25 novembre 1984 – Stadio Friuli di Udine
UDINESE-JUVENTUS 0-3
Udinese: Brini; Galparoli e Cattaneo; F. Rossi (dal 46’ Miano), Billia e De Agostini; Mauro, Gerolin, Selvaggi, Criscimanni e Montesano. In panchina: Fiore, Papais, Dominissini e Tesser. Allenatore: Vinicio.
Juventus: Bodini; Caricola e Cabrini, Bonini, Favero e Scirea; Briaschi, Tardelli (dall’87’ Limido), Vignola, Platini e Boniek. In panchina: Tacconi, Prandelli e Koetting. Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: D’Elia di Salerno.
Marcatori: Platini al 1’ e al 27’, Briaschi all’88’.
È un confronto fra squadre deluse, questo Udinese-Juventus. I friulani, forti del fuoriclasse brasiliano Zico, erano partiti con ambizioni Uefa. Ambizioni già praticamente svanite dopo neppure un terzo di campionato. Zico non è nemmeno lontano parente dell’asso tanto ammirato nella stagione precedente. È spesso infortunato (anche contro la Juventus non è in campo), gioca poco e, quando lo fa, il suo rendimento rimane ben lontano dalle aspettative. Lo scudetto che la Juventus porta sul petto si sta scucendo gara dopo gara. Nelle nove precedenti uscite, la squadra di Trapattoni ha già subito tre sconfitte. Diversi campioni bianconeri hanno oramai imboccato il viale del tramonto, Tardelli e Rossi davanti a tutti. Ma nelle file bianconere c’è ancora un giocatore straordinario: Michel Platini. Qualche mese prima ha fatto vincere, praticamente da solo, il Campionato Europeo alla Francia. Quello di Michel è stato un torneo strepitoso, illuminato da prove magistrali e da goal provvidenziali. Senza di lui la Francia, nonostante giocasse in casa, si sarebbe persa per strada. Platini, in questo avvio di campionato, pare un po’ risentire delle fatiche estive, anche se il suo rendimento e le sue reti sono ugualmente assicurati.
La gara è subito illuminata da una prodezza del francese. È appena il primo minuto di gioco: Tardelli lancia Platini che dal limite dell’area friulana batte Brini con una secca e precisa conclusione a fil di palo. L’Udinese accusa il colpo e stenta a reagire. La squadra di Vinicio annaspa, del tutto priva di idee. Le assenze dei due stranieri, i brasiliani Edinho e Zico, pesano troppo. La Vecchia Signora gioca come il gatto con il topo: forte del vantaggio subito acquisito, si tiene ben coperta in difesa e si rende pericolosa in contropiede. L’Udinese affonda definitivamente al 27’, quando Boniek approfitta di una “papera” di Billia per servire Platini: il francese entra in area e, con un preciso tocco, infila Brini in uscita. Dopo neppure mezzora la gara è già chiusa.
La ripresa è solo una formalità, con un unico lampo a un paio di minuti dal triplice fischio conclusivo. Servito da Bonini direttamente su rimessa laterale, Briaschi, che in precedenza ha colpito per due volte i legni della porta friulana, si libera di Billia con una finta, poi supera Brini con un preciso tiro sotto la traversa. Per un giorno si è rivista la miglior Juventus. Ma il distacco dal Verona è già di sette punti.
“STAMPA SERA”
Bodini ha giocato, ha parato, è uscito. E la Juventus non ha incassato goal né di testa, storia recente, né di piedi: dunque ha avuto ragione Trapattoni a mandar Tacconi in panchina. Fine della storia. La piccola rivoluzione della Juventus ha avuto successo. «Credo di aver fatto bene il mio lavoro, e spero di poterlo fare ancora», ha detto Bodini alla fine fuggendo abilmente le domande su Tacconi, che si rivestiva in silenzio con il volto niente affatto disteso. «Quando si sta bene, quando si è concentrati, è facile e bello uscire sui palloni alti: mi sembra inutile tirare in ballo Tacconi», ha risposto secco Bodini a chi cercava di pescare in acque profonde. E ha aggiunto, ringraziando scaltramente i compagni: «Se l’Udinese non ha segnato, il merito è anche, e soprattutto, di chi mi stava davanti». E bravo Bodini, un bel tocco di classe, quasi meglio dell’uscita con smanacciata al 3’ su destro di Gerolin, la parata più difficile della partita, ha confessato anche lui. Il portiere bianconero, trent’anni, onesta vita fra i pali, sempre pronto quando la patria chiama, è stato certo di giocare soltanto in mattinata, anche se Trapattoni gli aveva fatto capire fin da martedì che la maglia sarebbe stata sua. Si dice, ma non è certo, che Tacconi abbia avuto una brutta reazione negli spogliatoi dopo il derby, e che l’allenatore, già sconcertato dalle ultime prove non certo felici del portiere titolare, abbia dunque deciso per il cambio della guardia. Trapattoni, però, ci è rimasto male quando ha letto sui giornali che Tacconi avrebbe pagato le colpe di tutti. «La decisione – ha detto – non riguardava il derby, ma teneva conto di una lunga serie di considerazioni, non ultima quella di tener fuori Tacconi per aiutarlo a superare il momento psicologicamente difficile. Io non ho mai parlato di colpe da pagare, questa è stata un’illazione. E per questo ho pensato a un certo punto di non farne niente, di mandare in campo a Udine la stessa squadra. Comunque ho avuto un lungo colloquio con Tacconi, sono certo che il ragazzo ha capito a fondo le mie ragioni». Lo scrupolo di Trapattoni, che fa di mestiere l’allenatore e ha dunque il compito di non creare ferite all’interno, va ben compreso, anche se il richiamo al carattere della vecchia guardia avrebbe forse richiesto la conferma di tutti, dal punto di vista psicologico, naturalmente, e non tecnico. In realtà, se analizziamo la partita di Bodini, dobbiamo riconoscere che Trapattoni ha avuto ragione. Uscite, parate, sicurezza nelle mischie, freddezza: Bodini ha esibito tutto il suo repertorio. Talora si è avventato fuori dei pali con un po’ di precipitazione, ma i latini erano saggi e dicevano che è meglio l’abbondanza della penuria. «Sono sceso in campo molto concentrato – ha detto il portiere –— del resto faccio sempre così, anche nella partitella del mercoledì. Ecco perché, quando la Juventus mi chiama, io sono pronto a rispondere». E adesso? «Adesso voglio restare».
Trapattoni si è riconciliato con i suoi. Non si abbandona a entusiasmi, peraltro fuori luogo visto che resta sempre molto difficile raddrizzare l’obiettivo più importante della stagione almeno sul piano interno, ma lascia trasparire compiacimento per la reazione che i bianconeri hanno sfoderato. E commenta cosi: «Questa vittoria mi procura soddisfazione soprattutto per la determinazione con la quale è stata conquistata e difesa. Mi pare che si sia ritrovata la strada giusta. Domenica scorsa eravamo stati sconfitti, ma già contro il Torino avevo intuito segnali di risveglio. Con questa mentalità, possiamo anche pensare a risalire: Fino a dove? Da una settimana in casa nostra abbiamo abolito la parola scudetto. Sarebbe illogico pronunciarla ancora perché il Verona, con la vittoria contro i granata, ha messo una grossa ipoteca sul titolo. Basta vedere come si è comportata fuori casa in occasione degli scontri diretti: ha convinto tutti, sia dal punto di vista tecnico, sia sotto ti profilo della personalità». Torna in ballo la profezia di Liedholm a proposito delle nove vittorie consecutive della Juve. La risposta di Trapattoni è pronta: «Che cosa volete che vi dica? Lui non sbaglia mai, speriamo che abbia ragione anche stavolta». L’allenatore riserva ora qualche attenzione a Bodini, la grande novità della Juve che si è esibita in Friuli. «Lo devo elogiare sinceramente. È dotato di grande equilibrio, non è facile stare in panchina con la sua serenità. Eppure continua a lavorare con entusiasmo e accetta i sacrifici con grande concentrazione».
La giornata udinese per Scirea è stata felice soltanto a metà. Il difensore, infatti, prima di lasciare lo stadio con un polso fasciato e una smorfia sul viso, ha detto: «Ho un dolore lancinante al polso sinistro. Dopo pochissimi minuti, in seguito a uno scontro fortuito con Gerolin, sono caduto a terra appoggiando malamente il braccio: Stamane il giocatore verrà sottoposto ad accertamenti radiografici, non si esclude che abbia riportato una frattura.
Esulta invece Cabrini: «Dopo tante critiche e amarezze, ci siamo finalmente riscattati. Avevamo preparato questa gara con grande cura e i risultati si sono visti. Mi sembra che la lezione sia servita». Platini esordisce con un paradosso: «Abbiamo giocato per non perdere e invece sono arrivati ben presto due goal. È evidente che questo ci ha facilitati».
Si ricordano al francese i lunghi giorni di una settimana molto difficile per il tecnico e la sua squadra e Platini replica: «Lui deve fare l’allenatore e lo psicologo. Ha dunque un ruolo molto importante ma in campo andiamo noi. Quindi non mi pare il caso di addossargli troppe colpe quando si perde, cosi come non è giusto rivolgergli eccessivi elogi quando si vince». Siamo al rilancio della Juve? «Se questo è definitivo, lo vedremo domenica».
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