mercoledì 28 settembre 2022

Olivier KAPO


ENRICA TARCHI, “HURRÀ JUVENTUS” DEL LUGLIO 2004
È stato il primo colpo di mercato della stagione ormai alle porte. Olivier Kapo, in scadenza di contratto con l’Auxerre, è stato immediatamente arruolato dai nostri dirigenti che, dopo averlo fatto osservare dai propri 007, hanno individuato in lui un ragazzo da Juve.
Giovanissimo, compirà 24 anni il prossimo 27 settembre, Olivier ha dalla sua una bella esperienza di calcio e di vita con l’Auxerre, club che lo ha cresciuto fin dalla tenera età di 13 anni. Nella cittadina francese, il giovane ivoriano è maturato a tal punto da raggiungere presto la prima squadra, con la quale ha conquistato la Coppa nazionale lo scorso anno e ha provato le emozioni delle sfide internazionali, dalla Champions League alla Coppa Uefa. Anche nella nazionale francese il percorso di Kapo è positivo: dopo gli Espoires, la nostra Under 21, 2 anni fa ha esordito a Cipro con Thuram e compagni, ha vinto la Coppa delle Confederazioni la scorsa estate ed è stato in lizza fino all’ultimo per un posto agli Europei.
Timido e discreto, Olivier è entrato in punta di piedi nella sua nuova realtà, ha osservato il nuovo mondo che lo circonda, ci ha raccontato le sue prime emozioni bianconere e qualcosa di sé.
– Cominciamo dalle tue origini.
«Sono nato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, il 27 settembre del 1980. Mi sono trasferito a Parigi, con la mia famiglia nel l993 e poi subito dopo ad Auxerre, dove ho cominciato dalle giovanili e ho fatto tutta la trafila fino ad arrivare in prima squadra nel 1999».
– Come giudichi la tua esperienza nell’Auxerre?
«Eccezionale. È stata una scuola di vita, una seconda famiglia. Posso dire senza dubbio che è l’ambiente ideale in cui maturare. Prima di allora avevo giocato un po’ a calcio in Costa d’Avorio, ma in Francia ho imparato tutto. Arrivato in prima squadra ho avuto modo di misurarmi con il campionato francese, tutt’altro che semplice perché molto equilibrato. L’anno scorso abbiamo vinto la Coppa nazionale, un bel successo. Ho disputato la Champions League e la Coppa Uefa».
– Un pensiero per il tuo ex allenatore Guy Roux.
«È stato come un padre, affettuoso e severo al tempo stesso. Con lui ho vissuto un’esperienza indimenticabile, dava a noi giocatori l’impressione di essere protetti, di non essere mai soli».
– Come è stato il tuo addio?
«Doloroso. Con i tifosi avevo instaurato un ottimo rapporto, ero un po’ una creatura di quella squadra, dove ero nato. Durante la mia ultima partita ho visto persone che piangevano. Anche io ero molto triste, ma mi sono detto: la vita va avanti, bisogna voltare pagina».
– Anche perché la destinazione era la Juventus...
«Una delle squadre più forti al mondo, finora l’avevo ammirata solo in televisione. Pensate che un mio compagno del corso di formazione di Auxerre, tifosissimo di Del Piero, appena ha saputo del mio passaggio in bianconero mi ha detto di trovargli una maglia del capitano. Era con lui che vedevo spesso le vostre partite».
– Quali altre squadre del campionato italiano conoscevi prima di arrivare qui da noi?
«Guardavo spesso le partite del Parma perché il mio idolo è Sebastian Veron!».
– Cosa pensi del nostro campionato?
«Che è il più difficile ed entusiasmante insieme a quello spagnolo».
– Torniamo a te. La Nazionale?
«Dopo l’esperienza negli Espoires, ho raggiunto la nazionale maggiore due anni fa. Era il 7 settembre 2002, ho esordito a Cipro. Poi ho continuato a frequentare la selezione, con cui ho vinto, l’estate scorsa, la Coppa delle Confederazioni».
– In Nazionale avrai avuto modo di parlare della Juventus con qualche tuo compagno.
«Certo, con Thuram, Trezeguet e Zidane».
– Durante il tuo primo approccio con il nuovo gruppo, a fine maggio, che impressioni hai avuto?
«Molto belle. Sono stato al centro di allenamento e dopo pochi minuti ho percepito che questa realtà, per certi versi, è simile a quella che si vive ad Auxerre. Un ambiente famigliare, in cui ti senti protetto, anche se qui è tutto amplificato perché la Juventus è una delle squadre più forti del mondo. Appena sono entrato negli spogliatoi ho parlato con alcuni ragazzi, con Ferrara e Maresca, mi sono trovato bene».
– E il primo approccio con i dirigenti?
«Ero imbarazzato ed emozionato. Quando ho firmato non mi sembrava neanche vero. Ho chiamato i miei amici, anche in Costa d’Avorio, e tutti si sono complimentati con me. Ho conosciuto i dirigenti, Bettega so che è stato un grande giocatore. Io non mi aspettavo proprio di poter venire a giocare nella Juventus, infatti quando mi dicevano, ad Auxerre, che c’erano degli osservatori bianconeri, mai avrei pensato che fossero venuti per me».
– Cosa ne pensi di Torino?
«Mi sembra una bella città, tranquilla, proprio quello che fa per me. Sono un casalingo, se ho qualche DVD da guardare, preferibilmente di film comici, non ho bisogno di molto altro».
– Ti trasferirai qui da solo o con la famiglia?
«Con la mia compagna Mariam che lo scorso 6 aprile ha dato alla luce una splendida bambina che abbiamo chiamato Farele. I miei genitori invece resteranno a Parigi con i miei fratelli, ma saranno quasi sempre qui per le partite, non se ne perdono una!».
– Anche la mamma?
«Certo, mi segue sempre, come papà Jorge, che è il mio primo critico. Appena finita una partita, commenta la mia prestazione e non si esime certo dal sottolineare gli errori che commetto. D’altronde anche lui è stato calciatore. Ha giocato molti anni nella squadra di Abidjan, era bravo, aveva il numero 10. I miei fratelli invece non hanno seguito le sue orme, a parte me e il più piccolo, che gioca in una squadra a Parigi. Anche mia madre è una sportiva, è stata campionessa della Costa d’Avorio di atletica sui 400 metri e la sua gemella, mia zia, campionessa d’Africa sugli 800 metri».
– Oltre al calcio pratichi altri sport?
«Mi piace il basket. Lo seguo in tv, in particolare l’NBA, sono un fan di Allen Iverson. Mi piace anche giocare, ma lo faccio poco, nel tempo libero, assieme agli amici».
– A Torino come pensi che trascorrerai il tempo libero?
«Oltre a dedicarmi alla mia famiglia, dovrò imparare in fretta un po’ di italiano».
– Emozionato per il tuo debutto in bianconero?
«Diciamo che aspetto con ansia il giorno del raduno perché non vedo l’ora di iniziare questa straordinaria avventura».

Sono queste le sue prime parole da juventino. Capello lo vede come possibile alternativa a Nedved e il giovinotto trova qualche occasione per mettersi in luce. In panchina per la prima volta alla quinta giornata, in occasione di Udinese-Juve, debutta in campionato alla settima, a Siena, sostituendo Del Piero nella ripresa e contribuendo a una delle più convincenti vittorie esterne della squadra in quella prima fase di campionato.
La partita che potrebbe segnare la svolta della sua stagione è a Reggio Calabria del 6 novembre: al 41’ sostituisce Blasi, infortunato e, nella ruvida ripresa, con la Juventus chiamata a rimontare, segna nel finale uno splendido gol. Controlla in area un cross di Emerson, salta un avversario e batte il portiere Soviero. Sarebbe il sospirato e meritato pareggio, ma l’arbitro Paparesta annulla su segnalazione del guardalinee. Per la compagine bianconera è la prima sconfitta stagionale.
Alla dodicesima giornata è ancora in campo, per una mezz’ora sotto il diluvio di Lecce, al posto di Del Piero. Due giornate dopo sostituisce Olivera in Juve-Lazio ed è protagonista della stupenda azione che fissa il risultato sul 2-1 per la Juventus: grande giocata sulla destra, assist per Ibrahimovic che di destro in acrobazia devia in rete.
Ancora spiccioli di gloria a Bologna e a Parma e nuovamente la sfortuna la fa da padrona: ventiduesima giornata, contro la Sampdoria, comincia benissimo sfiorando il gol dopo pochi minuti, ma al 20’ è costretto a uscire per un fastidio muscolare ed è sostituito da Blasi. L’infortunio lo terrà ai box per molto tempo, in pratica finisce qui la sua stagione.
Torna nei ranghi il 17 aprile, contro il Lecce, e riassapora il piacere di giocare, sia pure per qualche minuto, il 1° maggio, in Juve-Bologna, sostituendo Zalayeta.
Dopo una stagione in prestito al Monaco, torna in bianconero per la preparazione estiva agli ordini di Deschamps e in agosto è ceduto, di nuovo in prestito, al Levante.

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