giovedì 21 novembre 2024

Ferenc HIRZER


È bravo e intelligente – scrive Renato Tavella sul libro “Il romanzo della grande Juventus” –, il suo gioco taglia come rasoiate il campo e va a incidere, con particolare precisione, nelle difese avversarie. I tifosi si rallegrano. La sua capigliatura rosseggiante volteggia sul prato, la testa alta del campione di razza, il tiro saettante e improvviso, il goal come naturale conseguenza. La Gazzella han preso a chiamarlo, per come si muove sulla corsa lineare e potente, volando a pelo d’erba. L’ungherese, non solo si distingueva per le doti di scattista, ma riusciva a fermare l’attenzione dei tifosi anche al termine di ogni sgroppata quando, con noncuranza, estraeva dal pantaloncino un piccolo pettine e, guadagnato un angolo del campo, riordinava la chioma ondeggiante. Manco fosse un attore, come il compagno di squadra Pastore.

mercoledì 20 novembre 2024

Antonio VOJAK

 

Le mezze ali del secondo scudetto (1925-26) – scrive Alberto Fasano su “Hurrà Juventus” del luglio 1965 – furono Vojak e Hirzer. Vojak era un fiumano di eccellenti doti atletiche, magro e ossuto, ma resistentissimo alle fatiche di un torneo, generoso oltre ogni limite, sufficientemente tecnico per imporre i diritti di una certa classe, forte stoccatore a rete, anche se non eccessivamente preciso. Non mi pare che il virtuosismo fosse la qualità peculiare di Vojak, ma possedeva un enorme senso tattico, e ciò si spiega con il fatto che il senso tattico è qualcosa di meditato, derivante dall’applicazione dell’intelligenza sportiva ai fini dell’impostazione e dello sviluppo della carriera. Vojak ha giocato in bianconero dal 1924 al 1929, disputando 78 partite e realizzando 24 reti.

martedì 19 novembre 2024

Kurt HAMRIN


Figlio di un imbianchino, il piccolo Kurt nasce come calciatore già a cinque anni, quando entra nei pulcini dell’AIK Solna, squadra di un sobborgo della capitale svedese Stoccolma. È vispo, astuto e intelligente; sul campo, gli spunta una minuscola cresta dì capelli: da pulcino si trasforma velocemente in galletto. Kurt è sempre l’ultimo a lasciare lo stadio; rivestiti i panni borghesi, si ferma per ore e ore ad ascoltare i racconti degli anziani, che parlano di geni del football emigrati in Italia per formare un trio leggendario, il GRE-NO-LI.

lunedì 18 novembre 2024

Darko KOVACEVIC


«Sono un ambizioso». È la spezia che Darko Kovacevic mette sul piatto della conversazione ogni tre frasi pronunciate – scrive Matteo Marani sul “Guerin Sportivo” del 9-15 febbraio 2000 –. Una piacevole ossessione che lo sta spingendo a essere la sorpresa più importante della Juve 2000 e dell’intero campionato. Darko si alza di continuo il bavero del cappotto, quasi come avesse un tic. E così abbigliato, simile a un eroe poliziesco o a una guardia del corpo, riparte spedito: «No, non mi accontento di dire che sono nella Juve o di guadagnare i soldi che una squadra come la Juve ti può offrire. Io voglio giocare, fare tante reti e trionfare. Sono un ambizioso».

domenica 17 novembre 2024

Pedro SERNAGIOTTO


A soli cinquantasette anni – scrive Umberto Maggioli su “Hurrà Juventus” dell'aprile 1965 – è mancato improvvisamente a San Paolo del Brasile, dove era nato nel novembre 1908, Pietro Sernagiotto, calciatore che ha onorato lo sport sui campi di gioco del vecchio e del nuovo continente, italiano di stirpe, brasiliano di nascita, juventino di adozione. Di lui nell’ambiente bianconero è stato e sarà sempre vivo il ricordo: sia di uomo che di giocatore.

sabato 16 novembre 2024

Paulo DYBALA

 

Ci vorrebbe un colpo di genio Juventus – scrive Enzo Palladini sul “GS” del maggio 2016 – ci vorrebbe l’Avvocato. Una pennellata d’autore, come quella che paragonò Roberto Baggio a Raffaello o quella che ha regalato l’immortalità calcistica a Del Piero con l’accostamento a Pinturicchio. Per Paulo Dybala servirebbe quel sorriso ironico, quella erre moscia. Ma l’Avvocato, si sa, è uno dei personaggi meno imitabili della storia recente. O meglio: lo è dal punto di vista vocale, non certo da quello umano.

venerdì 15 novembre 2024

Francesco GROSSO


La Juventus – scrive Sergio Barbero su “Hurrà Juventus” dell’aprile 1980 – ha forse il torto – per la critica – d’essere stata la più bella ed elegante regina nella storia del calcio. Ma la sua storia e un insieme di severità e raffinatezza che si beve d’un fiato come un bicchiere di champagne. I racconti passano attraverso vecchie contrade torinesi che hanno visto il nascere di talenti colmi di finezze ma con il grande pregio della praticità. In una di queste contrade, per esempio, nella cara ‘Barriera ‘d Milan’ – mensa popolare della Torino più vera – è nato Francesco Grosso, attuale allenatore della Primavera bianconera, che in questi giorni festeggia i vent’anni di lavoro nel settore giovanile Dunque una vita, durante la quale ha contribuito con ritmo quasi mitragliante al rigoglioso sviluppo di quella regina di cui dicevamo poc’anzi. I ragazzi usciti dalla sua scuola sono stati, e parecchi lo sono tuttora, un coro gradevolissimo che affolla il massimo palcoscenico del calcio.

giovedì 14 novembre 2024

Raul BANFI


Arrivato in Italia dal Racing Avellaneda con la fama di sfonda reti, questo uruguagio dal tratto marcato, approdò al Modena nel 1940. La sua prima apparizione con i Canarini fu molto positiva: nove reti in sedici partite, ma i suoi gol non furono sufficienti a evitare la retrocessione del club emiliano. La Serie B, si rivelò molto più adatta alle caratteristiche di Banfi, trovando avversari meno tecnici e più adatti al suo gioco di potenza. Ventiquattro partite e ventidue reti; un biglietto da visita che avrebbe inorgoglito chiunque.

mercoledì 13 novembre 2024

Roberto BONINSEGNA


«Boninsegna arrivò alla Juve a fine carriera, ma restava sempre un fior di centravanti. Era capace di insultarti per un passaggio sbagliato, ma se cinque minuti dopo andavi a terra per un fallo era il primo a venirti vicino e a chiedere: “Chi è stato?”. Guardava gli avversari a muso duro, per far capire che se ci avessero riprovato li avrebbe sistemati lui». Roberto Bettega.

martedì 12 novembre 2024

Alessandro BIRINDELLI


San Frediano a Settimo – scrive Nicola Calzaretta sul “Guerin Sportivo” del 2-8 agosto 2005 –, entroterra pisano, una bella casa a due piani costruita con i primi guadagni e con una buona dose di sacrifici alla fine degli anni ‘70. «Siamo in fase di trasloco. Mia figlia Tiziana tra poco si sposa, così gli ho liberato il piano superiore. Io ed Erminia, mia moglie, si sta di sotto». Paolo Birindelli ci mette subito al passo con quanto sta accadendo, mentre Erminia tiene a bada i due nipotini. Sono i figli di Alessandro, volante terzino dal destro al fulmicotone, da otto anni al servizio della Vecchia Signora. «Ricordo ancora quando Ale mi telefonò per darmi la notizia del trasferimento. Per prima cosa mi disse di mettermi seduta. Poi aggiunse: mi ha preso la Juventus. Aveva la voce rotta dall’emozione. Io mi misi a urlare. Ero felicissima, soprattutto per lui, bianconero fin dalla nascita».

lunedì 11 novembre 2024

Adrien RABIOT

 

Adrien Rabiot-Provost, due cognomi, una storia – racconta Riccardo Despali su gianlucadimarzio.com del 29 giugno 2019 – due genitori che hanno avuto un peso decisivo nella vita del proprio figlio e che il fato ha diviso. Il suo modo di giocare a calcio è la diretta conseguenza delle dure prove che la vita gli ha messo davanti. Da quando realizza che il padre fatica tremendamente a muoversi e a parlare, colpito da una malattia neurologica, il piccolo Adrien si sente perso. Ma la passione di papà Michel per il calcio lo contagia. E inizialmente tirare calci a un pallone è l’unica via di fuga dalla realtà. «Sto combattendo anche per lui», dichiara in una delle prime interviste.

Sergio PORRINI


Sin dal primo impatto con l’ambiente bianconero – scrive Gianni Giacone su “Hurrà Juventus” del luglio 1993 – Sergio Porrini da Milano, 26 anni, reduce da una stagione a dir poco esemplare nell’Atalanta, dimostra di aver afferrato al volo come vanno le cose nel mondo del pallone. Anni di gavetta, di sacrifici, per meritare la grande squadra, ed ecco la Juve, cioè il massimo, il sogno di bambino, insomma tutto.

domenica 10 novembre 2024

Alessandro DEL PIERO


È il 1993-94 ed a Torino sbarca un giovanotto di belle speranze, dalla chioma riccioluta e dal destro mirabile. Il ragazzo si è già messo in mostra nel Padova, nella Primavera ed anche in prima squadra, nonostante la giovane età. «Lo sport mi è sempre piaciuto, giocavo un po’ a basket, a tennis senza maestro, però lo sport era il calcio e basta. Una passione irrefrenabile. Ero a scuola e pensavo alla palla, mangiavo con la palla e poi via, fuori. I miei genitori sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l’errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi. Io avevo anche l’esempio di mio fratello Stefano, più grande: era alla Samp, nella Primavera, con Lippi. Lui l’ha visto prima di me.

sabato 9 novembre 2024

JUVENTUS – TORINO


2 marzo 1958 – Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS-TORINO 4-1
Juventus: Mattrel; Corradi e Garzena; Emoli, Ferrario e Colombo, Nicolè, Boniperti Charles, Sivori e Stacchini. Allenatore: Broćić.
Torino: Rigamonti; Grava e Brancaleoni; Bearzot, Ganzer e Fogli; Armano, Arce, Ricagni, Bertoloni e Tacchi. Allenatore: Baldi.
Arbitro: Lo Bello di Siracusa.
Marcatori: Sivori all’8’ e al 47’, Charles al 59’ e all’82’, Ricagni al 79’.

venerdì 8 novembre 2024

Luigi ALLEMANDI


«Era una forza scatenata della natura. – scrive Sergio Di Battista su “La Storia della Juventus” – Portava la zazzera ricciuta e aveva del diavolo. I suoi spunti veloci impressionavano come i suoi balzi acrobatici, Entrava primo sull’avversarlo lanciato al gol ed erano veri sfracelli. Se poi gli toccavano il Pepp Meazza nell’area opposta, partiva lui digrignando a render noto che un altro colpo sarebbe stato restituito con ingenti interessi». Così Gianni Brera racconta Luigi Allemandi, detto Gigi, classe 1903, nato a pochi chilometri da Cuneo, campione del mondo, compagno di Eraldo Monzeglio in una di quelle celebri coppie di terzini immortalate nel gran libro delle leggende. Prima c’erano Rosetta e Caligaris, poi sarebbero venuti Foni e Rava. E ancora Burgnich-Facchetti, Gentile-Cabrini...

giovedì 7 novembre 2024

Sergej ALEJNIKOV


Un po’ Boniek e un po’ Goria – scrive Adalberto Scemma su “Hurrà Juventus” dell’ottobre 1989 –. Di Zibì ha i riccioli cespugliosi color carota; di Goria (Amedeo, naturalmente, quello della Ruta) ha il baffo pendulo in similpelle, il naso arguto a frangiflutti e il sorriso in missione speciale, un sorriso così veloce da consolidargli di colpo anche la fisionomia. Di suo, senza la presunzione del copyright, Sergej Alejnikov ci mette tutto il resto, compresi gli scampoli di curiosità sempre innescata. Curiosità per un mondo non soltanto calcistico che gli mostra l’altra faccia della sua luna. Curiosità, anche, per quelle vibrazioni nuove che lo carezzano sottili; e che dovrà ascoltare e catalogare con pazienza e con cura, senza fretta, per non correre i rischi di Sasha, per non interrompere il filo nevrile della sintonia.

mercoledì 6 novembre 2024

Jan ARPAS


Estate 1947. Liquidati Korostelev e Vycpálek la Juventus si gettò nuovamente sul mercato cecoslovacco per rinnovare il parco stranieri. Al posto del deludente Cesto, i bianconeri pescarono nelle file dello SK Bratislava, una delle formazioni più in voga di quegli anni, una mezzala che non aveva mai indossato la maglia della Nazionale boema, ma le cui qualità erano state decantate da tutti gli osservatori: Ján Arpáš. Con lui doveva arrivare anche il terzino Stanislav Kocourek, astro emergente nella difesa del mitico Slavia; costui, però, non ottenne mai il nulla osta e fu costretto a rimanere in patria.