Nasce a Civitavecchia in provincia di Roma, il 17 agosto 1980. Cresce nella società giallorossa, senza però mai scendere in campo; nell’estate del 1998, viene ceduto a un’altra compagine giallorossa, il Lecce. In Puglia rimane solamente quella stagione, poi ritorna alla Roma, con la quale disputa solamente cinque gare. Il primo campionato del nuovo secolo lo affronta con la maglia del Perugia; finalmente, Manuele può esprimere tutte le sue potenzialità, che sono enormi.
Blasi è un giocatore dotato di notevoli doti dinamiche e di grande generosità, anche se, spesso, incorre in ammonizioni per l’eccessiva foga e impetuosità. È molto apprezzato e stimato per la sua grande generosità, essendo una persona di grande umiltà e bontà di animo; per gli stessi motivi, è considerato molto capace di creare la coesione all’interno di una squadra.
Rimane in Umbria fino all’estate del 2003, quando viene ceduto al Parma: l’avventura nella città ducale non è per niente fortunata. Manuele è trovato positivo al Nandrolone che gli costa, com’era successo qualche anno prima a Edgar Davids, una squalifica di sei mesi.
Ma non tutto il male viene per nuocere. Blasi, infatti, è acquistato dalla Juventus ed esordisce anche in Nazionale, nella sfortunata partita di esordio di Marcello Lippi, contro l’Islanda, il 18 agosto 2004. Nella stessa estate, Manuele si presenta nel ritiro bianconero, dove trova Fabio Capello; schierato di fianco ad un fuoriclasse come Emerson, Blasi disputa un campionato di grandissimo livello, che culmina con la conquista dello scudetto.
Forte delle sue trentacinque presenze, si presenta alla partenza del campionato successivo, con la stessa voglia di essere un protagonista. La Juventus, nel frattempo, si è rafforzata con l’arrivo di Patrick Vieira: il fuoriclasse francese va a occupare il posto in mezzo al campo occupato da Blasi, relegandolo in panchina. L’infortunio di Zebina, però, lo aiuta in modo inaspettato. Don Fabio, infatti, lo inventa terzino destro e Manuele dimostra di trovarsi a suo agio anche in quel ruolo, disputando grandi partite, una su tutte contro il Bruges, in Champions League.
Purtroppo, l’entusiasmo dura poco, perché Capello sposta Zambrotta a destra, per fare spazio a Chiellini e Manuele ritorna nelle riserve. Comunque sia, grazie alle squalifiche di Vieira e ai soventi infortuni di Emerson, riesce a totalizzare ventuno presenze e a conquistare il suo secondo scudetto consecutivo. Alla fine del campionato 2005-06, è girato alla Fiorentina.
GIULIO SALA, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2004
Il suo cartellino è di proprietà della Juventus da due anni, ma prima di quest’estate, non aveva mai provato l’emozione di vestire il bianconero: un anno in prestito al Perugia, un altro al Parma, Manuele Blasi, ora si guarda intorno quasi incredulo: «Avevo fatto sempre e solo le visite mediche, ma mai un giorno con la squadra. Adesso mi trovo in mezzo a giocatori che fino a ieri non osavo neanche sperare di incrociare per strada. È tutto magnifico». Lo incontriamo nel ritiro di Salice Terme, subito dopo pranzo. Qualche minuto rubato al riposo pomeridiano, vitale per chi ha da poco sostenuto un allenamento e, nel pomeriggio, è atteso da altre due ore di fatica, agli ordini di Capello. «Con il mister ho un ottimo rapporto, del resto lo conosco, mi ha allenato già a Roma cinque anni fa – ricorda Blasi – ha una grande personalità, e cosa più importante, riesce a trasmetterla ai giocatori. Finora ho avuto fortuna, mi sono sempre trovato bene con i miei allenatori: con Cosmi a Perugia, dove ci siamo salvati, e con Prandelli a Parma, dove, nonostante tutti i problemi societari, abbiamo chiuso al quinto posto. Di Prandelli serbo uno splendido ricordo, mi è sempre stato vicino, anche nei momenti più bui».
La chiacchierata è interrotta da Miccoli che suggerisce: «Chiedigli chi è il compagno più forte». Manuele sorride divertito: «Non c’è bisogno di rispondere… è scontato», poi guardando il collega che si allontana aggiunge: «Fabrizio è un amico, eravamo insieme al Perugia, gli sono molto legato. Qui ho ritrovato anche Matteo Brighi con cui ho giocato a Parma e nell’Under 21. Chiaramente sono i compagni che conosco meglio, con i quali scherzo di più, ma anche con gli altri va tutto a meraviglia: questo è un bel gruppo, che può fare molto bene. L’anno scorso è stata un’annata particolare, visto che è arrivato “solo” il terzo posto. Per tutte le altre squadre sarebbe un fatto positivo, se capita alla Juve, invece si scatenano le polemiche. È normale, è il destino dei grandi».
Non c’è frase o parola che Manuele pronunci, dalla quale non traspaiano soddisfazione e ottimismo, anche quando il discorso si sposta sul suo futuro, sul ruolo che dovrà ricoprire in campo e sulla concorrenza da affrontare per una maglia da titolare. «Le competizioni che ci aspettano sono tante e tutti avranno la loro possibilità, starà a me sfruttare al meglio quelle che mi verranno date e, da questo punto di vista, la concorrenza è positiva, è uno stimolo in più. Per quanto riguarda la posizione in campo, va bene tutto… anche in porta, pur di giocare nella Juve».
Già, la Juve: il massimo per chiunque, figurarsi per un ragazzo di ventiquattro anni, nel pieno della carriera. «Se sono qui devo dire grazie ai miei genitori, che mi hanno sempre aiutato, e a Valentina, la mia ragazza. Stiamo insieme da sei anni e mezzo, ma, per il momento, non parliamo ancora di matrimonio, è troppo presto. Lei studia Economia Aziendale a Roma, ci vedremo nei ritagli di tempo; a Torino vivrò solo».
Della sua futura città Blasi conosce poco o nulla, e quel poco per sentito dire. «Alcuni me ne hanno parlato molto bene, altri meno. Sono convinto che Torino abbia i suoi lati positivi e li scoprirò con piacere. D’altra parte amo uscire con Valentina e con gli amici, ma senza esagerare; credo che, da questo punto di vista, Torino mi calzi a pennello».
Niente grilli per la testa dunque: Manuele è un ragazzo concreto, come il gioco che esprime in campo, fatto di qualità, ma anche e soprattutto di tanta sostanza. Non ha riti particolari, gesti scaramantici da compiere prima di una partita. «Mi carico ascoltando un po’ di musica; mi piace l’hip hop in particolare, ma non ho cantanti preferiti, basta solo che non siano italiani. Non perché non siano bravi, intendiamoci... però... non sono il mio genere».
L’esterofilia canora di Blasi non rallegrerà i cantautori nostrani, ma per i tifosi bianconeri il ritmo che conta è quello che Manuele riuscirà a imprimere alla manovra. «Mi auguro di poter trovare spazio tra tanti campioni e sono fiducioso. L’importante è stare bene fisicamente, poi spero di riuscire a meritare la fiducia del mister. Poter giocare e vincere nella Juve, sarebbe davvero un sogno».
La chiacchierata è interrotta da Miccoli che suggerisce: «Chiedigli chi è il compagno più forte». Manuele sorride divertito: «Non c’è bisogno di rispondere… è scontato», poi guardando il collega che si allontana aggiunge: «Fabrizio è un amico, eravamo insieme al Perugia, gli sono molto legato. Qui ho ritrovato anche Matteo Brighi con cui ho giocato a Parma e nell’Under 21. Chiaramente sono i compagni che conosco meglio, con i quali scherzo di più, ma anche con gli altri va tutto a meraviglia: questo è un bel gruppo, che può fare molto bene. L’anno scorso è stata un’annata particolare, visto che è arrivato “solo” il terzo posto. Per tutte le altre squadre sarebbe un fatto positivo, se capita alla Juve, invece si scatenano le polemiche. È normale, è il destino dei grandi».
Non c’è frase o parola che Manuele pronunci, dalla quale non traspaiano soddisfazione e ottimismo, anche quando il discorso si sposta sul suo futuro, sul ruolo che dovrà ricoprire in campo e sulla concorrenza da affrontare per una maglia da titolare. «Le competizioni che ci aspettano sono tante e tutti avranno la loro possibilità, starà a me sfruttare al meglio quelle che mi verranno date e, da questo punto di vista, la concorrenza è positiva, è uno stimolo in più. Per quanto riguarda la posizione in campo, va bene tutto… anche in porta, pur di giocare nella Juve».
Già, la Juve: il massimo per chiunque, figurarsi per un ragazzo di ventiquattro anni, nel pieno della carriera. «Se sono qui devo dire grazie ai miei genitori, che mi hanno sempre aiutato, e a Valentina, la mia ragazza. Stiamo insieme da sei anni e mezzo, ma, per il momento, non parliamo ancora di matrimonio, è troppo presto. Lei studia Economia Aziendale a Roma, ci vedremo nei ritagli di tempo; a Torino vivrò solo».
Della sua futura città Blasi conosce poco o nulla, e quel poco per sentito dire. «Alcuni me ne hanno parlato molto bene, altri meno. Sono convinto che Torino abbia i suoi lati positivi e li scoprirò con piacere. D’altra parte amo uscire con Valentina e con gli amici, ma senza esagerare; credo che, da questo punto di vista, Torino mi calzi a pennello».
Niente grilli per la testa dunque: Manuele è un ragazzo concreto, come il gioco che esprime in campo, fatto di qualità, ma anche e soprattutto di tanta sostanza. Non ha riti particolari, gesti scaramantici da compiere prima di una partita. «Mi carico ascoltando un po’ di musica; mi piace l’hip hop in particolare, ma non ho cantanti preferiti, basta solo che non siano italiani. Non perché non siano bravi, intendiamoci... però... non sono il mio genere».
L’esterofilia canora di Blasi non rallegrerà i cantautori nostrani, ma per i tifosi bianconeri il ritmo che conta è quello che Manuele riuscirà a imprimere alla manovra. «Mi auguro di poter trovare spazio tra tanti campioni e sono fiducioso. L’importante è stare bene fisicamente, poi spero di riuscire a meritare la fiducia del mister. Poter giocare e vincere nella Juve, sarebbe davvero un sogno».
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