domenica 15 febbraio 2015

CESENA - JUVENTUS

24 gennaio 1982 – Stadio La Fiorita di Cesena
CESENA–JUVENTUS 1–1
CESENA: Recchi; Ceccarelli e Storgato; Piraccini, Mei e Perego; Filippi (dall’89’ Gabriele), Genzano, Schachner, Fabrizio Lucchi (dal 73’ Zoratto) e Garlini. In panchina: Boldini, Roccotelli, Oddi. Allenatore: Renato Lucchi.
JUVENTUS: Zoff; Gentile e Cabrini; Furino, Brio e Scirea; Marocchino, Bonini (dal 65’ Prandelli), Galderisi (dal 65’ Fanna), Brady e Virdis. In panchina: Bodini, Osti, Tavola. Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Menegali di Roma.
Marcatori: Garlini al 9’, Brio al 72’.

Stagione 1981–82. Terza doppietta di Boniperti, uno scudetto che accende la seconda stella nel firmamento bianconero; sulle maglie a strisce viene appuntato il simbolo incancellabile dei venti successi conquistati. È destino, però, che questa Juventus bonipertiana per arrivare prima al traguardo debba lottare fino all’ultimo. Un anno prima la volata con la Roma di Liedholm, questa volta un testa a testa con la Fiorentina di De Sisti che si è rinforzata con gente torinese, il gladiatore bianconero Cuccureddu e due tradizionali avversari della Juventus in maglia granata: Pecci e Graziani. Oltre al difensore sardo, che se ne va dopo undici anni gloriosi, esce dalla famiglia bianconera il Barone Causio che va a offrire all’Udinese gli ultimi lampi della sua classe. Per sostituire a centrocampo un gladiatore ecco Bonini, per sostituire in attacco un genio si rigioca la carta Virdis, dopo un anno di purgatorio in Sardegna. Ma l’avversaria più difficile da sconfiggere in questo campionato è la sfortuna. Infatti, la sorte maligna colpisce Bettega, sotto forma di una grave distorsione al ginocchio nell’incontro di ritorno con l’Anderlecht (secondo turno di Coppa dei Campioni). Così, in un solo colpo, i bianconeri escono dalla coppa e perdono Bobby–goal, che si era adattato a fare il centravanti–regista, per mettere ordine a quell’attacco un po’ scapestrato.
In campionato i bianconeri infilano sei successi consecutivi e volano in testa senza problemi. Ma c’è una Roma dal dente avvelenato che blocca la corsa della Juventus alla settima giornata al Comunale e la domenica successiva c’è da abituarsi all’assenza di Bettega. Insomma, un attimo di sbandamento, due sconfitte consecutive che costano il primato. Ma i bianconeri, pur con qualche difficoltà ad andare in goal, non perdono i contatti. L’emergente squadra di De Sisti va a chiudere il girone di andata in testa ma la Juventus è seconda a una lunghezza soltanto, davanti all’Inter e alla Roma che non sanno approfittare del passo poco spedito della grande rivale. Girone di ritorno: dopo tre giornate gli uomini di Trapattoni raggiungono la Fiorentina in vetta, la domenica successiva tre reti dell’opportunista, rapidissimo Galderisi, al Milan fanno sperare che i problemi dell’attacco siano risolti; proprio un largo successo sulla Roma all’Olimpico zittisce i giallorossi e regala ai bianconeri il primato in solitudine con un punto sui viola. Non è affatto finita, però, poiché i viola reggono il ritmo a denti stretti. Basta un pareggio interno con l’Ascoli alla ventiseiesima e la Fiorentina è di nuovo a ridosso dei bianconeri. Alla terzultima giornata esordisce a Udine, dove segna anche una rete, quel discusso, amato, criticato Paolo Rossi, acquistato dalla società bianconera in estate e ora purificato dallo scandalo delle scommesse dopo una lunga squalifica. All’ultima giornata, quando lo spareggio per il titolo sembra oramai inevitabile, la Fiorentina cede a Cagliari il punto decisivo, mentre Brady a Catanzaro mette dentro su rigore un pallone che scotta, il pallone della seconda stella. Esemplare la concentrazione di quel Brady che sa già di aver chiuso la sua carriera con la Juventus.


“STAMPA SERA”
Una Juventus sbiadita, brutta copia di quella che aveva travolto il Catanzaro, è uscita indenne da Cesena grazie ad una “capocciata” di Brio, il suo uomo più redditizio, a diciotto minuti dalla fine. Per più di un’ora, dopo aver regalato ai romagnoli il vantaggio su zampata di Garlini, propiziato da una clamorosa incertezza di Gentile (con la collaborazione di Scirea), i campioni d’Italia avevano tentato di rimontare, ma la giornata storta di parecchi bianconeri produceva un gioco stiracchiato, con azioni che si spegnevano tra le fitte maglie della concentrata difesa avversarla. Trapattoni pur non ritenendo facile la tappa di Cesena, alla vigilia sperava che la Juventus accelerasse, viceversa c’è stato un passo indietro, un’involuzione nell’esecuzione di schemi che, in casa, avevano funzionato e che ieri venivano interpretati in modo prevedibile, senza puntuali smarcamenti. La “formula” Galderisi non ha funzionato ma non è certo colpa del giovane attaccante che era molto atteso dopo la doppietta di domenica scorsa e non costituiva più una sorpresa. Il trentaquattrenne capitano Ceccarelli gli ha montato una guardia strettissima, impedendogli di minacciare seriamente Recchi e di sfruttare l’opportunismo sotto porta che è una delle doti peculiari del centravanti. E Trapattoni l’ha sostituito al 67’ con Fanna. Non solo Galderisi, rifornito poco e male, è stato ridimensionato ma quasi tutta la squadra deve meditare per questa esibizione sotto tono, contro un Cesena che ha tentato di sopperire col ritmo, il pressing, e la grinta a evidenti carenze tecniche. Pochi si sono salvati dalla mediocrità. Zoff non ha colpe per il goal e non ha effettuato parate di rilievo, tranne una su una giravolta di Garlini. Brio ha annullato Schachner che fa molto fumo e poco arrosto e pecca di colpevole egoismo, ed ha il gran merito del goal. Poi c’è Brady che, specialmente nel primo tempo e a sprazzi nella ripresa, ha giocato su di un buon livello. Furino è uscito con autorità alla distanza e Scirea, a parte il pasticcio con Gentile, s’è disimpegnato discretamente. E gli altri? Insufficienti. Anche Cabrini, che si è alternato su Filippi e su Garlini (quando l’ala si spostava nella sua zona), non è riuscito a ripetere la prova col Catanzaro e al suo attivo, oltre a qualche discesa, ha la punizione–assist del goal di Brio. Gentile, oltre all’errore sulla rete di Garlini, ha sprecato diversi cross, azzeccandone soltanto un paio. A centrocampo Bernini, forse paralizzato dell’emozione di esibirsi per la prima volta davanti al suo vecchio pubblico, ha deluso ed è stato sostituito con Prandelli (67’). Marocchino opposto a Storgato che lo conosce bene, ha prodotto due allunghi validi nel contesto di una gara anonima e Virdis ha effettuato le uniche due conclusioni “appoggiando” però di testa al portiere.
Nonostante la sua squadra abbia colto un punto, per molti insperato, quando Renato Lucchi entra in sala stampa non è affatto contento. Dichiara infatti: «Prima dell’incontro avrei volentieri sottoscritto un pareggio. Adesso, a conti fatti, devo dire che, peccando magari di presunzione, il pareggio mi va stretto. Avremmo potuto vincere: per un pelo non abbiamo messo a segno il goal del 2–0. A quel punto la partita sarebbe finita: noi avevamo in mano il bandolo della matassa. Mi conforta il tatto che abbiamo preso un punto alla Juve, questa è la nostra unica consolazione. Ora pensino le altre pericolanti a godersi questa squadra». Non si può, a questo punto, non tornare sul mancato raddoppio del Cesena: Schachner, è l’imputato: al solito, preso dall’eccesso di personalismo, non ha visto al 51’ Garlini solo innanzi a Zoff e, invece di appoggiargli una comoda palla, ha cercato un dribbling liberatore da Scirea. Lucchi difende categoricamente il nazionale austriaco e nega che sia un individualista con queste parole: «Schachner aveva superato in corsa due uomini e non ha visto Garlini solo nell’area juventina. Se lo avesse visto certamente gli avrebbe appoggiato la palla. Chiedeteglielo». La spiegazione non convince, comunque. Poi gli chiediamo: come ha visto la Juventus? Risposta: «Un giudizio sulla squadra di Trapattoni è relativo alla nostra gara. La Juventus non mi è parsa perfetta. Perché? Perché noi non abbiamo permesso loro di ragionare a centrocampo; bisogna però considerare che a Trapattoni mancavano Bettega e Tardelli. Oggi poi la squadra torinese è stata letteralmente sconvolta nel primo tempo dal nostro pressing e l’aver trovato la forza di reagire fino al pareggio, è segno tangibile della sua classe». Storgato era l’ex di turno: ha controllato magnificamente Marocchino e per lui Trapattoni ha avuto parole di elogio. Gliele ripetiamo e il giovane difensore si compiace per poi affermare: «Ho sofferto un po’ prima di rompere il ghiaccio nel controllo di Marocchino. Dopo mi sono rinfrancato e tutto è stato più facile. Ritengo di aver dato un valido contributo alla bella prestazione della mia squadra». Come hai visto la Juve? «L’ho vista bene solo l’ultimo quarto d’ora. Alla Juve priva di Tardelli e Bettega manca una grossa fetta di potenziale sia in fase d’impostazione che di realizzazione. Non dimentichiamo poi che un Cesena come quello di oggi, avrebbe ridimensionato ogni squadra». A Garlini, autore del momentaneo vantaggio cesenate, chiediamo di descriverci la rete. Queste le sue parole: «È stata una grossa ingenuità dei nazionali juventini. Io sono stato lesto a controllare di testa e poi a tirare a rete prima che Zoff uscisse. Peccato che Schachner non mi abbia visto libero al 51’ altrimenti avrei anche raddoppiato».
Il presidente Boniperti non ha visto il goal di Brio. Alla fine del primo tempo infatti a bordo di una Lancia Gamma color blu presidenziale ha lasciato lo stadio in compagnia del fido autista Luigi. La notizia della rete dello stopper l’avrà raggiunto probabilmente in autostrada dalle parti di Modena. Boniperti ha lasciato lo stadio cesenate piuttosto scuro in volto. Masticando nervosamente un chewingum ha commentato alla fine del primo tempo: «Avete visto tutti che goal ci hanno fatto, un regalo da parte nostra. La partita è però ancora aperta, possiamo farcela anche se fin qui non sono soddisfatto della squadra». Il presidente non ha avuto torto. La Juventus ce l’ha fatta a riagguantare il Cesena ma dopo aver faticato il giusto. Trapattoni accetta il risultato: «Partita piacevole, pari equo – esordisce – considerando il gran primo tempo dei romagnoli e la nostra reazione nella ripresa. La squadra di Lucchi ci ha aggrediti, mettendoci subito in difficoltà e costringendoci a subire un goal strano, che ci dovrà far riflettere perché in certi frangenti pretendo maggior decisione dal miei. Un’esperienza utile, in ogni caso. Comunque alla vigilia si diceva che a noi spettasse un compito facile. Invece questa non è una squadra di bassa classifica, tutt’altro». Toma a galla il ritornello delle assenze. Il Trap rifiuta ancora una volta l’argomento: «Non parliamone neppure – taglia corto – la Juve deve essere competitiva in qualunque caso, deve però acquisire una diversa mentalità. Del resto anche in questa situazione abbiamo saputo reagire bene meritando il pari. Il Cesena nel secondo tempo ha passato la metà campo solo un paio di volte se non sbaglio. Una grossa prova di grinta insomma e senza contare che ho visto anche risultati individuali considerevoli, ma non fatemi fare dei nomi. Tutta la Juve ha voluto il goal e non è stata impresa da poco, contro una squadra ben diversa da quella battuta all’andata. Le punte hanno avuto vita molto dura, perché i difensori avversari hanno marcato in modo impeccabile». Osservato speciale il giovane Galderisi. Trapattoni lo promuove: «Utile esperienza per il giovane, che mi pare non abbia sentito il peso della responsabilità di questa partita in trasferta, ma invece ha confermato certe sue caratteristiche di fondo». Infine una frase sul goal di Brio e sulla situazione di classifica: «Non è stata una rete casuale – conclude il Trap – ma il frutto di schemi ben collaudati. Quanto alla classifica direi che è stata una giornata positiva per noi, ma tutto è apertissimo e a decidere saranno gli scontri fra le prime». Brio ha segnato la sua seconda rete in Serie A. La prima la realizzò due anni fa a Pescara: «Un goal normale – commenta con distacco – nessuna rivincita contro chi mi giudicava non da Juve. Piuttosto quanta fatica ho fatto a fermare Schachner il più pericoloso attaccante che ho incontrato fin qui. Il pari mi soddisfa, è risultato buono su questo difficile campo». Tanta folla e grosse richieste di autografi per il giovane Galderisi che ammette: «Una partita normale. L’unica differenza rispetto a domenica scorsa è che non sono riuscito a segnare. Sono soddisfatto comunque perché ho fatto tutto il possibile». Dai goleador veri o mancati a quelli che invece sono chiamati in causa per il goal di Garlini che ha fulminato la Juventus dopo solo nove minuti di gioco. Gentile e Scirea si discolpano, cercano attenuanti per la loro fatale incertezza. Dice il terzino: «C’è stato un attimo di indecisione tra me e Gaetano e Garlini è stato bravo a soffiarci il pallone. Dopo il goal però In campo siamo esistiti solo noi e con maggior insistenza avremmo potuto anche vincere. Un pari va bene, ma meritavamo qualcosa di più». Il libero sottolinea la prodezza della punta avversaria: «La palla ha battuto in terra e Garlini è stato rapido più di noi beffandoci. Molto bravo davvero. Sapevamo che avremmo giocato su un campo infuocato e infatti così è stato, ma per un’ora abbondante dopo il goal è esistita solo la Juve. Nel finale i romagnoli erano davvero a terra e avremmo meritato la vittoria piena». In miglioramento continuo Brady: «Sì – ammette – sono soddisfatto di me stesso anche se mi manca ancora la gioia del goal. Avremmo potuto vincere dopo quella rete strana subita in avvio ma va bene anche un punto. La vita era molto dura per le punte, perché in difesa non ti davano tregua». Brady chiama quindi direttamente in causa Virdis, che non smentisce il compagno: «Una partita normale la mia – dice – ma era terribilmente difficile giocare nella zona centrale e trovare lo | spazio utile per il tiro. Domenica scorsa ho segnato, ieri no: questa è la vita dell’attaccante».

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