martedì 25 novembre 2025

RUI BARROS


È stato il Porto, squadra dall’andatura ubriacante, di bassotti rapaci, a incrementare in Italia la conoscenza del calcio portoghese – afferma Vladimiro Caminiti su “Hurrà Juventus” del settembre 1988 –. Personalmente ricordo certe grandi prestazioni della Nazionale lusitana contro tedeschi e francesi, i suoi scatenatissimi puffi hanno sempre riscosso la mia simpatia. In verità, in Portogallo i giocatori non vengono misurati in altezza, nemmeno i portieri, come succede ahimè in Italia, tranne che da parte di addetti ai lavori coscienti e preparati. E la storia della Juventus è qui ad ammonirci, coi vari Sernagiotto, Bo, Muccinelli, per non citare il solito ruggente Furino, che la statura nulla ha da dividere e condividere con la vera classe. E poi c’è quel tal proverbio, in botte piccola con quel che segue...

lunedì 24 novembre 2025

Sergej ALEJNIKOV


Un po’ Boniek e un po’ Goria – scrive Adalberto Scemma su “Hurrà Juventus” dell’ottobre 1989 –. Di Zibì ha i riccioli cespugliosi color carota; di Goria (Amedeo, naturalmente, quello della Ruta) ha il baffo pendulo in similpelle, il naso arguto a frangiflutti e il sorriso in missione speciale, un sorriso così veloce da consolidargli di colpo anche la fisionomia. Di suo, senza la presunzione del copyright, Sergej Alejnikov ci mette tutto il resto, compresi gli scampoli di curiosità sempre innescata. Curiosità per un mondo non soltanto calcistico che gli mostra l’altra faccia della sua luna. Curiosità, anche, per quelle vibrazioni nuove che lo carezzano sottili; e che dovrà ascoltare e catalogare con pazienza e con cura, senza fretta, per non correre i rischi di Sasha, per non interrompere il filo nevrile della sintonia.

sabato 22 novembre 2025

Vincenzo IAQUINTA


Quaranta goal in 109 presenze nella Juventus – si legge su www.Juventusnewsradio.,it del 18 novembre 2012 – questa è la media di Vincenzo Iaquinta in quattro stagioni passate nella rosa juventina, all’ombra della Mole. Un’ottima media per una prima punta, specie trovandosi come terza scelta al fianco della storica coppia Del Piero-Trézéguet. Sebbene sia ancora membro dentro la società della Vecchia Signora, l’ex bomber bianconero di Crotone è già da considerarsi un ex, poiché non rientra minimamente nei progetti di Antonio Conte per la sua nuova Juventus, e già da oltre un anno non scende più in campo in partite ufficiali con la maglia bianconera, essendo utilizzato giusto in qualche amichevole interna a Vinovo e vivendo da separato in casa, quello che probabilmente è il suo ultimo anno nella squadra Campione d’Italia.

FIORENTINA - JUVENTUS


24 gennaio 1971, Stadio Comunale di Firenze
FIORENTINA – JUVENTUS 1-2
FIORENTINA: Bandoni; Galdiolo e Longoni; Brizi (dal 45’ D’Alessi), Ferrante e Berni; Ghiandi, Esposito, Mariani, De Sisti e Chiarugi. In panchina: Superchi. Allenatore: Pesaola
JUVENTUS: Tancredi; Spinosi e Furino; Cuccureddu, Morini e Salvadore; Haller, Causio, Anastasi, Capello e Bettega. In panchina: Ferioli e Novellini. Allenatore: Picchi
ARBITRO: Toselli di Cormons
MARCATORI: Ferrante al 22’, Bettega al 36’, Causio su rigore al 49’

venerdì 21 novembre 2025

Ferenc HIRZER


È bravo e intelligente – scrive Renato Tavella sul libro “Il romanzo della grande Juventus” –, il suo gioco taglia come rasoiate il campo e va a incidere, con particolare precisione, nelle difese avversarie. I tifosi si rallegrano. La sua capigliatura rosseggiante volteggia sul prato, la testa alta del campione di razza, il tiro saettante e improvviso, il goal come naturale conseguenza. La Gazzella han preso a chiamarlo, per come si muove sulla corsa lineare e potente, volando a pelo d’erba. L’ungherese, non solo si distingueva per le doti di scattista, ma riusciva a fermare l’attenzione dei tifosi anche al termine di ogni sgroppata quando, con noncuranza, estraeva dal pantaloncino un piccolo pettine e, guadagnato un angolo del campo, riordinava la chioma ondeggiante. Manco fosse un attore, come il compagno di squadra Pastore.

giovedì 20 novembre 2025

Antonio VOJAK

 

Le mezze ali del secondo scudetto (1925-26) – scrive Alberto Fasano su “Hurrà Juventus” del luglio 1965 – furono Vojak e Hirzer. Vojak era un fiumano di eccellenti doti atletiche, magro e ossuto, ma resistentissimo alle fatiche di un torneo, generoso oltre ogni limite, sufficientemente tecnico per imporre i diritti di una certa classe, forte stoccatore a rete, anche se non eccessivamente preciso. Non mi pare che il virtuosismo fosse la qualità peculiare di Vojak, ma possedeva un enorme senso tattico, e ciò si spiega con il fatto che il senso tattico è qualcosa di meditato, derivante dall’applicazione dell’intelligenza sportiva ai fini dell’impostazione e dello sviluppo della carriera. Vojak ha giocato in bianconero dal 1924 al 1929, disputando 78 partite e realizzando 24 reti.

mercoledì 19 novembre 2025

Kurt HAMRIN


Figlio di un imbianchino, il piccolo Kurt nasce come calciatore già a cinque anni, quando entra nei pulcini dell’AIK Solna, squadra di un sobborgo della capitale svedese Stoccolma. È vispo, astuto e intelligente; sul campo, gli spunta una minuscola cresta dì capelli: da pulcino si trasforma velocemente in galletto. Kurt è sempre l’ultimo a lasciare lo stadio; rivestiti i panni borghesi, si ferma per ore e ore ad ascoltare i racconti degli anziani, che parlano di geni del football emigrati in Italia per formare un trio leggendario, il GRE-NO-LI.

martedì 18 novembre 2025

Darko KOVACEVIC


«Sono un ambizioso». È la spezia che Darko Kovacevic mette sul piatto della conversazione ogni tre frasi pronunciate – scrive Matteo Marani sul “Guerin Sportivo” del 9-15 febbraio 2000 –. Una piacevole ossessione che lo sta spingendo a essere la sorpresa più importante della Juve 2000 e dell’intero campionato. Darko si alza di continuo il bavero del cappotto, quasi come avesse un tic. E così abbigliato, simile a un eroe poliziesco o a una guardia del corpo, riparte spedito: «No, non mi accontento di dire che sono nella Juve o di guadagnare i soldi che una squadra come la Juve ti può offrire. Io voglio giocare, fare tante reti e trionfare. Sono un ambizioso».

lunedì 17 novembre 2025

Nico GONZALEZ

 

Dalla vecchia foto con il nonno Manolo – scrive Stefano Chioffi sul “Guerin Sportivo” dell’ottobre 2024 – scattata sul prato di Villa General Mitre e inserita nel diario di Instagram, ai consigli di Rodrigo Lista, il suo primo allenatore. Dallo stadio Pedro Muito, a Parana, provincia di Entre Rios, dove ha aperto la sua collezione di gol (23 aprile 2017), agli schemi di Thiago Motta. Dal Club Esportivo Escobar alla maglia della Juve. Dalla fidanzata Paloma al tatuaggio sul braccio sinistro con l’immagine di Gesù. Ogni lettera, una storia legata a Nico Gonzalez.

Pedro SERNAGIOTTO


A soli cinquantasette anni – scrive Umberto Maggioli su “Hurrà Juventus” dell'aprile 1965 – è mancato improvvisamente a San Paolo del Brasile, dove era nato nel novembre 1908, Pietro Sernagiotto, calciatore che ha onorato lo sport sui campi di gioco del vecchio e del nuovo continente, italiano di stirpe, brasiliano di nascita, juventino di adozione. Di lui nell’ambiente bianconero è stato e sarà sempre vivo il ricordo: sia di uomo che di giocatore.

domenica 16 novembre 2025

DOUGLAS LUIZ


In Brasile c’è un proverbio – scrive Stefano Chioffi sul “Guerin Sportivo” dell’agosto 2024 – i pensieri positivi devono volare in libertà come le farfalle. Ottimismo e speranza: è il consiglio che Douglas Luiz, «o pescador dos sonhos», il pescatore di sogni, continua a dare ai ragazzi di Nova Holanda, dove tanti tetti delle case sono di lamiera e immaginarsi un futuro diverso sembra solo una bugia. Suo padre Edmilson Soares gli ha insegnato che la volontà, può avere l’energia del vento e spianare le dune. Ha un soprannome curioso: «o bigode», il baffo. Di notte aiutava il panettiere in un forno di Rio de Janeiro e la mattina faceva le consegne in bicicletta. Ogni tanto per arrotondare scaricava da un furgone la carne nei supermercati e collaborava con una ditta di taxi, portando i clienti a bordo di un pulmino, un vecchio Volkswagen Kombi di seconda mano. Così ha mantenuto la famiglia e quattro figli. Douglas Luiz ha due modelli: il suo papà, nato nello stato di Paraiba, a Sape, una zona famosa per le piantagioni di ananas, e sua mamma Maria Leda, che da ragazza aveva seguito un corso da parrucchiera.

Pietro GIULIANO


Una vita dentro la Juventus, per la Juventus. Grande passione e competenza, nessuna voglia di mettersi in mostra, secondo il carattere piemontese. Il dottor Pietro Giuliano, prima segretario, quindi General Manager e poi Direttore Generale della Juventus nasce a Caluso, il 9 novembre del 1936. Moglie, due figli, una famiglia serena, la maggior parte della giornata passata a fianco di Boniperti. Giuliano entra di diritto anche nella storia della Juventus, intesa come squadra.

sabato 15 novembre 2025

RENATO VEIGA

 

La gita in elicottero nel cielo di New York – scrive Stefano Chioffi sul “Guerin Sportivo” dell’aprile 2025 – lo shopping nei negozi di dischi vintage a Londra, a Notting Hill, per comprare i vinili dei Beatles e dei Rolling Stones. I video girati sulla mountain bike. Le risate con il padre Nelson durante le sfide a braccio di ferro, sul tavolo tondo della cucina di casa a Lisbona, tra i fornelli e la lavatrice. Il messaggio pieno di affetto per nonno Zé dopo la prima con vocazione nella nazionale portoghese: «Non c’è più, ma qui in terra ha fatto tanto per me e ci tengo a ringraziarlo. Sono sicuro che da lassù continui a vedermi».

Francesco GROSSO


La Juventus – scrive Sergio Barbero su “Hurrà Juventus” dell’aprile 1980 – ha forse il torto – per la critica – d’essere stata la più bella ed elegante regina nella storia del calcio. Ma la sua storia e un insieme di severità e raffinatezza che si beve d’un fiato come un bicchiere di champagne. I racconti passano attraverso vecchie contrade torinesi che hanno visto il nascere di talenti colmi di finezze ma con il grande pregio della praticità. In una di queste contrade, per esempio, nella cara ‘Barriera ‘d Milan’ – mensa popolare della Torino più vera – è nato Francesco Grosso, attuale allenatore della Primavera bianconera, che in questi giorni festeggia i vent’anni di lavoro nel settore giovanile Dunque una vita, durante la quale ha contribuito con ritmo quasi mitragliante al rigoglioso sviluppo di quella regina di cui dicevamo poc’anzi. I ragazzi usciti dalla sua scuola sono stati, e parecchi lo sono tuttora, un coro gradevolissimo che affolla il massimo palcoscenico del calcio.

venerdì 14 novembre 2025

Raul BANFI


Arrivato in Italia dal Racing Avellaneda con la fama di sfonda reti, questo uruguagio dal tratto marcato, approdò al Modena nel 1940. La sua prima apparizione con i Canarini fu molto positiva: nove reti in sedici partite, ma i suoi gol non furono sufficienti a evitare la retrocessione del club emiliano. La Serie B, si rivelò molto più adatta alle caratteristiche di Banfi, trovando avversari meno tecnici e più adatti al suo gioco di potenza. Ventiquattro partite e ventidue reti; un biglietto da visita che avrebbe inorgoglito chiunque.

giovedì 13 novembre 2025

Roberto BONINSEGNA


«Boninsegna arrivò alla Juve a fine carriera, ma restava sempre un fior di centravanti. Era capace di insultarti per un passaggio sbagliato, ma se cinque minuti dopo andavi a terra per un fallo era il primo a venirti vicino e a chiedere: “Chi è stato?”. Guardava gli avversari a muso duro, per far capire che se ci avessero riprovato li avrebbe sistemati lui». Roberto Bettega.

mercoledì 12 novembre 2025

Alessandro BIRINDELLI


San Frediano a Settimo – scrive Nicola Calzaretta sul “Guerin Sportivo” del 2-8 agosto 2005 –, entroterra pisano, una bella casa a due piani costruita con i primi guadagni e con una buona dose di sacrifici alla fine degli anni ‘70. «Siamo in fase di trasloco. Mia figlia Tiziana tra poco si sposa, così gli ho liberato il piano superiore. Io ed Erminia, mia moglie, si sta di sotto». Paolo Birindelli ci mette subito al passo con quanto sta accadendo, mentre Erminia tiene a bada i due nipotini. Sono i figli di Alessandro, volante terzino dal destro al fulmicotone, da otto anni al servizio della Vecchia Signora. «Ricordo ancora quando Ale mi telefonò per darmi la notizia del trasferimento. Per prima cosa mi disse di mettermi seduta. Poi aggiunse: mi ha preso la Juventus. Aveva la voce rotta dall’emozione. Io mi misi a urlare. Ero felicissima, soprattutto per lui, bianconero fin dalla nascita».