giovedì 16 agosto 2012

IL MAGO NELL’OBLIO

ALEC CORDOLCINI, “GS” AGOSTO 2011:
A cavallo della seconda Guerra Mondiale, Fritz Szepan ha scritto pagine memorabili del calcio tedesco, ma l’adesione al partito nazista le ha quasi cancellate.

La rivoluzione industriale aveva trasformato la regione della Ruhr da dimessa area rurale in importante centro economico, grazie alla grande capacità produttiva di carbone e acciaio. In pochi decenni l’intero territorio era stato oggetto di una vasta ondata migratoria. I lavoratori arrivavano dalla Francia, dal Belgio e da svariate parti della Germania (Prussia Orientale, Polonia, Slesia).
Questo crogiuolo di nazionalità trovò il proprio punto di incontro nella fondazione, nel 1904, del Westfalia Schalke. Nasceva una squadra di minatori in un ambiente, quello calcistico, capitanato da borghesi e membri dell’alta società, i quali fecero di tutto per tardare il più possibile l’ingresso del nuovo club nei campionati regionali gestiti dal Dfb (Deutscher Fußball Bund, Federazione Calcio Tedesca).
Il Westfalia Schalke, in seguito ribattezzato Schalke 04, divenne così l’espressione calcistica di una classe sociale della città di Gelsenkirchen. Un’autentica famiglia allargata, tanto che negli anni trenta la squadra era un coacervo di fratelli, cognati e cugini di vario grado.
A cavallo tra il 1934 e il 1942 lo Schalke 04 conquista sette titoli nazionali ed una Coppa di Germania. L’eroe dei “Koningsblauen” non può che essere un minatore figlio di minatori, la cui abilità con il pallone rappresentava per lui l’unica via di fuga dalla durissima vita in miniera. Il suo nome è Fritz Szepan, ma tutti lo conoscono come il mago di Gelsenkirchen. È lui la stella di una squadra che sconvolge i canoni calcistici dell’epoca, improntati sulla fisicità e sul principio del “palla lunga e pedalare”.
Lo Schalke 04 propone Der Kresiel (la trottola), appellativo dato dai giornali dell’epoca ad uno stile di gioco dinamico ed imprevedibile che prevede una prolungata fase di possesso palla, una fitta ragnatela di passaggi corti e rasoterra, e tanto movimento alla ricerca continua di nuovi spazi. Fulcro del gioco sono le invenzioni di Szepan, attaccante che crea, ricama e finalizza. Gelsenkirchen festeggia il primo titolo nazionale nel 1934 quando lo Schalke, sconfitto in finale l’anno prima dal Fortuna Dusseldorf, si impone 2-1 in rimonta sul più blasonato Nürnberg. Szepan sigla il pareggio ed avvia l’azione che porterà il cognato Ernst Kuzorra, in campo nonostante un’ernia, a segnare la rete che decide l’incontro prima di stramazzare al suolo privo di sensi.
Un anno dopo arriva il secondo successo (6-4 allo Stuttgart), mentre nel 1937 lo Schalke 04 è la prima squadra a centrare la doppietta campionato (2-0 al Nürnberg) e Coppa di Germania (2-1 al Fortuna Dusseldorf). Poi, tra il 1939 ed il 1942, arrivano altri tre titoli nazionali. Nel mezzo, 11 vittorie consecutive nella Gauliga Westfalen, la nuova divisione regionale voluta dai nazisti. Gau era infatti un termine in tedesco arcaico che significava “regione” ed aveva una spiccata connotazione tribale che tanto piaceva ai membri del partito nazionalsocialista.
Il 20 ottobre del 1929, l’allora ventiduenne Fritz Szepan diventa il primo giocatore dello Schalke 04 a vestire la maglia della Nazionale. L’inarrivabile giocoliere del club di Gelsenkirchen, però, si vedrà solamente a sprazzi in Nazionale. Questione di feeling, tanto con l’allenatore Otto Nerz quanto con i compagni; tra questi spicca il bomber dell’epoca Richard Hoffmann, che non gradisce la presenza di un “proletario ribelle” nella selezione.
Al termine di un 4-2 rifilato alla Danimarca, con tripletta del nostro, Szepan diserta il banchetto post-partita ed imbocca la direzione di Gelsenkirchen. «Torno a casa dai miei veri compagni di squadra», sbotta il giocatore.
Nerz lo perdona, perché per quanto detesti il gioco dello Schalke, ritenuto anarchico ed inconcludente, è consapevole che uno con il talento di Szepan non può rimanere fuori dall’undici titolare. Ai Mondiali italiani del 1934 il tecnico decide di applicare il WM creato da Herbert Chapman. «Se questo significa che la squadra giocherà tutta all’indietro con solo tre attaccanti», ribatte Szepan, «non è la mie idea di calcio».
Nerz gli assicura che il suo sarà un sistema moderno, flessibile e con uno stopper come novità, omettendo però che il nuovo ruolo è destinato proprio a lui. Pur perplesso, Szepan accetta tornando attaccante interno sinistro solamente nella finale per il terzo posto.
Un anno dopo la figuraccia alle Olimpiadi di Berlino, alla quale Szepan non parteciperà perché squalificato, la Germania batte 8-0 la Danimarca. Nasce il mito del Breslau Elf, ovvero una compagine considerata da storici del calcio tedesco come la miglior Germania di sempre dopo quella mondiale del 1954 e quella Campione d’ Europa del 1972. Una squadra che ha in Szepan il proprio capitano, nonché l’elemento più talentuoso.
Eppure nel 1938 arriva una deludente prestazione al Mondiale francese. La causa si chiama Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria alla Germania proclamata da Hitler il 12 marzo 1938. La nuova Germania dovrebbe essere la fusione tra i migliori elementi del Wunderteam di Hugo Meisl con quelli del Breslau Elf. Lo squadrone però rimane solo sulla carta; nessuno aveva considerato il fattore disgregante generato dall’odio reciproco tra tedeschi ed austriaci.
Un episodio su tutti: al termine di uno dei primi allenamenti in comune Josef Stroh, ennesimo formidabile artista della scuola di Vienna, inizia a palleggiare con varie parti del corpo, tra il tripudio degli austriaci. Terminato il numero i tedeschi chiamano il loro mago, Szepan, che ripete per filo e per segno tutti i palleggi del collega, chiudendo la performance con un tiro che si stampa sul muro pochi centimetri sopra la testa di un ammutolito Stroh. «Stronzi», mormora Szepan mentre riceve gli applausi dei suoi compagni.
La carriera di Fritz Szepan si conclude del 1947, anno della ripresa dei campionati regionali in Germania. Durante la guerra aveva prestato servizio militare in una base aerea di Gelsenkirchen. Il 18 maggio il Borussia Dortmund batte 3-2 i “Koningsblauen” nella finale del campionato di Westfalia ponendo fine ad un dominio regionale che durava da ben ventun’anni.
Un ormai quarantenne Szepan appende le scarpe al chiodo a fine stagione; ricoprirà vari incarichi dirigenziali all’interno del club di Gelsenkirchen, diventandone anche presidente in due occasioni.
L’ultima magia la regala però da allenatore, portando nel 1955 il Rot-Weiß Essen alla conquista del suo primo ed unico titolo nazionale. Tuttavia resta un dubbio; attorno alla Veltins Arena, diverse strade sono intitolate ai miti dello Schalke 04. Il nome di Szepan però non compare. Il motivo è spiegato dal numero 6.416.068, ovvero il codice della tessera del NSDAP, il partito nazista, consegnata al giocatore il primo maggio del 1937.
Attraverso tale tessera Szepan era diventato proprietario del negozio Julius Rode & Co., espropriato ad una famiglia di ebrei nel corso della politica di Arisierung (arianizzazione) voluta da Hitler. Le verità nascoste affiorate nel dopoguerra inducono la Jewish Trust Corporation a fargli causa. Il mago di Gelsenkirchen finisce nell’oblio.

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