C’è la stazione della metro a Reboleira, quartiere di Amadora – scrive Stefano Chioffi sul “Guerin Sportivo” dell’aprile 2024 – murales colorati e street food, dieci fermate fino a Sao Sebastiao, la zona più elegante di Lisbona, dove un monolocale in affitto costa una tombola. Solito tragitto, per Tiago Djalò, quando usciva da scuola. Con il treno raggiungeva lo stadio «José Alvelade», in mezzo al traffico della «Rua Professor Fernando da Fonseca», poi si spostava in pullman con la squadra giovanile dello Sporting nell’accademia di Alcochete, a Setubal, una struttura che ora porta il nome di Cristiano Ronaldo e riunisce tutta la parrocchia dei «Leões», diciannove campionati e diciassette coppe del Portogallo, in bella mostra nella galleria virtuale del sito. Da qui sono partiti anche Luis Figo, Nani, Quaresma, Joao Moutinho e Rafael Leao.
È cominciato così, con un abbonamento alla Linea Blu, frequentata da tanti pendolari che vivono ad Amadora e lavorano a Lisbona, il lungo labirinto che ha portato Tiago Djalò fino alla Juve, preferita a gennaio all’Inter, rimasta spiazzata perché contava di prenderlo gratis dal Lille in estate, come altri due svincolati Zielinski e Taremi. Giuntoli lo seguiva dai tempi del Napoli, quando aveva iniziato a riflettere sui potenziali eredi di Kim. L’ha pagato cinque milioni, anticipando Marotta e Ausilio. Maglia numero trentatré, un metro e novanta, destro naturale, ventitré anni, svelto, agile, forte di testa e nell’anticipo, marcatore e regista arretrato. Religione musulmana, «guided for Allah», ha scritto sul profilo Instagram. Nel suo ruolo ha un modello, per eleganza e stile: Lilian Thuram. Conserva una foto come un trofeo, scattata accanto all’ex campione francese, nel giorno in cui Tiago l’ha incontrato una sala privata della Biblioteca Municipal di Alges. «È stato bello aver condiviso alcune opinioni con una leggenda come te». Integrazione, razzismo, apartheid, diritti negati. Thuram è il personaggio che ammira di più, insieme con Youssou N’Dour, senegalese, cantante-poeta, in prima linea contro le discriminazioni, ex ministro del Turismo nel suo Paese e ambasciatore FAO per l’alimentazione e l’agricoltura.
Torino è il suo nuovo centro di gravità, ha ritrovato Timothy Weah, compagno nel Lille e uno dei suoi migliori amici, insieme con Rafael Leao, conosciuto nella foresteria dello Sporting, ad Alcochete. Contratto di due anni e mezzo. Più un’opzione, in favore della società bianconera, per altre due stagioni. Nella Juve sta completando il recupero dopo l’infortunio del 6 marzo del 2023 al legamento crociato anteriore del ginocchio destro, riportato al minuto numero tredici della partita con il Lens. L’intervento è stato eseguito dal professor Bertrand Sonnery-Cottet all’ospedale Jean-Mennoz di Lione. I genitori sono originari della Guinea-Bissau; a loro dedicherebbe un monumento per tutti i sacrifici che hanno sostenuto. Ha trascorso l’infanzia tra i palazzi di Reboleira, nel cuore di Amadora, dove è nato il 9 aprile del 2000. Ha iniziato giocando a futsal nel Metralhas, in un villaggio sulla «Rua Duarte Pacheco Pereira», in attesa di farsi notare dai dirigenti della Damaiense. Da bambino aveva anche un altro amore: il ping-pong. Una di suo fratello Miguel «Kiki» è un calciatore dilettante, ha fatto parte dell’Atletico Cacem e dell’Ericeirense, mentre Sergio, il più grande della dinastia, è un giocatore di basket a livello professionistico e lavora in Germania. Due sorelle: Marlene e Telma. È un poliglotta, Tiago Djalò. Conosce sei lingue: inglese, francese, portoghese, un po’ di spagnolo, il creolo di Capo Verde e della Guinea-Bissau. Ora sta andando a lezione di italiano, che in realtà aveva iniziato a imparare in passato.
La Serie A era un arcobaleno apparso e poi sparito. Tiago ha sfiorato l’Inter, ha appena sposato la Juve e il 31 gennaio del 2019 era stato portato al Milan da Paolo Maldini e Leonardo per un milione: altra immagine che ha un posto d’onore nel suo mosaico di Instagram. Cappotto nero, golf marrone, a collo alto, quindici partite con la Primavera rossonera: tredici in campionato e due nella Viareggio Cup. L’allenatore era Federico Giunti. Tiago si muoveva in una linea a quattro, sul centro-destra, accanto a Tommaso Merletti, classe 2001, che ora fa la riserva nel Brindisi di Giorgio Roselli, in serie C, e vale 75.000 euro. Aveva esordito il 9 febbraio del 2019, a Varese, allo stadio Franco Ossola, proprio contro la Juve, che vinse 2-1: gol del brasiliano Luan Capanni (scuola Flamengo), di Manolo Portanova e Pablo Moreno. Faceva parte del gruppo anche Daniel Maldini, che il Milan ha spostato a gennaio dall’Empoli al Monza, sempre con la formula del prestito. Avventura durata solo sei mesi, quella con i rossoneri. Abbracci, strette di mano e un aereo per la Francia l’inserimento nell’affare del cartellino di Tiago Emanuel Embalo Djalò, questo il suo nome completo, fu considerato da Gerard Lopez, proprietario del Lille, una delle chiavi decisive per concludere la cessione di Leao al Milan. A Lisbona, nella squadra B e nel gruppo della Youth League, è cresciuto a livello tattico sotto la guida di tre allenatori: Luis Martins, Tiago Fernandes e Luis Boa Morte. Venti presenze e una rete al Famalicao. A portarlo ai «Leões» era stato il presidente Bruno de Carvalho.
Il Lille l’ha acquistato per quattro milioni nell’estate del 2019: operazione firmata dal D.S. Luis Campos e dall’amministratore delegato Marc Ingla. Ha giocato 102 partite e ha segnato tre gol: due all’Angers e uno all’Ajaccio, tutti in Ligue-1. Di destro e di testa. Ha vinto il titolo con il tecnico Christophe Galtier e la Supercoppa di Francia con Jocelyn Gourvennec in panchina. Famosa la lite avuta al Parco dei Principi con Neymar, durante una sfida con il Paris Saint Germain: espulsione e rissa sfiorata nel sottopassaggio. Negli ultimi diciotto mesi ha lavorato con Paulo Fonseca, ex Roma.
A Lille, che si trova vicino al confine con il Belgio, frequentava spesso un locale in Place de la Gare, «IT-Italian Trattoria», brand lanciato da alcuni ristoratori calabresi. Non è stato mai convocato nella nazionale maggiore dal C.T. Roberto Martinez. Con l’Under-21 di Rui Jorge, invece, ha sfiorato la conquista dell’Europeo nel 2021, perdendo per 1-0 la finale con la Germania: delusione condivisa con il milanista Leao e Dany Mota del Monza.
ELVIRA ERBÌ, DA TUTTOSPORT,COM DEL 10 MAGGIO 2024
Dentro il mistero Tiago Djalò. Il portoghese, ventiquattro anni, ha trascorso quasi quattro mesi alla Continassa senza mai aver debuttato nella Juventus. Se non è un record, poco ci manca. Reduce da un brutto infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fermo un anno, il difensore centrale è arrivato a Torino come una scommessa: andava a scadenza, ma il club bianconero ha deciso comunque di investire oltre tre milioni per anticipare la concorrenza e portarlo subito in Italia.
Certo, non è facile riprendersi dalla rottura del crociato e quindi si spiega anche così il ritardo di condizione (si vogliono evitare ricadute, ovvio). Massimiliano Allegri, che lo ha sotto gli occhi quotidianamente negli allenamenti, fin qui non lo ha inserito nelle rotazioni. Non lo ha aiutato nemmeno l’involuzione della squadra, per un girone granitica e alle spalle dell’Inter, poi con una marcia da zone basse (quattordici punti in quattordici partite) e una difesa spesso in difficoltà.
Il piano era un inserimento graduale nei meccanismi della Juve, un ambientamento soft, prima di buttarlo nella mischia. Ma zero minuti giocati mortificherebbero chiunque. Ecco perché Tiago spera nella… Salernitana. Contro i campani la squadra cerca il visto Champions: con un match convincente, potrebbe arrivare anche il momento del portoghese misterioso. Che su Instagram è fermo alla presentazione e al primo allenamento, con una voglia matta di aggiornare il profilo.
Il ragazzo ha la soddisfazione di indossare la casacca bianconera il 25 maggio 2024 subentrando ad Alex Sandro nel secondo tempo della partita col Monza, ultima giornata di campionato. Con l’arrivo del nuovo allenatore Thiago Motta, non trova spazio e viene raggiunto un accordo per la cessione in prestito alla Roma, con cui effettua le visite mediche. L’affare non viene concluso, per cui fa ritorno a Torino, venendo reintegrato in rosa. Il 2 settembre 2024, nell’ultimo giorno di calciomercato in Portogallo, fa ritorno in patria, passando in prestito annuale al Porto.
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