il nero. Troppo facile. Colori pesanti da indossare ma a cui molti dei giocatori della rosa attuale sono già abituati, anche per esperienze passate. In estate, per esempio, è arrivato un ragazzo dall’Ascoli (Ilari) e dal Siena è arrivato addirittura un trio: Niccolò Giannetti, Leonardo Spinazzola e, appunto Marcel Buchel. Austriaco, centrocampista classe 1991 e sinistro da urlo, ragazzo di prospettiva che, c’è da starne certi, farà molto parlare di sé in futuro. Un futuro neppure troppo lontano.
– La prima domanda è d’obbligo: raccontaci la tua storia calcistica.
«I primi passi li ho mossi in Austria, nel Feldkirch, la squadra della città in cui sono nato. Si trova quasi sul confine con la Svizzera. Infatti, da lì sono finito a giocare proprio in una squadra elvetica, il San Gallo. Fino a quando il Siena non mi ha visto e mi ha portato in Italia. In Toscana sono stato nelle ultime due stagioni e ora sono qui».
– Dalla scorsa estate c’è stato il passaggio, da bianconero a bianconero.
«Ho saputo della Juventus pochi giorni prima di partire per il ritiro di Pinzolo. Quindi mi sono trovato subito ad allenarmi con i campioni della Prima Squadra. Ovviamente per me è stata una grande gioia poter approdare in un club così prestigioso. Ma anche logisticamente, visto che Torino è molto più vicina a casa mia rispetto a Siena».
– Quali sono le tue caratteristiche come giocatore e chi è stato il tuo idolo?
«Sono un centrocampista centrale, anche se in passato ho giocato anche come trequartista, mancino di piede. Mi piace giocare per la squadra, toccare molti palloni. Non sono molto veloce di gambe e quindi cerco di esserlo con la testa. Ogni tanto provo la conclusione da lontano, soprattutto sui calci piazzati, ma il gol non è la mia priorità, me ne bastano sei o sette a stagione. Come idolo avevo Zidane, poi quando lui ha smesso ho cercato di ispirarmi a Xavi del Barcellona, mi piace il suo modo di stare in campo».
– Come sono stati i primi mesi a Torino? Il fatto di essere arrivato insieme a Spinazzola ti ha aiutato?
Sono contento che siamo arrivati tutti insieme qui alla Juve. L’anno scorso, scherzando con Giannetti, gli avevo detto che sarebbe stato bello continuare a giocare insieme e fortunatamente è stato così. L’ambientamento non è stato difficile, questa volta non avevo lo scoglio della lingua da imparare e quindi ho potuto subito fare amicizia con tutti i miei nuovi compagni. Con alcuni di loro siamo stati avversari sul campo in questi anni».
– Come sono stati invece questi primi mesi sul campo? Marcel, tu puoi già vantare un esordio con la Prima Squadra, una cosa non da poco.
«A Siena non ho avuto la possibilità di giocare con i professionisti, farlo qui alla Juventus è stato un sogno. Per giunta contro una squadra del mio paese. Poter giocare all’Olimpico è stata un’emozione grandissima, per la quale ringrazierò per sempre mister Delneri che mi ha dato fiducia. Allenarmi con tanti campioni serve per migliorare e i risultati si vedono quando si torna con la Primavera. Manninger? Sono contentissimo di poterlo avere come compagno di squadra. Mi hanno colpito la simpatia e la disponibilità, mi sta aiutando molto e ogni tanto mi permette di poter scambiare qualche parola nella mia lingua».
– Scuola e tempo libero?
«La scuola l’ho finita quando ero a San Gallo. In Austria si inizia prima e quindi sono riuscito a finire la scuola professionale, che dura tre anni. Quando sono arrivato in Italia ho pensato soprattutto a studiare la lingua, per poter comunicare con tutti. Quando non sono impegnato con il calcio, mi piace andare in centro o guardare un film al cinema. Tra l’altro a Torino ho pure conosciuto la mia ragazza. Fin da piccolo ho la passione per lo sci, ma ora non posso più praticarlo. Peccato, perché qui ci sono le montagne olimpiche!».
– Infine, come vedi la stagione? Tua e della Primavera.
A Siena ho sfiorato uno Scudetto Primavera, sfuggito nella finale con il Palermo. Quindi ho un conto in sospeso. Io sono convinto che potremo fare bene, stiamo migliorando e diventando un vero gruppo. Se giochiamo come sappiamo, potremo andare lontano. Un mio traguardo personale l’ho già raggiunto esordendo, ma il sogno è quello di giocare in Serie A e con la mia Nazionale. Voglio arrivare più in alto possibile ed essere qui alla Juve mi fa capire che sono sulla strada giusta».

ROMEO AGRESTI, GOAL.COM DEL 14 NOVEMBRE 2020
Marcel Buchel è un giocatore che avrebbe dovuto conseguire tutt’altra carriera, a maggior ragione considerando le potenzialità espresse in piena linea verde. Eppure, però, il centrocampista austriaco naturalizzato liechtensteinese non è riuscito a fare il salto di qualità, vivendo anche una fase da giocatore svincolato.
E pensare che il 2010 avrebbe dovuto indicare la giusta rotta: passaggio tra le fila della Juventus Primavera e, soprattutto, l’esordio in Prima Squadra in una partita di Europa League contro il Red Bull Salisburgo. Al termine di quell’annata, tra i grandi, Buchel collezionerà due presenze. Insomma, una sorta di trampolino di lancio.
Ma non sfruttato pienamente. Le basi, poste concretamente tra le giovanili del San Gallo e quelle del Siena, avevano portato i dirigenti della Vecchia Signora a imbastire un’operazione su base pluriennale. Ovvero: assicurarsi un talento e, dopodiché, pianificare un progetto tecnico passando dall’inevitabile gavetta.
Prima il Gubbio e poi la Cremonese in Serie C. Poi il ritorno al Siena, nel gennaio 2013, in compartecipazione dalla Juventus. Comproprietà destinata a sfociare nel dimenticatoio, con Madama a decidere gradualmente di perdere volutamente il controllo di Buchel.


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