venerdì 3 novembre 2023

Sergio Bernardo ALMIRON


A ventisette anni quasi compiuti – scrive Fabio Ellena su “Hurrà Juventus” del luglio 2007 – una fetta importante della sua vita l’ha passata qui. In Italia è giunto nel 2001, ingaggiato dall’Udinese che lo prelevò giovanissimo dal Newell’s Old Boys, una delle formazioni sudamericane più note, in cui anche suo padre ha lasciato un segno, oltre a quello del Mondiale 1986 con Maradona.
Udine e Verona sono state tappe per la sua crescita, fino alla consacrazione a Empoli: una promozione, una salvezza e una storica qualificazione Uefa, conquistate anche con i suoi goal. Come quello rifilato a Buffon nel 2006, al Delle Alpi: «Me lo ricordo bene, non capita tutti i giorni di fare goal a Gigi. A fine partita, mi ha fatto piacere anche sapere che temeva le mie punizioni».
Ora, per questi calci piazzati, a esultare vogliono essere i tifosi bianconeri. E l’argentino con loro: «Voglio mostrare a tutti il mio valore, sono pronto ad affrontare ogni difficoltà. Ce la metterà tutta, come ho sempre fatto. È un nuovo punto di partenza della mia carriera, lo aspettavo da tempo».
Con questo biglietto da visita, per Almirón sarà facile entrare in sintonia con i compagni e con Ranieri. Nella nuova squadra ritroverà un vecchio amico: «Ho già giocato con Iaquinta a Udine, gli altri li conosco per averli affrontati in questi anni. Arrivo in una grande squadra, con tanti campioni e anch’io dovrò dare il mio contributo. Il mister? Non ci siamo ancora conosciuti, ci siamo visti recentemente, nell’ultima giornata di campionato, quando con l’Empoli abbiamo giocato a Parma. Insomma, contro Ranieri ho finito un’avventura e con Ranieri ne inizio un’altra».

Centrocampista centrale dotato di buona visione del gioco e di un ottimo destro dalla media distanza, è considerato dalla maggior parte degli addetti ai lavori come l’erede naturale di Verón, al quale assomiglia molto anche fisicamente. 
Le sue prime parole in bianconero sono molto timide: Sergio ha la piena fiducia dell’allenatore bianconero Ranieri, che gli consegna le chiavi del centrocampo. Maglia numero 4 sulle spalle, Almirón inizia l’avventura juventina con buon piglio, realizzando anche una rete, nella partita di Coppa Italia vinta contro il Parma.
Sembrano tutte rose e fiori ma dopo qualche partita, Sergio mostra notevoli limiti caratteriali e la maglia bianconera comincia a pesargli più del dovuto. «Forse non sono ancora pienamente maturo per una squadra come la Juventus, ma spero che i campioni mi possano aiutare e insegnare tutto ciò che dovrò imparare nei prossimi mesi», ammette.
L’esplosione di Nocerino e l’importanza tattica di Zanetti, lo confinano alla panchina; è rispolverato da Ranieri in occasione della partita di Coppa Italia nella sua Empoli, ma Almirón fallisce nuovamente, macchiandosi di un’espulsione all’inizio del secondo tempo.
L’avventura bianconera di Sergio termina qui; un’apparizione negli ultimi minuti contro la Sampdoria e, il 24 gennaio 2008, la Juventus lo cede in prestito ai francesi del Monaco.

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