Dalle storiche spiagge di Dunkerque, dove è cresciuto calcisticamente, alla Juventus – scrive Franco Badolato, su “La Stampa” del 23 maggio 1998 –. Sbarca in piazza Crimea il primo rinforzo in vista della stagione ‘98-99. È Jocelyn Blanchard, centrocampista che giovedì prossimo compirà 26 anni. È nato in un paesino vicino a Lille, nelle ultime quattro stagioni ha giocato nel Metz, squadra che è finita al secondo posto nel campionato transalpino. È costato 18 milioni di franchi, poco più di 5 miliardi; ha firmato un contratto quadriennale per mille milioni a stagione. Entro fine mese verrà annunciato anche l’acquisto del difensore croato Igor Tudor, 20 anni, già in ritiro con la nazionale di Boksic e Boban.
Blanchard, dunque. Non è Deschamps, nel senso che come caratteristiche tecniche semmai può essere avvicinato a Conte. Didier non andrà via, annuncia Moggi. Il capitano invece non è compreso tra gli incedibili. Il neo bianconero si definisce così: «Un polivalente, so difendere e attaccare, gioco a tutto campo, da ultimo ho svolto compiti di interdizione nella zona di centro destra perché ho dovuto sostituire un compagno infortunato. Abbiamo a lungo lottato per lo scudetto. Ho segnato un gol, al Le Havre, ho vinto una Coppa di Lega al primo anno a Metz».
Non ha mai giocato contro Deschamps, ricorda di aver affrontato invece Zidane quando questi era ancora a Bordeaux. Non fa parte dei selezionati per il Mondiale. Dice: «Parto alla pari con gli altri, so che dovrò lottare per conquistarmi un posto. Il fatto di poter giocare al fianco di due connazionali mi aiuterà ad ambientarmi meglio. I calciatori francesi interessano ultimamente le società italiane perché i nostri club sono organizzati come i vostri. Vengo da una regione che non ha espresso grandi campioni. Non mi ispiro a nessun giocatore del recente passato, gli idoli giovanili sono stati Maradona e Platini, ma loro appartengono a un’altra categoria».
Come è arrivata la Juve a Blanchard? Risponde Luciano Moggi: «L’abbiamo seguito per tutta la stagione. Sa ricoprire qualsiasi ruolo di centrocampo, ha avuto un rendimento regolare e premiato anche dalla critica. Perché francese? Sono migliorati tantissimo e non ci creano problemi di lunghi viaggi ogni volta che vanno in Nazionale. Ovviamente l’arrivo di Blanchard spegne ogni interesse per Boghossian».
Oltre al francese e al croato Tudor, quali saranno le altre mosse bianconere? Arriverà un attaccante? Ancora Moggi: «Casiraghi, con tutto il rispetto, non ci interessa. Inoltre, lo dico in modo che la smettiate con le voci: Inzaghi non si muove. Né vanno via Pessotto o Di Livio. Pure con Monterò siamo a buon punto per il rinnovo del contratto fino al 2003, manca l’assenso del padre. Dimas? Resterà».
Anche se Moggi sostiene che l’attacco non ha bisogno di ritocchi, forte com’è di giovani come Amoruso e Zalayeta, qualche colpo dovrebbe essere assestato (Andersson?). «La nostra politica è quella dei Blanchard e dei Tudor – spiega il dg –, quella cioè dei giocatori che sappiano, come Tacchinardi e Iuliano, destreggiarsi in vari ruoli passando senza creare problemi dal campo alla panchina. Qui sono tutti titolari e riserve. Con questo sistema di ricambi abbiamo saputo far fronte a un infortunio come quello di Ferrara, un giocatore importante soprattutto per le qualità umane all’interno del gruppo».
FABIO VERGNANO, DA “LA STAMPA” DEL 25 LUGLIO 1998
Blanchard, chi? In molti se lo sono chiesto quando la Juve ha annunciato il suo ingaggio. Ma Lippi, folgorato dal calcio francese, è pronto a scommettere di aver pescato di nuovo bene. E il giovane centrocampista che arriva dal Metz è certo di non deluderlo: «Se non sbaglio, anche quando è arrivato Zidane non tutti erano convinti. È vero, non sono un nazionale, ma neppure uno sconosciuto. Sono un centrocampista difensivo con un sogno e una certezza: spero di giocare accanto a Deschamps e sono sicuro di aver fatto la scelta giusta venendo alla Juve. E non sono qui per guardare gli altri».
Intanto ha idee molto chiare. Sugli arbitri: «Senza il professionismo i problemi non mancheranno mai. Anche in Francia proteggono i club più importanti».
Sulla Francia: «Se ne andranno tanti altri, perché la pressione fiscale è impossibile. Guadagni dieci, te ne portano via sei. E non si parla mai di sciopero. Restiamo dei provinciali, soltanto Monaco, Marsiglia e Psg hanno una dimensione internazionale».
«Qui si lotta sempre per vincere – dichiara alla sua presentazione – farò parte di un gruppo fantastico e voglio dimostrarmi all’altezza. Vestire la maglia bianconera è, per me, motivo di grande orgoglio».
Insieme ai connazionali, promette di formare un trio tutto potenza e classe: «Anche se non li conosco personalmente, so benissimo che si tratta di due grandi campioni. Giocare al loro fianco sarà bellissimo, così come avere per compagno di squadra un fuoriclasse del calibro di Del Piero».
L’avventura in bianconero comincia bene; realizza un bellissimo gol, al termine di una grande partita, nell’amichevole contro il Newcastle, in agosto. Poi più nulla; 12 apparizioni, alcune delle quali molto fugaci, in campionato, sei in Coppa Italia, tre in Champions League, ma nessun gol all’attivo, tante insufficienze in pagella e la cessione, nell’estate del 1999, al Lens.
«Ho giocato poche partite, avevo 25 anni e sono voluto andar via per giocare di più. Col senno di poi ho sbagliato, dovevo restare. E accettare il fatto che la prima stagione fosse quella dell’apprendistato».
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