Svizzero, mediano un po’ statico ma potente, grande amico del presidente Dick, Fritz Bollinger arriva dall’Old Boys di Basilea all’indomani dello scudetto 1905. Con Bollinger, siamo al salto di qualità: il giovanotto ha già all’attivo alcune presenze con la Nazionale elvetica e sarà protagonista nel campionato successivo. Poi seguirà il presidente Dick al Torino.
«Come tecnica di gioco è unico in Italia – si può leggere sui giornali dell’epoca – ha un gioco elegante, preciso e vigile sempre. Occupa un posto di back, è un beniamino del pubblico italiano, ché ovunque egli si porti a giocare gli è prodigo di meritati applausi. Bisogna aver visto Bollinger, quando si presentava al campo serio e rigido, col fiocco dell’immancabile fascia di capitano facente capolino su di un fianco, quando col suo piazzamento intelligente, col modo nitido di colpire la palla, coll’intesa più astuta, cercava di facilitare l’opera del compagno di linea o del portiere, quando interveniva con uno scatto nervoso nelle situazioni più intricate, uscendone vittorioso con la palla al piede; bisognava averlo visto allora per riconoscere come il lavoro suo fosse un esempio di finezza e di efficacia nello stesso tempo. Indifferentemente schierato a destra o a sinistra, Bollinger è un campione vero».
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