domenica 29 settembre 2024

Filip KOSTIC

 

È un pensiero che non nasconde – scrive Stefano Cioffi sul “Guerin Sportivo” dell’ottobre 2022 – nella sua visione generale l’Eintracht rappresentava una realtà dalle prospettive limitate, in rapporto ai desideri: una squadra di fascia media che cominciava ad andargli stretta come un vecchio jeans uscito troppe volte dalla lavatrice. Un’idea che Filip Kostic non aveva cambiato neppure dopo il prodigioso trionfo in Europa League, considerato un’utopia dai bookmaker all’inizio del torneo. Un percorso che riteneva esaurito da un po’ di tempo, senza romanticismi e ipocrisie, all’interno di un club che ha vinto – in 123 anni solo un campionato – la Oberliga del 1959 con Paul Osswald in panchina e i ventuno gol di Eckehard Feigenspan.
In Bundesliga, però, Kostic ha dovuto piantare le tende qualche mese in più del previsto a causa di un indirizzo mail sbagliato: un pasticcio nato davanti alla tastiera di un computer, nell’epoca dove anche i contratti dei calciatori viaggiano su internet. Colpa di una lettera, la «k» saltata mentre la Lazio stava inviando i documenti decisivi della trattativa alla casella di posta elettronica @eintracht-frankfurt.de. Errore fatale e misterioso, dalle versioni discordanti, raccontato dalla Bild e dai dirigenti tedeschi. Un intoppo che ha fatto sfumare l’affare e ha cambiato direzione alla crociera che aveva in mente Kostic, convinto nella scorsa estate di arrivare a Roma con la benedizione di Sarri e dell’amico Milinkovic, compagno nella Serbia. E invece, nell’imprevedibile gioco delle sliding doors, a distanza di un anno, il mago degli assist (sessantaquattro in 171 partite con l’Eintracht, oltre a trentatré gol) si è ritrovato a Torino, in casa della Juve, a provare gli schemi di Allegri e a fare coppia con un ragazzo che considera un fratello, Vlahovic, altro pilastro della nazionale del CT Dragan Stojkovic, ex-trequartista della Stella Rossa, dell’Olympique Marsiglia e del Verona.
Ha sfiorato la Lazio, ora nel club di cerca trofei, dopo l’Europa League vinta con l’Eintracht a maggio battendo in finale ai rigori i Glasgow Rangers. Alla Juve porta in dote anche un patrimonio di 540 cross, come certificano le statistiche dell’ultimo anno: produzione da record nei cinque campionati top. Un capitale di soluzioni e palloni pennellati in area che si aggiunge a quello garantito da Angel Di Maria, altro maestro dei passaggi al bacio. E costato tredici milioni più quattro di bonus, l’11 agosto è sceso dall’aereo a Caselle. Volo privato da Francoforte. «Per me è una fortuna giocare con Vlahovic, il più bravo attaccante del campionato italiano».
In Germania lo chiamavano «der unberührbare», l’intoccabile. Ventinove minuti a Ferragosto contro il Sassuolo, prima partita da titolare a Marassi con la Sampdoria. Un aperitivo in attesa di scoprire il fascino della Champions. Girone complicato con il Paris Saint Germain di Messi e Mbappé, il Benfica di Gonçalo Ramos e il Maccabi Haifa, che ha centrato la qualificazione dopo tredici anni eliminando la Stella Rossa nei playoff.
La vicenda della mail fasulla è un’altra delle curiosità che riguardano Kostic, l’unico calciatore che hanno provato a vendere su eBay, il sito di shopping e aste online dove si trova di tutto, dall’autografo di Marylin Monroe alle cassapanche del Settecento. Uno scherzo, un dispetto dei tifosi dello Stoccarda, dopo la retrocessione del 2016. Una storia di appuntamenti mancati, quella di Kostic, migliore esterno sinistro della Bundesliga da tre anni. Il suo tour virtuale in Serie A comincia la sera del 9 giugno 2021. Dopo una cena nella foresteria di Formello con Lotito e Tare, davanti a un contratto appena firmato, Sarri risale sul SUV per tornare nella sua villa in Toscana, nel Valdarno, a Castelfranco Piandiscò. Esce dalla riunione con un’idea: costruire il suo 4-3-3 intorno a Immobile, il centravanti dei record, e a Kostic, primo obiettivo di una rivoluzione tattica sancita da una promessa del presidente. In quel periodo, Sarri e l’ala sinistra sono gestiti dallo stesso procuratore, Fali Ramadani, il grande capo della Lian Sports Group. Trattativa ballerina, telefonate e silenzi, segnali di apertura e strappi, un lungo braccio di ferro durato fino al 28 agosto, quando il direttore sportivo Markus Krösche fissa una drastica scadenza: senza un accordo entro la mezzanotte, il giocatore verrà tolto dal mercato. La Lazio presenta un’offerta da dieci milioni più due di bonus e invia la mail. Il giorno dopo, con poche righe di comunicato, Krösche annuncia che Kostic non è più in vendita perché non sono arrivati messaggi da Roma. A svelare il mistero ci pensa Ramadani, che gira a Kostic una foto della proposta inoltrata dalla Lazio. A un indirizzo sbagliato, però, perché tra le lettere digitate manca una «k». Il manager accusa l’Eintracht di aver fornito dati incompleti per trattenere il giocatore. Kostic litiga con i dirigenti, si scontra con l’allenatore austriaco Oliver Glasner e non si presenta in ritiro per la partita con l’Arminia Bielefeld, terza giornata di Bundesliga. Riappare il 12 settembre: parte dalla panchina, entra nella ripresa e firma il gol della rimonta contro lo Stoccarda (1-1). Rapporto da separati: fa sapere al DS Krösche che non rinnoverà il contratto in scadenza nel 2023 e decide di cambiare agente, passando da Fali Ramadani alla World Soccer Agency, scuderia di Alessandro Lucci.
Ma l’Italia, nei ragionamenti di Kostic, non ha riguardato solo il possibile matrimonio con la Lazio. A gennaio lo aveva cercato l’Inter, prima che virasse su Gosens. E anche la Roma si era informata.
È nato nel 1992, festeggia il compleanno il primo novembre, come la Juve. Infanzia a Kragujevac, quarta città della Serbia, dove la Fiat produce la 500L nello stabilimento di Zastava. Corsa, ritmo, muscoli, ottantadue chili, un metro e ottantaquattro. Inizia nel vivaio del Sumadija, sui campi del centro sportivo Bubanj, nella zona di Sumadija-Raska. Carriera che sboccia nel Radnicki, l’allenatore Slavenko Kuzeljevic lo fa esordire nell’1-1 contro il Vojvodina: 13 agosto 2011. A scoprirlo è il Groningen, che ha lanciato in precedenza anche Arjen Robben, Luis Suarez e Dusan Tadic. Investimento da 900.000 euro.
Due anni in Olanda: dodici gol e nove assist in cinquanta partite con il tecnico Erwin Van de Looi. Nel 2014 trasloca in Germania, lo Stoccarda lo acquista per sei milioni. Squadra con tanti difetti, Kostic si fa ammirare: otto gol e dodici assist in due stagioni, chiuse però da una retrocessione. Tifosi in rivolta, lo Stoccarda non scivolava nella Zweite Liga da quarantuno anni. Kostic finisce dentro un annuncio su eBay. Un’ironica provocazione di un ultras, mentre Filip si prepara a firmare con l’Amburgo, pronto a spendere quattordici milioni. È il 2016, due campionati al Volksparkstadion, nove gol e sei assist. Una faticosa salvezza ai playout, poi la caduta nel 2018: l’Amburgo aveva sempre frequentato solo il salotto della Bundesliga, un record durato quasi cinquantacinque anni. Altra cessione. L’Eintracht lo prende in prestito e nel 2019 lo riscatta. Splendido il legame con Adi Hütter, l’allenatore che segna la maturazione di Kostic, esterno sinistro nel 3-5-2 oppure ala nel 3-4-3. Disciplina tattica, generosità, un posto quasi fisso nella Top-11 della Bundesliga. Un diario chiuso, a Francoforte, con Oliver Glasner in panchina: gli applausi al Camp Nou nei quarti di Europa League (vittoria per 3-2, doppietta e assist contro il Barcellona), la conquista della coppa e il premio Uefa come miglior giocatore del torneo.
Ha firmato con la Juve un contratto fino al 2025 da tre milioni a stagione, è arrivato a Torino con Filip Djordjevic, ex-centravanti della Lazio e del Chievo, ora collaboratore della World Soccer Agency. Ha scelto la maglia numero diciassette, come ai tempi dell’Amburgo. Ha visitato subito il museo all’Allianz Stadium. È il settimo serbo nella storia bianconera dopo Jugovic, Mirkovic, Kovacevic, Ergic (mai utilizzato), Krasic e Vlahovic.
Campo e palestra. Carisma e personalità, in Nazionale è un leader: quarantotto partite e tre gol, lo fece debuttare il CT Radovan Curcic il 7 giugno del 2015 contro l’Azerbaigian. Carattere riservato, da antidivo. Niente tatuaggi. Presenza limitata nella vetrina dei social. È fidanzato con Kristina, è appassionato di moda. I suoi genitori si chiamano Radisav e Snezana, abitano a Cava, quartiere di Kragujevac. Due fratelli: Stefan, avvocato, e Aleksandra. Adora il caffè. Ha aiutato a livello economico il suo vecchio club, il Radnicki. È l’anello che mancava alla Juve di Vlahovic e Di Maria. Il suo slogan? «Il lavoro duro ripaga sempre».

MANLIO GASPAROTTO, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 20 AGOSTO 2022
Il raduno della Nazionale serba sarà sempre più un raduno torinese ormai, fra bianconeri e granata siamo a cinque giocatori. Battute e scambi così spuntano un po’ ovunque e non potevano mancare in quella con cui la Juventus ha presentato Filip Kostic, che ha esordito dalla panchina nel 3-0 contro il Sassuolo e dovrebbe partire titolare – anche ma non solo per lo stop di Di Maria – lunedì sera contro la Sampdoria.
Tornando allo spogliatoio della squadra serba, che a differenza dell’Italia sarà ai mondiali in Qatar, lì Kostic si è fatto raccontare la Juventus da Dusan Vlahovic. Un po’ come aveva fatto Di Maria con Dybala in occasione delle partite dell’Argentina: «È vero, Dusan mi ha chiesto cosa pensavo della Juventus e mi aveva detto che sarebbe stato molto felice di avermi qua, mi ha raccontato cose bellissime del club. E quando sono arrivato ho visto che aveva ragione, si è concretizzato tutto quello che mi ha detto».
Anche se quello del centravanti era un auspicio (e quanto serviranno gli assist dello specialista pescato nell’Eintracht) il vaticinio vero è firmato Nemanja Radonjic, altro attaccante serbo, che da qualche settimana fa faville con la maglia del Torino: «Io e Nemanja in Svezia scherzavamo, lui diceva che sarei venuto alla Juventus, io ci scherzavo su. Lui invece lo diceva con convinzione “Lo so che tu ci vai”. All’epoca (era il 9 giugno, ndr) non sapevo niente, ma alla fine è andata così».
Eppure è stato proprio lui, Filip, a chiedere prima ai suoi manager poi al club di Francoforte che la destinazione fosse sotto la Mole: «Non ho seguito tantissimo la trattativa, ma sapevo che volevo venire e ho fatto di tutto per venire, questo sì».
E ora sembra felice, anche se nella sala conferenze dell’Allianz Stadium usa pochissime frasi per raccontare tanta gioia: «La partita contro il Sassuolo, il 3-0 di Dusan e tutto il resto sono stati i momenti che mi hanno fatto più felice. E ora certo, sono contento di essere qui e poter giocare con Dusan come con tutti gli altri giocatori della Juventus. Dove? Deciderà il mister, io sono a disposizione e agli ordini di Allegri».
Il tasto è sempre quello, es sere a disposizione. Ma nel caso di Kostic c’è un po’ più di verità. Lo racconta la sua attitudine, la sua specialità: gli assist: «So che cosa ci si aspetta da me: il mio compito, il mio lavoro è fornire la miglior palla agli attaccanti. Sono venuto a fare questo e sono pronto a dare il massimo – avvisa a testa alta – del resto la mentalità, il mindset dei miei compagni e del club è arrivare sempre alla vittoria. Ma anche andare passo dopo passo, partita dopo partita con pazienza».
Un po’ come lui, arrivato nel club che da bambino lo intrigava: «Seguo la Juve da quando ero piccolino, ho sempre seguito tutta la A». 
Così ora Kostic pensa soltanto alla Juventus, vuol capire tutto del calcio italiano: «Che non ha tutta questa differenza da quello tedesco, anche se qui si fa molta tecnica e si lavora molto su sistema di gioco. E io voglio imparare in fretta, non ho neppure sistemato i bagagli per entrare il prima possibile a far parte del gruppo».
Del resto ha chiaro anche il prossimo assist per Vlahovic, almeno ha chiaro come vorrebbe fosse: «Un bel passaggio dai sedici metri, direttamente in area di rigore dove Dusan può chiudere. Se devo dirne uno è questo».
Conta di farlo prima del 24 settembre, per parlarne prima di Serbia-Svezia.

Filip conferma le sue grande qualità di cursore e i suoi cross sono frequenti e precisi tanto che gli attaccanti juventini ne traggono spesso beneficio. E poi quel gol… 19 marzo 2023, stadio di San Siro: si gioca Inter-Juventus. La Vecchia Signora ritrova l’orgoglio di un tempo ed espugna il teatro nerazzurro, proprio grazie a una rete del serbo. E anche nella partita di andata aveva contribuito, con una «volata» a tutto campo – vanamente inseguito da Barella – al gol di Rabiot. Filip termina la sua più che positiva stagione totalizzando cinquantaquattro presenze e tre gol.

FILIPPO BONSIGNORE, DAL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 31 AGOSTO 2023
Da insostituibile a dimenticato. Non è più l’ora di Kostic, almeno così hanno detto le prime due giornate di campionato, durante le quali l’esterno è rimasto sempre in panchina. Zero minuti contro Udinese e Bologna, e fa specie visto che Filip è stato uno dei punti fermi della Juventus dell’anno scorso, tanto da collezionare cinquantaquattro presenze su cinquantasei partite ufficiali e risultando il più impiegato insieme a capitan Danilo. Insostituibile, appunto, nonché tessera fondamentale dello scacchiere tattico di Massimiliano Allegri, la cui fiducia è stata ripagata con tre gol e ben undici assist.
Logico ritenere che Kostic potesse essere ancora il padrone della fascia sinistra e invece la nuova stagione è partita con una sorpresa: non c’è spazio per il serbo, almeno per ora. Le scelte di Allegri per le sfide con Udinese e Bologna raccontano che le gerarchie sono cambiate: il nuovo titolare è Cambiaso e la prima alternativa è Iling-Junior. Il pensiero è quindi corso subito al mercato, nonostante Marco Landucci, il vice di Max, avesse rassicurato: «Teniamo in considerazione anche Filip».
La questione, in ogni caso, non è chiusa: la società è infatti disposta ad ascoltare offerte da almeno quindici milioni, nell’ottica di proseguire nel risanamento dei conti e del contenimento dei costi. Kostic è legato da un contratto fino al 2026 a 2,5 milioni di ingaggio a stagione, piace in Bundesliga e in Premier League ma proposte adeguate, al momento, non ne sono arrivate. Domani sera alle venti, quando chiuderà la sessione estiva di trattative, sarà tutto più chiaro.

Il 2023-24 parte, appunto, male per Kostic e finisce anche peggio. Trentatré le sue presenze ma quasi mai complete. E nessuna realizzazione. Non c’è più traccia delle sue accelerazioni devastanti e i suoi cross sono prevedibili e imprecisi. Allegri lo schiera spesso titolare, ma questo vuol dire «consumare» una sostituzione perché Filip contribuisce in modo insufficiente e approssimativo al gioco bianconero proprio da costringere il tecnico livornese a toglierlo dal terreno prima della fine della partita. L’esclusione dalla finale di Coppa Italia e dalle due partite successive – contro Bologna e Monza – per far posto a Iling-Junior scrive, in modo inesorabile, la parola «fine» all’avventura del serbo a Torino
Con l’arrivo di Thiago Motta, infatti, Kostic è messo ai margini della squadra e ceduto alla squadra turca del Fenerbahçe.

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