Una vita dentro la Juventus, per la Juventus. Grande passione e competenza, nessuna voglia di mettersi in mostra, secondo il carattere piemontese. Il dottor Pietro Giuliano, prima segretario, quindi General Manager e poi Direttore Generale della Juventus nasce a Caluso, il 9 novembre del 1936. Moglie, due figli, una famiglia serena, la maggior parte della giornata passata a fianco di Boniperti. Giuliano entra di diritto anche nella storia della Juventus, intesa come squadra.
Qualche stagione fra i rincalzi («I primi contatti con Giampiero avvennero – ricorda – nelle settimanali partite titolari-riserve oramai passate di moda, ed erano battaglie feroci, noi non ci stavamo a farci mettere sotto e loro si arrabbiavano»), quindi l’esordio in Serie A il 19 febbraio 1956 a Torino, contro i rossoalabardati triestini.
Giocò solamente quella partita: «A me è bastata, anche se è ovvio che quando si è giovani si fanno sogni più belli. Ma io sapevo capire la realtà, ci sono gradini difficili da salire nel calcio professionistico e poi avevo anche gli studi, parallelamente. Ho fatto le due cose insieme, ho un buonissimo ricordo di quel periodo».
Pietro Giuliano, assorbito sempre più dallo studio, si staccò via via dallo sport per entrare sempre di più nella veste del dottore in scienze economiche. Lasciata la Juventus (squadra e ambiente), giocò ancora un poco tra amici e intanto iniziò quella che oramai credeva sarebbe stata la sua vita di lavoro. Impieghi alla Banca Ceriana, all’Azienda Elettrica Municipale, alle officine Savigliano, quindi il ruolo di Capodivisione all’ospedale Amedeo di Savoia: «Il calcio era oramai lontano dai miei pensieri, anche la Juventus la seguivo oramai con affetto, ma da lontano».
Si riavvicinò alla Juventus, nella primavera del 1970, quando incontrò nuovamente Giampiero Boniperti: «Il mezzogiorno di una domenica, nella chiesa del Santo Natale si celebrava una messa in ricordo di mio padre. Sul portone, all’uscita, l’incontro con Giampiero e la sua famiglia, i soliti convenevoli. Poi Boniperti sbotta: “Vediamoci, sentiamoci, ho una cosa da dirti”. Confesso che non l’ho cercato, nelle giornate seguenti. Non per sfiducia, certo, ma perché conoscevo Giampiero come un uomo dalle cento idee, ma anche con molti impegni. Mi telefonò lui, con tono di rimprovero. Mi voleva alla Juventus, a lavorare per la società. Ho detto sì, e ne sono felice. Vedere il calcio la domenica e viverlo dal di dentro tutta la settimana è affascinante!».
Rimane alla Juventus fino al 1990, quando si dimette Boniperti.
ANTONIO BARILLÀ, DA “LA STAMPA” DEL 18 LUGLIO 2025
La scomparsa di Pietro Giuliano, manager gentiluomo della Juventus dal 1970 al 1990, accresce il vuoto di chi rimpiange il calcio romantico in cui il business non oscurava l’umanità. Sapeva essere rigoroso nella gestione finanziaria quanto paterno nel rapporto con i calciatori, discreto per natura ma onnipresente per pianificare o risolvere, inflessibile su un ingaggio quanto disponibile dinanzi a un problema o un disagio. Come Giampiero Boniperti, l’uomo che lo volle accanto per costruire una Juventus vincente, restituendogli l’emozione della maglia bianconera che aveva indossato con orgoglio e ripiegato in un armadio. Già perché anni di successi hanno scolpito un ricordo nitido del dirigente – segretario, general manager, infine direttore generale – ma il grande protagonista in giacca e cravatta era stato comparsa sul campo di calcio, promessa delle giovanili – tempi in cui conobbe il presidentissimo, marcato senza sconti nelle amichevoli tra prima squadra e riserve – con un’apparizione in Serie A contro la Triestina nel febbraio del 1956. Non si illuse, capi da solo di essere bravo ma non al punto da affermarsi nell’Olimpo, cosi trasformò il pallone in divertimento e, senza rimpianti, si dedicò allo studio, laureandosi in Scienze economiche. La Juventus e il calcio erano solo ricordi e passione, mai avrebbe pensato a un ritorno in quel mondo mentre affinava competenze manageriali tra aziende pubbliche e private. Finché, una domenica del 1970, uscendo da messa non incontrò Boniperti che ne aveva seguito il percorso e intuito quanto sarebbe stato prezioso per portare la Juventus nel futuro.
Guardava lontano, Giuliano. E abbracciava più aree di lavoro come imponeva un organico snello – il presidente, lui, il ragionier Secco in segreteria – spaziando dalle strategie di mercato – andò a Varsavia a trattare Boniek. mentre Boniperti si occupava di Platini – alle innovazioni societarie: fu regista dell’Ingresso di Robe di Kappa come sponsor tecnico, aprendo una nuova frontiera del football. E si occupava anche dei problemi, grandi e piccoli, di spogliatoio: quando Tacconi si lasciò andare a qualche polemica, intervenne con garbo per ricucire, coinvolgendo Pier Carlo Perruquet, responsabile del Club Juventus Torino e amico di tanti calciatori, due parole nel suo negozio di “uova e burro” in via San Tommaso prima del vertice che sancì la distensione nella sede di Galleria San Federico: la semplicità del buon padre di famiglia e la lucidità fredda dell’uomo d’affari. Stimato ovunque, leggenda vuole che la sua fama “spianò” l’arrivo di Maradona al Napoli: al primo appuntamento, il dirigente del Napoli, Antonio Juliano, fu ricevuto con tutti gli onori dal presidente del Barcellona. Josep Nunez, che pensava, per la quasi omonimia, di avere davanti… il manager bianconero.

2 commenti:
Davvero un grande dirigente nella piu' grande ed affascinante squadra del mondo
Scrivo oggi nel giorno triste della morte di un grande dirigente sportibo, RIP
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